Il Financial Times ha dedicato alla notizia la prima pagina. Il signor Nick Draper, avendo smesso di lavorare nella celebre banca d’affari JP Morgan ed essendosi dedicato all’attività di storico dell’economia, ha scoperto in un archivio londinese scottanti dossier concernenti la dinastia dei banchieri Rothschild e degli avvocati Freshfield. In entrambi i casi i documenti proverebbero compromissioni con lo schiavismo avvenute quasi due secoli fa. Pare che un certo Lord James O’Bryen avesse chiesto un prestito ai Rothschild che avevano ottenuto in cambio un’ipoteca sulle sue proprietà in America inclusi gli 88 schiavi che vi lavoravano. Il Lord era insolvente e i Rothschild pretesero il dovuto inclusi gli schiavi: questo nel 1830 quando la schiavitù era stata appena dichiarata illegale nel Regno Unito. Anche l’avvocato James W. Freshfield avrebbe trattato un trasferimento di proprietà comprensive di decine di schiavi, ottenendo sontuose parcelle.
Lo scandalo sarebbe aggravato dal fatto che entrambe le dinastie hanno la fama di esponenti del capitalismo illuminato. Pertanto, come minimo dovrebbero porgere le loro umili scuse – difatti sia la banca Rothschild che lo studio Freshfield hanno promesso rigorose indagini – ma non sono escluse conseguenze economiche. Esistono precedenti: nel 2005 proprio la JP Morgan non soltanto dovette porgere le sue scuse perché nell’Ottocento due sue affiliate avevano acceso ipoteche sugli schiavi, ma per calmare gli animi istituì borse di studio per 5 milioni di dollari riservate a studenti afroamericani. Anche la banca Lehman Brothers (fallita durante la presente crisi) dovette scusarsi nel 2005 perché le società che appartenevano al gruppo si erano compromesse con lo schiavismo. La cenere sul capo è toccata anche a due università americane: la celeberrima Yale University, anch’essa un tempo implicata nello schiavismo, come documentato da alcuni suoi studenti, e la Brown University. È probabile che la lista si allungherà.
Non vi è bisogno di dire quale orrore provochi in noi lo schiavismo. Ma l’idea che ogni istituzione dell’occidente debba passare il suo futuro a scusarsi per ciò che hanno fatto i suoi predecessori è nauseabonda. Non solo perché è scioccamente moralistica ma perché è insopportabilmente ipocrita. Per essere coerenti bisognerebbe elevare un coro di scuse da assordare il mondo intero e bloccare ogni altra attività. Ma bisognerebbe farlo non solo in occidente: gli altri sono forse tutti angioletti? Non solo: bisognerebbe parlare dello schiavismo di oggi, che non c’è più in occidente bensì altrove. Talora è schiavismo di massa, sequestro di interi popoli che li tiene asserviti con la minaccia della morte o della tortura.
Ma di questo nessuno vuol parlare. Di che stupirsi se persino al vertice degli Stati Uniti è giunta l’espressione del politicamente corretto che passa il tempo a deplorare le colpe dell’occidente mentre si inchina reverente di fronte ai satrapi orientali che schiavizzano le donne?
E allora, visto che non c’è scampo, avanzo una proposta. Cominciamo con Aristotele. Nessuno può negare che fosse difensore del carattere naturale della schiavitù. Che tutti gli editori del mondo scarichino sulle pubbliche piazze i libri di Aristotele, che li si dia alle fiamme e si punisca per legge chi oserà in futuro leggere quei testi infami. Gli editori occidentali dovranno impegnarsi a pubblicare opere di schiavi di acclarata autenticità che prenderanno il posto di quelle di Aristotele nelle biblioteche. Questo tanto per cominciare. Poi faremo i conti con Platone. La lista è lunga e chi si è macchiato di colpe dovrà tremare.
(Tempi, 9 luglio 2009)
37 commenti:
Notizie dal Far West ... e' notizia di ieri sulla Radio Pubblica USA (NPR) che i legislatori dello Stato della California sono molto impegnati nello scrivere una legge mirata a chiedere perdono per i trattamento riservato "Comunita' Cinese" da parte della "Comunita' Bianca" durante il periodo della corsa all'oro.
Se e' certamente vero che questi misfatti dovrebbero essere studiati nei banchi di scuola sui libri di Storia, non capisco come si possa avere questo come priorita' in tempi in cui non e' possibile approvare un bilancio che ha un buco di $26B.
A meno che questo tipo di scuse non sia diventato comune "moneta di scambio".
Dimenticavo: Yale dovrebbe anche scusarsi per il suo coinvolgimento attivo nel movimento eugenico americano ... chiudiamo Yale.
Non so dove ho letto in questi giorni che:"Le nazioni hanno interessi permanenti, non amicizie permanenti", o giù di lì. Se questo è vero e a me pare di sì, il "politically correct" non è poi molto importante.
Infatti è un comportamento un poco ipocrita che ha lo scopo di non offendere determinate minoranze o correnti (virtuose) di pensiero, ma non va al di là della manifestazione esteriore di rispetto senza intaccare la sostanza delle azioni.
Personalmente lo trovo irritante e un poco truffaldino ma l'ipocrisia non ha mai ammazzato nessuno, semmai il contrario.
L'interesse delle nazioni credo prevalga sempre sul politicamente corretto, come su tutto il resto.
Così Bush poteva parlare di esportare la democrazia e Obama di pace e amore ma l'interesse degli USA (e nostro) consiste nel controllare per quanto possibile gli approvvigionamenti di petrolio, se questo potesse essere meglio garantito da regimi dittatoriali, viva le dittature! Basta non dirlo, non sarebbe p.c.
A me pare si sia sempre fatto così, e sempre si farà.
:-)
Caro professore, non faccia battute di spirito (amaro), rischia di vedersele prendere per progetti da realizzare seriamente:vedrà se qualcuno non rilancerà l'idea di mandare Aristotele al rogo,vedrà..
Nessuno mandera' Aristotele e Platone al rogo. Quella delle "scuse" per atti commessi nella storia precedente dei popoli e' una questione da affrontare con un po' di pragmatismo e buon senso, non con piglio ideologico. Anni fa, negli Stati Uniti, un collega mi disse che tutti (ma proprio tutti) i tedeschi dovrebbero sentirsi colpevoli dell'olocausto, dovrebbero portarne su di se la colpa, anche se quella volta non erano nati. E questo mi sembrava abnorme. Ma mi sembra invece assolutamente normale che si celebrino le giornate della memoria ed i vari anniversari riguardanti gli avvenimenti di quell'epoca. Nessuno, invece, si sognerebbe mai di chiedere a noi italiani di scusarci per i misfatti dell'epoca romana. Credo che il criterio possa essere semplicemente quello di esercitare una maggior sensibilita' (in forma di scuse o forse altro) verso quegli eventi che hanno ancor oggi una qualche ripercussione sulla nostra vita sociale, vuoi perche' vicini nel tempo, vuoi per altre ragioni. Avvenimenti lontani nel tempo e gia' "digeriti" storicamente non credo meritino piu' di una corretta analisi storica.
Cordialmente,
Lucio Demeio.
