Abbiamo visto grandi intellettuali, giornalisti di primo piano, ex-presidenti dell’Unione delle Comunità ebraiche e tanti altri sezionare rigo per rigo il discorso di Benedetto XVI ad Auschwitz ed emettere una severa sentenza: il Papa ha minimizzato la Shoah, ha assolto il popolo tedesco dalle sue responsabilità, è fuggito nelle nebbie dell’escatologia, ha nascosto le colpe della Chiesa. Fino alla condanna più terribile e infamante: il Papa è revisionista.
Lasciamo per un momento da parte le diversità di valutazione. Tanta spasmodica attenzione per la Shoah, tanta occhiuta vigilanza affinché nessuno osi sfiorarla in forme non perfettamente confacenti a quelle codificate dalle sue vestali, commuove profondamente. Davvero la memoria ha elevato un impenetrabile ombrello di difesa.
E allora non sarà troppo chiedere un piccolo gesto di coerenza, nient’altro che un banale corollario di tanto rigore.
Siamo di fronte al più grande negazionista vivente, il Presidente iraniano Ahmadinejad. Costui nega la Shoah e la ridicolizza come una montatura, chiede all’Europa di accogliere sul suo suolo sei milioni di ebrei di Israele, altrimenti lui li farà fuori non appena disporrà dell’atomica. Si appresta a venire in Europa per l’inaugurazione dei campionati del mondo di calcio, accolto da un comitato d’onore composto anche da gruppi neonazisti. Il ministro dell’interno tedesco ha detto che non si potrà non accogliere Ahmadinejad, se vorrà venire, per questioni di “ospitalità”.
Non possiamo credere che i paladini della memoria della Shoah di cui sopra taceranno di fronte a un simile affronto, e si limiteranno a guardare lo spettacolo in televisione, distesi in poltrona con un bicchiere di birra in mano, mentre la mente stanca viene attraversata dall’idea di una puntuta freccia polemica che – peccato! – avrebbero potuto aggiungere alla loro requisitoria contro il Papa.
Siamo certi che vorranno farsi promotori di un appello vibrato, con tutta l’autorità di cui dispongono, per chiedere che un simile affronto venga evitato all’Europa, vigile custode della memoria della Shoah. Potremmo chiedere molte altre cose. Per esempio, che, prima di promuovere iniziative di dialogo con Hamas, si chieda con pari vigore la cancellazione dalla sua carta costitutiva delle efferate dichiarazioni antisemite e negazioniste di cui è farcita. Ma, una cosa per volta.
Per ora ci accontenteremmo dell’iniziativa sul presidente iraniano. Per ragioni di coerenza, si diceva. Oseremmo dire: per ragioni di decenza.
Giorgio Israel
5 commenti:
Un appello puntuale per mettere coerentemente fine alla presbiopìa. A forza di guardare sempre all'indietro e lontano nel tempo, molta gente di sinistra (tra i quali anche qualche ebreo, nota firma del giornalismo nostrano), se se sta buona buona e zitta zitta di fronte al possibile Jihadismo atomico imminente di Ahmadinejad. L'unico modo per far fruttare la "memoria" è quello di applicarla in questa inquietante minaccia del presente. Altrimenti, diventa, come Lei ha ben indicato, "un ombrello". Che non servirà a riparare nessun occidentale. Questa volta, però, il discorso del Papa sul dialogo con l'islam cosiddetto "moderato" mi è parso insufficiente.
E' assolutamente deleteria la visione ideologica della realtà, che impedisce di vedere le minacce del presente che incombono su un futuro nemmeno troppo remoto. Credo che il dialogo con l'Islam, seppure auspicabile, sia realisticamente difficile. Con quale Islam, poste le tante facce che ci presenta - a partire dal volto oscuro dei predicatori di odio al fanatismo di Stato - si potranno imbastire intese di possibile convivenza?
Urge tuttavia una presa di posizione più energica ed efficace sulle deliranti dichiarazioni di Ahmadinejad, sia a lvello nazionale che europeo. Speriamo che anche in questo caso non si verifichi che "più che la ragion potè il petrolio"
Speriamo. Quanto alla faccenda dell'islam moderato, io sono tra quelle che francamente non ci crede molto. L'unico moderato che finora mi è stato dato di conoscere è Magdi Allam. Ma il suo percorso intellettuale è assai sui generis.
Cara nessie, l'islamizzazione dell’Occidente non è un fantasma né una paura: è un’intenzione e un fatto che emerge dall’esame obiettivo dei dati.
L’islam moderato, propriamente, non esiste perché non esiste una teologia islamica istituzionale e moderata. Esistono musulmani moderati, anche a volte lungimiranti. Invece l’islam, ossia la cultura istituzionale religiosa dei musulmani, nel suo incontro con la modernità ha reagito arroccandosi su posizioni fondamentaliste. E questo non solo in Iran o in Pakistan, ma anche in Egitto.
La necessità di una grande autocritica circa i rapporti con l’islam, che finalmente esca da un "buonismo" cieco e suicida, è dunque inderogabile.
Dialogare con chi ha il retropensiero di islamizzarci e di ridurci a dhimmi, a sudditi di sott’ordine, semplicemente non ha senso. Il dialogo con i musulmani moderati non solo va perseguito ma va incrementato ed essi vanno sostenuti in tutti i modi, anche più di quanto si sostenne il dissenso sovietico. Ma insieme a tali aperture occorre una politica della diffidenza e del sospetto, che stringa quanto possibile le maglie della rete e scoraggi al massimo la presenza in Europa degli islamizzatori. Essi infatti sono la colonna ideologica del terrorismo: non si può combattere questo senza contrastare quelli.
Miriam, con me sfondi una porta spalancata. Purtroppo le cose stanno come scrivi. E' l'Europa che è carente nel perseguire un modello di democrazia che faccia rispettare con fermezza delle regole, che sappia se occorre, imporre leggi speciali contro il terrorismo islamico. Ma soprattutto che democrazia non voglia dire "dhimmocrazia". Cioè sottomissione a loro. E per prima cosa dovrebbe affrancarsi dalla dipendenza dal petrolio e esplorare nuove fonti energetiche per non essere ricattabile.
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