martedì 15 gennaio 2008

Quando Ratzinger difese Galileo alla Sapienza

Osservatore Romano - 16 gennaio 2008
Giorgio Israel
Professore ordinario
di Matematiche complementari
Università di Roma La Sapienza


È sorprendente che quanti hanno scelto come motto la celebre frase attribuita a Voltaire - "mi batterò fino alla morte perché tu possa dire il contrario di quel che penso" - si oppongano a che il Papa tenga un discorso all'università di Roma La Sapienza. È tanto più sorprendente in quanto le università italiane sono ormai un luogo aperto ad ogni tipo di intervento ed è inspiegabile che al Papa soltanto sia riservato un divieto d'ingresso. Che cosa di tanto grave ha spinto a mettere da parte la tolleranza volterriana? Lo ha spiegato Marcello Cini nella lettera dello scorso novembre in cui ha condannato l'invito fatto dal rettore Renato Guarini a Benedetto XVI. Quel che gli appare "pericoloso" è che il Papa tenti di aprire un discorso tra fede e ragione, di ristabilire una relazione fra le tradizioni giudaico-cristiana ed ellenistica, di non volere che scienza e fede siano separate da un'impenetrabile parete stagna. Per Cini questo programma è intollerabile perché sarebbe in realtà dettato dall'intento perverso, che Benedetto XVI coltiverebbe fin da quando era "capo del Sant'Uffizio", di "mettere in riga la scienza" e ricondurla entro "la pseudo-razionalità dei dogmi della religione". Inoltre, secondo Cini, egli avrebbe anche prodotto l'effetto nefasto di suscitare veementi reazioni nel mondo islamico. Dubitiamo però che Cini chiederebbe a un rappresentante religioso musulmano di pronunziare un mea culpa per la persecuzione di Averroè prima di mettere piede alla Sapienza. Siamo anzi certi che lo accoglierebbe a braccia aperte in nome dei principi del dialogo e della tolleranza.
L'opposizione alla visita del Papa non è quindi motivata da un principio astratto e tradizionale di laicità. L'opposizione è di carattere ideologico e ha come bersaglio specifico Benedetto XVI in quanto si permette di parlare di scienza e dei rapporti tra scienza e fede, anziché limitarsi a parlare di fede.
Anche la lettera contro la visita firmata da un gruppo di fisici è ispirata da un sentimento di fastidio per la persona stessa del Papa, presentato come un ostinato nemico di Galileo. Essi gli rimproverano di aver ripreso - in una conferenza tenuta proprio alla Sapienza il 15 febbraio 1990 (cfr J. Ratzinger, Wendezeit für Europa? Diagnosen und Prognosen zur Lage von Kirche und Welt, Einsiedeln-Freiburg, Johannes Verlag, 1991, pp. 59 e 71) - una frase del filosofo della scienza Paul Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Non si sono preoccupati però di leggere per intero e attentamente quel discorso. Esso aveva come tema la crisi di fiducia nella scienza in sé stessa e ne dava come esempio il mutare di atteggiamento sul caso Galileo. Se nel Settecento Galileo è l'emblema dell'oscurantismo medioevale della Chiesa, nel Novecento l'atteggiamento cambia e si sottolinea come Galileo non avesse fornito prove convincenti del sistema eliocentrico, fino all'affermazione di Feyerabend - definito dall'allora cardinale Ratzinger come un "filosofo agnostico-scettico" - e a quella di Carl Friedrich von Weizsäcker che addirittura stabilisce una linea diretta tra Galileo e la bomba atomica. Queste citazioni non venivano usate dal cardinale Ratzinger per cercare rivalse e imbastire giustificazioni: "Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità". Esse piuttosto venivano addotte come prova di quanto "il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica".
In altri termini, il discorso del 1990 può ben essere considerato, per chi lo legga con un minimo di attenzione, come una difesa della razionalità galileiana contro lo scetticismo e il relativismo della cultura postmoderna. Del resto chi conosca un minimo i recenti interventi del Papa sull'argomento sa bene come egli consideri con "ammirazione" la celebre affermazione di Galileo che il libro della natura è scritto in linguaggio matematico.
Come è potuto accadere che dei docenti universitari siano incorsi in un simile infortunio? Un docente dovrebbe considerare come una sconfitta professionale l'aver trasmesso un simile modello di lettura disattenta, superficiale e omissiva che conduce a un vero e proprio travisamento. Ma temo che qui il rigore intellettuale interessi poco e che l'intenzione sia quella di menar fendenti ad ogni costo. Né c'entra la laicità, categoria estranea ai comportamenti di alcuni dei firmatari, che non hanno mai speso una sola parola contro l'integralismo islamico o contro la negazione della Shoah. Come ha detto bene Giuseppe Caldarola, emerge qui "una parte di cultura laica che non ha argomenti e demonizza, non discute come la vera cultura laica, ma crea mostri". Pertanto, ripetiamo con lui che "la minaccia contro il Papa è un evento drammatico, culturalmente e civilmente".

