sabato 11 aprile 2009

UN INCHINO DISGUSTOSO E INQUIETANTE

C'è voluta quasi una settimana perché si parlasse dell'inchino del Presidente statunitense Barack Hussein Obama di fronte al re Abdullah dell'Arabia Saudita.
La Casa Bianca prima ha occultato la faccenda, complice gran parte della stampa allineata, poi di fronte alle contestazioni, invece di ammettere l'errore ha cominciato ad arrampicarsi sugli specchi e a mentire, dicendo che non si trattava di un inchino, che Obama è molto più alto di re Abdullah e quindi ha dovuto piegarsi e, siccome voleva stringergli la mano con le sue due mani è venuto naturale piegarsi in avanti.
Basta guardare questa squallida foto per rendersi conto che non è così:



Basta guardare il video per confermare che non è così: http://www.youtube.com/watch?v=LEUif1--r38&NR=1
Oppure quest'altro video: http://www.youtube.com/watch?v=9WlqW6UCeaY&feature=related

E questa foto dimostra che la stretta di mano è avvenuta con una mano soltanto:



E tanto per confermare l'entità della menzogna e la gravità di quanto è accaduto basta guardare il video dell'incontro con la regina Elisabetta:
http://www.youtube.com/watch?v=BYLuLEfVNow&NR=1

Nessun inchino... Eppure la regina è molto più bassa di re Abdullah!

Tante bugie e imbarazzi indicano quanto si è consapevoli della gravità della cosa.
Il presidente della più grande democrazia laica del mondo che piega il ginocchio di fronte a un re teocrata come un vassallo medioevale...
Non l'avrebbe fatto neppure di fronte al Papa. Se l'avesse fatto di fronte a un rabbino si sarebbe detto che gli USA sono in mano alla lobby ebraica.
Oltretutto il Papa o un rabbino sono autorità religiose e non re.
Ma proprio qui sta il punto di cui pochi parlano.
Il re Abdullah non è soltanto un re capo di stato. Egli si considera una sorta di Principe dei Credenti dell'Islam. Non a caso egli è il Custode delle Due Sante Moschee, Mecca e Medina. Nel suo paese non vige alcuna costituzione perché la legge è rappresentata dal Corano e dalla Sharia.
Ecco davanti a chi si è inchinato Obama.
Ora la questione aperta è questa: gli USA hanno eletto come presidente un irresponsabile consigliato da irresponsabili, oppure quando a Obama, durante la campagna elettorale, scappò di dire "la mia religione" alludendo all'islam, non si trattava di un errore ma della verità scappata di bocca? Ovvero Obama è un musulmano dissimulato e si inchinato di fronte al suo re? È quel che sostiene un giornale saudita, mostrando vivo apprezzamento per l'omaggio reso dal presidente americano al suo re, sua maestà il Principe dei Credenti.
Inutile dire che un presidente degli USA può benissimo essere musulmano, a patto che lo dica. In tal caso non avrebbe avuto bisogno di inchinarsi, per il semplice motivo che non avrebbe potuto, pena violare il giuramento di fedeltà al suo paese. Oppure torniamo alla prima ipotesi: trattasi di un irresponsabile che sta umiliando l'occidente, le sue conquiste democratiche, i diritti della persona, i diritti delle donne, la laicità dello stato prostrandosi di fronte a un teocrata illiberale.
Naturalmente nessuno dimentica la passeggiata di Bush mano nella mano con Abdullah. Disgustoso. Una questione di amori tra compari d'affari. Quantomeno però non si era inchinato, e questo fa una gran differenza.

13 commenti:

Caroli ha detto...

Cosa avevo scritto in un mio post precedente? Ecco in che mani l'elettorato americano hanno consegnato quella che è (o dovrebbe essere) la più grande democrazia del mondo. Se per ipotesi mi trovassi a dover scegliere tra un periodo di disoccupazione e di lavorare per un'azienda saudita, ebbene, preferirei la disoccupazione. Tanto è vero che, quando mi è finito il contratto con Caterpillar, ho mandato offerte di collaborazione alla tedesca Virtgen, alla francese Fayat, ma, quando ho saputo dal sito che la Titan, pure essa del settore, era a capitale saudita, me ne sono ben guardato. E oggi sono ben contento di non avere più rapporti con un'azienda americana.