Grazie prof Israel ("Liberarsi dei demoni. Odio di sé, scientismo e relativismo"), grazie François Furet ("Il passato di un'illusione. L'idea comunista nel XX secolo".)
Contro tutti i totalitarismi, vecchi e nuovi.
"Due grandi mali hanno condotto alle tragedie del secolo passato e hanno alimentato le ideologie dei totalitarismi nazista e comunista: il mito della palingenesi sociale e il mito della gestione scientifica dei processi sociali. L'idea aberrante che l'umanità debba essere ricostruita dalle fondamenta ha generato quell'"odio di sé" che ha corrotto la civiltà europea: si tratta di quella capacità, così definita da François Furet, di generare uomini che odiano l'aria che respirano senza averne mai conosciuta un'altra."
Gentile Lucio Demeio, temo che lei abbia un'immagine lontana dalla realtà di quel che è il politicamente corretto negli USA, soprattutto in alcuni stati, e ancor più in alcune università. Lei crede di poter dire inpunemente, in certi ambienti, Dio al maschile? Ormai siamo in pieno neudeliri. Sul pragmatismo e il buon senso sono ultrad'accordo. Ma rivolga l'invito al giusto indirizzo....
Ma professore, lo so benissimo, e stavolta non mi trovavo in disaccordo con lei. Il mio era uno spunto per specificare meglio i termini della questione. Il "politically correct" ha le sue validissime ragioni, ma ha anche portato a delle esagerazioni, non ci piove. E che anche in America ci si sia accorti di tali esagerazioni, pure con spunti di satira, e' pure un dato di fatto.
Sul pragmatismo, mi pare che siamo d'accordo.
Cordialmente,
Lucio Demeio.
Se tutti i banchieri del mondo dovessero porsi questioni morali circa l'origine dei loro proventi, crollerebbe un sistema. Meglio evitare. Però, un bello scandalo, una bella elezione di un capro espiatorio, ogni tanto, calma gli animi. Che cosa c'è meglio degli ashkenaziti Rothschild, potenti ed ebrei, già così naturalmente vocati?
Davvero, ormai bisogna esser pronti al sospetto che il politicamente corretto sia sospinto dal moralmente corrotto, farlo scattare in automatico.
Ormai da un po' di tempo, sono convinto che i grandi principi laici siano il frutto di una imitazione, talvolta inconsapevole, di principi religiosi. Solo che accade spesso che una pessima imitazione diventi uno scimmiottamento, con risultati grotteschi. E grottesca mi sembra tutta questa faccenda. Che mi è servita, però. I politicamente corretti mi hanno fatto ricordare pagine moralmente corrette, a proposito del perdono e della memoria storica. Così, stamattina sono andato a rileggere la bolla d'indizione del Giubileo, n.11, Incarnationis Mysterium e gli altri interventi di Giovanni Paolo II sulla Chiesa e le colpe del passato. Si trovano in un libretto, uscito nel 2000, ed. Piemme, dal titolo (che qui non so mettere in corsivo) "Il Papa chiede perdono. Purificare la memoria".
Si respira davvero un'altra aria.
Mi pare che l'"ora di odio" di "1984" (Orwell) sia sulla falsariga di quanto afferma Junco.
Lo scandalo sarebbe aggravato dal fatto che entrambe le dinastie hanno la fama di esponenti del capitalismo illuminato. Pertanto, come minimo dovrebbero porgere le loro umili scuse
Come minimo a voler minimizzare! Su Google basta digitare "Rothschild" per veder comparire una pletora di siti dedicati alle teorie complottistiche più agghiaccianti o alle più inverosimili e occulte manovre politico-finanziarie tramate nell' ombra da questa dinastia di banchieri. A cominciare da Youtube, dove fino a qualche tempo fa spopolava il controverso film-documentario Zeitgeist, dedicato al signoraggio bancario e alla storia di una vera e propria manipolazione monetaria negli USA operata da alcune note dinastie finanziarie a cavallo tra '800 e '900. Ricordo che nel documentario si imputava a famiglie come i Rotschild e i Rockefeller persino gravi crisi finanziarie come quella del '29. Questa crisi (secondo il documentario) sarebbe stata progettata a tavolino per consentire alle suddette famiglie di sbaragliare la maggior parte de loro rivali in affari e tenere in mano le redini dei mercati; tutto ciò grazie ad un forte controllo sulla Banca Centrale Americana, la famosa Federal Reserve. Naturalmente, il controllo da parte di questi signori su tutti i nostri conti e sulle nostre vite durerebbe ancora oggi in una forma di neoschiavismo collettivo. Mah.
Junco, grazie per il riferimento, il documento è anche reperibile in rete
Incarnationis mysterium
http://www.vatican.va/jubilee_2000/docs/documents/hf_jp-ii_doc_30111998_bolla-jubilee_it.html
Quelle poche e dense pagine mi hanno regalato non solo un profondo senso di appagamento spirituale ma anche uno stimolo per fare delle considerazioni un po' più "fredde".
Nel documento si "chiede a tutti un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le mancanze compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani" inserendo questa "purificazione della memoria" nel contesto del pellegrinaggio giubilare fatto per quegli uomini che "amano descrivere la propria esistenza come un cammino"" che "per sua natura è un momento di chiamata alla conversione".
Ho riassunto malamente il messaggio ma appare evidente che la "purificazione della memoria" auspicata da Giovanni Paolo II è una richiesta di adesione, una incitazione a dire un forte SI, a proseguire un cammino già tracciato che abbiamo temporaneamente abbandonato.
In questo senso è vero che "si respira un'altra aria" rispetto alle innumerevoli denunce "politicamente corrette" delle nefandezze compiute nell'ambito della storia
dell'Occidente che, guarda caso, sono quasi sempre accompagnate da una totale indifferenza rispetto al peggio del peggio che non appartiene a quella storia e che si
mostra davanti in nostri occhi.
Quindi, tornando alle nostre "miserie" quotidiane, quando vedo Obama richiamare la tragedia dello schiavismo (come se gli schiavisti fossero solo stati gli occidentali) dopo aver chinato la testa davanti alla famiglia saudita, quando leggo Zucconi su Repubblica che parla di Africa sbandierando le "turpitudini del colonialismo" tralasciando la circostanza che buona parte di quel continente è ed è stata vittima di dittatori e regimi "indigeni", quando vedo il nostro ministro degli esteri che passeggia a braccetto con Hezbollah per esprimergli solidarietà dimenticando che e quel movimento dichiara esplicitamente di perseguire l'obiettivo di cancellare un altro stato dalla faccia della terra - e mi fermo per non tediare - bene, capisco l'affermazione di Junco che, forse il politicamente corretto è sintomo di corruzione morale.
Non intendo dire che Obama, Zucconi, D'Alema e il resto della compagnia siano dei delinquenti, ho solo la sensazione che questa continua e unilaterale colpevolizzazione trova fondamento una lunga e tenace opera di svalutazione di tutto cio che ha fatto bella e grande la nostra tradizione.
In definitiva mi viene il sospetto che relativizzando la nostra cultura abbiano ridotto la nostra capacità di distinguere il bene dal male.
Beh, se qualcuno pensa che il bene ed il male non esistono, mi scuso con lui per averlo indotto a leggere un discorso così inutile.....
