lunedì 25 luglio 2011

Assurdo parlare di meritocrazia in una scuola che premia i copioni



Detesto quella forma di provincialismo che è l’esterofilia, ma apprezzo quei paesi in cui “copiare” agli esami è considerato una pratica eticamente scorretta, se non un vero e proprio reato, mentre da noi è vista quasi con simpatia. Non posso dimenticare che un presidente del Consiglio e un presidente di Confindustria si sono vantati di essere stati abilissimi a copiare. Eppure dovrebbe essere evidente a chiunque che approfittare delle prestazioni di una persona più capace – e poco importa se con il suo consenso – per ottenere una valutazione non meritata, è scorretto e, in certi casi, molto grave. In un concorso può significare rubare il posto a qualche “fesso” più capace e meritevole e quindi si tratta di un’azione immorale e di un vero e proprio reato.
Quel che è davvero curioso è che in questi tempi in Italia non si fa che parlare di “merito” e “meritocrazia”, il che – se le parole hanno ancora un senso – significa premiare i meritevoli, i più bravi e volenterosi, e farla finita con la prassi per cui tutti vanno avanti indipendentemente dalle loro capacità e prestazioni. Si mettono in piedi progetti per individuare e premiare i “migliori” insegnanti e le scuole “migliori”. Poi però si viene a sapere che la prassi di copiare durante gli esami non soltanto dilaga ma viene favorita o addirittura promossa da certi insegnanti. Mi raccontano – e la fonte è attendibile – che in un liceo importante l’insegnante (per giunta vicepreside) che sorvegliava la prova di matematica di maturità ha dato il posto in cattedra allo studente notoriamente migliore e poi, quando questi ha risolto il problema ha passato la soluzione a tutti. Nelle prove di latino, l’insegnante ha “scaricato” la traduzione da internet e l’ha trasmessa ai candidati. È da immaginare quali risultati avrebbe dato il progetto sperimentale del ministero (premiare i migliori insegnanti scelti dal preside e da due colleghi eletti)…
In questo contesto, è di una nauseante ipocrisia la proposta corrente secondo cui “non si può far nulla”, soprattutto a causa nelle nuove tecnologie, e quindi tanto vale lasciar scaricare agli studenti le risposte dalla rete e premiare quelli che sanno farlo meglio. È evidente che non è per niente difficile impedire agli studenti di scaricare i risultati dalla rete, tanto è vero che lo fanno per loro certi insegnanti e nella suddetta “proposta” si suggerisce di concentrare tutta la sorveglianza nell’evitare che i più incapaci a usare la rete copino i più abili a farlo… Ha ragione Paolo Ferratini quando osserva che ormai gli studenti traducono dal latino benissimo a casa e malissimo a scuola. Egli suggerisce allora all’insegnante di smettere di dare versioni a casa, di prendere atto della situazione e iniziare a costruire percorsi di apprendimento dai migliori siti della rete, imparando e insegnando a distinguerli dalla spazzatura. Nulla contro questa indicazione. Ma il problema di come verificare le capacità acquisite non è risolto. Una soluzione semplice sarebbe di proporre le versioni dal latino in classe e quelle dall’italiano a casa (la panoplia di brani da scegliere sarebbe infinita). E non si venga a raccontare che è impossibile controllare in classe l’uso di mezzi informatici: lo è esattamente quanto controllare che non si usino dispense o si passino bigliettini.
La verità che è non si vuole introdurre una vera meritocrazia e dilaga l’ideologia del successo formativo garantito. La paternalistica sufficienza con cui alcuni hanno considerato l’appello a non far copiare del “Gruppo di Firenze”, quasi si trattasse dell’iniziativa dei soliti onesti ingenui, ha messo in mostra uno dei peggiori difetti nazionali: la furbizia all’italiana.
(Tempi, 20 luglio 2011)

19 commenti:

Lucio ha detto...

Completamente d'accordo. I mezzi per impedire le copiature (da altri o dalla rete) ci sono, ma servirebbe un cambiamento della mentalita' italiota, che non vedo a breve termine.

A titolo di aneddoto, ho insegnato per un semestre in un'universita' americana e durante gli esami lasciavo gli studenti da soli nell'aula. Nessuno copiava.

Cordioalmente,
Lucio Demeio.

alfio ha detto...

per lucio de meio: mi scusi, ma non resisto a chiederglielo: come può esserne sicuro?

d. ha detto...

