giovedì 22 settembre 2011

Sarà assunto chi indovina il colore del cavallo bianco di Napoleone



Sfoglio alcuni libri di testo per le scuole medie e la realtà supera la fantasia. Nel libro di storia non c’è un brano che duri con continuità più di mezza pagina: titoletti, sintesi di poche righe, immagini, riquadro con una frase celebre, e poi – prima di passare a un altro “modulo” – domande su domande per verificare che l’accrocco di nozioni sia stato assimilato. Stessa faccenda per la geografia. Anche la matematica è ridotta a frammenti: regolette, esempi, applicazioni, mai un concetto, mai un teorema (cos’è un teorema? roba che si mangia?). E meno male che si predica contro l’insegnamento “nozionistico” della matematica… Poi, anche qui, verifiche di apprendimento a tutta birra, a base di “quesiti a risposta multipla”. Il quadratino da riempire con la crocetta è la forma dominante nei libri scolastici. E poi ci si chiede come mai i ragazzi non riescano a leggere più di mezza pagina per volta, non riescano a scrivere più di una riga per volta, non sappiano cosa sia una frase e comunichino in stile sms.
La prossima selezione per più di duemila posti di dirigenti scolastici verrà fatta con una prova preliminare a base di quiz: su 5750 domande ne verranno sorteggiate 100 cui rispondere in 100 minuti. Per superare la prova occorrerà indovinarne l’80%. I furbi le hanno già “messe in rete” e molte risultano insensate. Pare che anche per diventare ragioniere presso la Presidenza della Repubblica occorra superare un test con domande esilaranti. Ai candidati si chiede quale sia il finale dei Promessi Sposi e se l’apparato di cui il cuore è l’organo centrale sia circolatorio, digerente, locomotore o urinario. Così il Colle più alto rischia di avere un commercialista che sa come va a finire per Renzo e Lucia ma crede che si faccia pipì con il cuore. Un’altra domanda è chi abbia inventato l’alfabeto Morse e tra le risposte ovviamente c’è Morse, per cui ci si chiede come possa esistere una persona a tal punto deficiente da scegliere come risposta Darwin… Invece esiste: ed è chiaramente chi ha pensato un simile test.
Non siamo tanto faziosi da sostenere che i test Invalsi propinati nelle scuole siano altrettanto demenziali. Sono più dignitosi, ma spesso cattivi e comunque inadeguati a fornire valutazioni sensate. Quando abbiamo provato a dirlo, con esempi dettagliati, non siamo stati degnati di risposta. Si è udita la solita solfa – ripetuta come una verità di fede – secondo cui i test forniscono valutazioni “oggettive” che superano l’arbitrarietà del giudizio del docente. Abbiamo osservato che anche i test sono prodotti da “soggetti” e che la valutazione della loro qualità o difficoltà è opinabile. Si è allora affermato apoditticamente che le analisi statistiche consentono di determinare il livello di difficoltà di un test. Ebbene, per quanto rintronati dalla propaganda non lo siamo ancora al punto di sorbirci la colossale bestialità che la “difficoltà” di un concetto si possa stimare con analisi statistiche.
Viene reiterato l’annuncio che il sistema dei quiz sarà introdotto anche agli esami di maturità. Avanti così. Di questo passo, ogni libro sarà a caselle e crocette. Anche nei romanzi, per ordine del ministero, il lettore dovrà, a ogni pagina, compilare un questionario atto a valutare il grado di comprensione delle righe appena lette. La valutazione farà parte del “portfolio” teso a “certificare” quelle che i buontemponi chiamano le “competenze della vita”. Assieme a questa idea siamo pronti a proporne molte altre. Visto che siamo condannati, tanto vale contribuire alla rapida ed efficace diffusione del cretinismo di massa. Sia ben chiaro, dietro emissione di fattura.
(Tempi, 21 settembre 2011)

15 commenti:

ellekappa ha detto...

Anche il mondo della scuola ha le sue "leggende metropolitane".
Chiedo al prof. Israel e ai lettori di chiarirmi (con citazione della fonte) il seguente dubbio: è proprio vero che sia obbligatorio indicare un libro di testo per l'acquisto alle proprie classi?
Io da qualche anno non lo faccio più (rischio sanzioni?) o lo faccio parzialmente: indico un testo scolastico (perché è obbligatorio, così mi hanno sempre detto), ma poi chiedo agli alunni di non procurarselo, ma di comprarsi un classico, un libro vero (Einstein-Infeld), da non vendere al termine dell'anno scolastico, ma da tenersi per la vita nella propria personalissima libreria.

