sabato 18 luglio 2009

La Utet informa che darà un taglio drastico ai classici. «Si tende a una preparazione a parti di libro». C’è da rabbrividire

La stampa informa che la prestigiosa casa editrice Utet darà un taglio drastico ai classici: alcune serie continueranno, sia pure puntando su edizioni di pregio dedicate a un pubblico di elite e altre serie saranno riprogrammate con drastiche riduzioni. Sia chiaro: non c’è motivo di polemizzare con l’amministratore delegato della Utet. Molto giustamente egli osserva che un editore «non fa il mercato» e deve fare i conti con le richieste del pubblico e pertanto adeguare le collane al mercato e «programmarle in base alle nuove richieste». È proprio il tema delle “richieste” che ci interessa. L’ad della Utet Gian Luca Pulvirenti informa che collane di classici che un tempo erano ricercate non sono più sostenibili in termini di costi «anche per i nuovi percorsi universitari. Ormai si tende a una preparazione a moduli, a parti di libro».
Insomma, addio alla lettura organica di un testo. Oggi si tende a leggere, in conformità ai nuovi percorsi universitari, a “moduli” e a pezzi di libro. C’è da rabbrividire. Ecco servito chi difende la nuova struttura universitaria “leggera” e “moderna”, basata su corsi corti o minicorsi: gli effetti di quella scelta si stanno facendo sentire sul modo di vedere la cultura. Non c’era da attendersi nulla di diverso da una struttura dell’apprendimento basata su corsi sempre più brevi, fino a 30, 20 e persino 10 ore, in cui ogni “credito” si traduce numericamente in un certo numero di pagine di testi e di ore di studio a casa. Il sistema consistente nel pesare ogni corso a “crediti” è stato sviluppato nelle forme della più esasperata autonomia, giostrando con le combinazioni numeriche più fantasiose – corsi da 9, 8, 6, 4, 3 crediti – fino a costringere lo studente che si trova a mancare di uno o due crediti a completare il suo piano chiedendo miniesami consistente nello studio di un “modulo” di una ventina di pagine. Tutti sono consapevoli dei bizantinismi deliranti e formali introdotti da questo sistema, tanto che è stato imposto un riassetto che riporti a corsi più consistenti e lunghi. Ma ormai la perversione “creditizia” ha contagiato la comunità universitaria a un punto tale che anche questa razionalizzazione procede attraverso mille aggiustamenti ed escogitazioni che non riescono a domare la tendenza allo spezzettamento in entità modulari.
C’è chi dirà che questo andazzo colpirà soltanto i classici più elitari ed aristocratici del settore umanistico, quelli che interessano soltanto gli specialisti di altissimo livello e non le scienze. Pia illusione. Informa ancora l’ad della Utet che i settori in drastica contrazione di domanda sono: religione, politica, scienza, sociologia, storiografia, ecc. Che questo fosse l’andazzo in storiografia era noto: si studia un pezzo di storia moderna ignorando anche l’esistenza dell’Impero romano. Ma ora dobbiamo constatare che anche la scienza finisce sotto la mannaia. In fin dei conti non sorprende, visto che persino nei corsi di laurea di matematica si tagliano le dimostrazioni perché non c’è tempo per farle (il che è come addestrare un falegname senza che tocchi mai un pezzo di legno). Tutti sanno che un buon ricercatore scientifico è una persona che ha dietro di sé il possesso e il continuo riferimento ad alcuni grandi testi e la conoscenza della letteratura di punta. Ma se, lasciando pur perdere il “decrepito” Galileo, costui non avrà nel suo bagaglio la conoscenza di alcuni grandi manuali del Novecento, come potrà elevarsi al di sopra del livello di un tecnicuccio da quattro soldi? Ci sono modi più delicati ma non meno efficaci per dar fuoco alla cultura di quello brutale di Farenheit 451.
(Tempi, 16 luglio 2009)

18 commenti:

paolo casuscelli ha detto...

Gentile prof Israel,
questo, ovviamente, non è un commento, ma non sapevo in che altro modo comunicarle che nel mio blog, su cui non scrivevo da più di un anno, ho postato “Qualcosa da eccepire sulle prove d'italiano Invalsi 2008/2009”.
Se dovesse interessarle, il blog è:
Iancura.splinder.com

Gianfranco Massi ha detto...