Ho una semplice storia da raccontare: mia figlia fa il liceo classico, ha finito il quarto anno. Un prestigioso liceo pubblico torinese.
Mia figlia studia molto, ha una media dei voti vicina al 9. Non ha un gran talento per il greco, però, e per avere buoni voti in questa materia deve faticare parecchio. Comunque finora ce l'ha sempre fatta. In classe sua ci sono compagni che hanno voti di versione molto più alti dei suoi e voti orali (letteratura) molto più bassi, il che, per me, è già piuttosto sospetto.
A fine anno si è scoperto che un compagno usava sistematicamente il cellulare per scaricare le versioni e due terzi della classe le ricevevano dallo stesso ragazzo via sms. Il professore (preparato sulla materia, ma giovane e forse un po' ingenuo) è caduto dalle nuvole: non aveva mai controllato i ragazzi durante le versioni. Il ragazzo che forniva le versioni (anche dal latino) è stato punito con alcune ore di servizio per la scuola. Tutti gli altri hanno mantenuto i voti presi durante l'anno. Alcuni hanno voti di greco più alti di mia figlia. Non solo, alcuni hanno già 3 o 4 materie a settembre: se si aggiungessero i voti reali di greco e latino sarebbero stati certamente bocciati.
Io ho insegnato ai miei figli che copiare non è solo scorretto, è esattamente un furto (prima di tutto di un voto che non compete loro, in casi più gravi di una posizione, un premio, un lavoro) e inoltre un danno che si fa a sé stessi.
Mi chiedo infatti: che senso ha chiedere a un solo ragazzo un servizio per la scuola, quando il punto è che un gran numero di persone in quella classe non ha la preparazione per essere promosso (e il prossimo anno c'è la maturità)? Perché non usare deterrenti più validi prima di arrivare a questo punto?
Chiaramente una parte dei ragazzi che hanno ricevuto le versioni via cellulare sarebbe stata rimandata o bocciata, ma c'è tra loro qualcuno che se avesse saputo di dover fare affidamento solo sulle proprie forze sin dall'inizio dell'anno avrebbe magari studiato di più, con il vantaggio sostanziale di conoscere meglio la materia, anche se forse con lo svantaggio di avere voti un po' più bassi. A questi ultimi è stato fatto il servizio peggiore: si è creato un sistema che ha permesso loro di evitare di apprendere, proprio nel luogo che dovrebbe invece ottimizzare tale apprendimento.
Senza contare la fatica di continuare a chiedere ai propri figli un comportamento che i più considerano da "fessi" (gli altri escono in continuazione, più sere alla settimana, si incontrano tutti i pomeriggi, fanno vari sport, vanno a sciare... mia figlia non ha il tempo per tutto questo).
Un discorso analogo vale anche per i "recuperi" di fine anno: persone che per un anno intero hanno insufficienze gravi in molte materie e che con un'ultima interrogazione "miracolosa" arrivano al 6.
Lo stesso 6 di chi magari con fatica ha guadagnato una sufficienza piena. Motivazione? Non si può bocciare più di un certo numero di ragazzi, non si può rimandare a settembre una percentuale troppo alta di studenti. A prescindere da ciò che davvero questi hanno appreso.
Sembra che abbiamo paura che siano troppo fragili per faticare sui libri, ma non troppo ignoranti per avere un diploma e magari una laurea.

Chiara ha detto...

Sono pienamente d'accordo con il professor Giorgio Israel. Copiare nei compiti in classe, o peggio, durante le prove degli Esami di Stato è un atto gravissimo ed è indice di quanto i nostri giovani non siano abituati al rispetto delle regole e alla correttezza. Bisognerebbe insegnare ai nostri ragazzi prima di tutto ad essere onesti con se stessi e con gli altri. E' da qui che inizia l'educazione alla legalità.
Personalmente, quest'anno, nella classe del liceo in cui insegno latino, ho cominciato ad assegnare versioni di autori la cui traduzione in italiano non è rintracciabile in rete. Così, quelli che copiavano scaricando le traduzioni da internet sono stati costretti a smettere!

Daniela ha detto...