26 commenti:

lucignolo ha detto...

grazie professor Israel, lei è un vero Uomo libero; da cattolica La ringrazio per l'impegno che ha messo nello smascherare l'impostura dei suoi colleghi(?).Spero di poter ascoltare la sua voce più spesso di quella stonata di Odifreddi ( che peraltro vende !)
Termino il mio intervento con un saluto e con la speranza che Israele possa celebrare serenamente il suo anniversario nel pieno riconoscimento del suo diritto all'esistenza

Nessie ha detto...

L'ultima furbata pusilla e di basso conio l'ha detta il ministro dell'Interno Giuiliano Amato, noto anticlericalista: "La sicurezza sarebbe stata garantita".
Possibile che non ha capito che il Pontefice non cerca solo sicurezza, ma anche e soprattutto ACCOGLIENZA, scambio culturale e ricerca della verità?!

flavio ha detto...

Carissimo professor Israel,
la ringrazio della sua chiara presa di posizione che in qualche misura riscatta la sua università, e mi auguro che lei sia in buona compagnia tra i docenti e ricercatori della Sapienza.
Non saprei aggiungere nulla a quanto lei ha detto e quanto si legge in queste ore su un'infinità di blogs; solo le chiedo se non sia possibile raccogliere tra i docenti e ricercatori delle università e degli enti di ricerca un po' di firme di sollidarietà al papa. Poichè molti dei firmatari della famigerata lettera sono miei colleghi, vorrei in qualche modo esprimere il mio dissenso da costoro.
Grazie.
Flavio Dal Corso
fisico ricercatore INFN

stefano colucci ha detto...

La sua lucida puntualizzazione dimostra, purtroppo, che non basta fregiarsi di titoli per possedere onestà intellettuale e amore del vero. L'infortunio in cui sono incorsi docenti e studenti della Sapienza genera scoramento, se lo si pensa dovuto a sciatteria intellettuale, e indignazione, se lo si attribuisce alla cattiva fede ideologica. La decisione del Papa di rinunciare alla sua presenza è comunque un'abile mossa tattica che fa di necessità virtù.L'accusa di censura e di un diffuso clima di volgare contestazione saranno un argomento polemico a favore della Santa Sede in tempi prossimi di frizioni culturali e politiche su vari temi...Forse davvero una vittoria di Pirro, quella dei duecento.

Narcolessico ha detto...

Caro Professore,
vengo a conoscenza del Suo blog - ahimé - soltanto oggi, alla ricerca di informazioni sull'interpretazione del celebre (e ormai "tristemente famoso") discorso di Ratzinger del 1990.

Ho letto con attenzione il post al quale scrivo questo commento e, benché non intenda mettere in dubbio ciò che dice riguardo la corretta interpretazione del "famigerato" discorso, mi permetto di spezzare una lancia a favore di coloro che hanno interpretato le parole del pontefice come una blanda apologia dell'accusa a Galileo piuttosto che come una strenua difesa della razionalità del celebre scienziato. Sarà pur vero che nell'intenzione del Papa vi era la seconda, ma... Il successore di Pietro non dovrebbe essere in grado di parlare alle folle in modo un tantino più chiaro e fraterno? Mi permetta di dire che ai più (includendo in essi anche buona parte di coloro che definiremmo "intellettuali") non basterebbero non una ma due attente letture per giungere alla medesima interpretazione cui Lei, da studioso qual è, è giunto. E mi preme sottolineare che non intendo mettere in dubbio la Sua interpretazione (che immagino non sia solamente Sua), quanto il fatto che le parole usate dal Papa in quell'occasione non lascino intendere ai più quanto era intenzione far intendere, ma tutt'altro; non saprei dire se per una infelice citazione (nel contesto), o perchè il disorso richiedesse vedute culturali non di tutti: ma, in poche parole, non era affatto chiaro. E le assicuro che ho dovuto cercare davvero a lungo tra motori di ricerca, amici, colleghi, parenti, e chi più ne ha più ne metta per trovare un testo - come quello scritto da Lei - che spiegasse chiaramente il significato profondo del discorso. Forse questa è un'ulteriore prova del fatto che quel discorso, in fondo, era davvero troppo ermetico e facilmente fraintendibile; non dovrebbero essere il nostro parlare "si si, no no"?

