«Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza» (Dante Alighieri)
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martedì 24 aprile 2007
Un romanzo
È in libreria un romanzo di mio padre Saul scritto cinquanta anni fa.
Saul Israel (1897-1981) nacque a Salonicco. Si trasferì nel 1916 in Italia per studiare medicina e vi si stabilì definitivamente, prendendo la cittadinanza italiana, dopo l’incendio che distrusse il quartiere ebraico di Salonicco e provocò la dispersione della sua famiglia. Fu aiuto presso l’Istituto di Fisiologia Generale dell’Università di Roma e svolse la sua attività scientifica anche a Parigi. Nel 1933 si dimise dall’università per l’impossibilità di convivere con il nuovo direttore dell’Istituto, Sabato Visco, futuro Capo dell’Ufficio Razza del Ministero della Cultura Popolare. Per il resto della vita, dopo il periodo delle persecuzioni razziali, esercitò la professione di medico. Oltre agli studi scientifici coltivò assiduamente gli studi storico-religiosi. Fu fondatore e animatore del Centro di Studi Ebraici e coltivò rapporti con personalità come Robert Aron e Dante Lattes. Ebbe anche intensi rapporti con personalità del mondo cattolico, come Giulio Salvadori, Ernesto Buonaiuti, Arturo Carlo Jemolo. Dei suoi numerosi inediti sono stati finora pubblicati La leggenda del figlio del Re Horkam, Adelphi (1984, 19982) e La favola di Fragoletta e Limoncina (Editori Riuniti 1987).
Salonicco fu teatro di un evento storico unico. Qui si raccolse una comunità di ebrei fuggiti dalla Spagna dopo l’espulsione decretata nel 1492. Per più di quattrocento anni questa comunità preservò le tradizioni originarie, continuò a parlare nell’antico castigliano, conservando persino le chiavi delle case di Spagna e vivendo una religiosità intensa e impregnata di misticismo. Agli inizi del Novecento, Salonicco era una città a grande maggioranza ebraica, una “Gerusalemme balcanica” nell’Impero Ottomano. Ma il disfacimento dell’Impero mostrava i segni della fine di un’esperienza quasi irreale. La famiglia Yacoél – di cui questo romanzo racconta le vicende, a sfondo autobiografico – vive sempre più dilaniata dalla consapevolezza che la realtà ovattata e la magica esperienza spirituale in cui ha finora vissuto sta franando sotto i suoi piedi e che anche l’ebraismo di Salonicco sta per essere proiettato nel vortice dei drammi europei. Al crollo di questa realtà segue la dispersione della famiglia in vari paesi europei, soprattutto in Italia e in Francia, dove i suoi membri si confrontano con il senso della propria identità ebraica e con un antisemitismo circostante che cresce come un’onda minacciosa fino a esplodere nell’apocalisse finale della Shoah. Assieme al racconto di un’esperienza eccezionale e irripetibile, di un’esistenza sradicata, “con le radici in cielo”, il romanzo propone riflessioni sull’odio razziale e l’intolleranza e sulla natura dell’antisemitismo europeo che appaiono oggi di grande attualità
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