Il professor Franco Cardini mi ha lanciato questa "sfida" sul Foglio:
Al direttore – Sono purtroppo un pessimo navigatore in rete. Per cui solo oggi, a quasi sei mesi di distanza, leggo una lettera pubblicata dal suo giornale nella quale il prof. Israel, tra l’altro, afferma: “Cardini è anche noto per i sentimenti non proprio benevoli nei confronti di Israele”. E’ vero il contrario: come ben sa chi legge le cose che scrivo (non parliamo di chi mi conosce personalmente) io amo Israele, dove ho anche più volte soggiornato per motivi di studio e dove ho molti amici. Ma evidentemente il prof. Israel non si riferisce alle critiche – anche molto dure – che ho spesso indirizzato ad alquanti governi israeliani, l’attuale compreso, per il suo modo di gestire la questione palestinese e la politica estera: queste critiche che possono anche essere sbagliate ma che restano legittime, e che non intaccano in nulla la simpatia e l’amicizia.
Il prof. Israel non si è dato la pena di controllare di persona quel che io dichiaro e scrivo (il che, data la sua professione di scienziato, è particolarmente grave), ma si è evidentemente fidato di giudizi e citazioni di seconda mano: magari tratti da “blog” che , per dirla con le sue parole, non sono proprio benevoli nei miei confronti. Anzi si tratta di blog gestiti da calunniatori di professione, spacciatori d’informazione scorretta, con i quali si possono avere rapporti solo attraverso i legali e la magistratura. Sfido pertanto formalmente il prof. Israel a fornire le prove della mia “ostilità” citando direttamente cose fatte e scritte da me che comprovino non già il mio disaccordo dinanzi a fatti specifici, bensì il pregiudizio israeliano del quale sarei portatore.
Franco Cardini
Segue la mia risposta. Il Foglio, per evidenti ragioni di spazio, l'ha leggermente tagliata. Qui ne fornisco la versione integrale:
Non ritengo che si possa abusare dello spazio gentilmente concesso dal Foglio per stendere un dossier circa le dichiarazioni “antipatizzanti” nei confronti di Israele del professor Cardini. Sostenere che Hamas – un movimento che predica la distruzione di Israele, anzi prescrive nella sua costituzione di scovare e ammazzare ogni ebreo dietro ogni pietra – «non è un’organizzazione terroristica bensì un partito politico, un sodalizio di combattenti e una forza sociale», sarebbe materia di umorismo se non fosse stato scritto seriamente dal professor Cardini sul suo blog. Ma l’unico esempio su cui voglio soffermarmi è la sua adesione, tra i primi firmatari, all’appello “Gaza vivrà”. In questo appello si dice che «un milione e mezzo di esseri umani […] come nei campi di concentramento nazisti sopravvivono in condizioni miserabili, senza cibo né acqua, senza elettricità né servizi sanitari essenziali», mentre Israele bombarda cittadini inermi. Non si dice che se i “cittadini inermi” smettessero di lanciare missili sui civili israeliani cesserebbe ogni intervento contro di loro, senza contare che il blocco di cui si parla non è mai stato e non è nei termini descritti. Ma, falsificazioni a parte, è indecente il confronto tra Gaza e i campi di concentramento nazisti, nei quali – com’è noto – gli internati erano armati fino ai denti e sparavano missili quotidianamente. La denuncia del carattere scandaloso di questo confronto ha provocato una risposta da parte di alcuni firmatari tra cui lo stesso Cardini (Corriere della Sera, 11 novembre 2007) in cui si dice: «la nostra era una legittima energica denuncia non del carattere nazista della politica israeliana – non avrebbe alcun senso affermarlo – ma delle condizioni di vita miserabili della popolazione palestinese di Gaza che sono sicuramente paragonabili a quelle di un campo concentramento nazista». Così il paragone veniva sfrontatamente riproposto; e poiché le condizioni “sicuramente paragonabili” erano spiegate nell’appello come dovute alla politica israeliana, la precisazione equivaleva a una conferma, nascosta sotto un contorto cavillo non degno di intellettuali che hanno funzioni educative. Cardini pare aduso a questo genere di cavilli da far invidia al pilpul talmudico. Ad esempio quando, alla richiesta di Pierluigi Battista di prendere le distanze da un’edizione vergognosamente antisemita del Corano per cui aveva scritto una prefazione, asserì di volerlo fare anche se «le pur incaute espressioni» si iscrivevano «nell’ambito non dell’antisemitismo bensì in quello – riprovevole: ma da non confondersi col primo – dell’antigiudaismo». Meno male: perché un conto è sentirsi chiamare scimmie e porci in un contesto antigiudaico, altro conto in un contesto antisemita. Volete mettere?