Certamente la furbizia italiota ha dato il suo notevole contributo a rendere l'italia un paese del terzo mondo (qualche decennio fa, per dire, il Nuovo Cimento era una rivista di prestigio internazionale assoluto). E di fronte allo studente che prende senza averlo meritato un "Nove in Latino" che vale quanto un "Due di Picche quando la Briscola e' Quadri" (forse anche meno) sta seduto un insegnante - da tutti noi contribuenti stipendiato, e pagato anche per assegnare dei voti - che non e' in grado, o non vuole, valutare adeguatamente gli studenti mediante prove (scritte, orali, non sta a me dirlo) che non si prestino ad essere scopiazzate. Perche'? Quali obiettivi deve porsi la valutazione, e come va effettuata?

Quanto agli studenti di liceo che lamentano come, forse, il loro collega abbia preso "nove" senza forse (e ribadisco il "forse") averlo meritato, non e' che abbia tanta simpatia per loro. Stanno imparando - con alcuni anni di ritardo, ma meglio tardi che mai - una lezione molto importante e che ai nostri tempi si apprendeva prima ancora delle elementari. La vita non e' ne' equa ne' giusta. Il vicino di banco ha preso "nove" avendo, forse, studiato poco? Dando per scontato che abbia copiato (magari e' piu' intelligente, beato lui) ha fatto male a copiare. Vogliamo spingerci a dire che e' una ingiustizia? Lo sottoscrivo. Che dire allora dei coetanei che magari, poveracci, hanno un tumore, o non possono andare al liceo perche' stanno undici ore al giorno alla macchina da cucire, o sono nati in Mozambico? E magari hanno un talento per il latino superiore al nostro e molta piu' voglia di studiare? Purtroppo la vita non e' equa, anzi e' spesso assai iniqua. Quando si subisce una ingiustizia si deve naturalmente difendere quanto ci e' dovuto e controbattere, magari non in maniera patetica (ad esempio copiando anche noi) ma in maniera efficace (ad esempio alzando la mano senza esitare ad esibire in pubblico la nostra traboccante preparazione, che non di rado e' almeno pari a quella del signor docente che percepisce lo stipendio e assegna i voti alla meno peggio, e senz'altro ben diversa da quella del copista). Non dovrebbe accadere? Vero. Ma accade, questo ed altro, e non solo a scuola ma anche nella vita. Mi stupisce pero' che si additi come solo e unico colpevole dei mali della scuola e dell'universita' italiana un malcostume, peraltro previsto dal Codice come reato penale (e non solo) con pene draconiane, che rovinano il malcapitato giovane (quello che viene casualmente preso di mira e perseguito e che paga per tutti) per il resto della sua vita; questo, per dire, nel paese dove, il giorno che hanno scaraventato fuori dall'universita' tutti i migliori, si e' andati avanti come se niente fosse, con i "colleghi" veloci ad accomodarsi sulla poltrona ancora tiepida, dove sono poi rimasti. Con tante ingiustizie vere su cui arrabbiarsi, mi sembra un pochino esagerato attribuirgli un tal peso. E ai concorsi, e' noto che non agisce lo scopiazzo, ma gli scritti ad hoc.
Soprattutto mi sembra che si dovrebbe tener maggiormente presente che andare a scuola e imparare e' un privilegio, e che non dover lavorare mentre si studia e' un privilegio aggiuntivo. Forse invece di invidiare eventuali colleghi che al pomeriggio non stanno a dormire sui libri dopo avere al mattino dormito a lezione (al liceo! scusate ma a livello di scuola secondaria, gli insegnanti dicono a lezione tutto quello che c'e' da imparare; io di pomeriggio studiavo altro; i miei colleghi facevano sport professionistico, o andavano al Conservatorio, oppure uscivano con gli amici che e' una opzione rispettabile anche quella) ci si dovrebbe concentrare sui privilegi reali che la vita ci ha concesso - e che non ci sono dovuti.

Lucio ha detto...

