che si legge qui,
Ernesto Galli della Loggia scrive parole lucide e imprescindibili sull'ultimo contributo del Ministero della Pubblica Istruzione alla scuola italiana, il "Bilancio di competenze" che devono preparare gli insegnanti neoassunti. Essi non devono dedicarsi, grazie alla nuova stabilità raggiunta, a studiare e ad approfondire, a meditare le proprie lezioni e a fare progetti per migliorare sé stessi partecipando a conferenze e corsi scelti con autonomia intellettuale, potendo permettersi forse qualche libro, cinema o mostra in più. Sarebbe un imperdonabile individualismo! Essi si devono sottoporre a un rito la cui logica pare seguire i vecchi principi di una buona confessione (l'esame di coscienza, il dolore dei peccati, il proponimento di non commetterne più, la confessione, la penitenza) e che, nello stesso tempo, come giustamente scrive Galli della Loggia, potrebbe evocare nella sua minuziosità la pratica in uso nei regimi comunisti di far redigere a ogni militante sospetto di qualche infrazione, un rapporto circa il proprio operato, in bilico tra salvezza e condanna. Il tipo di rapporto che si chiede è analizzato da Galli della Loggia alla perfezione: leggiamolo,
per cercare dei resistere e di salvare la scuola.
“Qualcosa, insomma, che — se non fosse nota la natura inoffensiva della ministra Giannini — potrebbe ricordare la pratica in uso nei regimi comunisti di far redigere a ogni militante sospetto di qualche infrazione un rapporto minuzioso, il più minuzioso possibile, circa il proprio operato.”
“Bisogna sapere infatti che da molto tempo la bestia nera del Miur è l’individualismo. Tutto, infatti, deve essere sempre pensato, organizzato, progettato, collettivamente, insieme a qualcun altro, colleghi, organi, genitori, asl, e chi più ne ha più ne metta. Così come tutto deve sempre essere «partecipato»: l’ideologia della scuola italiana è una sorta di permanente soviet casareccio, di consiliarismo «de noantri».”
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