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domenica 25 gennaio 2009

Il vicino ti spara in casa? Sta’ buono. È soltanto per creare insicurezza

Chi voglia trovare in Israele (o nel mondo ebraico) voci di dissenso nei confronti della politica del governo israeliano non deve faticare. E la nostra stampa è generosa nell’offrire spazio a queste voci “democratiche” e a queste soltanto. È invece disperata la ricerca di voci di musulmani moderati. Non che non ve ne siano, ma bisogna cercarle col lanternino e la stampa nostrana fa di tutto per dare spazio alle altre, quelle aspramente anti-israeliane, per giunta presentandole come “moderate”. Parlano tutti come Tariq Ramadan. Fanno uno sforzo disperato per apparire dialoganti e imbevuti dello spirito della democrazia occidentale, ma poi traspare da tutti i pori che di questo spirito non hanno trattenuto neppure un grammo.
Prendiamo il caso di Tahar ben Jelloun, indicato come una delle personalità musulmane più aperte. In un articolo pubblicato su La Repubblica sapete come definisce i missili Qassam lanciati da Gaza su Israele? «Razzi lanciati per creare insicurezza»… Mi affaccio alla finestra e sparo una revolverata sulla casa del vicino. È tentato omicidio? Ma, per carità, signor giudice, è soltanto un innocuo tentativo di creare insicurezza… Ho sparato migliaia di volte? E che vuole, l’insicurezza va alimentata, altrimenti si spegne. E badi, signor giudice, che il vicino, dopo settemila revolverate, ha deciso di bombardarmi il balcone. Le pare normale? «Vivere nel timore dell’arrivo di un razzo non può giustificare una risposta così mortifera. Non è più legittima difesa, ma assassinio di massa deliberato». Insomma, in galera ci vada il vicino.
Come doveva essere la risposta, ammesso che ci dovesse essere? Proporzionale, è il mantra universale. Insomma, gli israeliani avrebbero dovuto munirsi di Qassam e, per ogni Qassam ricevuto, spedirne uno di ritorno su Gaza: questa sarebbe stata una risposta ineccepibilmente proporzionale. Probabilmente, data la densità abitativa, sarebbe morta almeno una persona a lancio, almeno 7000 morti. In tal caso si sarebbe detto che gli israeliani, secondo tradizione, si rifanno all’orrida legge del taglione.
Cosa pretende Israele – continua ben Jelloun – con questi crimini contro civili: l’abdicazione della resistenza? Già, perché quelli che lanciano missili fanno soltanto “resistenza”, e si limitano a creare “insicurezza”. Resistenza a cosa non è dato sapere, visto che Israele da Gaza si è ritirato in toto dal 2005. L’unica spiegazione possibile è che sia la resistenza alla presenza di Israele in quanto tale. Va riconosciuto però che ben Jelloun afferma che Hamas deve riconoscere Israele «in pegno di buona volontà». Ma, aggiunge prontamente, fino a che Israele «pratica la punizione collettiva» non vi è alcuna speranza di pace. È Israele che deve fermarsi, stare in penitenza per un tempo indefinito a mostrare di saper sopportare «l’insicurezza», che deve «riconoscere Hamas e negoziare con essa» e non soltanto con Mahmoud Abbas «un pover’uomo che ha perso la sua credibilità». Ma questo «pover’uomo» non è forse stato estromesso dal controllo politico di Gaza con un colpo di stato sanguinoso? Fatevi gli affari vostri: la democrazia è una questione privata.
Questo slogan della «punizione collettiva» è divenuto anch’esso un mantra. D’Alema l’ha giustificato con l’argomento che un conflitto «in cui muoiono 900 persone da una parte e 10 dall’altra non è una guerra». Gli ha ricordato Andrea Marcenaro che lui ha condotto un «conflitto» in cui sono morti almeno 500 civili e migliaia di militari da una parte e nessuno dall’altra. Soffre di carenza di fosforo il più intelligente di tutti? La questione è aperta.
(Tempi, 22 gennaio 2009)


Per chi vuol leggere la versione integrale dello Statuto di Hamas:

http://gisr.articles.googlepages.com/documenti

17 commenti:

GiuseppeR ha detto...

