Resoconto:
La Cisl boccia la proposta degli intellettuali: non possono parlare di merito
di A.G.
Francesco Scrima ha condannato la lettera aperta a meno di 24 ore dalla sua presentazione: ma come possono perorare la causa del merito un gruppetto di docenti universitari ed editorialisti - fuori dal sistema scolastico da 30 anni e che percepiscono 800 euro ad articolo - se prima non ci spiegano come hanno raggiunto il loro status professionale?
L’attacco al sistema scolastico sferrato da un gruppo di intellettuali e docenti universitari ha ricevuto l’immediata bocciatura dai sindacati della scuola: a farsi portavoce delle organizzazioni sindacali, a meno di 24 ore dalla presentazione della lettera aperta in un liceo romano, è stato Francesco Scrima, segretario della Cisl Scuola, che ha ‘bollato’ l’iniziativa degli intellettuali come “inappropriata: in pratica sostengono che l’attuale modello di scuola è tutto da cancellare – ha detto il sindacalista -: ma come possono perorare la causa del merito un gruppetto di docenti universitari ed editorialisti - fuori dal sistema scolastico da 30 anni e che percepiscono 800 euro ad articolo - se prima non ci spiegano come hanno raggiunto il loro status professionale?”.
Scrima ha espresso il suo disappunto durante un'incontro formativo sulla professionalità del docente svolto a Roma presso l'università Pontificia lateranense. Tra i presenti c'era anche il Ministro della pubblica istruzione: "la meritocrazia - ha detto il leader della Cisl Scuola rivolgendosi proprio a Fioroni - prima che a scuola andrebbe applicata al mondo universitario e politico: come si fa, ad esempio, a liquidare nei programmi elettorali il sistema dell'istruzione in poche righe?".
Al sindacalista non è piaciuta la genericità con cui gli intellettuali hanno giudicato gli oltre 850 mila insegnanti della scuola italiana: "Sono stati trattati come sui giornali: una volta cirenei, un'altra eroi e un'altra ancora fannulloni. Il problema - ha sottolineato Scrima - è che questa categoria di lavoratori è profondamente insoddisfatta e sta vivendo una grave crisi di identità professionale. Anche per come è stato disatteso dal governo il patto sulla Conoscenza firmato appena sei mesi fa: un accordo che prevedeva l’investimento di grosse risorse economiche ed umane. Ma quando si fanno gli accordi è necessaria la serietà di entrambe le parti. Invece gli 11 mila tagli previsti in Finanziaria sono una minaccia alla qualità della scuola – ha tuonato Scrima guardando sempre il Ministro -, ci apprestiamo a vivere un anno scolastico con classi da 35 studenti e 2 disabili con seri problemi di spazi, convivenza e apprendimento”.
Scrima ha anche affrontato il problema della scarsa considerazione sociale. Ed economica: dopo che il rinnovo contrattuale è arrivato con due anni di ritardo e con una copertura che ha appena coperto l'inflazione, nell'ultima Finanziaria per il contratto 2008-09 della scuola sono stati stanziati appena 8 euro lordi a lavoratore.
"Ai docenti si chiede e viene delegato tutto: su chi ricadono tutti i problemi degli studenti, derivanti dalle storture della società e dalle crisi familiari, se non sugli insegnanti? Siamo di fronte ad un bivio che può rappresentare un’occasione propizia, ma anche il modo per deprofessionalizzare una volta per tutte la categoria e far sprofondare la scuola. Se si vuole investire sui docenti servono allora interventi seri e dire basta all’istruzione da intendere come terreno di scontro ideologico: la scuola non appartiene al centro-destra o al centro-sinistra, ma al Paese. Agli intellettuali che dicono basta riforme non mi stancherò mai di rispondere – ha continuato il sindacalista – che queste devono essere condivise e quando necessarie servono a cambiare quel che non funziona. E vanno fatte fare a chi lavora in prima linea nella scuola, non da quattro saggi chiusi nelle stanze”.
Scrima ha quindi ricordato come il nostro Paese vanti una scuola d’infanzia ed elementare all’avanguardia: “siamo tra i primi al mondo e queste realtà non vanno certo toccate. Va però sicuramente rivista qualche altra parte del sistema se al concorso per S. Cecilia si presentano solo in 28 su 36 posti, mentre per le selezioni del Grande fratello ci sono file da otto giorni prima”.
Le proposte della Cisl sono contenute in un manifesto fatto di sette punti: basta conflitti ideologici; stabilità al sistema; completare le riforme in atto; valorizzare il lavoro attraverso investimenti adeguati; superare le discriminazioni favorendo l’integrazione di studenti stranieri e disabili; migliorare il sistema di valutazione; attuare con decisione l’‘Intesa sulla conoscenza’.