Ma professore! Ben venga l' idea dell 'UTET'. E' dal '70 che la "cultura" si è appresa e distribuita con le "prefazioni" (o"introduzioni") dei libri considerati pesanti. Me ne accorsi quando nelle scuole avvenne la deflagrazione della Teoria degli insiemi.La fiamma di quell' incendio si propagava così velocemente che non c' era il tempo di apprendere i fondamenti. Col risultato che la teoria degli insiemi divenne dapprima "ingenua" per poi diventare "scema".
Purché questi nuovi testi non abbiano prefazioni!

Lucio ha detto...

Questa non l'ho capita. Cosa c'entra la teoria degli insiemi?

Lucio Demeio.

Alessandro Marinelli ha detto...

Egr. prof. Israel,
concodo in toto con quanto sostenuto nell'artcolo. Ricordo un mio ex professore di Analisi Matematica a Bologna che con molta schiettezza sostituiva alla pomposa e ingannevolmente seria nomenclatura "CFU" l' assai più diretta ed eloquente espressione "bollini della benzina". Come studente confermo pienamente la fondatezza di chi denuncia la tendenza sempre più ridicola e snervante a parcellizzare tutto in moduli, modulini, sottomoduli, sotto-sottomoduli ecc. Ormai, l' organizzazione del piano didattico di un corso di laurea in matematica mi ricorda sempre più la costruzione dell' insieme ternario di Cantor: prendo l' intervallo [0;1], lo divido per tre e tolgo il pezzo centrale, poi divido per tre entrambi i pezzi rimanenti e tolgo loro la parte centrale e così via. Riprendendo dall' articolo:

Tutti sanno che un buon ricercatore scientifico è una persona che ha dietro di sé il possesso e il continuo riferimento ad alcuni grandi testi e la conoscenza della letteratura di punta.

Mah; per essere sincero, profesore, io non credo che lo sappiano molti, ma anche in questo sono pienamente d' accordo con lei. Basti ricordare Dirichlet, che addirittura arrivava a tenere sempre le Disquisitiones Aritmeticae di Gauss sotto il cuscino per provare a raggiungerne una maggiore comprensione, o anche il matematico inglese G.H.Hardy, che nella sua "Apologia di un Matematico" confessa:

"Il primo ad aprirmi gli occhi fu il professor Love, [...], ma il grande debito che ho verso di lui [...] è di avermi consigliato di leggere il celebre Course d' Analyse di Jordan; non dimenticherò mai il mio stupore nel leggere quest' opera notevole, la prima fonte d' ispirazione per tanti matematici della mia generazione, grazie alla quale scoprii per la prima volta cosa fosse davvero la matematica. Da allora fui, a mio modo, un vero matematico, con solide ambizioni e con un' autentica passione per la matematica"

Un ottimo esempio lo fornisce anche questo passo dal libro di E.T.Bell "I grandi matematici" sulle passioni di Karl Weierstrass:

egli ne aveva un' altra, sconosciuta ai suoi amici: era Abel, al quale consacrava abitualmente le sue lunghe veglie e che teneva sempre a portata di mano. Quando fu diventato il più grande analista del mondo e il più grande professore di matematica d' Europa, il suo primo e ultimo consiglio agli allievi era "leggete Abel!". Egli aveva per il grande norvegese una sconfinata ammirazione [...]

roberta moscatelli ha detto...

Caro professore, da insegnante di liceo classico posso confermare che i miei studenti, una volta diplomati ed entrati all'università, tutti quanti, i bravi e i mediocri, affermano ciò che lei ha scritto. Regna quel cancro della formazione e dell'educazione dell'uomo che genericamente chiamano disorganicità, ma che è molto di più: è il primato dell'"hic et nunc" su qualunque senso del futuro. Teniamoci forte!

johnlocke ha detto...

Gent.mo Prof. Israel,
ci sono novità in merito alla bozza per la formazione iniziale degli insegnanti? E' plausibile un'attivazione del TFA nel prossimo anno accademico (2009-2010, magari con partenza negli ultimi mesi del 2009) o se ne riparlerà direttamente a settembre 2010?