Per Alfio: se avesse un po' di esperienza con le universita' americane non me lo avrebbe chiesto. E' tutto il sistema che e' basato su questo fatto, ed ho conoscenza di esempi dove uno studente, vedendo che un altro studente copiava (o collaborava, non ricordo) da un altro e' andato dritto nello studio del docente a riferire la cosa. Il docente in questione era una mia amica italiana che si e' vista costretta ad iniziare l'azione penale, cioe' il processo davanti ad una corte accademica, altrimenti ci andava di mezzo lei. Risultato: espulsione dello studente dall'universita'. A quell'epoca, sia io che la mia amica pensavamo che tutto cio' fosse un'esagerazione, poi ho cambiato idea.
Un altro esempio: uno studente di Ph.D., mi pare in biologia, stava concludendo una tesi di laurea sperimentale molto impegnativa; gli mancava solo un ultima tabellina di dati di un ultimo esperimento e, per mancanza di tempo, se li invento' per concludere in fretta. E' una cosa che ho visto fare qui da noi senza grandi scandali, se si tratta solo di un completamento finale e viene fatto con raziocinio. Il relatore dello studente se ne accorse e lo fece cacciare dall'universita', poco importava che l'invenzione ammontasse ad una frazione trascurabile del lavoro di tesi totale.

Cordialmente,
Lucio Demeio

hybridslinky ha detto...

Professor Israel, credo che ora qui tutti ci aspettiamo un suo intervento su questo: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-ma-bocciare-convienesoprattutto-ai-giovani-2579.htm

Francesco Santoni

Giorgio Israel ha detto...

Ma l'intervento c'e già, sul Messaggero di oggi

Nautilus ha detto...

Pur avendo fatto la "vecchia" scuola (pre '68 và) ho sempre copiato e fatto copiare, quando mi è stato minimamente possibile.
La scuola, pretendendo di giudicarci ogni momento, ci faceva la guerra e noi studenti reagivamo nello stesso modo: copiare era una "ruse de guerre" praticata da quasi tutti, chi si sottraeva rifiutando la collaborazione era visto malissimo.
Far copiare era il massimo momento di solidarietà fra studenti, un dovere morale, anche verso chi non ti era amico.
Più delicata la questione degli insegnanti: si andava da chi ti sorvegliava ferocemente a chi chiudeva entrambi gli occhi.
Quando son passato dall'altra parte della barricata son diventato inflessibile, favorito dal fatto di ricordare tutti i trucchi praticati.
Ma non c'è alcuna motivazione etica dietro questo comportamento, per me gli studenti continuano ad avere tutti i diritti di farmela, se ci riescono.
C'è invece un motivo pragmatico, bene illustrato da d. (che pure diversamente da me ritiene il copiare una scorrettezza):
" c'è tra loro qualcuno che se avesse saputo di dover fare affidamento solo sulle proprie forze sin dall'inizio dell'anno avrebbe magari studiato di più, con il vantaggio sostanziale di conoscere meglio la materia... A questi ultimi è stato fatto il servizio peggiore: si è creato un sistema che ha permesso loro di evitare di apprendere, proprio nel luogo che dovrebbe invece ottimizzare tale apprendimento."
Questa per me è la VERA ragione, necessaria e sufficiente, per impedire la copiatura.
Quando se ne elimina la possibilità, lo studente capisce di poter contare solo sulle sue forze, dovrà quindi impegnarsi personalmente con i relativi vantaggi che indica d.
C'è poi un vantaggio secondario che riguarda l'insegnante: non facendo copiare avrà la misura precisa di quanto la classe nel suo complesso ha recepito delle sue lezioni, verifica fondamentale per chi insegna.

Gianfranco Massi ha detto...

Per Nautilus: Lei è un convertito senza pentimento. Lascio a lei definire con una sola parola l'approdo della sua conversione.

vanni ha detto...

Nella mia Scuola secondaria - che direi molto vicina nel tempo a quella di Nautilus - c'erano minori conflitti di classe (in senso... marxista). Copiare era peccato, rischio ed emozione, manifestazione di virile sprezzo del pericolo. Chi copiava e lasciava copiare si esponeva al voto 2 nel compito e a ricadute in condotta.
La copiatura e perfino il suggerimento dalla cattedra eretti a “sistema” (quindi neanche più trasgressione) toglierebbero ogni significato a tutto, tutto: una dichiarazione di apatico menefreghismo congiunto e solidale di studenti ed insegnanti. Per gli uni e per gli altri dunque la Scuola conterebbe nulla, ci si andrebbe - immagino - per socializzzare e tirare lo stipendio il 27. Niente meritevole di verifica, né per gli uni né per gli altri? Nessuna importanza al lavoro, nessuna importanza alla persona.

Nautilus ha detto...

Caro Massi, son negato per gli indovinelli.
Ma neanche son convertito: lo sapevo già da studente e infatti rispettavo di più gli insegnanti che non facevano copiare.