Il Ministro Fioroni si è trovato d’accordo con Scrima nel dire che c’è bisogno di mettere mano su diversi punti, ad iniziare dall’esigenza di premiare il merito: per questo ha reputato immotivate le polemiche di questi giorni derivanti dalle due nuove prove comuni, affidate all’Invalsi (l’Istituto nazionale di valutazione), che gli alunni di terza media dovranno sostenere in contemporanea a livello nazionale per verificare le competenze acquisite in italiano e matematica. “Sono provvedimenti indispensabili – ha spiegato il Ministro – per evitare che gli alunni privi di conoscenze possano andare avanti. Il caso dell’Università Ca’ Foscari ci deve far riflettere: così tanti diplomati non ritenuti idonei a frequentare una facoltà letteraria per incapacità di comprendere e scrivere testi è una sconfitta del sistema scolastico. Per questo è fondamentale introdurre adeguate punizioni a chi non merita”.
Fioroni ha poi ribadito l’importanza di premiare l’eccellenza (“anche i meno meritevoli sono costretti ad alzare i livelli di apprendimento”), di introdurre un nuovo sistema di valutazione (organizzato dall’Invalsi) rivolto sia a docenti che studenti e di dare più spazio alle persone che operano positivamente nella scuola.
“E’ ora di finirla con gli incentivi a pioggia: i docenti che mettono a disposizione competenze e tempo vanno premiati attraverso risorse adeguate – ha concluso il responsabile del Dicastero dell’istruzione – anche perché rappresentano dei maestri di vita per gli stessi studenti: e i giovani, con le famiglie in crisi, hanno bisogni di persone positive da emulare”.
Su questo punto si era soffermato anche Pietro Barcellona, docente all’università di Catania: “viviamo in una società che non guarda più all’interiorità, ma esclusivamente sull’esteriorità. E’ bene – ha detto Barcellona – che i docenti riscoprano l’amore per l’insegnamento lavorando di più sulle idee e sui rapporti veri”.
Per Silvano Tagliagambe, professore ordinario di Filosofia della scienza all'università di Sassari, prima di riformare la scuola occorre mettere mano sulla didattica ed in particolare la metodologia dell'insegnamento. Il professore universitario ha spiegato quali sarebbero i principi ispiratori della riforma metodologica: "Occorre prima di tutto semplificare i contenuti, senza confondere il tutto con la banalizzazione - ha spiegato Tagliagambe - e per farlo occorre sempre una buona progettazione: perché è molto più facile complicare che semplificare".
Secondo l'epistemologo i docenti dovrebbero tutti essere in grado di passare dal sapere al saper fare: "La capacità applicativa - ha detto - serve a distinguere i contenuti superflui da quelli significativi. Per questo nella scuola è molto importante l'attività laboratoriale, come anche la capacità di trasferire un problema da un ambito all'altro". Ecco perché i docenti del futuro devono puntare sulla specializzazione ("meglio una testa ben fatta che una testa piena") e sull'organizzazione ("è un elemento indispensabile per armonizzare e trasmettere la conoscenza). Dovrebbero, in pratica, "diventare delle guide e dei facilitatori per la costruzione dell'identità personale", ha specificato l'accademico.
28/03/2008 (da "La Tecnica della scuola")
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Dunque Aldo Schiavone, Remo Bodei, Giovanni Sartori, Sebastiano Vassalli, Salvatore Veca, Ernesto Galli Della Loggia, Giulio Ferroni - tanto per citarne alcuni - dovrebbero rendere conto a questo signore di come hanno raggiunto il loro status professionale... Ma cos'è? Una gag di un film di Totò? E poi 800 euro ad articolo? Mi dica l'esimio sindacalista chi paga così perché a me ancora non è successo. Sarebbe interessante...
Purtroppo non è una gag di un film di Totò. Questa è l'Italia. Questo è il sistema dell'istruzione. In mano a personaggi che hanno il coraggio di parlare con tanta faccia di bronzo perché nessuno ha il coraggio di chiedere loro quali qualifiche e quale curriculum danno loro il diritto di pontificare di scuola e addirittura di "conoscenza".
Questo è il nodo scorsoio che attanaglia il sistema dell'istruzione: sindacati, pedagogisti e consulenti proni ai sindacati e politici tremebondi. Difatti, come ha potuto un professore come Silvano Tagliagambe ascoltare simili nefandezze senza prenderne le distanze? E come ha potuto il ministro Fioroni non rimettere a posto quel signore e, al contrario, per mediocri motivi elettorali, dichiararsi in parte d'accordo?