Gianfranco Massi ha detto...

Lo acclamavano già come il secondo F. Delano Roosvelt e invece, purtroppo, è solo il primo Barack H. Obama.

vanni ha detto...

Egregio Massi, e speriamo almeno che sia l'ultimo.
La guerra all' "Occidente" oggi non si può mica farla in campo aperto con le armi, c'è tuttora da buscarle belle sode; meglio con una preparazione remota, che parta dalla distruzione dei princìpi e della coscienza.
L'Islam non è il comunismo e non è il nazismo: arriva dal passato remoto, si è espanso nei secoli, sempre serbando per tempi opportuni la sua aggressività ed aggiornandola, in vista di traguardi futuri per me tanto infami quanto vuoti e sterili. Da quanto dura l'infiltrazione dell'Occidente (e si veda quanto attraverso le scorie metastatiche dei due "mostri" occidentali del XX secolo) che intacca dall'interno ed indebolisce? La guerra all'Occidente si combatte corrodendone princìpi e fede, sgretolando coscienze fragili, facendo tatticamente leva su ambizioni miopi e avidità immediate.
Chissà se Stalin avrà avuto suoi cardinali in conclave, a suo tempo; un Papa pare non l'abbia avuto.
In questa età l'Occidente ha perduto il senso del tempo che altri conservano, brucia ogni cosa in durate istantanee. Ha perso costanza, determinazione e senso di sé; non è in grado di condividere e sostenere propositi a lungo termine. Se si lascia imporre lo stallo si sgretola.
Il mondo musulmano (chiamiamolo così per comodità) proclama senza rèmore nelle parole questa guerra e la persegue nei fatti con convinzione, secondo le modalità che ritiene volta in volta fruttuose. Vogliamo combatter questo mondo musulmano? Che espressione disdicevole, vero?. Meglio allora: vogliamo attivamente difendere il nostro mondo se è ancora il nostro? Si può aprire un bel tavolo.

vanni ha detto...

Egregio professor Israel, confido nella sua indulgenza per questa mia precisazione, ma un amico repubblicano e farabutto, che ha però notizie, pur di seconda mano, da ambienti democratici in USA, mi ha finalmente fornito spiegazione convincente e quasi esaustiva dell'inchino.
Da parte di Obama niente più che un veniale lapsus, un trascurabile attimo di esitante ossequio di fronte alla barba: la ragione va banalmente ricercata nell'improvviso e inatteso ricordo – ora però non mi si chieda se c'entra l'inconscio di Freud o l'imprinting di Lorenz – di un autorevole e severo insegnante, appunto barbuto, della scuola primaria da Barack frequentata a Giacarta.
Stiamo quindi tutti tranquilli e buoni; permettiamoci piuttosto di suggerire al nostro premier di cessare già da domani la rasatura mattutina, per presentarsi con carismatica autorevolezza al prossimo incontro alla Casa Bianca.

Caroli ha detto...

No, caro Vanni, non trovo nulla di disdicevole ad usare l'espressione "combattere". È questo verbo, quello che esprime meglio la difesa del nostro mondo ebraico-cristiano. Cominciando a schierarci, intanto a fianco del democratico Israele, e poi cominciando a privilegiare apertamente l'immigrazione "nostra": slava, latina, ugrofinna. Ci possono essere frammisti anche dei delinquenti? Almeno si tratta di delinquenti europei, che possiamo condannare (importante è all'uopo la certezza della pena) sapendo che ne comprenderanno i motivi. Non gente che pretende si rispetti il suo diritto a sgozzare moglie e/o figlia!!!

Andrea Cortis ha detto...

Tutto giusto quello che e' stato detto, e tutto molto logico quello che e' stato commentato pero' ...


Pero' c'e' una cosa che non capisco della evoluzione attuale della politica mediorientale dove il nemico del mio nemico e' il mio amico. Quel pazzo criminale di Ahmadinejad non ha mai nascosto le sue ambizioni di diventare il dodicesimo imam e portare cosi' la fine del mondo. La questione e' pero' che per diventare il leader di tutti i musulmani (e ovviamente questo Bin Laden l'aveva gia' capito da un pezzo) non si puo' prescindere dal controllo delle moschee di Mecca e Media in Arabia Saudita. L'Arabia Saudita quindi non ha ovviamente alcun interesse a vedere un Iran nuclearizzato.