Gianfranco Massi ha detto...

Secondo me questo sistema di "valutazione a mezzo quiz" è destinato al successo. Perché la gente è indotta a credere che sia il mezzo più democratico, alla portata di tutti. Inoltre pensano che sia il più "repellente" all'insidia della raccomandazione.
Così potrebbe diventare facilmente il primo passo verso la robotizzazione dell'umanità del III Millennio.

Monica ha detto...

Anche io sono interessata alla domanda di Ellekappa. Insegno italiano alle superiori: dire che certe antologie sono un insulto alla ragione (piene di sottolineature, con annotazione a lato precompilata dall'editore!!!) è probabilmente un eufemismo...
Quanto ai quiz sarei contenta di sapere, oltre a lei, quale sia effettivamente il vento che tira nell'ambito della P.I.: l'esempio dell'istruzione americana, che mi sembra proprio su questo si basi, non è sufficiente?

Giorgio Israel ha detto...

Francamente non so se l'adozione sia obbligatoria. Ma penso che agire come fa ellekappa sia sacrosanto: mi richiamo al finale del mio articolo sul Messaggero sull'inizio dell'anno scolastico. Non capisco bene che vuol dire che non è sufficiente l'esempio della scuola americana: sufficiente per cosa? Al Ministero ora tira un'aria di test-mania radicale, sul modello americano dell'accountability più spinta, ignorando deliberatamente tutte le critiche che vengono anche dagli USA a questo modello. Del resto anche le scelte dell'Anvur (dipendenti dalle nomine fatte) vanno in questa direzione. Una direzione pessima, a mio avviso. Accompagnata dalla mitologia della tecnologia, dell'editoria digitale, dei videogiochi a scuola, del rapporto tra docenti e studenti via Social Networks, della parola d'ordine "basta studiare troppo a scuola".

Monica ha detto...

Grazie, ha interpretato bene il mio "sufficiente" (intendevo proprio dire: "non è sufficiente in merito l'esempio deleterio dell'America, per convincerci a trovare una strada diversa?").

Giorgio Israel ha detto...

Ma che l'esempio degli USA sia deleterio siamo noi a dirlo. In buona compagnia (vedi per la scuola il libro dell'americana Ravitch o, per l'università l'International Mathematical Union). Ma per l'Anvur si tratta di persone isolate e senza credenziali... Come se ne avessero loro... E come se ne avessero i dirigenti ministeriali...

Nautilus ha detto...

Non ho capito bene l'affermazione:"che la “difficoltà” di un concetto si possa stimare con analisi statistiche...è una bestialità"
Per esempio, quando si fanno domande su un fenomeno fisico alla classe si possono facilmente graduare in ordine di difficoltà: alla prima saranno quasi tutti capaci di rispondere, via via che diventano più difficili decrescerà il numero di risposte giuste.
Non è un po' la stessa cosa?
A meno che non ci si riferisca al "come" una domanda viene formulata, se fatta in modo fuorviante anche un concetto facile può essere reso incomprensibile, cosa che effettivamente nei test può avvenire.

Giorgio Israel ha detto...

Lei in tal modo ottiene un ordinamento di difficoltà relativo alla classe in oggetto. Cioè classifica a posteriori il grado di difficoltà in funzione del campione. Cambia il campione, cambia l'ordinamento. Cambia classe e alla domanda a cui erano tutti capaci di rispondere (nel primo campione) risponde soltanto la metà. E non è affatto escluso, anzi, che cambi l'ordinamento, e cioè che ciò che era al vertice della difficoltà scenda di molti posti. Tutto dipende dalla preparazione, dal livello culturale, da mille altre cose che non sto a elencare. Ovvero esattamente da ciò che vorremmo misurare con il test…. Cosa c'è di oggettivo in questo? Nulla di nulla. Anche se mi riferissi all'intero campione di tutti gli studenti italiani (o a un campione statisticamente rappresentativo), la classificazione di difficoltà che ottengo ex post dal modo in cui si è risposto alle domande, è insignificante. Può essere benissimo che, essendo in gran parte tutti ignoranti, risulti difficile ciò che alla luce del più elementare buon senso è facile. Quello che interessa è di valutare il grado di preparazione degli studenti sulla base di un giudizio che inevitabilmente è a priori, e quindi con un grado di opinabilità, sempre comunque più sensato e meno arbitrario che non definire ciò che è facile o difficile ex post. Anche la più sofisticata analisi statistica se è ex post è qualcosa di profondamente ridicolo e inutile. Se poi si tenta di fondare statisticamente un concetto di difficoltà a priori, allora si cade davvero nell'arbitrarietà più totale, nella pretesa di poter ragionare indipendentemente dai giudizi di contenuto, di sostituire il significato con i modelli formali. La penso come Poincaré: l'applicazione del calcolo delle probabilità a questo genere di questioni è lo scandalo della scienza.