Caro Vanni

per me lei ha fatto il liceo, lì il copiare poteva assumere i connotati del peccato.
Ma in un tecnico industriale come il mio...dove le percentuali dei promossi a giugno erano del 20%copiare faceva parte della lotta per la vita, e quando si lotta per sopravvivere il senso di peccato è un lusso che non ci si può permettere. :)

Vincenzo ha detto...


(...) chi si sottraeva rifiutando la collaborazione era visto malissimo.

... il tutto s'accompagnava con le note musicale del marranzano?
;)

Nautilus ha detto...

Peggio Fabio: non avevano amici.
Perchè, che tipo di persona era quella che si rifiutava di aiutare perfino il compagno di banco?
Era fuori dal consesso civile via..:)

Vis ha detto...

Quanto mi piacerebbe smentire il contenuto del post del prof. Israel! Invece non è possibile. Sono un docente di liceo e con i miei occhi ho assistito a scene vergognose, sia come commissario esterno sia come interno. Ho protestato, ho litigato con presidenti e colleghi, ho cercato un "appoggio" nella dirigenza. Niente da fare. Sguardi trucidi, bollini di "pazzia", saluti negati, telefonate ai "vertici" sono le conseguenze cui va incontro chi non si allinea al sistema del copiare legalizzato. Uno dei modi per arginare il fenomeno rimane educare i nostri allievi all'onestà, a guadagnarsi il voto e la promozione "sudando"; non su tutti fa effetto, ma non ci si può arrendere.

Vis ha detto...

Quanto mi piacerebbe smentire il contenuto del post del prof. Israel! Invece non è possibile. Sono un docente di liceo e con i miei occhi ho assistito a scene vergognose, sia come commissario esterno sia come interno. Ho protestato, ho litigato con presidenti e colleghi, ho cercato un "appoggio" nella dirigenza. Niente da fare. Sguardi trucidi, bollini di "pazzia", saluti negati, telefonate ai "vertici" sono le conseguenze cui va incontro chi non si allinea al sistema del copiare legalizzato. Uno dei modi per arginare il fenomeno rimane educare i nostri allievi all'onestà, a guadagnarsi il voto e la promozione "sudando"; non su tutti fa effetto, ma non ci si può arrendere.

alfio ha detto...

per lucio de meio. vedo solo ora la sua risposta, di cui la ringrazio e a cui aggiungo due piccole postille:
1) no, non ho esperienza di università americane: vivo in campagna...
2)i due episodi che cita sono tanto più interessanti in quanto riferiti a una società in cui le scuole superiori hanno in genere il metal-detector all'ingresso.
cordialmente
alfio

Daniela ha detto...

Una societa' dove le due motivazioni principali per iscriversi al college non includono "studiare". (Spiegare ai ragazzi statunitensi che possono benissimo intrattenersi in tali attivita' senza indebitarsi fino al collo?) Una societa' dove il "codice d'onore" universitario e' una caricatura di quello che le persone rette hanno nella vita, tanto quanto l'edutainment che impazza nelle universita' anche prestigiose e' una caricatura della cultura vera.

Comunque Alfio anche il copiare, il non copiare, il denunciare chi copia, sono tutti elementi di valutazione della personalita' di un individuo, e sono sicura che tutti noi conosciamo una lunga lista di secchioni che correvano a fare la spia (e, viceversa, di incapaci con tutti 9) coi quali naturalmente, finita la scuola, ci siamo ben guardati dal lavorare fianco a fianco.....

delfino libero ha detto...

sono pienamente daccordo con te. io a scuola vedo che c'è un mio compagno che ha sempre copiato ai compiti ed era talmente evidente, (aveva il libro aperto sotto al banco)che non capisco come i professori non se ne siano accorti, anche perché una volta il mio compagno aveva copiato in un compito dove aveva avuto 8 e il giorno dopo il professore lo aveva interrogato sulle domande del compito e lu non ha saputo rispondere a nessuna delle domande. il professore non gli aveva messo nessun voto quel giorno; il bello che poi io, che studio ogni giorno, per una volta non avevo potuto studiare il pomeriggio perché ero dovuta andare a fare una visita medica, il giorno dopo il professore mi interroga e mi mette un voto negativo.
ciò mi fa molto arrabbiare perché le persone coerenti anno sempre voti più bassi rispetto alle persone scorrette, ciò ovviamente nell'ambito scolastico.