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sabato 25 luglio 2009

Eppure il “Muro della vergogna” è l’unico che non è neanche razzista

Parliamo di muri nel mondo, con qualche dato cortesemente fornito dalla cortesia di Valérie Amram D’Onofrio. Non è superfluo dire che si tratta di dati incompleti. Cominciamo con il Marocco, attorno alla cui regione sahariana si estende per 2.720 chilometri una grande muraglia detta anche “cintura di sicurezza”. La sua funzione è quella di proteggere il paese dai tentativi di infiltrazione del Fronte Polisario. L’Arabia Saudita ha provveduto a sua volta: un muro la separa dallo Yemen, è di cemento armato ed è munito di sofisticati apparati di controllo elettronico, un’altra barriera ultramoderna lunga 900 chilometri è in costruzione sulla frontiera con l’Iraq. Un altro muro è in costruzione tra Oman e Emirati Arabi Uniti. Passando all’Asia si trovano muri spettacolari. L’India rivendica territori attualmente occupati dalla Cina o ceduti alla Cina dal Pakistan, il quale a sua volta rivendica territori occupati dall’India: i due paesi in perenne conflitto sono divisi da un muro di 3.300 chilometri. A sua volta, il Pakistan sta costruendo una barriera di 2.400 km per controllare la frontiera con l’Afghanistan. Anche i punti caldi della frontiera thailandese con la Malaysia sono separati da muri. Restando all’Asia è quasi superfluo ricordare che la Corea del Sud e la Corea del Nord sono divise da un muro. E potremmo continuare con la barriera edificata dall’Uzbekistan per separarsi dal Tagikistan.
Anche in Africa le barriere non mancano: per esempio, il Botswana ha costruito una barriera elettrificata per impedire l’ingresso di coloro che sfuggono ai massacri etnici nello Zimbabwe. Da tempo esiste una barriera edificata dalla Turchia per separare la parte turca di Cipro da quella greca. Se passiamo all’Occidente spicca la barriera elettrificata che la Spagna ha eretto a Ceuta e Melilla per impedire (anche a fucilate) l’ingresso degli immigrati marocchini o subsahariani. Non vanno poi dimenticati i muri che dividono protestanti e cattolici in Irlanda. E che dire del muro che divide gli Stati Uniti dal Messico per prevenire l’immigrazione clandestina?
Però nel mondo si parla con orrore e sdegno soltanto di un muro: quello che ha costruito lo Stato d’Israele per impedire agli attentatori suicidi di entrare nel suo territorio e compiere stragi tra i civili. Questo muro ha fatto precipitare il numero delle vittime del 98,5 per cento. Ma di questo non importa un accidente a nessuno. Tutti lo condannano come il “Muro della vergogna”. È l’emblema del razzismo, dell’apartheid, il simbolo dell’oppressione dei palestinesi, la macchia indelebile sulla democrazia israeliana.
Quale distorsione mentale può condurre a considerare normale che si costruiscano barriere elettrificate e muri per impedire l’immigrazione clandestina e considerare criminale la costruzione di un muro per difendere dei civili dal terrorismo? La risposta è: il razzismo antisemita. Perché solo chi nutre un simile sentimento può infischiarsi di un morto ebreo e versare lacrime sui disagi dei palestinesi ai checkpoint. E far finta di non sentire che solo pochi giorni fa alla televisione palestinese un rappresentante di Fatah ha dichiarato: «Non stiamo negoziando la pace, la pace non è stata mai un nostro obiettivo, tutte le forme di lotta armata sono sul tavolo, nessuna esclusa». Un estremista isolato? L’autorevole “moderato” Mohammed Dahlan ha ribadito: «Lo dirò per la millesima volta, a nome di Fatah: non chiediamo a Hamas di riconoscere Israele, anzi chiediamo che non lo faccia perché noi non lo faremo». Però il muro di Israele è l’unico che deve essere abbattuto.
(Tempi, 23 luglio 2009)

Ed ecco una putrida manifestazione di antisemitismo sul giornale spagnolo El País:

23 commenti:

Caroli ha detto...

Questa vignetta poteva benissimo trovare alloggio in un normale giornale nazista italiano. Ad esempio, "La Repubblica"...

Gianfranco Massi ha detto...

