Ricordate Angelo Fortunato Formiggini, l'editore e patriota ebreo che, all'indomani della promulgazione delle leggi razziali fasciste, si suicidò gettandosi dalla torre della Ghirlandina di Modena? Il suo suicidio venne così finemente commentato dal segretario del Partito Nazionale Fascista, Achille Starace: «È morto proprio come un ebreo: si è buttato da una torre per risparmiare un colpo di pistola».
Ecco una sua foto in cui ci offre una perla riguardo al «copiare».
Un tema molto caldo nell'Italia di oggi...
Dedicato a tutti i "copiatori" e a tutti coloro che favoriscono e giustificano la "nobile" arte del copiare.
11 commenti:
Caro prof. Israel,
leggendo qui di Formiggini, di cui non sapevo nulla, ho subito pensato ai versi danteschi con cui Virgilio si rivolge a Catone, per attestare il valore del suo discepolo:
“libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta”.
L'analogia è ovvia.
E pensavo che forse in quel motto, “non copiare”, c'è un'indicazione che va ben oltre le angustie della furberia all'italiana, di cui lei ha precedentemente scritto in questo blog. L'accezione di quel “non copiare” potrebbe significare “non imitare”, non omologarti, in una società come quella fascista, organizzata in modo tale da soffocare ogni individualità che si rifiutasse al consenso, in modo “più” pressante, suppongo, di quanto non accada nella nostra.
Mi interesserebbe leggere, di Formiggini, la sua “Filosofia del ridere”, lo cercherò. Ne sa qualcosa?
Un cordiale saluto
Quel commento di Starace in perfetto stile dannunziano, a distanza di ottant'anni, è un capolavoro horror do "scopiazzatura"!
Credo sia un dato di fatto che, se non si puo' offrire al datore di lavoro / cliente la nostra preparazione e relativi contributi originali (se siamo professionisti o dipendenti), un prodotto o servizio innovativo (se siamo imprenditori o artigiani), o comunque qualcosa di non scopiazzato, potremo esclusivamente competere sul prezzo (non a caso anche le universita' pullulano di individui che lavorano gratis). Ciascuno fara' le proprie considerazioni, io sto zitta perche' non riuscirei a esprimerle nell'ambito del galateo.
Ma visto che si accennava agli studenti che copiano agli esami e visto che ogni tanto sul blog si citano gli USA e il loro "honor code", io continuo ad avere l'impressione che molti lettori si sono fatti un'idea sbagliata. Lo sapete che - mi riferisco ad una universita' prestigiosa - gli studenti si impegnano a non discutere con i colleghi e a non fare insieme i "compiti" (sissignore, danno i compiti come alle elementari *e anche su questi si viene valutati* !!) ma non e' tutto: ci si impegna anche a non tentare di reperire le prove d'esame degli anni precedenti ne' tantomeno le loro soluzioni, e a mantenere confidenziali quelle dell'anno in corso. A domanda diretta (ossia nel corso di una "chat") viene risposto che non e' facile scrivere prove d'esame sempre nuove, quindi, si', sostanzialmente e' sempre la stessa. Anche qui non esprimo i miei pensieri sull'edutainment e sui suoi "facilitatori" e "valutatori", mi limito a fornire qualche elemento per comprendere meglio. Con tante scuse per il caffe' che vi e' andato di traverso.
PS junco, non leggerei in chiave antifascista, sebbene la cartolina non sia datata, in quanto Formiggini sostenne Mussolini e il fascismo fin quasi all'ultimo. Anche le leggi razziali non lo coinvolsero direttamente in quanto "ebreo discriminato" (aveva, mi pare, ottenuto questo status perche decorato al valore nel corso della 1 guerra mondiale, correggetemi se sbaglio perche' non sono certa di questo). Ricordo che Formiggini era nazionalista ed era stato a suo tempo interventista (e con l'entrata in guerra dell'Italia si arruolo' volontario) e aveva una consorte "ariana" (la vedova fu successivamente espulsa dalla pubblica amministrazione perche' rifiuto' di prestare giuramento di fedelta' al fascismo).