Alcune riflessioni sul “politicamente corretto”
Ho già scritto qui che lo considero un atteggiamento senza rilevanza su quel che poi sono i reali comportamenti delle nazioni, però, siccome sento sempre più spesso accusare i governi e le opinioni pubbliche occidentali di “stracciarsi le vesti” e profondersi in scuse per le proprie colpe storiche senza considerare quelle magari ben più gravi degli “altri”, tenterei una spiegazione.
Prendiamo gli USA e gli autoctoni americani, i pellerossa. E’ indubbio che la nazione americana attuale abbia dei sensi di colpa, più volte esternati, verso questo popolo. E perchè mai? I pellerossa eran cattivi, cattivissimi e incivili: praticavano la schiavitù e la tortura come divertimento collettivo, si massacravano allegramente fra le varie tribù e quando sono arrivati i bianchi non hanno deposto queste abitudini: i pionieri venivano orrendamente uccisi, le donne violentate, i bambini rapiti. La loro cultura era poca cosa. Eppure l’America bianca si sente in colpa, come mai? La risposta la sanno anche i bambini: quelli erano a casa loro, siamo arrivati noi europei e gliel’abbiamo rubata. E anche in malo modo: inganni, massacri, riduzione in luoghi di concentramento inospitali.
Bene, noi europei ci siamo comportati così OVUNQUE. Dove eran pochi (Sud America) li abbiamo massacrati o resi schiavi , dove eran tanti (Africa, Asia), li abbiamo dominati. Guadagnandoci su e diventando ricchissimi. Mica che LORO fossero buoni, potendo avrebbero e hanno fatto come noi, gli uomini son tutti uguali. Però, grazie alla nostra forza, abbiamo fatto laggiù il comodo NOSTRO. Come diceva quello? Guai ai vinti! Ora però c’è da meravigliarsi se, mentre la storia faceva il suo corso, ci è venuto qualche rimorso? Sarebbe strano il contrario.
Poi è chiaro: i pellerossa praticavano torture da far impallidire l’inquisizione, gli aztechi facevano sacrifici umani, le tribù dell’Africa si sterminavano a vicenda, gli arabi prendevano schiavi i negri, i cinesi massacravano i missionari, i sauditi segregano le donne, i palestinesi fanno i kamikaze e a Timor Est ammazzano i cristiani. Ma il punto è: tutta questa gentaglia non è venuta da noi, NOI siamo andati da loro, e tutto fuorchè pacificamente. Siamo molto più civili, più buoni, più democratici ma siamo stati, e in qualche caso lo siamo ancora, i loro carnefici, e loro le vittime.
Qualche senso di colpa non c’ammazzerà, e i denti ce li abbiamo ancora, niente paura...
PS Non sottovaluto affatto la “missione civilizzatrice” dell’Europa nei confronti del resto del mondo, ma è stata, come dire, una ricaduta inevitabile.
Mi dispiace, Nautilus, ma devo dirle che, dal mio punto di vista, il suo discorso ripropone in pieno tutti i difetti elencati nei precedenti post. E non è un problema "senza rilevanza".
E' veramente singolare che il ruolo di "occupatori" debba essere sempre attribuito alle nazioni occidentali. Come se le "vittime" dei colonizzatori non fossero state loro stesse delle nazioni guerriere conquistatrici dei terre appartenenti ad altri popoli (con metodi decisamente più brutali di qulle utilizzate da Cortez - basta leggere storia degli Aztechi).
Occidente colonizzatore? Prendiamo ad esempio la costa sud del mediterraneo, oggetto nel medioevo della conquista araba e più recentemente della lenta inesorabile espulsione della popolazione cristana (in Turchia negli anni '20 era il 30%, ora il 3%, ma anche negli altri stati islamici). Sarebbe interessante poi approfondire il ruolo di questi paesi nel fenomeno dello schiavismo protrattosi ben oltre l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti.
Potremmo continuare andando in estremo oriente per osservare il giogo imposto dal Giappone imperiale a Cina, Corea e sud est asiatico....
E' inquietante, e francamente, poco "laica", questa granitica, ideologica certezza che il principale protagonsta negativo della lotta di sopraffazione che ha sempre caratterizzato la storia dell'umanità sia stato l'Occidente.
Sarebbe salutare domandarsi perchè non equilibrare questi discorsi "politicamente corretti" rendendoli anche "moralmente corretti" prendendo atto che dell'apporto di civiltà e benessere derivante dalle nostre "conquiste".
E' piuttosto immorale farsi rimordere la coscienza e non ricordare ciò che hanno sofferto gli istriano-dalmati i tedeschi residenti in europa orientale e gli ebrei residenti in medio oriente che nel dopoguerra hanno perso tutto e in centinaia di migliaia. E' immorale non evidenziare come costoro, invece di covare odio e desiderio di rivalsa hanno trovato delle nazioni democratiche e laiche che hanno avuto la capacità di integrarli.
Data questa ipocrisia non ha senso dire che "gli uomini sono tutti uguali". Come dice Junco (il cui post è bellissimo) è un grottesco scimmiottamento una Verità che è stata posta alla base della nostra Civiltà che viene ridotta ad una regoletta da riunione di condominio, in cui, di fronte al vicino strafottente e prepotente, per quieto vivere si decida di togliere dal'ordine del giorno tutto quello che può dargli fastidio anche se così facendo si contraddice tutto ciò che di buono i nostri predecessori hano realizzato.
Mah Attento, lei parla un linguaggio che non capisco e non mi sembra pertinente, con tutti questi continui richiami alla moralità e immoralità.
Ma che c'entrano queste categorie col comportamento dei popoli?
Io non giudico "immorali" gli europei perchè hanno conquistato il mondo, è un fatto storico e basta, non certo scalfito dal fatto che gli arabi hanno dominato nel medioevo il nordafrica o i turchi siano arrivati fino a Vienna o Tamerlano...o l'impero giapponese ecc.ecc.
Il mondo com'è adesso è stato disegnato in gran parte dalle grandi potenze occidentali, Russia compresa che sempre Europa è: è più che una "granitica convinzione", è un dato di fatto. Sud America, Africa, Asia e Oceania non hanno contato nulla, i loro popoli hanno subìto e basta, e ne portano ancora le conseguenze, nel bene e nel male.
In questa "sistemazione" mondiale che c'entrano gli istriano-dalmati o gli ebrei o gli armeni o i curdi? Vittime anche loro delle grandi potenze, come tanti altri.
Non vorrà mica mettersi a fare il giochino buoni versus cattivi su scala mondiale?(Ma forse sì...)
Io sostengo che siccome siamo noi i vincitori, un po' di ritegno ci vorrebbe, se non il senso di colpa almeno non atteggiamoci a vittime sig. Attento, non lo siamo, non lo siamo per niente!
Abbiamo fatto una guerra (I del golfo) dove son morti 100.000 irakeni e 35 americani, una sproporzione di perdite mai vista lontanamente nella storia grazie alle nostre armi infinitamente superiori, siamo noi i dominatori, noi abbiamo le vite di questi popoli in mano sol che vogliamo, loro a noi non possono far quasi nulla!
