Pubblicato sulla rivista TEMPI (distribuita il giovedì con Il Giornale), 2 novembre 2006
Giulio Giorello mi bacchetta per aver difeso il discorso del Papa a Ratisbona. È turbato perché sarei intriso di “fondamentalismo religioso”; e trova deplorevole il mio discorso sulla necessità che l’occidente si liberi dei “demoni” dell’odio di sé, del relativismo e dello scientismo. Dice di non essersi imbattuto in simili “lagne” da molto tempo.
Non è un buon segno che uno sia ridotto a controbattere gli argomenti altrui con epiteti (“lagne”, “fondamentalismo religioso”), oppure parlando di pretesi “errori” contenuti in un mio libro su tutt’altro argomento. Oltre a evocare la classica situazione della casa dell’impiccato in cui si parla di corda, è una manifestazione di forza argomentativa e di “stile” che parla da sola.
Nel merito, Giorello mi rimprovera di aver criticato l’ex presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Amos Luzzatto perché aveva invitato il Papa ad andare addirittura “oltre le scuse” nei confronti di chi lo stava minacciando di morte per aver espresso il suo pensiero. Luzzatto aveva incitato a restare sul terreno politico, che permette il compromesso, mentre il confronto ideologico o teologico non lascerebbe possibilità di soluzione. Osservavo, e ribadisco, che la questione si gioca sul terreno religioso e che è mediocre pragmatismo far finta che le difficoltà che nascono su questo terreno possano essere aggirate politicamente. Giorello ne deduce che avrei accusato Luzzatto di non essere stato ideologico… e invita l’“amico Giorgio” a coltivare un sano pragmatismo invece di attardarsi nelle “lagne”.
Sarebbe interessante approfondire cosa dovrebbe essere questo pragmatismo. Di sicuro non impicciarsi delle idee altrui. Il motto potrebbe essere una parafrasi dell’appello per l’educazione: «Se ognuno si facesse i fatti propri tutti starebbero meglio». Per esempio, se il professore francese Redeker fosse stato pragmatico, avrebbe tenuto la penna a posto, e non si sarebbe attirato la condanna a morte degli “ideologi” con quell’articolo sul Corano. E quanto starebbe meglio Magdi Allam se fosse un po’ più pragmatico, invece di parlare di Corano e di Islam un giorno sì e l’altro pure. Certa gente se la tira proprio, come Daniela Santanché: se uno ha l’idea balzana di discutere con l’imam di Segrate è ovvio che si becca una condanna come “infedele” e “seminatrice di odio”. Insomma, agiscono bene quei politici e intellettuali che alle sparate teologiche e storiche del presidente Ahmadinejad sull’inevitabile trionfo della vera fede e sulla Shoah che non sarebbe mai esistita, oppongono un pragmatico silenzio o stendono la mano. Oppure fanno i raffinati, come quell’esponente del Pdci secondo cui il negazionismo di Ahmadinejad sarebbe la risposta “folle” a chi pretende di giustificare ogni azione di Israele sulla base del ricordo dell’Olocausto ebraico. Per cui, occorre “interrompere immediatamente ogni strumentalizzazione”: l’offeso non è l’indifendibile Israele ma l’antifascismo…
Mi viene voglia di definire questo pragmatismo “odio di sé”, ma dopo la reprimenda di Giorello non oso più. Basta con le “lagne”. “Allegria!”, diceva Mike Buongiorno. Anche l’amico Giulio sia coerente e la prossima volta, invece di cercare argomenti finti, la butti sul leggero: ricorra al pernacchio napoletano, almeno ci divertiremo tutti. Non meno di quanto ci ha fatto divertire dichiarando di preferire alle metafore del Papa il razionalismo del profeta Muhammad.
Giorgio Israel
1 commento:
Sì, sarebbe proprio interessante constatare cosa si intenda per "pragmatismo" , parola che proviene dal greco "pragma" (azione, fatto). Ma qui assistiamo sempre più all'inazione e di intellettuali silenti e compiaciuti nell'adeguarsi a tutte le iniquità. Siamo alle solite: ci è stato dichiarato un temibile scontro religioso e alcune "teste pensanti" si comportano come i cani più piccoli nei confronti di quelli più aggressivi e di grossa taglia: si rovesciano all'insù e mostrano la pancia in segno di "sottomissione", nella speranza di venir risparmiati.
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