E perchè il Papa, pur sapendo che la motivazione profonda della contestazione risiedeva in una falsata intepretazione del discorso, perchè, ripeto, non ha esplicitamente difeso la vera interpretazione, perchè non ha detto chiaramente "Vi sbagliate, dicevo tutt'altro"? Personalmente trovo una sconfitta per il Papa e non una vittoria per i pochi delle contestazioni il fatto che il pontefice abbia declinato l'invito. Andare e confrontarsi non sarebbe stata la scelta più giusta, più liberale, più democratica, più coraggiosa, più educativa? Chiunque sia avvezzo a parlare e confrontarsi in pubblico sa che gli oppositori sono parte integrante della politica (nell'antica accezione della parola), e dubito che il Papa lo ignori. Perchè allora cedere - mi permetta - così facilmente di fronte ad una protesta letteralmente "a base di porchetta e vino"?

E poi il polverone: si parla di studenti censori, di cattivi esempi, di politica; si tira a forza nel calderone, tirandolo per la camicia, perfino il governo e il presidente Prodi. In fondo, probabilmente, sarebbe bastata a difesa della visita del Papa soltanto la Sua giustissima e calzante citazione volterriana; soltanto quella e, al massimo, anche due parole in più da parte del Papa su quel famigerato discorso e le sue interpretazioni.

Mi perdoni per la lungaggine, Le assicuro che sono stato il meno logorroico che ho potuto; ma anche Lei talvolta non scherza, con certi suoi post, che più si addirebbero alla carta stampata che alla comunicazione da blogger (parlo strizzandole un occhio, si capisce; o, per dirla come un blogger, ";)" ).

Spero che continui a scrivere con la stessa chiarezza e profondità cui, mi sembra di capire, è avvezzo; sarò uno dei Suoi 25 lettori.

CheshireCat ha detto...

Mi permetto di anticipare una risposta: a parte il fatto che il discorso "incriminato" è stato fatto dall'allora CARDINALE Ratzinger, il papa non parla solo da Pontefice, ma anche da intellettuale (e che intellettuale!).
Aggiungiamo un ulteriore questione: i discorsi "incriminati" (Ratisbona e, temporibus illis La Sapienza) sono stati fatti in ambiente universitario, quindi si sarebbe supposto che l'audience fosse in grado di andare oltre una ricerchina su Wikipedia o qualche vetusto film.
Inoltre si suppone che un'audience universitaria sia, per sua natura, aperta ad un libero confronto.

Ma forse Ratzinger era (ed è...) abituato ad un altro tipo di università...

Giorgio Israel ha detto...

A Narcolessico vorrei dire che il discorso di Verona del Papa è chiarissimo: "La matematica come tale è una creazione della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture reali dell'universo - che è il presupposto di tutti i moderni sviluppi scientifici e tecnologici, già espressamente formulato da Galileo Galilei con la celebre affermazione che il libro della natura è scritto in linguaggio matematico - suscita la nostra ammirazione e pone una grande domanda. Implica infatti che l'universo stesso sia strutturato in maniera intelligente, in modo che esista una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura. Diventa allora inevitabile chiedersi se non debba esservi un'unica intelligenza originaria, che sia la comune fonte dell'una e dell'altra. Così proprio la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta verso il Logos creatore."
Si può condividere o no ma che questo sia un evidentissimo avvallo dell'oggettivismo galileiano si può negarlo soltanto in malafede.
Poi, certo, il discorso del 1990 è più complesso. Anche se per una persona appena disposta a un po' di sforzo intellettuale risulta chiaro. Ma non è un discorso rivolto al popolo, bensì - per l'appunto! - a un ambienti universitario. Ma, come dice Alessandro, ormai il nostro ambiente universitario è un'altra cosa, è un liceone sfiancato i cui "professori" sono capaci di scrivere documenti come quello dei 67.

Unknown ha detto...

Caro professore,
mi permetterei di andare addirittura oltre la puntigliosita' sulla chiarezza di un discorso per altro gia' perfettamente spiegata sopra da lei.

Mi piacerebbe capire quale possa essere il problema ad avere il capo della religione piu' numerosa al mondo nonche' fine (oggettivamente) pensatore come inauguratore dell'anno accademico? Forse che non porta sufficiente lustro?

