Il 4 ottobre 2007 il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza un documento dal titolo “I pericoli del creazionismo nell’ambito dell’educazione”, che condanna le teorie creazioniste, includendovi le teorie del “disegno intelligente”. Il tono è particolarmente acceso: si manifesta preoccupazione per i “possibili effetti deleteri” che queste teorie possono avere sul sistema dell’istruzione e addirittura per le “conseguenze che potrebbero avere per le nostre democrazie”. Secondo il Consiglio d’Europa “se non stiamo attenti, il creazionismo potrebbe divenire una minaccia per i diritti umani”.
Il documento ha sollevato reazioni di segno opposto. Di particolare interesse ci sembra il commento di Massimo Piattelli Palmarini (Corriere della Sera del 16 ottobre), in quanto, pur partendo da posizioni equilibrate e da talune affermazioni interessanti, arriva a salutare come “razionale e liberatoria” la delibera. Piattelli Palmarini non si profonde in un peana della teoria dell’evoluzione, a differenza dei darwinisti professionali. Anzi, sostiene – con notevole coraggio, dati i tempi che corrono – che “la dottrina darwiniana tradizionale fa acqua da molte parti”. Cita l’illustre genetista americano Gregory C. Gibson, che su Nature ha parlato della “concezione emergente che la selezione naturale è solo uno dei fattori dell’ordine biologico, e forse nemmeno il più importante”. Secondo Piattelli Palmarini il vero approccio scientifico consiste nell’offrire nella scuola una visione complessa dell’evoluzione del vivente, e “non il tradizionale fumetto darwiniano”. Fin qui potremmo sottoscrivere parola per parola. Anzi, potremmo aggiungere che, per quanta acqua faccia la teoria dell’evoluzione, ciò non basta a motivare un ritorno al creazionismo. Secondo Piattelli Palmarini attenersi al “caricaturale” fumetto darwiniano significa “non fare tesoro della saggia risoluzione del Parlamento europeo”. Ma è proprio certo che sia questo lo spirito che ha animato quel consesso?
L’assunto del ragionamento di Piattelli Palmarini è che la scienza avrebbe stipulato con la società un “contratto implicito” consistente nello “spiegare i fenomeni della natura, vita compresa, in termini accessibili all’intelligenza umana, senza invocare fattori esterni alla natura stessa”. Ne deduce la necessità di mantenere una barriera impenetrabile tra scienza e credenze non naturalistiche, in particolare tra scienza e religione: l’una non si deve immischiare delle seconde e viceversa. Ma, per quanto possa si provare simpatia per la tirata d’orecchie che egli fa a Richards Dawkins, Daniel Dennett e Piergiorgio Odifreddi (“improvvisato teologo”) non mi pare che si possa seguirlo in questa distinzione rigida, tanto meno nell’ammettere l’esistenza di quel “contratto implicito”. Il contratto non è stato mai scritto perché quella barriera, se è mai esistita, è stata un colabrodo e, soprattutto, un colabrodo in continuo movimento. Chi conosca un minimo la storia della scienza sa che definire i confini esatti tra scienza e non-scienza è impossibile, a meno che non si assuma come “scienza” il suo stato attuale e tutto il resto, o quel che precede, venga vagliato alla luce di questa pietra di paragone. È la posizione “cumulativa” che tanto efficacemente ha demolito Thomas Kuhn quarant’anni fa. Dimenticare quella lezione non è una buona idea.
