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venerdì 12 ottobre 2012

ULTIMISSIME SUL FRONTE ANVUR

In una nota emessa poco fa (inizio del fine settimana) l'Anvur ammette candidamente il proprio fallimento, e cioè che tutti i calcoli fatti per stabilire chi ha diritto a essere commissario per l'abilitazione nazionale universitaria e chi non lo ha, sono inattendibili. E se ne sono accorti ora... e hanno scaricato prontamente la patata bollente sui docenti e sul ministero. I primi dovrebbero fare delle rettifiche delle loro "inadempienze" in rete. Non si sa con quale risultato e in che contesto visto che l'Anvur ha trasmesso il suo "lavoro" al ministero, che non si capisce cosa dovrebbe fare, visto che compete all'Anvur fare i conti...
Domanda retorica: cosa succederebbe in un paese civile di fronte a una simile catastrofe?

4 commenti:

G.C. ha detto...

Gent.mo professore mi complimento per il suo blog che leggo con interesse ed attenzione esprimendole la mia stima.

Possiamo immaginare quello che probailmente succederà in questo paese: esattamente il contrario di quello che succederebbe in un paese civile.
Ovvero dopo il solito palleggiamento di responsabilità non accadrà nulla.
Del resto le poltrone faticosamente "conquistate", qui, ormai nessuno le lascia più. Anche di fronte a fatti di gravi o a manifesta incompetenza e pressapochismo.
Mala tempora currunt.

Matteo Dellanoce ha detto...

Sicuramente al posto delle meritate "pesciande ndel cul" ( metaforico va da sè) assisteremo ad un promoveatur ut admoveatur.
Matteo Dellanoce

alfio ha detto...

quindi, in buona sostanza, il "gruppo esperti della valutazione" non è in grado valutare un libro se non c'è sul database il numeretto dell'ISBN. Stamo messi bene, stamo.

Stefano ha detto...

Questo che sembra un "cupio dissolvi" dell'ANVUR sancisce il crollo di un sistema sbagliato fin dalle prime fondamenta. La cultura neofascista-tecnocratica alla base di tutta questa operazione ha dimostrato la sua povertà e fragilità. Per fortuna il castello sta crollando: forse la parte migliore e più sana della comunità accademica ha ancora la possibilità di costruire un sistema di valutazione responsabile, costruttivo e, mi piace dire, democratico.

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