Il senso di ostilità provocato dal muro di protezione israeliano è forse da attribuire a un vero e proprio “riflesso condizionato”. Di solito i muri di difesa non destano sentimenti ostili. In particolare noi in Italia siamo da sempre abituati al conforto delle mura delle nostre città medievali. Ma per il muro eretto dagli "ebrei" scatta un riflesso condizionato di ostilità che sfugge al controllo della ragione, irresistibilmente. Ne è stato vittima perfino il Pontefice nel suo recente viaggio in Terra Santa

paolo casuscelli ha detto...

Che dovrebbe dire il Papa, che è contento del muro? Che è contento del segno di una pace impossibile? Non è suo dovere sperare e auspicare che un giorno quel muro possa venire abbattuto e che due popoli in guerra possano vivere in pace?
Il muro è una necessità, di cui, però, non si può fare virtù. E' un “sacrosanto” strumento di difesa, ma non è né sacro né santo, è profano. E “bisognava” alzarlo anche prima.
Per la mia moto ho un antifurto e un'assicurazione, che mi costa molto. Ma spero nella venuta di un tempo in cui nella mia città non ci siano più ladri. Intanto, pago.

Nautilus ha detto...

Caro Junco, mi permetta di congratularmi per il suo intervento. La differenza con l'antifurto per me consiste nel fatto che il muro non è solo "difensivo"(anche se questa è la sua ragion d'essere)ma contribuisce, insieme con gli insediamenti, a rendere ancora più difficile la già precaria esistenza dei palestinesi.
Detto ciò, quella percentuale (98,5) spiega e giustifica tutto, e si poteva prevedere prima, come dice lei. Viene davvero il sospetto che alcuni che lo criticano, non solo si disinteressino delle vittime israeliane ma qualcosa di peggio. Siccome parlo spesso con gente che la pensa così, mi rendo conto che il politically correct: "non si tirano su i muri!!" è al servizio del "tifo" per i palestinesi, quando fai loro notare che dalla sua erezione non muore più nessuno, non hanno più argomenti. Però da soli non ci arrivano.
La dichiarazione del rappresentante di Fatah è purtroppo conferma di quel che scrivevo qualche post fa: la pace (che per loro è una sconfitta umiliante)in campo palestinese forse non la vuole neanche il popolo. Il che non ne fa dei mostri sanguinari amanti della guerra e nemmeno degli eroici patrioti: è un popolo che vuole riscattarsi dalle umiliazioni. Gli egiziani solo dopo il Kippur, che ne ha restaurato l'onore nazionale, han fatto una pace duratura. Bisognerebbe trovare un compromesso (non violento è chiaro) per permettere ai palestinesi di recuperare il loro. Siccome sembra difficilissimo, tutto andrà avanti così e fino ad allora il Muro starà in piedi e sarà meglio che ci stia.

vanni ha detto...

Egregio professor Israel, la ringrazio per la messe di notizie (di parecchie barriere ero totalmente all'oscuro, ci sarà da documentarsi) da proporre ora a se stessi e ad altri per una meditazione.
In quanto alle umiliazioni da riscattare – secondo le considerazioni di Nautilus, e di tanti con lui - sono pieno di pregiudizi: con tanta intransigenza ad esempio si accetta, magari si cerca pure, di lavorare in e per Israele.
La mia sensazione è che il popolo palestinese sia in primis vittima ed ostaggio dei suoi boss e di qualche loro fraterno amico, che magari li controlla. Qualche muro a me finora ignoto mi conferma in questa cattiva idea.
Chiedo: le occasioni per qualche concreta (e per i desideri dei palestinesi soddisfacente) soluzione di lungo termine di "questo problema" non ci sono state? Ma è poi questo il problema?
E' fuori da ogni logica ed è solo frutto di trista umanità il sospetto che i palestinesi siano condannati a vittime sacrificali - una ferita aperta per una cinica operazione di propaganda e degrado sulla propria e sull'altrui coscienza - per un diverso obbiettivo?
Insomma, credo meno al fatto che Israele sia il vero problema del Medio Oriente che non al fatto che Israele sia piuttosto l'alibi non solo medioorientale, ma universale, specialmente adesso poi, che negli Stati Uniti c'è Obama.