Prendiamo proprio il caso al centro di questa discussione. Secoli di biologia creazionista – e quindi intrisa di visioni teologiche – sono stati secoli di non-scienza? Eppure, questa non-scienza ci ha lasciato in eredità una grande mole di conoscenze “positive”, quantomeno in termini di classificazione, senza la quale sarebbe stato impossibile allo stesso Darwin pensare la teoria dell’evoluzione. Nessuna persona seria potrà sostenere che l’idea della fissità delle specie non abbia un’ispirazione teologica. La teologia creazionista è stata il motore metafisico della ricerca scientifica dei naturalisti pre-evoluzionisti, come la metafisica del “matematismo” (ovvero l’idea che il mondo è matematico) ha guidato la ricerca dei fondatori della fisica-matematica moderna. La scienza non può fare a meno di una metafisica influente, anzi parte da essa, a differenza di una scienza di tipo aristotelico, come osservava Alexandre Koyré, ammonendo di non dimenticare questo fatto essenziale. In realtà, nel sostenere che la scienza ha soltanto bisogno di osservazione e confronto con i fatti empirici si assume una metafisica ancora più pesante: il positivismo mascherato da anti-metafisica.
La scienza non evolve in una sorta di tubo sotto vuoto, isolata dal resto del mondo. Essa è intrisa di preconcetti metafisici, di visioni del mondo, di teologie, di filosofie di vario tipo. Nel suo percorso storico, associa sovente vecchi risultati con interpretazioni del mondo nuove e magari contrapposte a quelle precedenti. È arduo sostenere che il darwinismo non possieda una sua metafisica influente: basta sentire cosa predicano da mane a sera i darwinisti professionali. Sono questioni complesse che non dovrebbero essere trattate in un organismo politico-istituzionale. Ad esempio, mentre l’ipotesi creazionista si associa a un’idea di fissità delle specie, le teorie del disegno intelligente sono interpretazioni filosofiche ed eventualmente teologiche che possono associarsi a una teoria evolutiva. Pertanto, quando il Parlamento europeo ha associato nella condanna creazionismo e disegno intelligente non ha soltanto messo nero su bianco una sciocchezza ma ha anche esibito il presupposto ideologico fazioso che dettava la sua presa di posizione.
Piattelli Palmarini ha scritto un articolo corredato di osservazioni coraggiose e ispirate a un autentico spirito critico. Si è invece rinchiuso in una visione angusta e inesistente della scienza, come qualcosa di separato dal resto del pensiero e che si svolgerebbe in una purezza incontaminata, e ne è stato indotto a valutare positivamente un documento scandaloso. Dovrebbe essere inutile ripetere che qui non è in gioco la rivalutazione del creazionismo. Qui è in gioco la libertà di pensiero, il fatto elementare che le contese filosofiche, scientifiche, culturali si fanno fuori dalle aule parlamentari e dai tribunali e non si risolvono votando. La teoria dell’evoluzione non dovrebbe avere bisogno di un voto per reggersi in piedi. Tanto più è scandaloso arrivare addirittura a parlare di minacce per le democrazie e per i diritti umani. Qualcuno può forse asserire seriamente che secoli di creazionismo hanno messo in pericolo i diritti umani ed hanno ostacolato la formazione delle democrazie? Se si volesse entrare nella logica aberrante del Parlamento europeo occorrerebbe osservare che, piuttosto, è stato nel secolo del darwinismo che il nazifascismo e il comunismo hanno celebrato i loro lugubri trionfi.
Le persone autenticamente libere dovrebbero rinviare al mittente questo scandaloso e avvilente documento che mostra da dove vengano i veri pericoli per la libertà di pensiero, per la cultura e per la scienza.
Giorgio Israel
(pubblicato sul Foglio del 24 ottobre)
Tra le legittime critiche che si possono muovere a questo articolo, prego soltanto non venga mossa quella illegittima: che sarei un creazionista alla maniera degli evangelici americani. Tra l'altro, non apprezzo neppure la maggior parte della letteratura del cosiddetto "disegno intelligente", che considero una forma di riduzionismo grossolano. È un argomento molto interessante e delicato di cui bisognerebbe occuparsi seriamente, invece di fare guerre di "religione".
16 commenti:
Abbozzo una critica, sperando che rientri tra le legittime.