Non è la prima volta che Tahar ben Jelloun si esprime in modo, per così dire, "comprensivo" nei confronti della cieca violenza terroristica. Benchè etichettato come intellettuale arabo "illuminato", non ha la forza di riconoscere che una parte dei suoi connazionali/correligionari hanno scelto coscientemente e liberamente di percorrere la strada dell'odio e del rifiuto totale. Invece di guardare in faccia questa triste realtà preferisce rifugiarsi in un comodo e inutile vittimismo.
Ben altra stoffa e onestà intellettuale lucidità hanno gli intellettuali "illuminati" d'Israele tipo Grossman. Il suo invito a mantenere viva la speranza di un dialogo è accompagnato da una salutare critica verso gli attegiamenti trionfalistici ma si è guardato bene dal dire che Israele non doveva attaccare Gaza. Inoltre sabato in televisione ha avuto l'onestà di riconoscere che Hamas gli fa paura, che sono dei fanatici terroristi che hanno l'obiettivo di sradicare Israele.

Unknown ha detto...

Molto bello questo commento.
Ma cosa si può dire sulla ricostruzione delle infrastrutture di Gaza, che è subito ripartita e riporterà presto la situazione a quella precedente la guerra? E' stata una guerra inutile?

E perché in Italia c'è molta più simpatia per i palestinesi che per Israele?

Caroli ha detto...

Che cosa vuol dire "clericalismo"? In un mio intervento precedente, definivo hamas "clericale". Il suo statuto è un esempio lampante di clericalismo politico. Ad uno spirito libero il clericalismo appare sempre noioso. Questo insistente rifarsi ad Allah solo per scopi meramente politici è puro clericalismo, puro "potere temporale".
Non conosco questo signor ben Jelloun, ma dalla descrizione che leggo, non dovrebbe discostarsi molto dalle note tesi di Tarik Ramadan. Qualcuno, verificando nella sua carne l'incompatibilità tra islam e civiltà democratica, è uscito pubblicamente da quella fede, ed il modo lo abbiamo visto tutti; qualcun altro si è "arreso" alla paura, in puro stile don Abbondio, e, protestando un equidistanza, finisce col reggere il sacco ai clericali di cui sopra, spacciandosi per "occidentale". Bella figura!

agapetòs ha detto...

Leggo che lei non ama la Giornata della Memoria.
Uno dei motivi che la rendono a me sgradevole è il voler condensare il male solo in ciò che è stato il Terzo Reich, mentre noi oggi sì che siamo civili, rispettosi, e molto migliori di quei bruti.
Poi però se Hamas scrive nel suo statuto che "Israel delenda est" nessuno o quasi si scandalizza ed anzi ci si viene a dire che con Hamas si deve dialogare.
Se la memoria viene chiusa in un museo e non serve a leggere il presente, a che vale?

Lucio ha detto...

Ringrazio il Prof. Israel per la riapertura "regolamentata" del blog, e' sicuramente la soluzione migliore.

E ringrazio anche per lo statuto di Hamas, che non ho ancora letto in pieno dettaglio, ma me ne son fatto un'idea abbastanza precisa. La matrice anti-ebraica traspare in tutta la sua chiarezza, e non puo' che essere condannata "senza se e senza ma", al di la' dei paragoni con il nazismo.

Vorrei comunque fare una riflessione di natura generale, sempre senza voler offendere nessuno. Frasi simili (a quelle scritte sullo statuto) si trovano anche ... nella Bibbia, nel Vecchio Testamento in particolare, che non e' certamente privo di suggestioni violente. Non solo. Se guardiamo alla dottrina ed alla pratica della Chiesa qualche secolo addietro, non troviamo forse le streghe e gli eretici bruciati sui roghi? (In realta', per rimanere sul tema degli ebrei, nella Chiesa stessa troviamo tracce di stomachevole antisemitismo fino a qualche decennio fa ... ma che dico - DUE GIORNI fa - oops, questo lo dovevo scrivere come commento all'altro post). Senza voler introdurre degli intervalli temporali troppo definiti, non possiamo forse dire che l'Islam, dal punto di vista della sua evoluzione storica, si trova in un perido paragonabile al Medioevo occidentale, o qualcosa di simile? In fondo, e' anche una religione piu' giovane rispetto al cristianesimo (sei secoli) e rispetto all'ebraismo (molto di piu').

Cordialmente,
Lucio Demeio.

Caroli ha detto...

Il cantautore Claudio Chieffo (per me un amico prematuramente scomparso nel 2007, oggi avrebbe 64 anni), risponde con la sua canzone "La Nuova Auschwitz" alle affermazioni di Agapetòs. La si trova in:

http://www.prato.linux.it/~lmasetti/antiwarsongs/canzone.php?lang=it&id=1828

Ne suggerisco la lettura delle parole.

