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domenica 4 maggio 2008

Basta con la propaganda. Le elezioni sono finite

"La vicenda terribile di Nicola Tommasoli, ridotto in fin di vita in una brutale aggressione nella notte del primo maggio, assume dopo la confessione di uno dei suoi carnefici contorni ancora piu' inquietanti". E' quanto afferma in una nota il segretario Pd, Walter Veltroni, affermando che "siamo, infatti, davanti ad una aggressione di tipo neofascista che non puo' e non deve essere sottovalutata". "Esistono tante bande di questo tipo e cio' e' tanto piu' pericoloso - sottolinea - in un clima culturale e politico nel quale si vanno affermando principi di intolleranza e di odio verso i piu' deboli o addirittura una sottocultura di violenza e prepotenza talvolta - rileva - persino mascherata sotto il falso concetto del farsi giustizia da soli". "E' importante che tutti i responsabili dell'aggressione di Verona siano assicurati alla giustizia ed e' fondamentale l'impegno di tutti - conclude - perche' non torni un clima di violenza politica e di insicurezza per i cittadini".

Come non essere d'accordo? Nessuna tolleranza nei confronti delle bande neofasciste.
Ciò detto, il contesto della orribile vicenda - per la quale i responsabili meriterebbero l'ergastolo - non è politico, anche se certamente chi è educato a un certo tipo di ideologia ha un'inclinazione spontanea verso la violenza. Tantomeno si può dire che questa vicenda dimostra che il pericolo di violenza oggi in Italia derivi dalle minoranze neofasciste e neonaziste. Cosa c'entra l'"odio verso i più deboli", il concetto di "farsi giustizia da soli" e perché mai soltanto da questo episodio si dovrebbe paventare il "ritorno" di un clima di violenza "politica" e di "insicurezza per i cittadini"?
Qui la speculazione politica appare francamente sfrontata. Un modo sfacciato per sviare l'attenzione per le forme di violenza e di prepotenza che affligono i cittadini e che hanno contribuito alla disfatta del centrosinistra.

E poi. A proposito di violenza politica. Che dire di quello che è successo a Torino?
Mentre le autorità vietavano per motivi di ordine pubblico l'esposizione di bandiere israeliane all'inaugurazione della Fiera del libro di Torino, le stesse venivano bruciate in piazza, da persone che certo non si distinguono per "tolleranza".
Confrontiamo Parigi con Torino.
A Parigi le bandiere israeliane sventolavano davanti alla Fiera del libro accanto a quelle francesi.
A Torino venivano bruciate, mentre le autorità preposte all'"ordine" pubblico vietavano la loro esposizione.
Che ne pensa di questo Veltroni?
Non è questa già una disfatta per la democrazia e la libertà, nella prevaricazione di "bande" intolleranti educate a una "sottocultura" di violenza e prepotenza? È una disfatta già nelle cose e non nelle previsioni.
Non sarebbe il caso di darci uno sguardo invece di fare propaganda?
Le elezioni sono finite.



2 commenti:

CheshireCat ha detto...

Come italiano mi vergogno degli incresciosi atti avvenuti a Torino e voglio, di cuore, dimostrare la mia solidarietà e la mia vicinanza al popolo e allo stato di Israele.
Come al solito due pesi e due misure!
Vergogna!

Alessandro

agapetòs ha detto...

Il vizio di additare come “fascisti” tutti quelli che non si aggregano al centro-sinistra è ben rappresentato da queste parole, dette domenica 4 maggio da Massimo D’Alema nella trasmissione “In mezz’ora” di Lucia Annunziata.
A proposito del problema sicurezza, D’Alema dixit:
«Certamente il governo è stato, da questo punto di vista, in difficoltà a dare – come ha detto anche Giuliano Amato – delle risposte pienamente corrispondenti alla percezione della minaccia. Però, guardi, io sono dell’opinione che, se si diffonde questo sentimento di insicurezza – per quante cosa faccia la Sinistra – alla fine se la risposta è nella repressione, nella chiusura: la Destra è sempre più credibile di noi. C’è poco da fare.»
In seguito, parlando delle possibili riforme istituzionali:
«La Destra ha una visione padronale delle istituzioni, c’è un’idea del maggioritario, una cultura proprio: chi ha vinto è il padrone delle istituzioni...»

Giovanni Corbelli

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