Il documento del parlamento europeo, se non sbaglio, parla di educazione: un ambito particolare, nel quale mi sembra giusto fare molta attenzione. Non intende censurare in assoluto il creazionismo e l'I.D., ma all'interno della scuola, il che è molto diverso: l'appello alla libertà di pensiero andrebbe, almeno in parte, rivisto.
Inoltre: appunto perché la scienza non funziona nel vuoto non si può confrontare quello che era scienza secoli (o anche solo decenni) fa: occorre valutare questi discorsi adesso, nel 2007, con le conoscenze del 2007, non del 1507!
Critica più che legittima... Chiedevo soltanto di non essere bollato a priori come creazionista, come usa oggi per tappare la bocca.
Ma non sono d'accordo per vari motivi.
1) Si può, eccome confrontare la scienza di un tempo con quella di oggi. E la scienza di oggi è intrecciata indissolubilmente con quella di un tempo. Il processo non è lineare e può accadere persino che si torni indietro o si recuperino linee di pensiero abbandonate (tanto per fare un esempio, l'analisi non standard, oppure il lamarckismo, che pareva sepolto).
2) Comunque queste sono discussioni interne alla scienza e al suo procedere che non si risolvono in un parlamento o in un consesso politico, a meno di non voler fare come si fece in URSS.
3) L'ID non mi convince per niente, ma un conto sono le tesi di Dembski (che mi paiono sgangherate), altro conto quelle di Denton che hanno un serio supporto fattuale. Alcune di queste visioni, come una presentazione equilibrata delle falle dell'evoluzionismo darwiniano possono essere introdotte nelle scuole. È bene che gli studenti conoscano anche le tesi creazioniste, magari in sede di cultura religiosa, di cui dovrebbero essere edotti (come ha osservato Cacciari, è inammissibile che un laureato in filosofia creda che il Vangelo l'ha scritto Gesù). Tutte queste decisioni sono complesse e non risolvibili con un editto parlamentare.
4) Detto tutto questo, cosa diamine c'entra la democrazia e i diritti dell'uomo? Questa è l'affermazione più vergognosa, stupida e scandalosa attorno a questa stupida delibera.
Premetto che non conosco nel dettaglio la decisione del parlamento europeo, ma penso (e spero) che si riferisca alle lezioni di biologia nelle scuole fino alle superiori, non certo ai corsi di laurea in filosofia!
Scrivendo che non si può confrontare la scienza di oggi con la scienza del passato, mi riferivo al passaggio "Secoli di biologia creazionista – e quindi intrisa di visioni teologiche – sono stati secoli di non-scienza?". Si può tranquillamente sostenere che erano scienza, ma adesso sostenere il creazionismo è pseudo-scienza.
Purtroppo quel che la storia della scienza ci insegna è che noi non possediamo alcun criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza, se non altro perché non esistono criteri per definire una volta per tutte cosa sia scienza. Nessuno può seriamente stabilire in modo codificato cosa sia il "metodo scientifico".
Distinguiamo tra il racconto biblico e la teoria creazionista, ovvero l'idea che - in qualche modo - le specie siano nate come tale e abbiano carattere di fissità (tesi condivisa da molti scienziati anche non per motivi religiosi, bensì per concezioni tipo "la grande catena dell'essere"). Oggi questa teoria non regge ai fatti noti, ma definirla "non scienza" è tanto sbagliato quanto sarebbe definire "non scienza" la teoria della luce di Huygens (che pure è alla base della meccanica ondulatoria) o anche la meccanica classica di Newton, certamente la dinamica di Galileo che credeva che i moti naturali fossero circolari, ecc. È stata una teoria che ha prodotto le classificazioni linneane e che oggi non regge. Quanto all'evoluzionismo siamo in piena confusione. Quello darwiniano classico è morto e sepolto. Quello della cosidetta teoria sintetica (Darwin + Mendel) spiega molti fatti microevolutivi ma non permette di pervenire alla spiegazione dell'evoluzione in grande. Tutte le teorie che hanno tentato di chiudere le falle ne hanno aperto altre, tanto che c'è chi parla di recuperare Lamarck (pseudo scienza?).