E allora (notizia di oggi) se Obama lascia cadere l'ultima precondizione per parlare con l'Iran non e' forse questo un via libera ad Israele per un attacco preventivo contro l'Iran? Ma questo attacco (ed e' ancora notizia di oggi su Debka) non puo' prescindere dal passaggio per le vie aeree saudite (http://www.debka.com/article.php?aid=1386). E allora non mi sorprenderebbe se quell'inchino (sempre e comunque disgustoso) fosse un "grazie per la collaborazione".

Forse saro' ingenuo, ma non credo che possiamo giudicare la politica mediorientale USA con il metro delle vecchie politiche repubblicane. Per questo motivo, la mia reazione al messaggio di Obama per il capodanno islamico fu ... mhmmm ... questa e' la fine, gli sta tendendo la mano per l'ultima volta per poter dire: "Eh, noi abbiamo messo tutto il nostro impegno ed e' tutto quello che potevamo fare. E adesso spetta ad Israele mostrare i muscoli."

Ma ancora una volta ... magari mi sbaglio di grosso.

Giorgio Israel ha detto...

Tutto può essere ma è poco credibile. Se ricomincia il tira e molla con l'Iran, quanto potrà durare? Gli iraniani sono bravissimi a parlare, parlare, parlare e prendere tempo. Quale sarà la deadline per smettere? Nessuno l'ha detto. Inoltre, Israele non è in grado di fare militarmente da solo e di sostenere da solo il peso politico di un'operazione del genere. Tutto il mondo arabo-islamico, inclusa l'Arabia Saudita, si schiererebbe ufficialmente contro una simile operazione isolata, l'Europa condannerebbe con tutte le forze, Israele sarebbe isolatissimo, e non avrebbe più neanche margine per reagire contro il terrorismo. E Obama difenderebbe Israele ufficialmente? Mhmmmm... Non ne vedo le premesse neanche da lontano. Intanto Obama ha mietuto soltanto una raffica di calci nel sedere, fino a quello della Corea del Nord che ha ripreso il suo programma nucleare. Non bisogna credere che quelli dell'altra parte siano dei trogloditi o pensarli soltanto come una controparte immobile. Si muovono, eccome se si muovono. E sanno sfruttare i minimi margini. E, a giudicare dalle loro reazioni, non hanno recepito alcun messaggio del tipo "ultimo avviso". Anzi, Ahmadinejad ha annunciato in pompa magna che andrà a Ginevra-Durban II. Prego di leggere l'editoriale sul Corriere della Sera di oggi. Se persino un giornale tanto prudente e un editorialista così prudente si mostrano tanto preoccupati per le mani "troppo tese" di Obama bisogna pur rendersi conto che ci sono motivi seri per essere inquieti.
Spero proprio io di sbagliarmi. Ma ho una gran paura che negli USA non ci si renda conto di chi è stato eletto e che si faccia troppo conto su una certa continuità dell'amministrazione. Non bisogna mai dimenticare che c'è già stato un presidente come Carter - ed oggi vediamo chi fosse per davvero - e se Obama è un Carter-bis, oggi, dopo 11/9, stiamo freschi tutti. Spero che non sia vero quel che disse un politico di qualche peso prima delle elezioni: "ho letto biografia e discorsi di Obama e se viene eletto è meglio cambiare pianeta". Sono il primo a desiderare che sia tutto sbagliato.

Andrea Cortis ha detto...

Sono d'accordo quando dice che il peso politico di un'azione preventiva di Israele sarebbe enorme da sostenere (anche se sono tentato di sorridere alla prospettiva delle condanne veementi della UE), ma non quando dice che l'azione militare e' insostenibile. Il link a Debka che ho lasciato nel mio precedente messaggio asserisce esattamente il contrario (e sappiamo entrambi chi siano le fonti di questo sito): il tempismo della notizia e' assolutamente impressionante, e sono portato a non credere alle coincidenze, almeno in questo campo. Inoltre, chissa' quale casus belli ci riservera' il futuro per sparigliare le carte in tavola.