Caroli ha detto...

Per me il "muro della vergogna" è quello di Cipro. Tempo fa ho visto una mostra in cui si documentava lo scempio di monumenti ed opere d'arte fatto dai turchi nella parte nord dell'isola, occupata da loro manu militari, e dichiarata ipocritamente "repubblica". C'è una sola Repubblica di Cipro e, siccome detta repubblica aderisce all'Unione Europea, tale occupazione sarebbe da considerarsi un atto unilaterale di ostilità verso l'intera Europa da parte ottomana.
Nessuno commenta la vignetta: come mai? Eccesso di "tolleranza"?

hybridslinky ha detto...

Francamente io la vignetta non l'ho capita. Qualcuno me la spiega?

Finrod ha detto...

io a Cipro Nord ci sono stato (nel 2005), e di chiese ne ho visitate più di una, tutte tenute in buone condizioni (tra l'altro generalmente solo con fondi locali, mentre i grecociprioti essendo "riconosciuti" possono accedere anche a fondi internazionali), e almeno una, alla punta estrema della penisola di Karpaz, era anche meta di pellegrinaggio da parte di fedeli provenienti dalla parte sud dell'isola. Certo, alcune chiesette minori sperse nelle campagne sono cadute in disuso e quelle sì, sono state danneggiate ma si tratta di vandalismo più che di un sistematico tentativo di fare "scempio" (e peraltro, simili vandalismi sono purtroppo frequenti anche altrove). C'è poi ancora da dire che i turco ciprioti sono tra i meno religiosi nel mondo musulmano, e che l'intervento turco è avvenuto sotto il comando di politici (e militari) portatori di un'ideologia che potremmo tranquillamente definire "ultralaicista" e disprezzavano profondamente qualsiasi "ottomanità". Mi scuso per la lunghezza e per non aver, in effetti, commentato il post ma un commento

Barbara ha detto...

Noi occidentali, anestetizzati dalla nostra vita comoda e tranquilla, malati di pseudopacifismo e terzomondismo, autolesionisti, assaliti dalla inconscia paura di finire noi nel mirino degli estremisti islamici, i muri ingiusti non li vediamo nemmeno, piuttosto passiamo il tempo a stringere la mano dei criminali e a mettere sotto accusa Israele per un muro eretto a scopo difensivo.
Eppure questa guerra è stata dichiarata contro noi tutti. Israele è in prima linea al posto nostro.
Hamas, Hezbollah, Iran non smettono di sostenere apertamente che "L'Islam non potrà dirsi realizzato finché l'entità sionista non venga distrutta". E l’eliminazione di Israele dalla faccia della terra, l’annunciato genocidio degli ebrei non è che la premessa per la reconquista islamica dell'occidente.
Bene. Facciamo finta di non aver sentito. Arriviamo a giustificare tutto in nome della tolleranza, del rispetto del diverso, del nostro benamato antifascismo, perché pensiamo che la Palestina ne sia l'emblema, mentre i Palestinesi soffrono per mano degli stessi pazzi che non lasciano in pace gli Israeliani.
“Israele siamo noi” per dirla con le parole di Fiamma Nirenstein, ma noi odiamo troppo noi stessi.

Nautilus ha detto...

Può ben darsi che siamo sull'orlo della " reconquista islamica dell'occidente".
Per adesso però:
1)L'occidente ha una saldissima base militare nel bel mezzo del medio oriente, Israele. Non viceversa.
2)Due paesi islamici sono occupati da eserciti occidentali. Non viceversa.
3) La superiorità militare convenzionale e nucleare dell'occidente sull'Islam dura da secoli e ora è senza confronti rispetto a ogni altro momento storico.
Se si vaticina questa "reconquista" sarebbe opportuno indicarne le possibili modalità, magari con un minimo di realismo.

vanni ha detto...

Inquadrare “la reconquista” come un problema meramente militare e militare convenzionale mi sembra limitativo.

Barbara ha detto...