Ammazzano 20 israeliani in qualche mese e Tsahal fa fuori un migliaio di palestinesi in pochi giorni quasi senza perdite, QUESTI sono i rapporti di forza. E lo sono, anche se non così enormemente squilibrati, da almeno un paio di secoli. Il che spiega tutto quel che è avvenuto in questi duecento anni, e i buoni e i cattivi non c'entrano, perchè non ci sono. Ci sono INTERESSI, e basta.
La "Civiltà", la "Verità"?
Stanno nelle armi a ripetizione che noi avevamo e gli altri no, negli aerei che abbiamo e gli altri no, sennò la civiltà e la verità sarebbero altre, glielo posso mettere per iscritto!
Lei crede che gli uomini siano diversi fra loro? Che ci siano i cattivi e i "buoni e civili"? E che magari questi ultimi siamo noi?
Ah già, magari in virtù del fatto che siamo "giudaico-cristiani"...sì, il cristianesimo ha realmente un punto importante a suo favore, si basa sull'amore e questo è bene...ma se il prossimo ci ostacola ciò non ci ha mai impedito di sterminarlo, nè più ne meno di quel che avrebbero fatto i "non cristiani" al posto nostro.
Non mi pare che il fatto d'esser noi cristiani abbia salvato Dresda o Hiroshima dagli atti terroristici più terribili della storia, per rimanere all'attualità e non rivangare scioccamente le sempiterne crociate.
Comunque, l'ho scritto già, a me il "politically correct" pare irrilevante e non mi sento preda di nessun complesso di colpa storico da scontare proprio perchè il diritto lo crea la forza e la storia segue queste regole, nessuno ci ha colpa.
Ma almeno riconoscere che NOI siamo stati e siamo i FORTI e i DOMINATORI anzichè lagnarsi sempre di quei cattivoni degli "altri" mi pare un fatto, questo sì, di civiltà e di onestà intellettuale, sennò si fa come in quei vecchi western dove i cattivissimi e i boia eran sempre gl'indiani e i buoni il settimo cavalleria.
Basterebbe dire: il popolo che nella storia non si è macchiato di nessuna colpa scagli la prima pietra (=reciti il "mea culpa"). E tutto finirebbe lì.
Inseriamo l'espressione "politicamente corretto" tra i sinonimi di "falso".
x Nautilus
"La "Civiltà", la "Verità"?
Stanno nelle armi a ripetizione che noi avevamo e gli altri no, negli aerei che abbiamo e gli altri no, sennò la civiltà e la verità sarebbero altre, glielo posso mettere per iscritto! Lei crede che gli uomini siano diversi fra loro? Che ci siano i cattivi e i "buoni e civili"? E che magari questi ultimi siamo noi? "
Sforzandomi di capire perchè io e lei la pensiamo così diversamene mi sembra che questa frase sia significativa. Per me la Civiltà non si identifica con lo stato di avanzamento delle tecnologie. Ritengo che sia un concetto molto più complesso e pregnante.
Ovviamente credo nel'uguaglianza di tutti gli uomini, ma non nell'equivalenza di tutte le civiltà. Credo nella responsabilità degli individui e dei popoli che fanno scelte diverse alcune migliori ed altre peggiori.
In questo senso, solo per farmi capire, e non per alimentare polemica, tornando ad uno degli esempi fatti che lei dice di non capire, compatisco in egual misura le sofferenze di tutti i profughi, ma prendo atto dell'alto grado di civiltà espresso da quelle nazioni che hanno preso dolorosamente atto con realismo degli avvenimenti storici a loro avversi e ha scelto la strada dell'integrazione rifiutando di imboccare la strada dell'odio e del risentimento. Quando questo non è avvenuto son o scoppiati i peggiori conflitti.
E' una differenza di civiltà che il "politicamente corretto", parente stretto del "relativismo" incapace di ragionare il temini "morali", fa fatica a rilevare.
Quando avevo vent'anni ero un attento lettore di Nietzsche, tanto che ci scrissi e pubblicai una tesi di laurea. Era lui a parlare di “arte del sospetto”. Diceva che “non esistono fatti, solo interpretazioni”. Oggi non ci credo: per me esistono sia i fatti che le interpretazioni. Bisogna sospettare, nei fatti, delle interpretazioni, perché dietro i fatti interpretati ci sono soggetti, che hanno volontà di potenza, intenzioni, etc.. Poi ebbi la fortuna di conoscere René Girard, che mi insegnò a sospettare di Nietzsche. Un giorno, da ragazzo, discutevamo (la qual cosa diventò poi un'intervista) della famosa frase nietzschiana “la vittima è sempre colpevole”. Io la spiegavo così, come un invito a non mettersi in una posizione vittimaria. Intendevo dire che dipende dal soggetto non fare di sé una vittima, non stare al gioco sacrificale.
Girard si mise a ridere e mi disse: fai le cose complicate, quella frase dice quel che dice, dice esattamente quel che hanno sempre detto i carnefici della vittima sacrificale, come giustificazione della violenza.
Allora, nel sacrificio c'è un fatto, e ci sono le interpretazioni: c'è la vittima che urla, come in Giobbe, la propria innocenza, e c'è il carnefice che stabilisce la sua colpevolezza, quali ad esempio gli “amici” di Giobbe. Nei libro di Giobbe è chiaro che la vittima sia innocente, nei testi sacrificali arcaici, invece, risulta sempre colpevole.
Ho un po' divagato. Ma mi serviva per dire che nel “politicamente corretto” i fatti si accavallano alle interpretazioni: e qui che occorre l'arte del sospetto. Nel capire cosa ci sia dietro.
Chi potrebbe tacere gli orrori compiuti dagli Europei a partire dall'era colombiana? O non considerarli tali? C'è bisogno di una revisione critica della storia?
Ma se, per esempio, in alcune università italiane si tengono dei corsi seminariali, gestiti da gente in Cattedra, sulla cultura precolombiana, per dimostrare che quella civiltà era molto più avanzata di quella europea, e per dimostrare che la Chiesa cattolica è sempre stata violenta, allora, per me, il sospetto di corruzione morale non è più sospetto, è certezza.
Se, come dice il prof. Israel, ci si occupa, in modo politicamente corretto, di un episodio contrattuale di duecento anni fa, indignandosi per l'immoralità dei banchieri Rotschild, e poi si va a braccetto con gli schiavisti di oggi, non c'è più sospetto: certezza.
Se faccio il politicamente corretto, e piango lo sterminio, nella giornata scolastica della “memoria”, ma poi dico che terroristi e Israele hanno le stesse “colpe”, niente sospetto: certezza.
Se, paradossalmente, cominciassi a pretendere che gli Egiziani chiedessero scusa per la schiavitù degli Ebrei e non mi occupassi di tutte le prostitute attualmente schiavizzate nel nostro bel Paese, un sospetto verso me stesso mi verrebbe: non è che c'è bisogno di uno psicoanalista?
Gent. Attento, a parte legittime divergenze d’opinioni (che ci sono), come sempre succede nei post vedo che c’è stato anche un po’ di fraintendimento reciproco, spero di riuscire anch’io a chiarire.