Si potrebbe continuare con la fisica. Von Neumann sosteneva che nessuno poteva escludere che la meccanica quantistica fosse una tappa e che si potesse tornare a una spiegazione deterministica. E la teoria delle stringhe, cos'é? Scienza o pseudo scienza? (v. il recente libro di Smolin).
Nessuno può definire sicuri criteri di demarcazione, tanto meno "tranquillamente", e tanto meno un consesso di politici che dimostrano così di avere il solo scopo di patrocinare l'ateismo di stato.
Forse l'unico caso in cui si può parlare tranquillamente di non scienza è l'eugenetica, che è uno smaccato programma ideologico di miglioramento della razza, senza alcuna base fattuale, o, quel che è peggio, che si è scelto di volta in volta la giustificazione fattuale del momento e di comodo. Quindi, ripeto, pura ideologia, altro che religione.
Purtroppo quel che la storia della scienza ci insegna è che noi non possediamo alcun criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza, se non altro perché non esistono criteri per definire una volta per tutte cosa sia scienza. Nessuno può seriamente stabilire in modo codificato cosa sia il "metodo scientifico".
Sembra che dal Kuhn delle rivoluzioni scientifiche siamo passati al Feyerabend del "tutto va bene".
Lasciando da parte il problema politico (che era il vero argomento dell'articolo, ma oramai si è passati ad altro), penso che il discorso sull'assenza di criterio abbia un senso se si parla di scienza e non scienza, non tra teorie (a questo punto lasciamo perdere se scientifiche o no) sostenibili o meno: e vedo difficile sostenere, oggi, il creazionismo come lo si sosteneva prima di Darwin.
Chi è "siamo passati" a Feyerabend? Non io.
E chi ha detto che il creazionismo sia sostenibile oggi come un tempo?
Quanto al problema politico, nessuno lo ha eluso, anzi. Ho detto e ripeto chiaramente che queste cose non si decidono in un parlamento e soprattutto che parlare di attentato alla democrazia e ai diritti umani è una buffonata. Il darwinismo sociale (modellato su quello biologico) è stato il cavallo di battaglia dei nazisti. Dovremmo per questo escludere di parlare del darwinismo in quanto attentato alla democrazia, e peggio?
Ho usato il plurale in riferimento a come si sono evoluti i commenti, che hanno, appunto, abbandonato la questione politica.
Quanto a Feyerabend: non ho scritto io "non possediamo alcun criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza": una affermazione che mi sembra più vicina a Feyerabend che a Kuhn.
Nessuno qui ha sostenuto il creazionismo di un tempo, ma si parlava del ricupero di vecchie teoria all'apparenza superate, e mi sembrava giusto tracciare un semplice confine: alcuni aspetti del lamarckismo si potranno anche ricuperare, non certo tutta la teoria come la pensava il buon Lamarck!
Tutto qui.
Sulla questione politica mi pare che non vi sia niente da aggiungere. Per il resto consiglierei la lettura del recente: J.-M. Lévy-Leblond, La velocità dell’ombra. Ai limiti della scienza, Torino, Codice Edizioni, 2007
Mi permetto di esporre il mio punto di vista, la discussione è interessante e molto attuale. L'evoluzione è un fatto. La teoria dell'evoluzione è un'ipotesi che cerca di spiegare il meglio possibile questo dato, è un work-in-progress, come tutte le teorie scientifiche. Va bene nella misura in cui riesce a spiegare dei fenomeni e permette delle previsioni, con approssimazione migliore possibile. La teoria dell'evoluzione è stata e continua ad essere utile (e questa è una cosa che viene sempre dimenticata dai detrattori del neodarwinismo).