Comunque, questa è anche una manifestazione di panico perché i sindacalisti sentono benissimo che aria tira nella scuola e che gli insegnanti non sono affatto offesi del nostro appello. Al contrario. Sanno benissimo che questa è la via per difendere la loro dignità, e soprattutto la dignità dei tanti di loro che reggono sulle spalle il disastrato sistema scolastico. Contro i nullafacenti e i teorici del nulla che vogliono ridurli a "facilitatori" e "guide" riproponendo la solita zuppa indigesta del "saper fare" contrapposto al "sapere". Non a caso l'appello l'ha scritto un gruppo di insegnanti! Ma su questo è meglio tacere...
Peraltro gli insegnanti hanno risposto:
http://gruppodifirenze.blogspot.com/2008/03/comunicato-stamoa-sulle-dichiarazioni.html
4 commenti:
Voler trasformare l'insegnante in facilitatore o guida è un topos di chi intende negarne il ruolo e svilirne la dignità umana o professionale (ciò non perché chi fa il mestiere di facilitatore o di guida sia privo di dignità; ma le dignità, diceva Nero Wolfe, sono come le facce: non ne esistono due uguali). Non mi sembra altrettanto vero, tuttavia, che richiamare l'esigenza di passare dal sapere al saper fare implichi contrapporre sterilmente le due cose. La riforma Moratti avrà avuto tutti i difetti del mondo; ma l'idea di fondo che le dimensioni del sapere, del fare e dell'agire vadano integrate e non scisse mi sembra giustissima. O vogliamo essere d'accordo con lo "statuto" berlingueriano per cui gli studenti hanno diritto a una valutazione che non tenga conto del loro comportamento; per cui basta che sappia a memoria l'art.2 della Costituzione, poi posso anche prevaricare i miei compagni? O vogliamo tornare alla concezione gentiliana, per cui ogni cosa che abbia una componente pratica è anatema? La riforma Gentile aveva una compattezza e un'organicità che le riforme successive si sono sognate; ma è possibile riproporre oggi le concezioni neo-idealiste? Io mi chiedo se non possa esistere una giusta posizione di mezzo tra la condanna della manualità propria della scuola tradizionale e la sua eccessiva esaltazione propria della concezione "laboratoriale".
Io mi sento offeso molto di più da questi sindacati responsabili o conniventi dello sfascio della scuola italiana e che sanno chiedere solamente soldi. L'infausto provvedimento di D'Onofrio che ha inventato i "debiti formativi" ha squalificato gli insegnanti più di tanti contratti non rinnovati: qualcuno di questi signori si lamentò all'epoca? Matematica è diventata una materia di cui "è possibile non avvalersi". Purtroppo l'utopia del "successo formativo per tutti" ha prodotto la distopia che è sotto gli occhi di tutti. Diceva Paul Claudel che "quando l’uomo cerca di immaginare il Paradiso in terra, il risultato immediato è un molto rispettabile Inferno".
Possiamo forse lamentarci della scarsa produttività italiana quando la scuola produce tanta ignoranza e chi è motivato e vuole fare ricerca è costretto ad emigrare dopo la laurea?
Andate avanti e sappiate che tanti insegnanti sono con voi e non si sentono per nulla rappresentati dai sindacati più potenti.
Giovanni Corbelli
(insegnante di Matematica e Fisica alle superiori)
Ringrazio il professor Corbelli. Tiriamo diritto, soprattutto per i nostri figli. A Papik vorrei osservare che la contrapposizione tra saper e saper fare viene proprio proposta dai fautori della visione "laboratoriale". Ho discusso a lungo nel mio libro del perché la concezione scientifica occidentale ha avuto tanto successo proponendo una visione originale ed efficace del rapporto tra teoria e prassi. Non ho inventato nulla, sono cose che insegna la storia della scienza. Questi signori ci propongono di tornare alla scienza pratica pre-ellenica. Il matematico Enrico Giusti ha sviluppato una critica puntuale di queste teorie empiristico-laboratoriali assurde, e ne parlo anche nel libro. La Moratti non ha avuto torti particolari salvo due: affidarsi agli stessi consulenti di Berlinguer e quindi perpetuare lo stesso modello, con alcune correzioni apprezzabili ma marginali e mutuare (sempre su suggerimento di questi) la sciagurata idea dell'educazione alla Convivenza Civile e dei corsi di affettività, ed altre assurdità zapateriste.
concordo pienamente con la sua analisi!
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