Sulla questione del livello di una civiltà: la penso come lei, non è o non dovrebbe essere determinata dalla superiorità tecnologica nè le considero tutte equivalenti.
Volevo dire che il mondo è diventato “eurocentrico” non tanto o non solo perchè possediamo civiltà o verità superiori che si sono imposte pacificamente, ma essenzialmente grazie alla superiorità militare. Fosse stata dall’altra parte (India o Cina o Medio Oriente), la civiltà e la verità sarebbero le loro, come è stato per molto tempo nel Mediterraneo con l’Islam.
Sul fatto che siano tutte equivalenti: non lo penso affatto, continuo a pensare che una civiltà e una società democratica nate dall’illuminismo, dalle rivoluzioni americana e francese e dagli ideali del liberalismo e del socialismo sia ben altra cosa rispetto a quelle di popoli che hanno solo storie di conflitti tribali o di regimi autoritari o teocratici.
Quanto al ragionare in termini morali...le dirò che ci credo pochissimo. Fra l’interesse e i valori morali, l’uomo sceglie sempre il primo, mi pare, e segue i secondi se non contrastano troppo con questo.
Un esempio che abbiamo sotto gli occhi: l’italiano si è sempre autoconsiderato non razzista e generoso nell’accoglienza, ora che gli stranieri cominciano a essere fastidiosi, ci “scopriamo” razzisti e siamo disposti a ributtarli in mare.
Ciao Junco, effettivamente son fra quelli che piangono l’Olocausto e nel contempo pensano che Israele e terroristi abbiano le stesse “colpe”, non ci trovo contraddizione. Piango l’Olocausto in nome dell’umanità, questo non fa di me un filoisraeliano. E Israele e i terroristi (o meglio i palestinesi) si contendono il diritto di vivere su quella terra disgraziata, non essendo filo-nessuno registro che ognuno dei contendenti usa le armi che ha: missili e carri Israele, i corpi dei kamikaze i palestinesi. Se i palestinesi avessero i Merkava, userebbero quelli.
Per gli esempi restanti penso che abbia ragione, anche se non parlerei di “corruzione morale” ma di semplice e nostrana “faziosità”.
Terroristi e Israele - uno stato democratico - hanno le stesse "colpe"? No comment. E l'Olocausto non c'entra nulla, per l'appunto.
Meno male, prof. Israel, che ha aggiunto una riga di commento all'intervento precedente. Lei può fare ovviamente quello che vuole del Suo blog, ma dopo la Sua recente decisione di essere molto "selettivo" non mi sarei aspettato di leggere un commento che mette sullo stesso piano terroristi e Israele, aggressori e aggrediti, vittime e carnefici.
x Nautilus
Non credo di averla fraintesa, lei ammette chiaramente che non è ncessario ragionare in termini morali, quindi non capisco che cosa riesce a liberarla dalla indifferenza. La tradizione illuminista, liberale, socialista? Ma se si fa iniziare la storia dal diciottesimo secolo si trasforma quella tradizione in un simulacro vuoto. Prova ne è la sua indifferenza verso lo Stato di Israele, unico erede, in quella disgraziata parte del mondo, di quegli ideali.
Mi permetto di dire che le sue argomentazioni dimostrano come la razionalità sfuma mano mano che si perde la capacità di giudizio morale.
A Myosotis. Ha perfettamente ragione. Ma, essendo in vacanza, ho finito per scaricare tutto in rete senza guardare troppo per il sottile. Prendiamola come un modo di esibire un esempio, come dice Attento, di perdita di capacità di giudizio morale. E direi anche fattuale. Perché sostenere che contro 20 israeliani sono stati uccisi 1000 palestinesi è un falso e un semplice non senso che non mi prendo neanche la cura di confutare.
Caro Attento, quel che dice è davvero interessante e proverò a risponderle (se il Prof. Israel non mi taglierà a grande richiesta)
La mia non è INDIFFERENZA, è non voler farsi obnubilare dalla partigianeria. Per esempio, in quel dramma spaventoso che è il conflitto arabo-israeliano MI RIFIUTO di parteggiare per l'uno o per l'altro come il tifoso d'una squadra di calcio e cerco di analizzare le cose per quello che sono con la mia testa. Posso sbagliare, ma non per aver preso un partito. Questa è la MIA morale. In questo modo, come sempre càpita, sono inviso a tutti quelli che tengono per una parte: o stai con loro o sei contro di loro. Son fra quelli che hanno sostenuto l’opportunità della costruzione del Muro, s’immagini con che popolarità presso i miei amici filopalestinesi.
La storia la faccio iniziare dal 18esimo secolo perchè è il periodo in cui le differenze fra oriente e occidente si sono fatte abissali, sia dal punto di vista tecnologico che dell'evoluzione sociale.
Troppo ovvio che quel che è cominciato allora è figlio di tutto quel che è avvenuto prima: l'avvento del capitalismo, la tradizione giudaico-cristiana, Roma e il pensiero greco, per rammentare alcuni capisaldi, che l’oriente non ha avuto.
Per quanto riguarda Israele: è difficile parlarne, si arrabbiano sempre tutti, di qua e di là, ci proverò lo stesso, senza poter ovviamente garantire di essere immune da pregiudizi, giudichi lei.
Lei dice: “indifferenza verso lo Stato di Israele, unico erede, in quella disgraziata parte del mondo, di quegli ideali.”
Ecco, se faccio una “colpa” a Israele (noterà le virgolette, per me le colpe in storia non esistono, semmai “responsabilità”) è proprio questa: aver fondato un piccolo stato di tipo OCCIDENTALE in un mare di arabi che stavano allora uscendo dal periodo coloniale. Col che, quella parte del mondo è diventata “quella disgraziata parte del mondo”, come dice lei. Magari gli ebrei non potevano fare altrimenti, però l’origine di tutti i guai, per gli uni e per gli altri, sta lì.
Si può dire: ma gli ebrei eran 4 gatti, il territorio piccolo, lo 0,6% delle terre arabe, non potevano gli stati arabi circostanti accogliere quelli di loro che abitavano la Palestina e farla finita? Ma le potenze arabe regionali non erano affatto d’accordo che ai loro confini si stabilisse uno stato occidentale! E col senno di poi, constatando il successo e la forza d’Israele, magari non avevano tutti i torti. Quindi hanno lasciato che la piaga palestinese incancrenisse: perchè togliere le castagne dal fuoco al nemico?
Lo so, comportandosi in altro modo magari gli stessi stati avrebbero potuto trarre vantaggio reciproco, magari Israele poteva funzionare da traino economico e sociale per l’intera regione, ma la storia non si fa con i “magari” ma con gli uomini e gli uomini son quel che sono, dei disgraziati, questo è il mio giudizio morale.
Io lì ci vedo due popoli ugualmente disperati stretti in un abbraccio mortale: i palestinesi potessero butterebbero a mare (o peggio) gli israeliani, questi ci scommetto si potessero svegliare una mattina e trovare che tutti i palestinesi sono stati portati via da un’alluvione farebbero festa per diec’anni. Mi piange il cuore per entrambi, si può?