Sui pericoli per la democrazia non mi esprimo, non saprei cosa dire.
Ma la questione è, il creazionismo è una teoria scientifica? Perché se certamente non lo è, allora non ha senso inserirla nei programmi di scienze.
Secondo me, certamente non lo è.
La scienza ha dei limiti precisi. Non è in grado di dimostrare o negare l'esistenza di un'entità che, per definizione, può sottrarsi allo studio degli scienziati. Uno scienziato non ha i mezzi per confutare questa teoria. Non è possibile progettare un'esperimento finalizzato a provare l'esistenza di Dio. Ecco, a me questa sembra una demarcazione sufficiente tra scienza e "non scienza".
Parlare di limiti della scienza e di teoria come work in progress presuppone l'idea che la scienza non ha in mano la Verità e neanche le verità. La fede invece parla di Verità. Mi sembrano piani molto diversi.
Come si vede, pubblico tutto, ma qui mi arrendo.
Se si pensa di poter sentenziare in grassetto che "la scienza ha dei limiti precisi" cascano le braccia. Esiste una letteratura immensa su questi temi e credere di poter chiudere la questione con una sentenza come se fosse ovvia... che dire? E come si può parlare di un ruolo predittivo della teoria dell'evoluzione? Ma chi è mai in condizione di dire quale sarà l'evoluzione di una specie, così come è possibile prevedere il moto di un corpo soggetto a una forza data? Siamo seri. Spararle grosse così - lo dico senza iattanza ma per sollecitare, al contrario, la modestia altrui - che in Italia la cultura scientifica è sostituita dall'ideologia. Molta ideologia, poca cultura. Culto del mito della scienza, tanto. Conoscenza di che cosa sia davvero la scienza, poca o niente.
La sua risposta mi obbliga a dilungarmi. Me ne scuso.
Riguardo al ruolo predittivo della teoria dell'evoluzione: non mi riferivo alla generica possibilità di prevedere l'evoluzione di una specie, ma alla possibilità di predire o meglio indirizzare certi fenomeni microevolutivi, come lo sviluppo di resistenza agli antibiotici nelle popolazioni batteriche. O anche alla possibilità di spiegare a posteriori lo sviluppo di certi adattamenti. Mi rendo conto di essermi espresso male.
Riguardo il culto del mito della scienza, ho parlato di limiti della scienza, di idea strumentale del concetto di teoria e di Verità come di un concetto lontano dagli obbiettivi della scienza. Mi sembrano tutti passi volti ad allontanarsi definitivamente da una visione ideologica.
Riguardo all'immensa letteratura , più che liquidarla l'intenzione era di aggirarla. Il mio intento è esclusivamente quello di circoscrivere il problema ad una evidenza indiscutibile: non è nelle possibilità della scienza umana verificare o confutare l'esistenza di entità trascendenti. In particolare facevo riferimento alle tesi di neodarwinisti come SJ Gould e Telmo Pievani. Per loro la teoria di Lamark è una teoria scientifica (per quanto superata) e la teoria dell'intelligent design no: la prima, banalmente, può essere smentita da un esperimento scientifico, la seconda no.
(Dire che una teoria non ha valore scientifico non implica che non abbia alcun valore. In questo modo, al contrario, sti sta affermando con l'auspicata umiltà, che certe importanti problematiche sono ben al di là delle possibilità della scienza).
Tornando al tema del suo post,
la teoria dell'Intelligent Design non è scientifica, sebbene quella dell'esistenza di entità trascendenti resti una questione di grande interesse, che nessun saggio di Richard Dawkins sarà mai in grado di ridurre o rendere insignificante.
Agli scienziati non resta che limitarsi ad osservare l'evoluzione ed esprimere l'incapacità attuale di dimostrare scientificamente quale possa essere, se esiste, la "forza" che la "guida".
Perche' ci copriamo?La risposta e' semplice , banale a prima vista.