Lasci quindi perdere Cardini le sfide. Se poi è in vena di ripensamenti siamo pronti a dimenticare anche “Gaza vivrà”.
Giorgio Israel
Faccio un'aggiunta. Il professor Cardini non ha avuto, come me, più di metà della famiglia gassata ad Auschwitz. Non gli auguro di trovarsi in una situazione del genere, che gli permetterebbe però di capire l'indecenza del confronto che ha sottoscritto. Dovrebbe riflettere e capire quanto quel paragone sia offensivo. Un minimo di consapevolezza dovrebbe trattenere dall'osare di lanciare addirittura una sfida dopo aver sottoscritto un appello ignominioso come "Gaza vivrà".
3 commenti:
Ho letto l'intervista da Lei rilasciata al Sussidiario.net - il quotidiano approfondito. Ho trasmesso un commento che, come spesso accade, è stato cestinato. Lo trascrivo:
La rigorosità matematica
"I problemi complicati non si risolvono se non si dividono in problemi semplici, lo dice la matematica".
Si tratta della tipica metodologia d'attacco delle situazioni complesse, che, senza rigorosità terminologica, non conduce da nessuna parte.
Valutiamo, da questo punto di vista, il DDL Aprea che titola(va) "Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti".
AUTOGOVERNO: capacità delle scuole di orientare il servizio verso le finalità istituzionali, "definite e realizzate attraverso percorsi articolati e flessibili, coerenti con le indicazioni nazionali adottate in attuazione della legge 28 marzo 2003, n. 53".
E qui casca l'asino: l'art. 2 della legge pone a fondamento del servizio le qualità dei giovani mentre, la bozza per la riorganizzazione dei licei elaborata dal governo, orienta i singoli insegnamenti verso abilità e conoscenze.
Due gli errori commessi.
Il primo riguarda il travisamento della legge (si mira a trasmettere conoscenza), il secondo ha natura metodologica: quanto riportato in premessa sul trattamento delle situazioni complesse non ha trovato applicazione.
LIBERTA' DÌ SCELTA: come possono le famiglie scegliere se il servizio è ingovernabile per la parcellizzazione degli insegnamenti?
STATO GIURIDICO DEI DOCENTI che, nonostante l'enunciata libertà di insegnamento, sono incatenati alle indicazioni che gli accademici, attraverso il ministero, formulano.
La ringrazio per l'attenzione e La saluto Enrico Maranzana
Non le pare di avere un tono un po' troppo assertorio? In fin dei conti lei parla con un professore di matematica e di storia della scienza. Mi tratta da cretico, dicendo che si tratta della tipica metodologia che non conduce da nessuna parte? Senza "rigorosità" (rigore, immagino) terminologica. E che vuol dire?
Gent. prof. mi dispiace del fraintendimento, se non avessi la dovuta considerazione per il Suo lavoro non Le avrei scritto. Intendevo solo sottolineare come alla Sua premessa, sul trattamento delle situazioni complesse, deve seguire un puntuale sviluppo che, nei documenti sulla scuola oggi in discussione, è assente.
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