Lei pensa che occorra simpatizzare per Israele perchè è una democrazia in un oceano di satrapie e regimi personali, va benissimo, ma non posso non simpatizzare anche con i palestinesi che vivono in condizioni inumane. Capisco la necessità della costruzione del Muro, ma non posso non inorridire per certe situazioni che quel muro ha creato.
Su una cosa poi dice bene, giudizi morali ne dò difficilmente, quelli che ne emettono in continuazione, guarda caso, lo fanno sempre in favore della propria parte, che naturalmente ha sempre ragione.
Nautilus, dimostra di essere abbastanza preparto sull'argomento. Di conseguenza la sua indifferenza risulta ancora più inquietante... Non può limitarsi a compatire le parti in causa perchè appartengono entrambe al genere umano. I popoli si giudicano anche considerando i regimi che si scelgono (o da cui non riescono a liberarsi). Il regime democratico è il "meno peggio" fra tutti e la differenza si vede: Israele non ha come obiettivo la distruzione del popolo palestinese, Hamas, Hezbollah e un pletora di stati arabo-islamici si e non ne fanno mistero. Sforzandosi un po' di più troverà molte altre differenze e se abbandona questa sua curiosa determinazione ad essere a priori "imparziale" vedrà che potrà capitarle di cambiare idea.
Saluti
Attento, stavolta m'ha frainteso davvero, sarà colpa mia. Non compatisco entrambi perchè appartenenti al genere umano, ma perchè sono popoli prigionieri e impazziti, uno per l’odio, l'altro per la paura, e non sanno come uscirne.
1)Israele ha come obiettivo d'essere lasciata in pace perchè, a parte la pace e la sicurezza, ha già tutto quello che vuole. 2)I palestinesi hanno come obiettivo la distruzione di Israele perchè non hanno niente e pensano che la responsabilità sia sua.
3)Il popolo palestinese sceglie Hamas perchè questa organizzazione combatte Israele allo stesso modo in cui gli israeliani scelgono la destra perchè garantisce di difenderli meglio, queste son le uniche cose che contano laggiù. 4)I paesi arabi vorrebbero eliminare Israele perchè per loro è come un dito in un occhio, un corpo estraneo e pericoloso, longa manus dell’occidente che li aveva colonizzati.
Le differenze ESSENZIALI stanno qui, non nei regimi democratici o meno o nel fatto che gli ebrei son buoni e i palestinesi mostri.
Quanto alla mia determinazione di essere imparziale, capisco che possa sembrare curiosa a chi ha deciso dove stanno i cattivi e dove i buoni, come evidentemente lei e i suoi corrispettivi dall'altra parte. Già, perchè se ascolta loro, le colpe e i crimini della democratica Israele sono millanta, lo sa vero? Ragioni e torti ce ne sono quanti se ne vuole trovare, da una parte e dall’altra.
E secondo lei dovrei decidere fra i crimini degli uni e quelli degli altri in una guerra infinita come quella e poi prendere posizione?
Francamente non me ne importa nulla, vorrei solo che Israele potesse vivere in pace e i palestinesi in modo decente, e con gli anatemi reciproci non ci s'arriva.
Nel 2007 ho sostenuto gli argomenti di questi ultimi due post in un pubblico dibattito con Furio Colombo, s'è arrabbiato molto, ha detto che facevo il gioco dei terroristi e sono antisemita, lei Attento è stato più rispettoso e la ringrazio.
Caso ha voluto che qualche giorno dopo uscisse sul ”Corriere” un articolo di Amos Oz, gliene trascrivo alcuni passi:
"La tragedia tra Ebrei e Arabi consiste in parte nell'incapacità di così tanti di noi, Ebrei e Arabi, di immaginare l'altro...Ebrei e Arabi hanno qualcosa di essenziale in comune: in passato sia gli uni che gli altri sono stati trattati, con disprezzo e brutalità, dalla mano violenta dell'Europa. Gli Arabi attraverso l'imperialismo, il colonialismo, lo sfruttamento e le umiliazioni. Gli Ebrei attraverso la discriminazione, le persecuzioni, le espulsioni e infine lo sterminio di massa... Si potrebbe pensare che due vittime, specie due vittime del medesimo oppressore, avrebbero sviluppato tra di loro un senso di solidarietà. Ahimè, non funziona così, né nei romanzi né nella vita. I peggiori conflitti infatti si scatenano spesso tra le vittime dello stesso oppressore... Ed è proprio così tra Ebrei e Arabi in Medio Oriente. Mentre gli Arabi considerano gli Israeliani gli ultimi crociati, un’estensione dell'Europa bianca e colonizzatrice, molti Israeliani, da parte loro, vedono negli Arabi la nuova incarnazione dei loro antichi oppressori, incitatori di pogrom e nazisti...NON OCCORRE PIÙ SCEGLIERE SE ESSERE A FAVORE DI ISRAELE O A FAVORE DELLA PALESTINA: È NECESSARIO ESSERE A FAVORE DELLA PACE.”
(Il maiuscolo è mio)
Ora, Oz non è un oracolo, però è israeliano, difficile accusarlo di antisemitismo o indifferenza o ponziopilatismo.
Saluti ricambiati.
Egregio Nautilus,
io uso con molta parsimonia l'accusa di antisemitismo e quindi rispondo alla maniera di Attento. Ma sul fatto che lei faccia il gioco dei terroristi non c'è dubbio. Lei produce enunciati come se fossero evidenze: Lei pensa davvero che se uno non ha niente, come sarebbe il caso dei palestinesi - io dico che non hanno niente perché preferiscono spendere in armi o in corruzione il fiume di miliardi che ricevono - questo giustifichi il proposito di distruggere un popolo? Ma che senso morale ha lei? Lei pensa che la destra israeliana sia la stessa cosa di Hamas? Ma ci crede davvero o fa finta (a Roma si dice: ci fa o ci è?). I popoli arabi, meno colonizzati dall'Occidente di qualsiasi popolo del mondo, avrebbero parimenti diritto a voler far fuori Israele per vendicarsi del passato o perché lo vivono come un dito in un occhio? Ma allora, se tanto mi da tanto, gli africani avrebbero il diritto di spianare l'intera Europa, inclusa casa sua, lei e i suoi figli e familiari, con una raffica di bombe atomiche.
Quanto a Amos Oz, non è che sia la bocca della verità - per chi ragiona come lei, appena una ragiona come conviene diventa rappresentante della Verità in terra. Per me, pur non essendo un antisemita (eppure esistono anche ebrei antisemiti) è politicamente uno che non capisce niente. Ma comunque non sottoscriverebbe asserzioni di cerchiobottismo immorale come il suo.
Gentile Professore, la sua risposta mi conferma che parlare della questione arabo-palestinese da parte di uno che ne è al di fuori con chi vi è implicato in qualche modo di persona è impossibile. Stupidamente ci ricasco ma sempre meno, fortunatamente, tanto per quel che serve...
Cioè un modo ci sarebbe: dar subito ragione su tutto, al palestinese se è palestinese, all’ebereo se è ebreo.
Mi stupisce lo stesso che uno abituato a usare gli strumenti della logica come lei travisi così quello che ho scritto.