> Ad essa risponderanno che e' per
> coprirci ,per proteggersi dal freddo. Ma non potevamo essere come gli
animali capaci di evolverci attraverso
> coperture fisiche naturali,quali i peli oppure il grasso? NO,abbiamo
preso
> invece la via dell'intelligenza negativa ,della
creazione-distruzione,
salendo sull''albero della falsa conoscenza ,uscendo dal nostro Eden.
> Afferrando questa falsa sapienza per mezzo della irreale mela,
sedotti
dall''intelletto negativo,attraverso la "donna" ,simbolo
della
creazione e della nostra evoluzione nel tempo,relegandoci nel mondo da
noicostruito,dove il tutto e' nel conformismo,dove l'essere viene ed
e'
stato
> nei secoli ingabbiato nelle varie religioni,false
> filosofie,ideologie, nate per cercare risposte sul nostro vivere ma
poi
asservite agli uomini ,e coloro che osano uscirne,perche' hanno
ritrovato le
proprie radici
> attraverso i propri istinti naturali,non allontanandoli ma nello
> stesso momento non capendoli,perche' coperti dalla nostra ipocrita
cultura
in cui
> siamo obbligatoriamente immersi, ma che esplodono per mezzo di
> sintomi o malanni catalogati come nevrosi oppure ansie,
addentrandosi
cosi' nel
> mondo "sensato" ma non compreso mondo naturale ,costoro
vengono derisi e umiliati dalla societa' mentitrice di se stessa.
Ritengo
anche ,con falsa ed
> ingenua modestia,che il divenire umano,visibile nell' ipocrisia
> quotidiana,ed esposta magnificamente attraverso il volere il male
altrui,cioè la fenomenologia negativa conforme alla natura umana, e'
probabilmente
> insita nei nostri geni evoluti negativamente nel tempo e che hanno
come
logos basilare il principio del proprio vivere
:l'immortalità',trasferibile
tramite il motore propulsivo del sesso. Ma noi esseri,falsi,distruttivi
del
nostro tempo,con le creazioni di opere infami
> e olocaustiche e esposte come specifici miracolosi-liberatorie del
nostro
progresso- regresso,abbiamo senza dubbio portato all'eccesso il
principio
> dell' immortalità, cosi' facendo abbiamo dato e daremo opportunità
alla
natura creatrice di vita , di relegarci verso la nostra estinzione come
> specie animale tramite le nostre false creazioni di crescita
> tecnologica.
> Unica fonte di liberta' e il ritornare, tramite noi verso il creato
,con
l'apertura dei nostri spiriti e i suoi istinti,dogmi visibili nella
flora
> e la fauna, rispettose del loro mondo. La vera filosofia è il
> pensiero umano che non trova riconciliazione con se stesso. Quella
pace
che non è
> altro che la subdola domanda: noi chi siamo?Dove andiamo? QUO VADIS
?
> La filosofia è altresì anche quella creazione dell'intelletto
> positivo offertoci dal Creatore della natura. Quella parte del nostro
libero arbitrio, non distruttivo, non il peccato originale.
Originale
perché ha la genesi con la nascita dell'intelligenza negativa umana,la
separazione
> dai nostri progenitori animali, lasciando alle spalle la natura.
> Oltrepassando questo confine, che nella bibbia è visto con la
cacciata
dall'Eden, siamo entrati nel mondo della conoscenza negativa. Quel
mondo
> freddo che vede la sua maggiore espressione oggi come nel passato
nella
ipocrisia, protettrice di pensieri "sublimi" ma che come un
quadro falso
> rispecchiano solo il quadro copiato ma non l'essenza dell'
originale.