Negazionisti di ogni tipo sarebbero benvenuti mentre il capo di una confessione religiosa che ha sempre fatto della scienza ai massimi livelli (specola vaticana, gesuiti, magnatismo verso scienziati e conventi che hanno continuato a tramandare e studiare le scienze che nei "secoli bui" non interessavano certo ai laici laicisti!) e che non ha mai dichiarato la scienza incompatibile ma al massimo gli scienziati che in suo nome dimenticano morale ed etica umana e' da considerarsi un pericolo. Peggio dei bigotti americani (che NON erano cattolici) contro le streghe di Salem.

Unknown ha detto...

"Se nel Settecento Galileo è l'emblema dell'oscurantismo medioevale della Chiesa, nel Novecento l'atteggiamento cambia e si sottolinea come Galileo non avesse fornito prove convincenti del sistema eliocentrico"

E quindi era giusto processarlo (e costringerlo all'abiura)?
Quella di Feyerabend è una provocazione interessante, basta non prenderla troppo sul serio. La Chiesa ai tempi di Galileo era oscurantista, indifferentemente dal fatto che da un fine punto di vista epistemologico fosse giusto criticare la teoria eliocentrica.

Quello che Ratzinger ha fatto nel 1990 è stato semplicemente portare a favore della propria posizione una voce "agnostico-scettica", per poi fare l'atto di rinunciare a tale posizione (ma ormai la frittata è fatta).
E' una figura retorica piuttosto usata (praeteritio se non sbaglio).

Comunque mi pare un problema assolutamente marginale, Ratzinger può dire quello che vuole e i professori della Sapienza possono scrivere le lettere che vogliono.

Narcolessico ha detto...

Mi permetto una piccola correzione: apprendo testé che la celeberrima frase citata non è propriamente di Voltaire bensì di Evelyn Beatrice Hall, che ha curato una biografia del grande autore.

Anonimo ha detto...

Va bene, ottime chicchiere, ma io non ho ancora capito perché sia stato invitato proprio all'inaugurazione ufficiale dell'ateneo (è una caratterizzazoione molto forte, non era mica la facoltà teologica) e non a una conferenza-dibattito. Tutti discutono del gossip attorno alla vicenda e non dell'origine del fatto. Sembra quasi un'operazione politico-mediatica fatta di proposito e tutti ci caschiamo come allodole...

CheshireCat ha detto...

Beh, il fatto sia considerato uno dei più grandi intellettuali viventi?
Il fatto che sia uno dei teologi più grandi del XX secolo?
Il fatto che sia uno stimatissimo ex professore universitario?
Il fatto che sia il successore del fondatore della Sapienza?

Ma già... sono tutte chiacchere...

GiuseppeR ha detto...

Per quanto il prof. Israel, insieme a pochi altri, si sforzi di farlo capire, è difficile rompere la crosta del pregiudizio e far capire ciò che è evidente. Eppure basterebbe leggere con animo sereno le parole di Ratzinger. Il principale motivo per invitare il Papa in una università è il suo dichiarato, e argomentato, amore per la Scienza.

Anonimo ha detto...

Chi Ratzinger? :-O Veramente quando si parla di grandi intellettuali e grandi teologi del '900, siamo su tutt'altri livelli, ma ognuno s'accontenta di ciò che trova. Seppure fosse, non mi sembrerebbero motivazioni valide. Oggi è il capo di una specifica religione. L'inaugurazione ufficiale di un ateneo è diversa dall'invito a una conferenza o un incontro. Che c'entra poi se un tempo era dentro lo stato pontificio? Oggi è a tutti gli effetti un'università laica. O c'è qualche nostalgico dei tempi dell'inquisizione (se non sbaglio lui era proprio il capo del Santo Uffizio, residuo di quella triste istituzione)?
Per me sapevano benissimo come andava a finire. Serve sempre qualcosa per stornare l'attenzione della gente dalle cose veramente gravi e importanti. La TV insegna, il giornalismo segue e purtroppo anche i bloggers si stanno infettando :-(

Anonimo ha detto...

@ attento
>... amore per la Scienza.
E anche per i Cappellini naturalmente :-)
http://www.papabenedetto.fan-club.it/t_pagina.php?id=280

Giorgio Israel ha detto...

Commenti come questo e altri precedenti non li "modero" di certo perché mi sembrano molto istruttivi

Anonimo ha detto...

Be' un po di ironia, esimio professore, ogni tanto non guasta. Siamo in un blog, non nell'aula magna della Sapienza :) Era un po' per smorzare la greve seriosità e l'eccessiva enfasi e l'esaltazione (un tantino esagerata direi) di alcuni sul pur rispettabilissimo (assolutamente) personaggio in oggetto. Mi auguro di non essere stato troppo inopportuno e la ringrazio per l'ospitalità sul blog e per non avermi moderato.