Nautilus ha detto...

Credo di capire.
In effetti è vero che la scala di difficoltà delle domande l'ho determinata già a priori, le classi, con differenze fra l'una e l'altra, non fanno che confermare più o meno quanto già mi aspetto.

fare legna ha detto...

insegno lettere alle medie, leggo regolarmente il blog e sono assolutamente d'accordo con le prese di posizione del prof. israel su didattica e valutazione.
però le critiche mosse in questo post ai libri di storia e geografia per le medie mi lasciano perplessa. i bambini delle medie non hanno una lettura scorrevole. si bloccano o si sbagliano così spesso che quando ripartono hanno già dimenticato il contenuto della parte precedente della frase. per molti di loro la lettura non è uno strumento acquisito, utilizzato per venire a conoscenza di un contenuto, ma è ancora l’obbiettivo da raggiungere.
perciò una pagina compatta, piena di parole, è veramente un ostacolo insormontabile (a meno che non si tratti di un testo narrativo, ma non è di questo che stiamo parlando).
i bambini di 11 anni hanno obiettivamente bisogno di una pagina già strutturata in base ai contenuti, con i concetti e i fatti fondamentali separati graficamente da spazi bianchi, con parole chiave in neretto, con titoletti nel margine esterno della pagina.
e non è che questo sia sufficiente a renderli autonomi, intendiamoci. l’insegnante deve comunque spiegare, dividere, scandire, sottolineare, far sottolineare, ripetere e far ripetere quello che è già spiegato, diviso, scandito, sottolineato e ripetuto.
dopodichè, tanto per fare un esempio autobiografico, l’insegnante che ha fatto tutto ciò e ha dato le tre paginette complete di illustrazioni da studiare per la lezione successiva, si ritrova con una classe che non sa spiegare qual è la differenza fra la teoria geocentrica e quella eliocentrica. immaginatevi di far ripetere quei due concetti a venticinque alunni, uno dopo l’altro, e parecchi di loro, addirittura il venticinquesimo, non ve li sanno esporre.
questi sono i bambini delle medie. dobbiamo esserne ben coscienti e adattare gli strumenti, soprattutto i libri di testo, alle loro esigenze. perciò ben vengano questi testi frazionati e pieni di esercizi di rielaborazione.
ben vengano (se venissero!) i testi ridotti nel numero di pagine. non è realistico, e nemmeno sano, pretendere che in due ore settimanali di storia e in due di geografia si leggano, comprendano e studino testi di 380-400 pagine l’uno. stendo poi un velo pietoso su come le 400 pagine sono scritte. le medie non sono il liceo, sembra che nessuno abbia una chiara percezione di questo. chi scrive questi testi l’ha mai visto un bambino? scrive per farsi bello davanti ai colleghi? e noi che li adottiamo, abbiamo forse il complesso di non insegnare al liceo? (a nostra parziale discolpa voglio dire che non è che abbiamo molta scelta: sono tutti così…)
personalmente penso che uno dei problemi essenziali della scuola italiana consista nella scadente qualità della scuola primaria (alla faccia dei miti delle classifiche internazionali), che trascura l’istruzione di base per disperdersi in mille attività e progetti poco didattici e molto ludici. i bambini arrivano alle medie senza aver imparato l’ortografia (“non è importante”, ti dicono in faccia le maestre), senza aver mai scritto un tema, ma in compenso avendo passato giornate a comporre faccine con pomodori e carote nell’ambito del “progetto verdura”.
poi arrivano alle medie e si trovano le 380 pagine di questo e le 400 di quello. non ce la possono fare.

gli aspiranti al posto da dirigente scolastico invece sì. devono leggere tanto e scrivere tanto, non crocettare. ma questa è un’altra storia.