Per Nautilius
Da un video di Hamas risalente al giugno 2006 (parla Yasser Ghalban): "Noi governeremo il mondo. Con l'aiuto di Allah gli Stati Uniti verranno conquistati, Israele verrà conquistato, Roma e l'Inghilterra verranno conquistate".
Dichiarazione sostenuta e ripetuta da Hezbollah e al Queida.
Ora, “la base militare nel bel mezzo del Medio Oriente”, quella di Israele, ha un'unica funzione: difendere il diritto alla sua esistenza. Ci si arma e si combatte in nome della vita.
Lei non lo farebbe, signor Nautilius?
Il punto è che l'estremismo islamico da cui Israele è accerchiato, utilizza un'altra arma, estremamente più pericolosa, che può metterci tutti sotto scacco (come è di fatto accaduto l’11 settembre 2001): il terrorismo suicida.
Come Israele ama la vita, i governi fondamentalisti amano la morte, la inneggiano, la esaltano. Per arrivare a convincere la gente che è buono e giusto farsi esplodere per il jihad, devono per forza ricorrere al lavaggio del cervello, praticato ai giovani fin dalla più tenera età, tramite le madrase, i sermoni nelle moschee, la televisione, poi nei campi di addestramento.
Associazioni più o meno segrete di stampo jihadista e qaedista vivono e operano proprio in mezzo a noi, in occidente. E noi glielo permettiamo, gli stendiamo il tappeto rosso a questa gente...

Nautilus ha detto...

Ciao Vanni
può darsi, però se non è un problema di attacco militare dall'esterno ma ad esempio una conquista progressiva "dall'interno" favorita dai nostri cedimenti, allora non è vero che "Israele è in prima linea al posto nostro".
Se ci conquistassero con l'immigrazione (teoria Fallaci) non vedo come Israele potrebbe aiutarci.


Mah Barbara, avrò scritto 7 o 8 post affermando in tutte le salse che Israele DEVE difendersi, e ne ho anche approvato i metodi.
Il terrorismo suicida, come tutti i terrorismi non coadiuvati da un esercito regolare, NON PUO' vincere. A meno che non sia a casa sua e voglia scacciarne l'invasore, e anche lì, vedi Irak, non è niente facile.
Son passati 8 anni dalle Torri gemelle, le pare che l'Islam abbia fatto passi avanti sulla via della "reconquista"?
Piuttosto nel frattempo siamo noi che abbiamo invaso due loro stati, quando e come ci è piaciuto.
Infine, non vorrà mica credere anche lei alle balle di Hamas sulla conquista del mondo? E' pura propaganda per sostenere i propri combattenti, la parte perdente crea sempre questi miti per tirare avanti, non è la prima volta nella storia.

Barbara ha detto...

Che governi canaglia come l’Iran possano arrivare ad usare l’atomica;
che quello che non fanno adesso per impossibilità lo faranno appena si presenterà la possibilità;
che in occidente la percentuale degli immigrati aumenti progressivamente mentre quella degli autoctoni si riduce sensibilmente;
che l'Europa sia prostrata ai piedi degli immigrati;
che la legge islamica della sharia sia stata ufficialmente adottata dall’Inghilterra;
che nelle scuole gli immigrati possano arrivare a scuola con due o tre mesi di ritardo senza una riga di giustificazione;
che non si possa più nominare il Bambin Gesù né augurare "Buon Natale" per non urtare la sensibilità degli islamici;
che i giornalisti con il loro linguaggio coprano i terroristi definendoli resistenti, i kamicaze chiamandoli martiri;
che quando qualche giornalista o politico (vedi il deputato Souad Sbai) osa andare controcorrente venga minacciato di morte;
che l'università italiana si nutra di ideologia terzomondista;
che in migliaia occupino piazza Duomo a Milano per protestare contro i raid israeliani a Gaza, bruciando le bandiere con la stella di David senza che si levi una voce di protesta;

tutto questo non le dice niente, la lascia tranquillo.
A lei vengono in mente solo le nostre truppe che in Afganistan e in Iraq non ci stanno per la guerra. Cosa dovremmo fare, aspettare un altro 11 settembre?

Barbara ha detto...

L'avete letto questo articolo di Gianfranco Amato? Ovvero: come quello che chiamano multiculturalismo ci sta corrodendo dall'interno.

http://www.loccidentale.it/share/75714

Non è una guerra come un'altra...

Nautilus ha detto...

