Pagine

venerdì 19 ottobre 2007

Sulla scuola la politica cede alla piazza e sbaglia strada

Una classe politica degna di questo nome deve possedere due qualità: saper capire che cosa si muove nella società e avere il coraggio di decisioni anche impopolari. Quel che è accaduto ieri in Senato merito alla scuola e alla faccenda dei cosiddetti esami di riparazione autunnali dimostra che queste due qualità sono merce rara nel nostro paese.
Chi conosca un minimo gli umori circolanti nel nostro paese sa che da molto tempo cresce il desiderio che nella scuola ritorni rigore e serietà e che vengano smantellate certe deliranti riforme degli ultimi quindici anni. Sa anche che questo desiderio è cresciuto a dismisura nell’ultimo anno, anche in relazione al diffondersi del bullismo a scuola, che il crollo di autorità degli insegnanti – largamente dovuto anche all’impossibilità di sanzionare il cattivo rendimento scolastico – non riesce a frenare. Basta leggere le lettere inviate ai giornali e parlare in giro, per rendersi conto che la stragrande maggioranza degli insegnanti, la stragrande maggioranza delle famiglie e anche un consistente numero di studenti ha accolto con favore i pur timidi provvedimenti del ministro Fioroni, incluso quello teso a compiere una verifica dei debiti formativi entro l’anno e non ogni due anni. Casomai, Fioroni andrebbe stimolato ad essere più coraggioso e incalzato ad affrontare anche una profonda revisione dei contenuti dell’insegnamento. Che poi ci sia chi si oppone, è ovvio. Ed è altrettanto ovvio che si tratta delle minoranze più vocianti, tanto vocianti da far credere a chi non ha capito nulla della situazione, che si tratti della maggioranza.
Dar retta alle manifestazioni studentesche di questi giorni non significa soltanto non aver capito niente, ma anche non avere il coraggio che si richiede ad una classe politica degna di questo nome, la quale non dovrebbe esitare a fare quel che è giusto anche di fronte alle proteste, soprattutto tenendo conto che una scuola la cui organizzazione viene decisa dagli studenti è morta e sepolta.
Il senatore Calderoli – pronto a esibire rigore e fermezza estrema quando si tratta di questioni padane o di immigrazione – ha sbagliato tre volte: ha mostrato di cedere miseramente di fronte alle sgangherate richieste della piazza; ha dimostrato di non avere il polso della situazione, perché se crede di conquistare un po’ di voti di famiglie che non hanno il senso del dovere perderà molti più voti di altre famiglie e di insegnanti; e infine non ha capito il merito della questione, perché il provvedimento di Fioroni non ripristina gli esami autunnali, che richiedevano la formazione di commissioni, bensì accorcia i tempi di verifica del recupero dei debiti formativi e cerca di porre rimedio allo scandalo immorale di studenti che non fanno nulla e vanno avanti lo stesso.
Se poi è proprio questo cui mirava Calderoli, e cioè stoppare il provvedimento di Fioroni, per lisciare il pelo ai nullafacenti, agli asini, ai bulli e alle loro irresponsabili famiglie – come risulterebbe dalla sua dichiarazione tesa a restituire “tranquillità ai nostri ragazzi” – ha fatto il peggio del peggio in nome di un misero vantaggio di popolarità che peraltro non incasserà mai. In cambio, ha vibrato una picconata micidiale alla scuola, lanciando un segnale che va in direzione opposta al recupero di rigore, di serietà, di disciplina e di efficacia.
Quel che è stato sconvolgente è l’immagine di un Senato che si è accodato quasi tutto a una simile sconsiderata iniziativa, probabilmente sempre per la paura della piazza, per insipienza e incomprensione della realtà.
Arrivano molte telefonate sconsolate. Qualcuno si chiedeva anche in quale paese civile si potrebbe emigrare. Si continui pure così, ma poi non ci si lamenti se il vento della sfiducia e dell’antipolitica s’ingrosserà sempre di più.
(L'Occidentale, 18 ottobre 2007)

3 commenti:

Gianfranco Massi ha detto...

Dall' assenza assoluta di commenti a questo suo articolo, che in fonmdo è una disperata difesa degli studenti di buona volontà, si deve desumere, caro professore, che la saggezza è scomparsa. Quanto attuale è il vecchio Platone!
Cordialmente,
Gianfranco Massi, Tarquinia

Giorgio Israel ha detto...

Non sarei così pessimista. Qui non sono arrivati commenti, ma ho ricevuto molte lettere a parte e molti commenti agli articoli che ho scritto su l'Occidentale e sul Foglio. Partiamo da una situazione difficile, ma forse, per la prima volta, esiste una forte volontà di uscirne. Frattanto sono stato nominato in una commissione ministeriale per la riforma dell'insegnamento della matematica e chissà che non si possa far qualcosa.

Gianfranco Massi ha detto...

Carissimo professore, la sua tranquilla fiducia mi rincuora. Sono tempi in cui il pessimismo spesso ha la meglio nei nostri cuori, ma la mente e la buona volontà debbono saper cogliere, sempre, i sentimenti positivi.
Le faccio i miei migliori auguri per la sua nomina nella commissione ministeriale.
Cordiali saluti, Gianfranco Massi

Posta un commento