Gentile Daniela, ci vuol altro per mandare il caffé di traverso... Quanto a Formiggini, qualche precisazione (in fin dei conti è uno dei miei temi di ricerca, cfr. "Il fascismo e la razza"). Formiggini era fascista, e proprio per questo si suicidò: per la tremenda disillusione. Non era un ebreo "discriminato", anche se fece la domanda. Si dice che fosse stata respinta, ma mentre esiste copia della sua domanda, nel fascicolo dei suoi documenti non esiste copia della risposta, e di certo, se mai vi fu risposta (cosa improbabile dati i tempi tecnici) non fu certamente positiva. Inoltre, questa iniziativa - come numerose sue altre - va inquadrata in un clima in cui era da tempo maturata la decisione del suicidio come atto di denuncia. Tale decisione risulta da appunti del luglio '38, addirittura prima che venissero promulgate le leggi razziali (quando ormai si sapeva che ciò sarebbe accaduto). Quanto alla faccenda della moglie, non ne so niente, ma messa in questi termini è certamente una bufala. La "vedova" non poteva essere espulsa dalla pubblica amministrazione "successivamente", ovvero dopo la morte del marito, nel novembre 1938: il decreto per il giuramento di fedeltà fu promulgato nel 1931. Attenti alle notizie in rete (da Wikipedia in giù): sono piene di balle. Per esempio, uno "storico" dice che la domanda di discriminazione fu respinta in quanto soltanto la dimostrazione di non essere biologicamente ebrei poteva consentire di ottenerla. Quanto mai falso.
Grazie Prof. Israel del Suo scritto. Mi permetto di usare ancora un momento questo spazio, forse questa pagina di storia interessa anche ad altri (e dovrebbe interessare a tutti). Non sapevo della domanda che non aveva ricevuto risposta ed ero convinta erroneamente del contrario: quindi ne deduco che aveva fatto domanda "per meriti" (sto andando a memoria e non ho qui il testo della legge) citando la sua attivita' editoriale, lavorativa, pubblicista a favore dell'Italia? O aveva altre motivazioni? Per esempio non so se si fosse battezzato. Aveva fatto domanda con le norme dei mesi precedenti, prima del testo unico? Formiggini si suicido' solo pochi giorni dopo la legge di novembre.
Vorrei anche domandarle quale fu il numero di cittadini che ottennero lo status di "discriminato" grazie a questa opzione (e non, per esempio, perche' decorati al valor militare) e magari qualche nome. L'Italia poteva annoverare moltissimi cittadini ebrei a dare lustro nelle scienze, nelle arti, nell'industria, nel commercio, ma dall'oggi al domani tutto si dissolse, e il "privilegio" della colf "ariana" e simili restarono, che io sappia, riservati a pochissimi pluridecorati e invalidi di guerra.
Non so se la moglie era un pubblico dipendente nel 1931 e quindi tenuta a prestare giuramento, oppure se successivamente vinse un concorso ma fu esclusa per non aver giurato. So che in alcuni settori della PA, l'espulsione di chi non rispose alla richiesta del giuramento di fedelta' (quindi non pubblicando lettere polemiche sui giornali ma semplicemente ignorando le ripetute richieste e solleciti - e cercando un altro lavoro oppure preparandosi a emigrare) ebbe tempi lunghissimi, talvolta arrivando dopo il dimissionamento dell'interessato per motivi razziali. Per questo non avevo liquidato a priori questa voce come bufala, senza contare che il pietismo peloso italiota e la tragica vicenda umana della povera signora innamorata di un turpe ebreo che infine si suicido' da spilorcio, potrebbero aver spinto piu' di un funzionario a lasciare a lungo la pratica in un cassetto. Mi si dice invece che furono sollevati dubbi anche sulla "razza" della consorte, ma questa presento' prontamente la sua documentazione di "ariana" e battezzata, per cui, tutto a posto. Ovvio che anche i "sentito dire" sono pieni di balle e quindi per piacere prendeteli con le pinze, o meglio ancora, usateli come punto di partenza per una ricerca storiografica che leggerei volentieri.
Grazie ancora
@Daniela
Qual è l'università prestigiosa che impegna i suoi studenti a non discutere con i colleghi, a non reperire le prove di esame precedenti ed altro? Mi incuriosisce perché queste attività sono di solito ritenute necessarie allo sviluppo ed al consolidamento degli argomenti di studio (ed a passare l'esame, perlomeno nell'ambito disciplinare della fisica), e sui siti delle migliori università americane (e.g. Caltech, Harvard, MIT) sono pubblicati gigabyte di materiale del genere.
Riguardo Emilia Santamaria Formiggini, pedagogista di una certa notorietà, tra le altre misure le venne revocata la libera docenza. Non conosco i dettagli della sua vicenda, e non so nemmeno se avesse un incarico, ma rispetto ai cattedratici i liberi docenti subirono le conseguenze dell'obbligo del giuramento in tempi diversi. Per esempio, Leone Ginzburg, che un incarico lo aveva, lo perse nel 1934.
@Massimiliano: Grazie.