Io mi attengo al tema Barbara: se i pericoli son quelli che lei enumera (e nei quali io non credo, ma è questione di opinioni), non vedo come Israele possa difenderci.
Forse la sua situazione aumenta i pericoli di scontro, invece.

Non è che mi "vengono in mente solo le nostre truppe": per quanto riguarda azioni violente l'Islam nei nostri confronti ha "all'attivo" (per dire così) alcuni attentati, pur gravissimi, noi abbiamo invaso due paesi islamici.
Sarà pure per difenderci (che non siano guerre ormai lo sostiene solo lei) ma non le sembra, vista la sproporzione, che sia presto per atteggiarci a vittime?
Non mi faccio alcuna illusione terzomondista sull'Islam, ma non mi va neanche di gridare "al lupo" essendo ancora io la tigre, se lei si sente agnello è suo diritto, ma i fatti e i rapporti di forza attuali, non le chiacchiere sull'Eurabia prossima ventura, la smentiscono.

Nautilus ha detto...

Ho letto l’interessante articolo di Amato sul multiculturalismo.
Premesso che il sottoscritto diffida del multiculturalismo, inviterei tutti a seguire il consiglio di don Giussani:
“la necessità di non privilegiare uno schema mentale rispetto all’osservazione della realtà.”
Il difficile però è: quale osservazione della realtà privilegiare? Mica ce n’è una sola.
L’autore, che immagino cerchi di seguire questa buona regola, tende a convincerci che la GB stia cedendo porzioni si sovranità agli islamici, e lo motiva con tutta una serie di esempi in cui la religione mussulmana viene considerata alla pari, se non privilegiata, rispetto a quella cristiana.
Ma si dimentica di una cosa, la “realtà” appunto. La realtà è che dopo l’esercito USA le truppe più impegnate nel mondo nella lotta all’integralismo islamico, come numero e regole d’ingaggio, sono britanniche, come britannico è il più elevato numero di caduti in queste guerre, sempre dopo gli USA. Non risulta quindi che le concessioni in campo religioso abbiano avuto il benchè MINIMO effetto sulla politica estera britannica.
Ma questa “realtà” ad Amato non interessa. Il fatto che le comunità islamiche inglesi, pur così secondo lui ascoltate e potenti, nulla possano (e forse neanche ci provano) su una politica estera che è schierata ferreamente a lato degli USA (più di noi, dell Germania e della Francia) non lo colpisce.
Forse non riesce a concepire che una cosa sono gli affari religiosi di un paese laico e un’altra la politica di quel paese su qualunque altra questione.
La GB forse è un paese “corroso” internamente dal morbo islamico, ma certo all’esterno non lo dà a vedere. Siamo più “corrosi” noi dalla Lega, che parla di ritirare le nostre truppe.

Barbara ha detto...

Scrivo ancora, poi taccio perché non voglio impossessarmi del blog del professore.
Nautilius, lei è l’emblema del nuovo uomo occidentale: preso in ostaggio dal pensiero debole, anchilosato dai sensi di colpa, odiatore di se stesso, orfano del valore della sua tradizione.
Ed è proprio questo atteggiamento che alimenta e incoraggia il fondamentalismo.
Ed è esattamente per questo che siamo facile terra di conquista.
Ha in mente la frase con cui inizia il film di Mel Gibson Apocalypto?
”Una grande civiltà viene conquistata dall’esterno, solo quando si è distrutta dall’interno”.

vanni ha detto...