Grazie infinite per l'attenzione
Elisa

Giorgio Israel ha detto...

Lo schema di decreto ha avuto i pareri di 4 organi. Ora passerà al parere del Consiglio di Stato e quindi alle Commissioni parlamentari, dopodiché sarà in vigore. Per poter rispondere alla domanda bisognerebbe conoscere i tempi necessari a questi organi, il loro calendario.

Celer ha detto...

La storia del TFA è di nuovo una sanatoria produci-precari alla quale è stato cambiato il nome. Come al solito, e mantenendo ben salda la conquista da parte dell'Università di un mercato assolutamente immeritato, visti i risultati di basso profilo prodotti negli ultimi anni, cioè da quando l'università ha iniziato ad occuparsi di formazione dei docenti. Facendo più danni dei corsi abilitanti degli anni '70 tenuti rigorosamente dai sindacati e dagli insegnanti di scuola, gratis...il che è tutto dire, no? Se le SSIS hanno dato risultati scarsi ( non sono del tutto d'accordo, ma questo è stato detto e per questo ufficialmente sono state chiuse), i corsi abilitanti voluti a partire dal 2005 dall'allora ministro Moratti e gestiti pomposamente dall'Università sono stati un furto in primis, un danno e una vergogna, sostenuta dall'esterno dai sindacati. Personalmente ritengo:
1. che la laurea triennale sia del tutto insufficiente dal punto di vista della formazione culturale dei futuri docenti. Come minimo ci vuole la specialistica, visto che purtroppo nonostante le spocchiose lamentele di molti, solo alcune serie facoltà sono ritornate alla laurea magistrale, ma per lo più il devastante 3+2 resta;
2.l'università non è assolutamente in grado di occuparsi della formazione degli insegnanti e per quanti numeri chiusi e programmati metta, per giustificare spese inesistenti, non è in grado di garantire nemmeno una fattiva collaborazione con la scuola;
3. ritengo che l'ultima e unica generazione di docenti preparati, dopo gli anziani che ormai sono usciti dalla scuola, sia la mia cioè quella che, come ben sa qualsiasi preside, deriva da veri corsi di laurea tenuti da professori non profittatori, non sessantottini più o meno pentiti, e soprattutto da duri concorsi abilitanti e a cattedra.Era la metà degli anni '80 e fino all'inizio degli anni '90 ci siamo formati e aggiornati seriamente: tutti quelli tra noi che volevano veramente insegnare l'hanno fatto. Quelli che non hanno vinto la cattedra allora sono entrati comunque in graduatorie da abilitati e se non fosse che le graduatorie sono state gonfiate ad arte per via delle scuole private e degli interessi privati delle università sarebbero tutti al proprio posto.
Se veramente si volesse raddrizzare la formazione dei docenti di scuola basterebbe rendere più seria l'università e tornare a bandire concorsi nazionali con commissioni formate da docenti esperti e presidi. Non servirebbe altro. L'università deve andare a cercare i soldi altrove.
P.S. Neanche un minuto di sciopero per ottenere l'ennesima sanatoria ammazza-scuola, lo giuro!

Giorgio Israel ha detto...

Pubblico questo commento soltanto per un avvertimento. Lei è una persona molto scorretta perché coglie l'occasione di una mia cortese risposta telegrafica a un messaggio altrettanto telegrafico per fare un comizio su un tema che non riguarda il post e mi fa pentire di aver fatto una deroga al "niente fuori tema", solo per essere cortese con una persona cortese. Quindi cestinerò qualsiasi altro commento in merito. Per giunta il suo è un commento assurdo che lei fa senza neanche rendersi conto della sua assurdità, il che si commenta a sua volta da solo. Che il TFA sia una sanatoria è talmente ridicolo che non merita risposta: lo vada a dire a quei precari che sono sul piede di guerra. Le sanatorie le hanno fatte sindacati e politicanti da decenni, quelli che lei rimpiange tanto. Quanto al fatto che l'università non dovrebbe occuparsi della formazione degli insegnanti soltanto in un paese corrotto da decenni di sindacalismo corporativo si possono dire simili assurdità sesquipedali. Un medico è un laureato in medicina, un avvocato un laureato in giurisprudenza, un ingegnere in ingegneria e un insegnante è a sua volta laureato nella materia che deve insegnare. Questo in un paese in cui non si cammina a testa in giù. L'idea che la scuola si deve formare gli insegnanti da sola - come espressione della sua autonomia - e magari conferire anche le lauree magistrali abilitanti - in violazione dell'autonomia universitaria e quindi contro la legge - è una cosa talmente fuori dal mondo e dalla realtà che nulla può indicare meglio a quale livello di degrado siamo arrivati. Punto. Non intendo discutere ulteriormente su questo tema, e soprattutto a questi livelli. Lo faccio da mesi e in ogni sede in cui mi sia stato richiesto di parlare. Ma civilmente e restando ai fatti e con i piedi per terra.