1) Dove ho scritto che è “giustificato” il proposito di distruggere Israele!? Ho scritto che i palestinesi questo vogliono perchè pensano che tutte le loro tragedie, umiliazioni e miserie vengano da Israele. Lei non crede che pensino così? Ma allora il loro odio mortale da dove viene, dall’aria? è genetico? Sono un popolo di pazzi invasati? E’ un senso morale migliore quello che attribuisce a un popolo intero lo stato endemico di belve idrofobe senza motivo? Ed evitare di domandarsi come ci sono diventate?
2) Dove ho scritto che gli arabi “hanno il diritto di vendicarsi” del colonialismo? Fossi matto! Ho cercato di spiegare perchè le nazioni arabe siano nemiche d’Israele, perchè è un pezzo d’occidente trapiantato là, e se anche fossero stati i meno colonizzati come dice lei, non ci vogliono più lì.
3) Dove ho scritto che la destra israeliana è la stessa cosa di Hamas? Arifossi matto!! Dicevo che i palestinesi si rivolgono ad Hamas perchè attacca Israele, come gli israeliani alla destra perchè è il partito che dà più affidamento per la difesa militare. Sono i desideri dei due popoli in guerra che li spingono in quelle direzioni!
4) Dove ho scritto che Oz è la “bocca delle verità”? Esordisco dicendo “Oz non è un oracolo..” e ho riferito le sue parole solo per difendermi dall’accusa di indifferenza e antisemitismo e perchè penso come lui che è l’ora di smetterla di darsi le colpe a vicenda, logico che si può pensarla diversamente.
5) Su una cosa ha ragionissima: ho proceduto con enunciati, senza farli precedere da “secondo me”, mi pareva ovvio ch’erano opinioni, ho sbagliato.
In conclusione lei ha capito quel che voleva capire alla luce dell’idea che si è fatto del sottoscritto. E son convintissimo che non cambierà idea, dirà che anche se ho scritto cose diverse alla fine portavano alle sue conclusioni.
Ma obiettivamente un’altra possibilità non esisteva, la logica nella questione arabo-palestinese è inapplicabile, vincono solo l’odio reciproco e il fanatismo.
Io posso sostenere il diritto di Israele a esistere in pace, che lotta per la vita, che il Muro era l’unica risposta possibile agli attentati suicidi, che le alture del Golan sono garanzia di difesa dalla Siria, che uno stato palestinese dovrebbe essere smilitarizzato, che di fronte ai Kassam qualcosa si doveva fare e così via (cose logiche in fondo ma un tantino controverse no?), non fa nulla, appena dici che anche i palestinesi sono esseri umani e non mostri e che fanno una vita terribile e umiliante circondati dagli insediamenti israeliani, che tocca ai paesi “civili” (Israele compresa) porvi rimedio e che avranno qualche motivo valido pure loro d’essere fuori di sè fino a sacrificare la propria vita, cose altrettanto logiche, diventi “immorale”, eh addirittura!
Vabbè, è inutile, inutile...lo sappiamo tutti e due, questa guerra e queste discussioni vanno avanti da sessant’anni, chiacchiere inutili.
Lei dovrebbe provare a testare il suo modo di ragionare. Provi ad applicare 1) ai tedeschi. Che sia possibile una spiegazione razionale di come i tedeschi siano arrivati ai campi di sterminio è discusso ed è forse possibile. Ma cercare delle "ragioni" che spieghino l'odio dei nazisti per gli ebrei e la condivisione di tale odio da parte di tanti tedeschi è estremamente pericoloso. Quando si cominciano a trovare "ragioni" per non dire che qualcuno si comporta come pazzo invasato si finisce nella giustificazione. La sfera morale non consente equilibrismi e neutralismi.
C.v.d.
Nautilus è in grado di individuare alcune discriminanti fondamentali ma questo non basta a portarlo a conclusioni che sarebbero quasi obbligate.
Credo di esserci passato anch'io, prima di leggere un po' più seriamente la storia.
In seguito ho preso atto che molti avvenimenti si spiegano solo se accanto alle motivazioni economiche, sociologiche ecc. consideriamo anche le pulsioni irrazionali che sono presenti negli individui e nei popoli. Purtroppo fra queste pulsioni le più frequenti sono l'odio e il risentimento autodistruttivo.
Seguendo un approccio "storico" e non ideologico è possibile capire che, dopo tanti lutti e tragedie, i regimi democratici si sono dimostrati capaci a metabolizzare queste pulsioni.
Mi è servito rendermi conto che milioni di profughi scacciati dalle loro patrie si sono più o meno felicemente integrati nelle società democratiche dopo aver abbandonato i propositi di rivalsa.
Mettendo da parte un giusto ma fuorviante sentimento di pietà ho capito che la maggior parte dei leader arabi e palestinesi compiono un grave delitto rifiutando una qualsiasi soluzione che preveda la coesistenza con uno Stato ebraico costringendo così gli sciagurati profughi palestinesi a marcire a tempo indeterminato.
Passo dopo passo mi sono accorto che non si tratta di una partita locale o regionale a me estranea ma che sono in gioco i principi di ragionevolezza, tolleranza, giustizia che, fra tanti errori e contraddizioni, fanno parte del mio bagaglio storico politico e culturale.
Di conseguenza può accadere che una persona, pur non appartenendo ad un popolo per nascita e per fede provi un sentimento di vicinanza, una empatia che nasce dalla sensazione di appartenere ad un destino comune.
Non è faziosità o partigianeria, è qualcosa di più profondo.
Comunque con questo chiudo anche perchè Nautilus potrebbe pensare che sto cercando di "convertirlo"....
Sì, ha ragione, la storia ha ampiamente dimostrato che è relativamente facile aizzare un popolo all’odio contro una minoranza colpevole di nulla, oltre i tedeschi con la Shoah anche i turchi con gli armeni e le popolazioni orientali sempre contro gli ebrei, più altre infinite minori persecuzioni varie. Però si è sempre trattato di forti contro deboli: massacravano e sterminavano senza rischiare nulla e anzi guadagnandoci. Quando il debole si leva contro il forte non è più persecuzione, ma quasi sempre guerra di resistenza. Voglio dire: con la sola propaganda è facile convincere chi non rischia nulla a trucidare gli altri, quando i rapporti di forza son tutti contro di noi ci vogliono fior di motivi per buttare la pelle, la propaganda non basta più. A me pare che i palestinesi di motivi validi ne abbiano a iosa, però si può pensare che va tutto bene, che Israele non ha nessuna responsabilità per la loro condizione, che sono vittime di bieca propaganda, che buttano soldi in armi (che contro Tsahal son fionde..) ecc. ecc. La cosa importante però è che non lo pensano loro!
Ma tutto voglio fuorchè imbarcarmi in una polemica sui torti e le ragioni, fra l’altro la bieca propaganda esiste eccome, i fanatici che non hanno bisogno di motivi pratici per odiare esistono e sono tanti, c’è chi soffia sul fuoco dall’esterno ecc.ecc. ma ci terrei a spiegarle questa faccenda dell’equilibrismo, mi pare impossibile non farmi capire, fra persone ragionevoli. Ultimo tentativo.