Per sostenere una discussione sul tema dello scontro di civiltà non ho né titoli né informazioni. Dello scontro in corso sono persuaso e mi coinvolge; confido nella tolleranza del titolare del blog per la pubblicazione delle banalità scritte al volo - ne potrei dire tante - di un dilettante.
Leggo con attenzione quanto Nautilus – tanti la pensano più o meno come lui - sostiene in relazione a questa guerra, e vedo come l'idea della corrosione interna in corso (se l'operazione darà risultati... i governi e la loro politica estera?) sia presente anche in quanto egli scrive. Una corrosione dovuta sia all'incremento di musulmani in Occidente (per esempio che l'arma decisiva sarà il ventre delle proprie donne non l'ho detto io: vaneggiamenti di qualche ulema?), sia - per me - alla presenza di occidentali indifferenti o perfino fautori filomusulmani, le aspettative dei quali mi rimangono oscure. Qualunque sia la profondità di questo fenomeno corrosivo, penso che si debba fare ad esso opposizione. In quanto alla corrosione della Lega... italiana soltanto... sono superficiale se non la patisco come un pericolo?
Insomma: l'accantonamento, etichettandole come chiacchiere, delle preoccupazioni sull'Eurabia prossima ventura mi pare una distrazione.
L'unica cosa che rinfranca è che segni di corrosione si vedono pure all'interno del mondo islamico, evidenti nell'ostilità fra governi, dottrine religiose, mafie terroristiche, e - sottotraccia - credo pure fra le varie popolazioni. Spero che non basti il “dagli all'infedele!” ad unificare gli intenti.
Israele - pur nella molteplicità a volte lacerante delle posizioni al suo interno - manifesta comunque la consapevolezza della realtà, per me è un riferimento. Certo, lotta per la sua vita e per un'aspirazione e un progetto che mi sembrano bellissimi. Che poi Israele aumenti i pericoli di scontro (sarei curioso di sapere in proposito come la pensano in altre parti del mondo: Pakistan e India, aree centrafricane, Filippine, qualche novità anche dalla periferia della Cina) non ci credo proprio, ma è un buon argomento “ontologico-metafisico” di propaganda. Ad ogni modo - non so se al posto di qualcuno - Israele è di sicuro in prima linea.
E non vorrò negare che gli americani siano reattivi, e che ci mettano poco (almeno finora, basti pensare al Kuwait e alle torri gemelle) ad arrivare. Con uniformi e bandiere, così si vede chi arriva. L'Occidente è la tigre. Posso dire: per fortuna? Tanti musulmani si trasferiscono in Occidente. Quante moschee ci saranno? La tigre - non tanto tempo fa - ha allungato per un attimo gli artigli e pare li tenga in vista a protezione nel cuore balcanico d'Europa di un'area musulmana, ora controllata da musulmani, un'oasi - si sussurra - di tolleranza. Sarà per questo che la chiamano guerra asimmetrica.

Nautilus ha detto...

Mah Barbara, lei scrive: "l’emblema del nuovo uomo occidentale: preso in ostaggio dal pensiero debole, anchilosato dai sensi di colpa, odiatore di se stesso, orfano del valore della sua tradizione."
Ora questi sono proprio gli "schemi mentali" da cui l'articolo di Amato ci mette in guardia. La realtà "sul campo" è esattamente l'opposto, come ho già dimostrato. Per ora la "facile terra di conquista" è la loro, a Mel Gison piacendo.

Ma infatti Vanni:"l'arma decisiva sarà il ventre delle proprie donne", secondo me solo di questo può valer la pena di discutere. (N.B.:ammettendo anche loro che altre armi non ne hanno.)
Saremo conquistati per via demografica? A me pare l'unico sogno di rivincita cui i mussulmani possano aggrapparsi. E mi pare anche altamente improbabile: a prescindere dai numeri, già a loro sfavore, e dal fatto che il potere l'abbiamo e lo manterremo noi, ho idea che molti ragazzi immigrati si faranno conquistare dal nostro "pensiero debole": il Consumismo è l'ideologia vincente ovunque.

La Lega se ho capito bene vorrebbe difendersi "hic et nunc", abbandonando il resto del mondo (compreso Israele immagino) a se stesso. Non sarà corrosiva ma preoccupante sì.
Saluti.

Caroli ha detto...

In Austria (Carinzia, distretto di Spittal am Drau), come gioco per i bambini in un hotel ho trovato il "maialetto a dondolo", invece che il "cavallo a dondolo". Viva l'Austria, e viva gli austriaci!

Nautilus ha detto...

Ciao Vanni, guarda cosa trovo oggi sul "Corriere", sembra che ci abbiano sentito...:-)

http://www.corriere.it/esteri/09_agosto_13/focus_jacomella_europa_islamica_05a305f6-87d5-11de-94f5-00144f02aabc.shtml

Caroli ha detto...

http://www.corriere.it/esteri/09_agosto_13/focus_jacomella_europa_islamica_05a305f6-87d5-11de-94f5-00144f02aabc.shtml
???
Mah...

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