Celer ha detto...

La sua risposta al post dell'aspirante precario era una non risposta politica evidentissima.Lei, professore, rischia di attribuire agli altri quelli che sono i suoi problemi, cioè, in sintesi, essersi prestato, insultando la sua stessa intelligenza, la sua cultura e la sua formazione profonda, ad un'operazione tutta ideologica e sporca ( in quanto non porterà lo Stato cioè tutti noi a risparmiare e a spendere meglio i nostri denari, ma a deviarli verso interessi privati di persone e gruppi improvvisati e fuori controllo). Secondo me, Lei un po' l'ha capito e mi riferisco alla cosiddetta retorica dell'autonomia che tanti danni ha già prodotto. Lei mi accusa di contraddirmi, di dire cose assurde, ma non specifica quali sarebbero in concreto i riferimenti in questione. Lei si richiama alla necessità di un discorso vero sulla scuola e sull'università, con i "piedi per terra", di "buon senso", ma purtroppo non dice niente. Lei personalizza un dibattito che invece dovrebbe essere condotto su un piano diverso e con ben altre argomentazioni, logiche e fattuali. Lei può censurarmi sul suo blog e pubblicare soltanto gli interventi di chi la blandisce e la favorisce nei suoi processi mentali di autoconvalida, faccia come crede. Il dibattito può spostarsi altrove oppure può cessare. Vedremo, tanto ormai è troppo tardi per realizzare tante cose. Le lascio solo un dubbio: può darsi che, come me, un certo numero di insegnanti cambi radicalmente tattica, perchè proprio imbecilli non siamo. Bisogna vedere quanti sono i ruffiani, i venduti, i senza idee. Tenga bene a mente la storia di questo Paese.Probabilmente purtroppo sono di nuovo la maggioranza. Ah: dei finti precari non me ne importa niente, personalmente farò il possibile perchè restino fuori dalla scuola.

Celer ha detto...

Per non lasciare con lei nulla d'intentato ( dopo aver letto il suo attacco di oggi A Tirittico sul Messaggero, è veramente l'ultima volta che le chiedo ospitalità sul suo blog, stia tranquillo) chiarisco un termine che potrebbe essere stato equivocato in buona fede: quando ho detto "laurea magistrale" ho sottinteso a ciclo unico cioè di 5 anni, come si evince peraltro dal contesto del discorso. Esattamente il contrario di quello che lei mi attribuisce. Stefania Fabris

Caroli ha detto...

ORRORE!!! Non mi dispiace per niente aver letto almeno 15 volte (mi pare, forse sono di più) i "Promessi Sposi". Già che ci siamo, qualcuno ricorda l'immonda sceneggiata che Mediaset spacciò per una "libera interpretazione" dei "Ragazzi della via Paal"? Roba, per chi ha letto il libro, da scaraventare il televisore dalla finestra (confermo, come qualcuno disse, che ho l'onore di essere totalmente intollerante)...

Fausto di Biase ha detto...

I professori universitari dovrebbero farsi un'esame di coscienza.