Anonimo ha detto...

Be' un po di ironia, esimio professore, ogni tanto non guasta. Siamo in un blog, non nell'aula magna della Sapienza :) Era un po' per smorzare la greve seriosità e l'eccessiva enfasi e l'esaltazione (un tantino esagerata direi) di alcuni sul pur rispettabilissimo (assolutamente) personaggio in oggetto. Mi auguro di non essere stato troppo inopportuno e la ringrazio per l'ospitalità sul blog e per non avermi moderato.

Anonimo ha detto...

Alla fine il Papa é innocente, così come sono innocenti i docenti che hanno ritenuto di esprimere un dissenso al proprio Rettore. Quest'ultimo é il grande peccatore, colui che ha anteposto il marketing alle esigenze accademiche. Propongo che, per l'inaugurazione acacdemica del prossimo anno, inviti Tom Cruise, massimo rappresentante in terra (così si dice) della Chiesa di Scientology. Non dite che il "peso" é diverso. Invitare il massimo esponente di una religione all'inaugurazione di un anno accademico é come invitarlo all'inaugurazione di una catena di pornoshop. Che ciascuno faccia il proprio lavoro nei propri ambiti se ci si vuole rispettare davvero. Ciao

GiuseppeR ha detto...

Leggo sul web http://www.sinistra-democratica.it/universit/articoli-1
il commento del prof. Parisi "Proviamo a riepilogare i fatti" in cui si conclude:

"Come si vede, il cardinale Ratzinger non si distanzia dall’affermazione di Feyerabend, anzi la utilizza per argomentare che Galileo non è stato vittima di dell'oscurantismo della Chiesa."

Sconfortante.... Bisogna davvero concludere che è nata una nuova religione scientista, che non può fare a meno dei suoi martiri (Galileo) e del suo inferno (la Religione cattolica)?

mario ha detto...

....ma la chiesa si batterebbe fino alla morte per farti dire quello che pensi?.....

simonaeroberto ha detto...

Risposta rapida a Mario:

In effetti nella Chiesa non c'è chi si batte fino alla morte per farti dire quello che pensi, ma ci sono molte persone che danno la vita per gli altri, per che altri possano sentirsi amati e vivere.

Grazie al professore!
Se invece di vuoti proclami ideologici, ci si sforzasse ogni tanto di ascoltare, soprattutto una mente illuminata come Benedetto XVI, ci saremmo risparmiati i tristi avvenimenti della "sapienza"

Anonimo ha detto...

E' vero, ma è vero anche che spesso quelli che applicano il vangelo non sempre sono stati appoggiati dalle alte sfere. Anzi alcuni... tristi storie. Speriamo che questa mente sia davvero così illuminata come dici e non si ripetano più in futuro.

Andrea Viceré ha detto...

Caro Professor Israel,

la ringrazio molto per la sua presa di posizione coraggiosa e il suo utile blog.

A chi si interroga sul vero pensiero di Ratzinger, vorrei solo ricordare che il Cardinale è stato per molti anni il braccio destro di Giovanni Paolo II, e quindi non ha potuto non condividere le sue iniziative su Galileo.
Peraltro, Galileo era già stato riabilitato da Benedetto XIV nel 1741, con un imprimatur dell'opera omnia del grande scienziato, che sconfessava quindi la condanna da parte del Santo Uffizio.

Come si può pensare che Wojtyla abbia rivisitato la vicenda, e fatto pubblica ammenda, contro l'opinione di Ratzinger che era il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cioé l'ex Santo Uffizio (o Santa Inquisizione)?
E come si può pensare che Ratzinger abbia aperto a tutti gli studiosi (nel 1998 se non erro) gli archivi di questa congregazione così discussa, se non è animato da uno spirito scientifico di amore per la verità?

Dr. Andrea Viceré
Ricercatore universitario in Fisica
Università di Urbino

uniroma.tv ha detto...

Al seguente link potrete vedere il resoconto della conferenza stampa tenutasi ieri nella Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza riguardo alla protesta dei ricercatori. Sono intervenuti, tra gli altri, il Rettore Frati e il Preside Piperno.

http://www.uniroma.tv/?id_video=16664

Ufficio Stampa di Uniroma.TV
info@uniroma.tv
http://www.uniroma.tv

Unknown ha detto...

Oltre a un nome simile a Gesù di Nazaret, un Galileo nato in Giudea, il processo di Galileo Galilei assomiglia a quello subito da Gesù? Galileo Galilei oltre una somiglianza funzionale aveva in quel momento anche una somiglianza fisica con Gesù di Nazaret? Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.