Per quanto riguarda Obama, invece, e l'impressione che ne abbiamo qui negli USA, non saprei dire, anche se non mi sorprende che sia diversa da quella europea (come lo fu con Bush d'altronde).
L'opinine pubblica americana sembra completamente concentrata sulla sua linea economica, ed ho l'impressione che sara' questo su cui Obama verra' giudicato da qui a quattro anni (con l'assaggino elettorale fra due anni), e non sulle sue politiche internazionali.

Ho letto (in seguito alla sua segnalazione) l'editoriale di Franco Venturini sul Corriere, e mentre ne condivido alcuni aspetti, sono in disaccordo su altri. La Corea del Nord, ad esempio, mi sembra il classico esempio di una lose-lose situation, un po' alla Ricky Gianco: "Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre." In questo caso mi pare che Cina e Russia abbiano responsabilita' immensamente piu' grandi degli USA.

Devo confessare pero' che non riesco ad immaginare scenari internazionali piu' rosei come conseguenza di un Bush-ter con McCain-Palin(!).

Ovviamente spero anche io di sbagliarmi, e nel frattempo auguro un accidenti al presidente iraniano ed a tutti i nemici di Israele, che ce li levi in modo pacifico per sempre dalle balle.

[E grazie ancora una volta per lo spazio che ci lascia e per la sua gentilezza.]

Giorgio Israel ha detto...

Che lei sia tentato di sorridere pensando alle condanne della UE la dice lunga su come si vedono le cose in modo diverso dalle due sponde dell'Atlantico. Provi a vivere qui e poi mi dirà come è facile sopravvivere in mezzo alle condanne a Israele.
Non presti fede a Debka oltremisura. In molte occasioni l'hanno sparata grossa.
Non sono invece stupito affatto che negli USA si guardi a Obama soltanto per la politica economica. Purtroppo questo mi sembra di un'incoscienza - mi scusi il termine - fuori misura, magari corrispondente alle tipiche fasi di isolazionismo americano. Forse non ci si rende conto come qui dove siamo più sul fronte, ma credere di poter mettere in secondo piano la politica internazionale è una follìa totale. Gli USA neppure dovrebbero sentirsi tranquilli e rendersi conto di essere oggi molto più deboli e vulnerabili di un tempo. Guardi questa penosa vicenda dei pirati...
La vicenda Corea del Nord è sintomatica soltanto perché fa vedere cosa accade quando ci si mostra deboli.
Non trovo che sia un buon ragionamento metterla in alternativa con gli errori di Bush. Forse l'alternativa Obama-McCain era soltanto tragicamente inadeguata e oggi gli USA si trovano a fronteggiare una situazione di estrema complessità con un'amministrazione di dilettanti allo sbaraglio.
Questa è un'impressione non soltanto mia, ma molto diffusa. Speriamo che sia sbagliata. Intanto quel che trovo miserevole è che un presidente venuto al potere con tanta tronfia esibizione di idealismo non riesca a trovare una parola decente sulle questioni morali e mostri un opportunismo sconcertante. Non una parola sul genocidio degli armeni e la pretesa che l'Europa si becchi 70 milioni di musulmani con un premier che non voleva Rasmussen a causa delle vignette islamiche... Che squallido cinismo. In questo si è mostrato persino peggiore degli europei...

Andrea Cortis ha detto...

Prof. Israel,

solamente per una puntualizzazione e poi lascio cadere l'argomento: prima di approdare qui negli USA ho vissuto per tanti anni in Europa (cresciuto in Italia e poi tanti anni in Francia e Olanda), ed ho vissuto anche tre anni (e come goy) in Israele a cavallo tra la seconda intifada e l'inizio della seconda guerra in Iraq.

Quindi, quando mi scappa il sorriso di fronte alle "condanne veementi" della UE, non e' perche' disconosca l'antisemitismo sempre piu' vocifero che si respira da quelle parti, quanto il pensiero della evidente debolezza degli UE stessi in qualunque materia di poltica estera: spero che questo chiarisca un poco il mio pensiero.

Giorgio Israel ha detto...

Perfettamente d'accordo. Ma se anche se gli USA si mettono a fare una politica estera all'europea, allora abbiamo perso ogni speranza.

Caroli ha detto...

Una banalità... crederò alle buone intenzioni saudite il giorno in cui vedrò alle Olimpiadi, sfilare, nella delegazione di quel paese, anche delle atlete!

agapetòs ha detto...

Segnalo sull'argomento questo post del blog Contro l'imbecillità collettiva.