L'universita' e' Stanford, facolta' di ingegneria. A Stanford ogni docente puo' decidere i dettagli di quali forme di "collaborazione" sono permesse e quali no (e nello specifico, non rendere disponibili le prove d'esame degli anni precedenti e richiedere agli studenti la confidenzialita', a propria discrezione). Aggiungo che, dopo aver sentito dire quanto sopra dagli studenti ventenni del corso, e siccome come avrete capito sono una "rompi", ho contattato direttamente il docente, precisando che NON sono iscritta a ingegneria, NON voglio iscrivermi, potrei pure firmare una liberatoria che non mi iscrivero' mai; che stavo guardando del materiale per cui ho un vago interesse (imparare e' meglio che non imparare) nell'ambito dei loro programmi gratuiti di apprendimento a distanza; ma oltre a reiterare che e' vietato, senza perifrasi mi e' stato detto che non desiderano far circolare i testi degli esami, in quanto "e' difficile scrivere prove d'esame sempre nuove". Ora, gentile Massimiliano, deve sapere che stiamo a parlare di XML. Come sarebbe a dire che e' difficile scrivere prove d'esame sempre nuove?! in XML? Ma ve le scrivo io gratis le prove d'esame, mettendo pure i ringraziamenti che me le risolvete. Oppure le facciamo scrivere da un passante a caso, e vedrete che qualsiasi analfabeta informatico dara' un suggerimento valido, quale ad esempio "Rimuovere almeno venti errori da una qualsiasi pagina che non e' w3c compliant (una a vostra scelta, ed eventualmente, questa)."
Un articolo del WSJ
http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204394804577010080547122646.html
Grazie dell'indicazione e dell'articolo. Non so dire quanto la policy di un singolo corso sia rappresentativa di un'intera università o un intero sistema universitario. Per esempio, proprio a Stanford, il corso di Information Theory (prof. Cover) è regolato diversamente. Poi vado decisamente OT, e mi scuso, ma ritengo molto utile l'assegnazione regolare di compiti e la loro correzione (certo, proprio come alle elementari) anche a studenti universitari di corsi avanzati, come l'esempio mostrato o, per esempio, Teoria Quantistica dei Campi, un corso tipico degli ultimi anni e frequentato da studenti anche di 23 o 24 anni di età. Certo, richiede allo staff docente un impegno superiore alle semplici lezioni ed esercitazioni, ed il mantenimento di una documentazione di qualità, ma, riallacciandosi all'articolo del WSJ linkato nel post precedente, quando uno studente paga delle alte rette ha diritto a metodi didattici efficaci (poi l'argomento del corso può non avere business, ma questa è una scelta dello studente).
Link al corso di Information Theory: http://www.stanford.edu/class/ee376a/index.html
Gentile Massimiliano, spero che le torri d'avorio in questione provvederanno ad assorbire questi bravi alunni diligenti che a 23-24 anni, e dopo tredici anni di scolarizzazione piu' altri di universita' (Teoria Quantistica dei Campi non si frequenta al primo anno) non sono in grado di decidere che un argomento gli interessa e studiarselo (oppure, che non gli interessa e fare altro), non sono in grado di procurarsi in maniera autonoma una bibliografia e degli esercizi, non sono in grado di confrontarsi coi colleghi e determinare la propria preparazione e le relative lacune (magari anche provvedendo a colmarle, ohibo'!!), eppure uno studente universitario si presume che impari a fare ricerca, anzi le diro', non nella preistoria, ma solo qualche decennio fa, i giovani bravi, appena laureati, avevano incarichi provvisori di vario tipo coi quali si guadagnavano da vivere per 1-2 anni fino al concorso successivo, e poi entravano in ruolo - esito a dirlo - talvolta direttamente come associati! Gli altri, quelli non interessati alla carriera universitaria, diventavano dirigenti, funzionari, insomma decision makers, certo non si sedevano subito a dirigere una grande azienda o un ministero, ma comunque avevano posizioni decisionali e di responsabilita'. A 23-24 anni, si'. Ovvio che non si finisce mai di imparare, ma se una persona non ha senso di responsabilita' e capacita' decisionali quando e' ampiamente maggiorenne, lascio a Lei di scommettere su questo giovane. Io non ritengo che possa portare innovazione e cultura, al piu' credo che possa diligentemente girare la manovella delle citazioni incrociate o fare bella presenza agli eventi di edutainment. O magari, come s'addice alla carne da trincea, di mettere una firmettina e poi di cascare dal pero quando le forze dell'ordine gli mostrano una notifica o un decreto penale.