Giorgio Israel ha detto...

Sono d'accordo su tutto, completamente. Ma perché siamo ridotti così? Perché le capacità di lettura e matematiche dei bambini vengono atrofizzate in modo scandaloso fin dalle primarie (vero buco nero della scuola italiana). Mio figlio trentenne era capace di leggere sui dieci anni un libro di 200 pagine, i miei figli decenni di ora, non ce la fanno. È colpa della scuola, primaria, s'intende. Ma non è una buona idea seguire l'andazzo perverso e magari assecondarlo anziché tentare di correggerlo. Certo, che se su un libro di letteratura italiana leggo "brani d'antologia" che esaltano i videogiochi, sfottono i professori repressivi e i genitori che pretendono di far leggere, la battaglia è ardua. Non parlo di ipotesi, parlo di un libro che ho visto ieri e che mi ha gettato in un misto di sconforto e di rabbia (nei confronti di quei miserabili cialtroni degli autori). Se poi dal ministero arriva l'indicazione a studiare di meno e giocare di più..... In realtà sono loro a giocare, con lo sfascio.

fare legna ha detto...

e però dire che il problema è la scuola primaria significa andare completamente controcorrente. ne parlò luca ricolfi, due estati fa mi pare. sostenne che le carenze degli studenti rilevate all'università riguardavano appunto la comprensione e la scrittura organizzata, cose che si devono imparare alle elementari, perchè dopo è troppo tardi. non è che riscosse grande successo.
la vulgata della scuola elementare italiana come la (ex) migliore del mondo è un mito resistente, originato credo da una lettura superficiale delle classifiche internazionali dei test sulle competenze (tanto per cambiare) e alimentato dalla categoria dei docenti in funzione antimoratti e poi antigelmini.

certamente sono state commesse molte mostruosità dagli ultimi ministri, da berlinguer in poi, ma i docenti sono, anzi siamo conniventi.
il ciclo unico elementari-medie per storia e geografia è un caso lampante. una volta ho provato a sollevare una polemica in merito: ad un corso di aggiornamento sulle indicazioni nazionali con silvana loiero, davanti a decine di maestre elementari e delle medie ho sostenuto che l'apprendimento deve essere circolare e graduale, dall'infarinatura delle elementari agli approfondimenti successivi alle medie e poi alle superiori. la loiero ha pensato di chiedere alle colleghe cosa ne pensassero. bene, ho scoperto che non ne pensavano nulla. non sapevano che dire. a loro importava solo svolgere il loro programma, e chiaramente un insegnante può indifferentemente insegnare i romani o cristoforo colombo.
peccato che per i bambini non sia la stessa cosa. aspettare di avere ben 14 anni per sentire parlare per la prima volta di napoleone, delle guerre mondiali, di hitler e di quali sono i continenti e gli stati del mondo, beh, tutto questo rende i ragazzi dei grandi ignoranti fino ad un'età tutto sommato avanzata, e comunque l'apprendimento di cose nuove, mai sentite prima, è giocoforza piuttosto superficiale.

purtroppo questi problemi non vengono presi in considerazione quasi da nessuno di noi docenti. la categoria brillerà pure per abnegazione e spirito di sacrificio, ma per critica dei rassicuranti luoghi comuni, beh, direi proprio di no.

Giorgio Israel ha detto...

Sono ancora d'accordo. Penso di aver contribuito a convincere Luca Ricolfi di quella tesi su cui sto battendo da anni e qualcosa è passato. Di certo, non molto tra i maestri, visto anche le modalità di formazione nelle lauree di formazione primaria. Il regolamento per la formazione ha fatto parecchio da questo punto di vista. Forse è stata l'unica cosa che è passata e che sta già producendo qualche effetto positivo. Ma per il resto...

Graziano ha detto...

Egregio Prof. Israel,
questo non è un commento, è una domanda, forse anche impertinente (ma absit iniuria). Da notizie comunicatemi oralmente e da prendere a beneficio d'inventario, risulta che Lei è stato consulente dell'attuale ministro Gelmini.
La domanda è: come ha potuto farlo una persona della sua cultura e intelligenza?
Prof. Graziano Fois
P.S. 1 Dato il tipo di domanda, del tutto fuori tema, può rispondermi alla mail personale (grazfois@tin.it).

Giorgio Israel ha detto...

Gentile professore, risponderò alla sua domanda con un post, tanto per chiarire la questione definitivamente.