> Quell' essenza riconoscibile solo attraverso l'opera dell'arte,unico
mezzo
> catartico per estrarre la vera umanità in noi stessi. L''ipocrisia
riconoscibile ed accentuata nel capitalismo,espressione evolutiva
della
> materialità umana e messo in evidenza ancor di piu' nel nostro
> presunto
> mondo moderno non ha portato altro che al sogno di essere padroni
della
terra e del suo modo di essere, ma noi non siamo altro che granelli
di
> sabbia ,e la terra esisterà anche dopo la nostra scomparsa. L'uomo
moderno, come nel passato ha paura. Ha paura di quello che è. Ha paura
dei
suoi
> istinti , di essere se stesso, cioè creatura simile alle altre
> creature come diceva san Francesco,che dopo essersi spogliato degli
indumenti che sono il
> mezzo di controllo della nostra catalogazione e distacco dalla
nostra
madre natura, e rivolgendosi agli animali o agli astri usava la parola
fratelli,mandando un messaggio all'umanita' dell'epoca ,che come adesso
tendeva una
> mano verso qualcosa o qualcuno in cerca di aiuto , perché paurosa
del
proprio avvenire. Quel futuro che non è attraverso la finta felicità
insita
nella complicata tecnologia o cosiddetta modernità ma è in noi ed è la
> natura per come siamo compiuti, istinti naturali che non siamo
tenuti a
condannare ,ma esaltarli per quello che sono. L'essere umano ha creato
nel
tempo, in se stesso le proprie preoccupazioni,attraverso il suo
> immaginarsi semidio,esibendo e creando sintomi di depressioni
individuali
accentuate e moltiplicate poi nella societa'. Sintomi catalogati
attraverso
il suo primo
> osservatore, il filosofo danese Kierkegaard , nei primi postulati
dell'esistenzialismo umano, concetto molto lontano dall'ideologia
hegeliana, dell'idealismo ,base quest'ultima ed espressione in avanti
nel
> tempo del positivismo, figlia del capitalismo. Il filosofo danese
insieme all'altro grande uomo di pensiero Schopenhauer intravide
attraverso
la sua
> personale esperienza i vari malanni esistenziali che avvolgono
l'uomo se
non è libero per se stesso, per la propria natura. Intravedendo
tramite la
> propria angoscia umana e la potenza assurda dell'apparire
> (Schopenhauer)
> come cause della decadenza dell'essere, e unica libertà era con
l'avvicinarsi a Dio per kierkegaard e l'estasi esercizio tipicamente
orientale, dal filosofo tedesco. Altro grande è Nietzsche che intuì
l'importanza degli istinti naturali dell'uomo , attraverso i quali
> si arriva ad essere libero dalle catene della ragione negativa e
dalla
schiavitù, dalle schematizzazioni visibili nel modo di essere visto ed
> accolto nelle societa' menzognere ,dove il tutto e'
"coperto"
,vedi
> la moda,
> il vestirsi ,il parlare ,il tutto per rinchiudere l'uomo nella
> socializzazione materiale, allontanandolo dalla natura dell'essere.
> L'esistenzialismo e' il termine piu' plausibile da collegare ai
> sintomi che
> agitano le nostre societa' di relitti umani. La depressione
,l'ansia,
sono
> sinonimi di quelle paure naturali ed antiche che sono connaturali
nella
> nostra corteccia celebrale,quella corteccia che e' il nostro vincolo
di
unione con il nostro passato,che come all'epoca cercava di metterci
all'erta
> contro atrocità naturali ed oggi contro realtà mostruosamente umane.
> Alcuni stanno cercando di ritornare verso il proprio nido, verso la
natura
, verso casa, quel paradiso che abbiamo perduto nel momento che siamo
scesi
dall'albero della vita, e abbiamo usato il pollice e le altre dita
della
mano per costruire il nostro sfortunato futuro. La libertà intellettiva
e le
> sue varie forme, tra cui la vera comunicazione e' la nostra
> salvezza. DIO crea e l'uomo distrugge. Osservo l'uomo triste che ha
perso
il suo vero passato .Osservo l' ipocrisia nelle parole dei vincitori,e
nei
vinti
> rassegnazione per il futuro . ILLUSIONI,vincoli dove aggrapparsi
,nei
meandri della libera intelligenza del cuore vi e' PERO' insita la
> pazzia.