GiuseppeR ha detto...

La bonaria riflessione di Lucio si inoltra nello scottante tema dell'"antisemitismo e religione" già percorso, con altri termini, dal nostro presidente della Camera qualche giorno fa. Mi riesce abbastanza facile osservare che le persecuzioni non discendono direttamente da una visione religiosa del mondo, bensì sono state il frutto odioso dei totalitarismi, che, almeno nella storia recente sono stati essenzialmente atei.
Non facciamo l'errore del presidente Fini che ha rinfacciato il silenzio della Chiesa sorvolando sfacciatamente sulla ampia e a volte entusiasta adesione alle leggi razziali da parte della cultura "laica" e della società italiana.

vanni ha detto...

Egregio Demeio, nelle ultime righe del suo commento lei scrive: "Senza voler introdurre degli intervalli temporali troppo definiti, non possiamo forse dire che l'Islam, dal punto di vista della sua evoluzione storica, si trova in un perido paragonabile al Medioevo occidentale, o qualcosa di simile? In fondo, e' anche una religione piu' giovane rispetto al cristianesimo (sei secoli) e rispetto all'ebraismo (molto di piu')".
Va bene, colpe per tutti nel passato e non tutto si è mosso e si muove con la stessa velocità. Ma la conclusione del discorso quale è?
Non è giusto velare i miei cattivi e tendenziosi pensieri; insomma le manifesto esplicitamente il sospetto che mi è venuto: non è che vagamente lei asserisca che per questa ragione l'Islam debba essere in qualche modo compreso con una comprensione che sfiora la pazienza per i suoi atti? (con deprecazione per la stirpe malvagia dei malpensanti alla quale appartengo a pieno titolo).

Lucio ha detto...

La mia non era una riflessione bonaria, era una riflessione punto e basta. Non implicava che le persecuzioni siano necessariamente un prodotto della religione. La storia umana e' piena di persecuzioni e barbarie la cui origine sta nella volonta' di potere e non discendono da una visione religiosa del mondo. Semplicemente, leggendo (ancorche' per sommi capi) lo statuto di Hamas, non potevo trattenermi dal rilevare le analogie con il Vecchio Testamento. E' innegabile che lo statuto di Hamas abbia un'impronta religiosa alla base, i richiami sono troppo espliciti per non vederli. Mi sembra di poter affermare (ma smentitemi pure se sbaglio) che l'elemento religioso sia di importanza cruciale per il conflitto arabo-israeliano; poi, certamente, ci sono dietro anche delle ragioni geo-politiche e/o razziali. Questo, per esempio, rende (a mio avviso, sempre) tale conflitto radicalmente diverso da altri che sono stati portati come termini di paragone, come ad esempio il problema giuliano-dalmata o quello franco-piemontese, dove le due "fazioni" sono omogenee dal punto di vista religioso (e, direi, anche economico).

Cordialmente,
Lucio Demeio.

Giorgio Israel ha detto...

Direi semplicemente che il verificarsi di un simile anacronismo storico pone un problema enorme. E allora, o i "medioevali", nell'epoca della comunicazione e della cultura globalizzata si danno una svegliata e si riportano rapidamente ai tempi nostri - per esempio accettando la carta dei diritti dell'uomo - oppure si rifiutano cercando di riportarci "al loro tempo". In tal caso, se non siamo capaci di dire di no, ci meriteremo il "medioevo prossimo venturo" per la nostra ignavia morale e intellettuale. Certo, come si vede, questo genere di discorsi porta a una tematica molto hungtintoniana...

Giorgio Israel ha detto...

L'impostazione religiosa della carta di Hamas è indiscutibile. Però debbo dire - pur con la massima apertura mentale - che l'accostamento dell'Antico (non Vecchio) Testamento con un documento volgare come la carta di Hamas mi pare un po' fortino.

Luigi Sammartino ha detto...

Anche le condizioni materiali contano, secondo me. Nella ricca Dubai la tolleranza religiosa funziona.
Quando l'economia funziona i principi religiosi vanno in secondo piano, o al più diventano oggetto di discussione "filosofica".

Lucio ha detto...

Solo ora vedo il commento di Vanni, mi era sfuggito in precedenza.