La riforma del 3 più 2 è piovuta dall'alto (piove governo ladro!) ma
i professori si sono limitati ad applicarla (da quello che so e che ho visto, nella stragrande maggioranza dei casi) con inerzia e conformismo (cosa fanno le altre università?), senza spirito critico, senza spirito di iniziativa, senza porsi domande. Tutto ciò è quanto meno imbarazzante. Se solo avessero pensato a quello che stavano facendo, quando hanno applicato la suddetta riforma, molti dei suoi effetti negativi, a breve come a lungo termine (dalla parcellizzazione dei corsi alla parcellizzazione dei testi e ora alla ... sparizione dei testi) sarebbero stati limitati forse in modo significativo. Invece il conformismo e l'inerzia hanno regnato sulla prima applicazione della riforma. Tutto ciò mi riempie di tristezza.

Osservo per inciso che il DM 270 aggiusterà le cose in maniera significativa. Ne sono certo, da quello che vedo nella mia università. Spero che non ci piovi addosso quello che viene informalmente chiamato un ''DM 271''. In questa fase questo avrebbe effetti perversi, per tutta una serie di motivi che non sto a spiegare.

Laurade ha detto...

Gentilissimo Professor Israel,
ho appena letto il suo intervento su L'Occidentale e La ringrazio per aver messo ben in chiaro lo stato delle cose e l'ostruzionismo operato dalle varie "corporazioni".
Colgo l'occasione per ringraziarLa dell'operato svolto e dell'onestà intellettuale che la caratterizza (e lo dico da neo-laureata in attesa dell'agognato TFA).

Laurade ha detto...

Gentilissimo Professor Israel,
ho appena letto il suo intervento su L'Occidentale e La ringrazio per aver messo ben in chiaro lo stato delle cose e l'ostruzionismo operato dalle varie "corporazioni".
Colgo l'occasione per ringraziarLa dell'operato svolto e dell'onestà intellettuale che la caratterizza (e lo dico da neo-laureata in attesa dell'agognato TFA).
Cordiali saluti.

Melissa ha detto...

Gentilissimo Prof. Israel, mi sono laureata quest'anno in Lettere e aspetto l'attivazione del TFA per l'abilitazione. C'è la possibilità che parta già da quest'autunno?
Terminato l'anno di tirocinio e conseguita l'abilitazione, come si entrerebbe di ruolo? Grazie mille.
Cordiali saluti.

emmanuel58 ha detto...

I) perchè poi, egregio Professor Israel, si dovrebbe comperare i classici UTET, che costano un'eresia rispetto al loro valore editoriale? opere di vecchia stesura testuale con commenti ancora più vetusti rispetto al testo (perdoni l'allitterazione ma Lei è un wagneriano e sarà tollerante) e traduzioni anch'esse decisamente passate (non tutte però) senza contare l'assenza di cronologia e la scarna biografia degli autori---Ho acquistato recentemente il mio forse cinquantesimo classico UTET 'I concili ecumenici', opera interessante, ma purtroppo senza commenti testuali, a parte qualche laconico rimando. Costo attuale (l'opera è del '78, ed. 2006, secondo me è solo ristampa) euro 95. Un giovane che sceglie, per una fede pari a quella di San Paolo, 'storia delle religioni' e compila una tesi in tale disciplina (si ricordi che la riproduzione è vietata) come può comperare testi così costosi ?
II) la mia formazione universitaria (giurisprudenza) con il vecchio sistema è stata questa: lezioni di diritti con assistenti e sporadicamente con cattedratici; nessuna esercitazione pratica (io praticamente non sapevo cosa fosse un contratto, un decreto, una sentenza, insomma un atto giuridico); esami con assistente/i e talvolta con cattedratici oppure (rarissimamente) con percorso obbligato docente/assistente; laurea su argomento la cui sostanza era pari all'acqua dei broccoli; e poi baci abbracci confetti e tanti tanti concorsi, concorsi??....e qui il manoscritto si interrompe...
con rispetto, e solidarietà per le ultime squallide minacce

Caroli ha detto...

Per emmanuel58: se devo cercare testi religiosi, UTET la ignoro: preferisco, che so, Itacalibri, Jaca Book, La Casa di Matrjona, il Mulino (anche se non mi entusiasma), SugarCo, qualche collana Rizzoli e/o Mondadori.
Di UTET ho degli splendidi manuali di elettrotecnica. E mi fermo lì.