Il commento che precede è dedicato a quel signore che si chiedeva il perché di quell'avvertimento sotto il frontespizio del blog. E per dire che, ogni tanto, il blog viene voglia di chiuderlo.
Buongiorno a tutti.
I temi legati all' evoluzione sono molto difficili.
Poichè s' intrecciano argomenti legati alla religione, alla filosofia e alla scienza, il terreno risulta particolarmente fertile per chi si dedica all' illusionismo concettuale.
Non saprei dire se le recenti teorie del creazionismo (ID) abbiano connotazioni strettamente scientifiche. Anche perchè, e qui concordo, il problema kantiano della "demarcazione" è tutt' altro che risolto.
Nonostante cio' viene istintivo considerare queste teorie come risposta perfettamente appropriata all' evoluzionismo predicato da taluni santoni alla Dawkins. Anche la loro rielaborazione, infatti, più che scienza, assomiglia ad un intruglio filosofico-ideologico.
A presto.
A taluni i corsi universitari, le lauree, i professorati, servono soltanto per acquisire il diritto di proclamare il nulla, esercitare la dialettica della propria loquela, arricchirsi con letture di Autori limitandosi alle prefazioni dei loro testi. Sono persone, per lo più, gonfie di certezze, repellenti ogni forma di dubbio.
Se mi è permesso consiglierei un ritorno a Blaise Pascal, percorrendo i suoi Pensieri in ordine decrescente.
Gianfranco Massi
Gianfranco Massi
Mi permetto di partecipare, anche se in notevole ritardo.
Penso anch'io che la presunta separazione fra scienza e non scienza sia dogmatismo ideologico e non certo frutto di conoscenza apporfondita del rapporto che storicamente le ha avviluppate l'una all'altra, e penso che per entrare nel merito del ruolo delle teorie creazionistiche, prima di pretendere di liquidarle definitivamente dal nostro orizzonte, occorrerebbe uno sforzo serio ed onesto di chiarimento su cosa si intende per teoria creazionistica: mi sembra centrale la questione del rapporto che si intende riconoscere fra teorie della creazione delle specie e simili e la sola teoria del principio che sia stata elaborata in modo compiuto ed 'originale', quella che appartiene alla Torah in modo inequivocabile, salvo poi essere stata ripresa, rielaborata, contestata, depredata e via dicendo. Se non si chiarisce questo passaggio secondo me è molto difficile procedere nell'analisi del perché il parlamento europeo senta il bisogno di esprimersi come descritto.
Del resto penso che il rapporto fra rifiuto di questa teoria e diritti umani non può essere sottovalutato: esiste ed è profondissimo e i parlamenti ed i tribunali da sempre testimoniano di questa connessione: penso all'Inquisizione e agli atti dei suoi tribunali, ad esempio. Che non si tratti di spiegare semplicemente il perché dell'esistenza di tante svariate forme di vita ed il perché del loro evolvere nel tempo lo spiega molto bene Lei stesso nel suo bell'articolo.Le implicazioni con la nostra idea dello stare al mondo, del suo perché e della tecnica che ne è alla base ( e quindi diritti, leggi ecc.), sono inestinguibili e fonte preziosa da elaborare e studiare per provare a rispondere ai perché di molta parte della nostra storia. Quindi anziché rigettare la discussione fuori dalle aule dei tribunali e del dibattito politico, per confinarli entro limiti fintamente, artificialmente creati ad hoc, prenderei atto del carattere poco realistico di questa richista e, al contrario, spingerei l'analisi alla comprensione dei più sottili ed infinitesimali passaggi logici sottesi.
cordiali saluti,
sara
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