Confesso poi che rimango esterrefatta di come, vent'anni dopo lo sfaldamento del blocco comunista, il cosiddetto occidente cosiddetto liberista porti avanti delle posizioni che nessuno in unione sovietica ne' in bulgaria avrebbe mai sostenuto. Si', certo, alcune donne medico avevano una preparazione alla meno peggio, si' certo, alcuni operai e contadini dei kolkhoz si sono laureati in scienze politiche o filosofia per ragioni di propaganda e alla bell'e meglio, si' certo un cittadino afghano e' stato spedito su per ragioni di propaganda con una preparazione raffazzonata (ma al dunque, proprio lui ha salvato la vita propria e del collega, teniamolo presente), pero' insomma, dalle olimpiadi matematiche per bambini (pace e amicizia) solo molto piu' tardi adottate (scopiazzate?) in occidente, su su fino ai vari Arnold e Landau, l'eccellenza veniva premiata nella maniera giusta - ovvero con l'opportunita' di studiare meglio e di piu'; e il livello medio era mantenuto entro la decenza. Quanto ai cialtroni fannulloni o comunque con voti insufficienti, questi dovevano dare spiegazioni a "commissari popolari" cioe' anziani contadini analfabeti che avevano ben chiaro che studiare e' un privilegio. Se li convincevano che i cattivi risultati avevano un buon motivo, nessun problema; in caso contrario - l'urss si piccava della sua magnanimita' verso i borghesi rammolliti - dovevano rimborsare, al costo, l'onere per la collettivita'.
Alla fine della fiera, cio' di cui l'occidente liberista, a parole, va tanto fiero, funziona piu' che altro in Cina. Nel frattempo, nella patria della liberta', ci sono studenti che restano fuori dai corsi di studio a causa della propria etnia o del proprio sesso, per fare spazio a colleghi/e meno qualificati ma che verificano la quota della "affirmative action" di turno. Non so se vi ricorda niente.
Alle volte penso che lo scopiazzo si estinguera', non perche' come auspicato, tutti studieranno, ma perche' le nuove generazioni non hanno abbastanza spirito di iniziativa neanche per copiare.
Non sono sicuro di aver capito tutto il discorso, e, no, temo che le torri d’avorio non provvederanno ad assorbirli. Tuttavia non mi sento di dare una valutazione così lapidaria. Per restare in tema di QFT, che mi sembra un esempio adeguato per il discorso “compiti su argomenti avanzati”, 23-24 anni è una fascia limite (21-22 è più nella norma), ma non rarissima, e comunque rappresenta IMHO un'età in cui una parte consistente di studenti (o talvolta dottorandi) è ancora in formazione. È vero che ora è disponibile un’abbondante documentazione, ma ciò è dovuto proprio al lavoro di redazione e correzione svolto nei corsi universitari passati, in varie parti del mondo, pubblicato poi sul web. Ai tempi dei miei studi, quando questi sussidi erano assai rari e non era facile trovare esercizi, o meglio risoluzioni, di livello adeguato perfino per alcuni esami di base, il consolidamento di una bibliografia di esempi era un’operazione faticosa e dispersiva, che finiva per sottrarre tempo prezioso alla messa a punto delle nozioni di studio in tempo utile per l’esame, e certi argomenti venivano “culturalmente completati” nell’esame successivo. Se l’assegnazione di compiti (che rappresentano poi un’occasione di discussione e confronto con colleghi e docente, ed ulteriori ricerche, perché dovrebbero escluderle?) sono utili a far risparmiare tempo agli studenti e permettere loro di dedicarsi ad ulteriori sviluppi, non mi sembra che questo metta in dubbio la loro autonomia e capacità di giudizio. Ci sono poi altre considerazioni. Tesi impegnative come in passato confluiscono ormai nel dottorato di ricerca, ma alcune di laurea magistrale possono presentare ancora difficoltà non trascurabili, magari in campi in cui la QFT trova applicazioni limitate (per esempio un lavoro sperimentale in spettroscopia molecolare, o comunque un compilativo nel campo), rimanendo però una componente fondamentale del bagaglio culturale di un laureato in fisica, e visto che, con la progressiva tendenza ai corsi semestrali, spesso è richiesto di diventare abbastanza esperti in una materia nello spazio di due o tre mesi, comprimendo quelli che una volta erano considerati tempi fisiologici, un addestramento strutturato è proficuo anche per gli studenti più bravi (ma che non sono necessariamente teorici delle particelle) che vogliano comunque seguire il corso con intenzioni che vanno oltre il semplice apprendimento di nozioni generali. Ripeto che le occasioni di ricerca (di bibliografia, di esercizi, di nuove formulazioni, di approfondimento, di aggiornamento) in un corso di studio, frequentato con un minimo di motivazione, non mancano mai, anzi è difficile riuscire a completarle tutte, a dispetto delle facilitazioni che per alcune possono essere predisposte.