No, non c'era questo tipo di dietrologia nel mio primo intervento. Credo semplicemente che sia doveroso capire le ragioni storiche, economiche e religiose dietro gli atteggiamenti dell'una e dell'altra parte. Si tratta solo di una disputa territoriale, magari resa piu' drammatica da fattori religiosi? Si tratta di un vero scontro di civilta', che coinvolge non solo Israele e paesi arabi (compresa la Palestina)? Si tratta di una questione geopolitica piu' complessa, di cui Israele e Palestina sono solo delle pedine che qualcun altro muove sulla scacchiera medio-orientale? O forse tutto questo, piu' altro.

Nel mio commento, volevo solo far notare che, se andiamo indietro nel tempo, troviamo nella nostra civilta' cristiana (e lo scrivo da agnostico, non certo da credente quale non sono, come ormai avete capito tutti) elementi simili a quelli presenti oggi in un certo Islam, ivi compresi gli atteggiamenti violenti.

Di un'unica cosa chiedo venia, al prof. Israel in primis, ma a chiunque ne possa venir toccato: nel discutere, ho la tendenza a mischiare in maniera forse scorretta (storicamente ed in linea di principio) elementi del cristianesimo ed elementi dell'ebraismo. Spesso coincidono, ma quando non va bene ditemelo!

Cordialmente,
Lucio Demeio

Caroli ha detto...

Ma allora non era chiara la distinzione tra atteggiamento, senso, religioso e clericalismo? Eppure mi sembra che non ci siano dubbi: hamas è clericale, usa cioè il "religioso" in senso lato per scopi politici. Anche il fascismo, il nazismo, il comunismo avevano come loro aspetto il clericalismo. Mio padre, vivo all'epoca del ventennio, mi citava l'esistenza di lezioni di "mistica fascista", o qualcosa di simile. Laddove si mascheri di "mistica" un'ideologia politica si hanno due conseguenze. La prima: trattasi di cosa aberrante: infatti tenta di impadronirsi delle coscienze (un po' quello che accade oggi con il relativismo). La seconda: l'ideologia impone un comportamento codificato indiscutibile: penso alle adunate oceaniche a Piazza Venezia, alle sfilate sulla Piazza Rossa ed alle nuotate sullo YangTze Kiang con il ritratto del defunto capo. Ho chiarito?

GiuseppeR ha detto...

L'accostamento con il nazismo, suggerito da Caroli, mi convince molto di più di quello proposto da Lucio (l'Antico Testamento). Mi sembra che il terrorismo islamico usI la religione come Hitler usava l'ideologia nazionalista e razzista. Vuole fare leva sulla frustrazione ed il vittimismo di un Popolo e prefigura una società "pura" in cui i nemici potranno sopravvivere solo se sottomessi. Padroneggia in modo cinico ed efficace gli strumenti offerti dalla modernità per raggiungere i suoi fini. Insomma, qualche somiglianza c'è...

Bonariamente
(nel senso che sono quì per discutere piacevolmente)

Attento

GiuseppeR ha detto...

L'accostamento con il nazismo, suggerito da Caroli, mi convince molto di più di quello proposto da Lucio (l'Antico Testamento). Mi sembra che il terrorismo islamico usI la religione come Hitler usava l'ideologia nazionalista e razzista. Vuole fare leva sula frustrazione ed il vittimismo di un Popolo e prefigura una società "pura" in cui i nemici potranno sopravvivere solo se sottomessi. Padroneggia in modo cinico ed efficace gli strumenti offerti dalla modernità per raggiungere i suoi fini. Insomma, qualche somiglianza c'è...

Bonariamente
(nel senso che sono quì per discutere piacevolmente)

Attento

Caroli ha detto...

Facciamo un altro passo. Nei Balcani qualcuno ha tentato di stabilire una società "pura" (come ha indicato Lei, Attento). Ne segue che le alternative lasciate agli "impuri" sono due: o la sottomissione, o lo sterminio. Naturalmente, oltre al clericalismo che dicevo, una realtà del genere non può prescindere da "nemici". Oserei affermare che li cerca affannosamente. "Voi non potete vivere senza nemici - scriveva un dissidente sovietico, non sono sicuro sia Solzenicyn o piuttosto Siniavskij -, ma se tutti i ghiacci si sciogliessero di colpo e ci trasformassimo in una umanità che affoga, a chi la buttereste in faccia la vostra lotta di classe?". In difetto di nemici, la pochezza culturale, la crudeltà mentale, la menzogna eretta a sistema sarebbero evidenti. È già successo nel secolo scorso: si ripropone oggi, mutatis mutandis.

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