Userò un’analogia abusata: gli ebrei cacciandosi in mezzo a centinaia di milioni di arabi son saliti a cavallo d’una tigre, forse pensavano fosse una tigre pacifica forse pensavano di domarla. Non possono più scendere, sennò li sbrana, si tengono aggrappati con tutte le loro forze. Far la pace con una tigre è impossibile.
E allora devono tenere duro, armi, sempre più armi, difese, rappresaglie, paura, ogni errore può essere fatale, sapendo quel che bolle nel cuore dei palestinesi. E la tigre? Può tenersi eternamente uno sulla groppa? Nessuno può vivere così, e si scrolla piena di furore. Chi ha ragione? Chissà, all’inizio forse la tigre, non aveva chiesto a nessuno di salirle in groppa, ma ormai non conta nulla chi ha cominciato, è solo una situazione impossibile per entrambi. E allora un osservatore esterno che deve fare? Mettersi a fare il tifo per uno dei due? Sperare che uno dei due soccomba? Spettatori di questo tipo ce n’è già tanti, io faccio il tifo perchè arrivi qualcuno (USA, Europa) che fermi la sarabanda infernale e salvi tutti e due, con un compromesso che calmi definitivamente la tigre. Nel frattempo, posto che questo tempo arrivi e non è detto, Israele fa benissimo a difendersi con ogni mezzo che può usare una democrazia, ne va della sua vita, è facile dire due popoli-due stati al bar, bisogna vedere come e se potranno convivere. Sono in contraddizione perchè capisco Israele “ma anche” inorridisco per come vivono i disperatissimi palestinesi? Ma se la cercano perchè sono i cattivi? Per favore! Già sentita questa...
Caro Attento, son d’accordo con quasi tutto quel che dice (spero non mi troverà in contraddizione:-)) e ho capito perchè tiene dalla parte che sente “sua”, tranne una cosa su cui ho un grande dubbio: siamo sicuri che i leader arabi con la loro intransigenza non interpretino anche i sentimenti dei loro popoli? Non so, mi sbaglierò di grosso, da certi segni ho l’impressione che i palestinesi, il popolo voglio dire, preferiscano andare avanti così, nella guerra continua, nell’odio, nella miseria, nella speranza in un impossibile ritorno piuttosto che piegare la testa e accettare definitivamente la loro sconfitta secolare e la vittoria d’Israele. Parlo a caso naturalmente, è una sensazione...ma spiegherebbe anche lo scetticismo con cui la dirigenza israeliana conduce le trattative di pace. Insomma, che abbiano messo nel conto la guerra infinita, tutti e due. Spero di sbagliarmi, d’essere profeta di sventure...speriamo ci pensi Obama e il popolo palestinese a smentirmi.
Ancora per Attento
quando lei dice:"Di conseguenza può accadere che una persona, pur non appartenendo ad un popolo per nascita e per fede provi un sentimento di vicinanza, una empatia che nasce dalla sensazione di appartenere ad un destino comune.
Non è faziosità o partigianeria, è qualcosa di più profondo"
Due miei zii partigiani, dopo la fine della guerra spedirono alcune casse di '91 e STEN agli ebrei che combattevano in Palestina, la mia famiglia, di tradizione anarchica, si sentiva vicina a chi lottava per un' organizzazione sociale giusta e comunitaria. Col tempo, man mano che non vedevano più gli israeliani come "oppressi" ma "oppressori", hanno cambiato radicalmente idea.
Questo per dirle come il bagaglio storico e culturale condiziona le nostre scelte di campo.
Comunque m'ha convinto: non è nè fazioso nè partigiano, quanto alla conversione...anch'io c'ho il mio bagaglio... :-)
"siamo sicuri che i leader arabi con la loro intransigenza non interpretino anche i sentimenti dei loro popoli? Non so, mi sbaglierò di grosso, da certi segni ho l’impressione che i palestinesi, il popolo voglio dire, preferiscano andare avanti così, nella guerra continua, nell’odio, nella miseria, nella speranza in un impossibile ritorno.."
Non volevo più replicare ma lei mi "provoca". Ma se fosse davvero come lei teme (ed anch'io lo temo)non sarebbe la piena (e drammatica) dimostrazione che quel popolo si è messo dalla parte dell'odio irrazionale e autodistruttivo? Non le basterebbe per capire qual'è la parte giusta?
Secondo lei il "popolo" ha sempre ragione? Anche il popolo tedesco negli anni '30? Lei per me è un enigma... (non parlo più)
No no Attento, il popolo non penso abbia sempre ragione, e sì, se è come temiamo, l'odio dei palestinesi è autodistruttivo e irrazionale. Ma anche così non riesco a "vedere" la parte giusta in questa situazione: capisco anche quanto deve essere grande l'umiliazione e il dolore dei palestinesi se sono arrivati a questi abissi di disperazione.
Quanto all'irrazionalità, pensi a quella dimostrata dagli ebrei quando si sono cacciati in quel pasticcio pazzesco: evidentemente la voglia di avere finalmente una patria e "quella" patria è stata più forte di ogni prudenza geopolitica, si sono buttati allo sbaraglio, hanno superato qualunque difficoltà per questo sogno, e l'hanno realizzato.
Valeva la pena sessant'anni di guerra, la pace del mondo (a volte ) in pericolo e chissà quante decine o centinaia di migliaia di morti? Per vivere in perenne stato d'assedio? Io credo che se glielo chiediamo diranno di sì. Perchè i palestinesi dovrebbero essere diversi? Gli israeliani si sono arresi? No e allora perchè dovrebbero loro? E' la tragedia di due popoli caro Attento, io la bilancia non la posso usare.
Sono un enigma? Cavolo, a me pare tanto facile...evidentemente non lo è:-)
Per i tedeschi: guardi alcuni post fa ho sostenuto che non esistono "colpe" nel comportamento dei popoli, però faccio un eccezione per i tedeschi del '30-'40. Ecco, loro non ne sono immuni: sapevano benissimo a chi davano il potere,e cosa poteva comportare, Hitler non ne faceva mistero: guerre, conquiste e sopraffazioni ai danni di altri popoli, erano d'accordo e l'hanno seguito fino in fondo, c'hanno colpa eccome.
Ora la fo finita anch'io, alla prossima e speriamo di argomento più discorsivo...
Saluti.
Professore, ho letto con interesse il Suo articolo, e devo dire che ne condivido profondamente i contenuti, che rispecchiano anche il mio modo di pensare.
Questo atteggiamento di doversi sentire costantemente in dovere di scusarsi all'infinito per i crimini commessi dalle generazioni precedenti lo trovo veramente insensato ed ipocrita.
E' per questo che mi ha dato particolarmente fastidio, in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Israele, l'atteggiamento del Rabbino capo di Tel Aviv, che si lamentava del fatto che, durante il proprio discorso, il Papa non avesse espresso una "richiesta di perdono".
L'orrore e l'assurdità dell'Olocausto sono evidenti per chiunque, e chi li nega è sostanzialmente o un ignorante o un idiota. Ciò detto, mi pare che comunque il Rabbino (e con lui una vasta percentuale di Ebrei) indugi nella forma di vittimismo che Lei ha più volte denunciato, nonché nell'attendismo di quelle "scuse infinite" di cui si tratta nel presente articolo.
Lei che cosa ne pensa?
Cordiali saluti
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