Ma si possono fare altri esempi più ampi rispetto alla QFT. Molti corsi di inglese (per esempio lo Shenker, abbastanza diffuso in ambito aziendale) comprendono frasi da copiare e ripetere, risposte da imparare a memoria e da ripetere davanti all’istruttore. Spesso questi corsi sono seguiti da persone di 30 o 40 anni (e più), anche di livello dirigenziale, e che magari già utilizzano l’inglese correntemente nella loro attività. È una metodologia consolidata da decenni, nonostante il metodo sia in effetti molto più simile all’insegnamento elementare che ad un corso professionale, ma è anche un caso in cui diventa evidente come il perfezionamento di una materia (i livelli previsti sono disparati) richiede una specie di regresso metodologico.
Per farla breve (in realtà l’ho fatta lunga, anche lasciando fuori molte altre considerazioni), è chiaro che non condividiamo il punto di vista sui compiti a casa, ed è normale che non ci si riesca reciprocamente a convincere, però trovo eccessivo, e con basi troppo vaghe, formulare giudizi di capacità su studenti, e forse senza conoscerli, solo perché magari si trovino a trarre profitto (e non è detto siano loro necessari) da ausili didattici analoghi a quelli usati in scuole di grado inferiore.
Gentile Massimiliano,
mi corregga se sbaglio ma in base alla valutazione (e ai suoi difetti, e a mio avviso premiare studenti universitari con l'autonomia di pensiero di uno scolaretto e' agghiacciante) allochiamo risorse limitate (siano esse reali oppure miraggi). Nella misura in cui la valutazione e' fine a se stessa, essa e' irrilevante (cosi' come irrilevanti sarebbero le alternative, dal voto politico all'autovalutazione) e riveste al piu' un ruolo indicativo, "qualche consiglio per chi vuole migliorare". Non avrei obiezioni ad una ipotetica scuola di questo tipo; ma - di nuovo, mi corregga se sbaglio - i voti oggi assegnati dall'universita' della funzione a dente di sega e della riproduzione asessuata, influiscono sul futuro dei ragazzi che Lei ha di fronte, e talora lo determinano. Tali scelte determinano anche il destino degli altri giovani, che Lei non avra' mai di fronte, quelli che pur avendo talento e desiderio di studiare oltre che senso di responsabilita', passano le giornate alla macchina da cucire o a raccogliere verdura. Il sistema riesce a garantire la bambagia e i guanti bianchi a pochi privilegiati, solamente grazie a tali diseguaglianze, o se preferisce, ingiustizie. Sarebbe concepibile, anche se molto impopolare, stabilire che ogni anno il Paese ha bisogno di "n" fisici teorici e dunque si provvedesse a formarne un numero lievemente superiore, selezionandoli in base a criteri condivisi (che difficilmente sarebbero quelli della funzione a dente di sega e della riproduzione asessuata e delle pubblicazioni a bassa densita' e delle citazioni reciproche, quando non della solerzia e precisione nel fare la spesa al supermercato a beneficio della signora del Prof) e avviandoli alle posizioni per le quali si e' reputato necessario uno studioso con quella preparazione. Nulla vieterebbe poi, se esistono le risorse, di proporre un corso esclusivamente concepito per insegnare e imparare, privo di valutazione e aperto a chiunque voglia frequentarlo. Pero' un sistema, per funzionare alla meno peggio, deve avere due caratteristiche minime: una persona eccezionalmente capace deve essere comunque in grado di emergere; e una persona che viene posizionata senza meriti, deve avere un livello minimale di preparazione. L'istruzione classista e baronale contro cui ci si e' ribellati (e con buone ragioni) rispondeva a entrambe queste caratteristiche. Il '68 ha eroso la seconda, ma tuttavia, quei cialtroni erano ancora in grado di rendersi conto dei propri limiti (e catapultare il lavoro sulla scrivania dei colleghi capaci); la prima e' rimasta in essere, anzi ha avuto nel breve termine un impulso positivo per gli studenti preparati (non eccezionali) che provenivano da contesti socioeconomici svantaggiati. Sono trascorsi i decenni e piano piano entrambi i pilastri sono evaporati. E' evaporato anche il benessere cosi' come la speranza nel futuro. Ma tenga conto che la funzione a dente di sega ci mette un attimo a ribaltare tutto.
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