In un recente articolo sul Corriere della Sera Dario Antiseri contesta vivacemente la tesi di Giuseppe De Rita secondo cui il popolo cattolico non riuscirebbe a esprimersi nella dialettica socio-politica per mancanza di "livelli intermedi" capaci di condensarne la forza e finalizzarla allo sviluppo del paese. No – dice Antiseri – la colpa è dei "generali" – di cui fa un lungo elenco comprendente lo stesso De Rita – che «disertano», abbandonando la truppa «numerosa e motivata» alla dispersione nelle varie forze politiche; mentre lo spazio lasciato vuoto viene occupato dai detestabili "atei devoti".
Chi scrive non è né ateo né devoto ad alcuna autorità terrena. Ma, non essendo cattolico, prova imbarazzo a impicciarsi dei problemi altrui. L'imbarazzo è però superato dal fatto che una fenomenologia analoga si presenta nel pur esiguo ambiente della sua appartenenza religiosa.
Francamente, la tesi di Antiseri fa acqua da tutte le parti. Per costituire un valido stato maggiore di un esercito, i generali non possono dividersi al punto che uno proponga di avanzare verso occidente, l'altro verso oriente, l'altro di star fermi, e così via. Lo stesso Antiseri – a buon diritto un "generale" – la vede in modo radicalmente diverso dal suo capo di stato maggiore: mentre questi ammonisce continuamente contro il relativismo, per Antiseri il relativismo è l'essenza sia del pensiero razionale che del cristianesimo. E allora come la mettiamo? Ne risulta nient'altro che la realtà di fatto: una situazione in cui i generali non necessariamente "disertano", ma indirizzano la "truppa" in direzioni diverse, talora radicalmente diverse. Su troppe questioni il terreno comune è quasi inesistente. Persino sulle questioni di bioetica esistono posizioni differenti, e anzi contrapposte: mentre taluni sono nettamente contrari alle manipolazioni genetiche, per altri occorre aprirsi ad ogni prospettiva offerta dalla scienza. Mi è capitato di dover difendere proprio nel contesto di dibattiti con esponenti cattolici – e persino ecclesiastici! – le ragioni di una visione spiritualistica contro una stupefacente apertura non soltanto alle neuroscienze, ma addirittura alle neurofilosofie materialistiche.
Gli esempi sono innumerevoli. Il campo dell'educazione e dell'istruzione vede una spaccatura verticale nel mondo cattolico tra chi è legato a una visione personalistica del rapporto tra maestro e allievo, difende la trasmissione dei valori e delle conoscenze, e chi invece si "apre" totalmente a una visione ispirata da tecnicismi pedagogico-didattici di stampo scientista. Potremmo continuare con le divergenze sul tema del rapporto tra identità cristiana e identità occidentale, sui problemi dell'integrazione degli immigrati, circa i quali è falsa l'immagine in bianco e nero di un popolo cattolico unito nel denunciare i «fetori razzisti» che verrebbero da chi non accetta un approccio in termini di accoglienza incondizionata. Poi c'è il tema dei rapporti con l'islam e anche quello dei rapporti con l'ebraismo e con Israele.
Come dicevo, divisioni del genere sono presenti anche nel mondo ebraico. Nessuna simpatia per la caserma: è bene che le religioni europee tradizionali consentano ampia libertà di veduta. Ma qui si esagera. Forse, per capire la ragione di certe debolezze, bisognerebbe chiedersi cosa abbiano a che fare con un'autentica spiritualità religiosa l'accettazione delle manipolazioni genetiche, l'apertura nei confronti delle neurofilosofie, la riduzione del sentimento di trascendenza a predisposizione genetica, o la concezione dell'educazione come tecnologia psicopedagogica.
(Tempi, 6 ottobre 2010)
9 commenti:
Mi sembra che Lei abbia ragione da vendere. Chi crede nel principio di "non contraddizione" e appartiene all'area cattolica oggi e' a dir poco sconcertato. "Diverse voci fanno dolci note" scriveva il poeta. Ma quando si contraddicono creano solo caos (o peggio, ma non voglio essere volgare). Per fortuna c'e' il "capo di stato maggiore" che ha le idee chiare. Ma viene contestato e combattuto da molti ufficiali, sottufficiali e dalla truppa, col risultato che spesso il cattolico tradizionale - il cattolico o e' tradizionale o non e' - si trova d'accordo piu' con un ebreo come Lei o un "ateo devoto" come Giuliano Ferrara, il prof. Pera o addirittura Oriana Fallaci, che con certi sedicenti cattolici, magari cardinali. E' un fenomeno nuovo nella storia bimillenaria della Chiesa. Preoccupante per tutti, ebrei, agnostici e atei compresi, credo.
Perfettamente d'accordo, nonché piuttosto sconcertato.
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Sono d'accordo sul senso complessivo dell'articolo, ma una volta di più mi sfugge il motivo della sua opposizione alle neuroscienze. Forse perché ritiene che queste portino ad indentificare la mente con le funzioni cerebrali? ma questa non sarebbe neuroscienza,ma neuroideologia, o come Lei dice neurofilosofia materialistica. Ma se noi ipotizziamo che la mente (detto rozzamente) "usi" il cervello come questo usa le mani o le gambe, l'idea di identificare le aree cerebrali preposte a quella o quell'altra funzione ed eventualmente di individuare esercizi volti ad esercitarle specificamente (cosa che tra l'altro, io credo, inconsapevolmente si è sempre fatta) non è affatto materialistica né contraria allo spiritualismo. Come non è materialistico ritenere che per sollevare pesi occorre potenziare i bicipiti, senza per questo dover pensare che la volontà di sollevare pesi sia prodotta dai bicipiti.
Esattamente. Parlo di neurofilosofie. Dove mai dico che non è legittimo sviluppare le neuroscienze? È l'identificazione della mente con le funzioni cerebrali che contesto e questa non è neuroscienza ma metafisica materialistica. Non capisco la sua contestazione, visto che non fa che dire quel che dico io.
Veramente superficiale la tesi del prof. Antiseri. Gli intellettuali "cattolici" sono una razza sfigata, in passato sono stati messi in un cono d'ombra dalla cultura dominante di impronta marxista e hanno dovuto tirare a campare venedo a patti con il diavolo. Ora che la situazione è cambiata da decenni, non sono in grado di farsi forza ispiratrice perchè l'ispirazione geninuamente cristiana l'hanno persa di vista.
Ma, al massimo livello, c'è chi ha le idee chiare. Conviene leggere l'ultimo discorso dell'11/10 http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2010/october/documents/hf_ben-xvi_spe_20101011_meditazione_it.html
In un escursus di poche frasi, a partire dalla liberazione dal politesimo, passando attraverso la filosofia greca, fino alla conquista di una nuova percezione del rapporto dell'uomo con Dio si riconosce l'esistenza di "un processo di trasformazione del mondo" che continua a coinvolgerci. Proprio oggi, nel cammino della fede il credente, con la sua testimonianza ed il suo sacrificio, riesce a riconoscere e a depotenziare i "falsi dei" che, molto concretamente, sono i "capitali anonimi", "il terrorismo", "la droga", " i modi di vivere che sminuiscono il valore della famiglia".
Questa maldestra citazione è per dire che la lucidità l'incisività del più importante "cattolico" non ci fa sentire la mancanza di una presa di coscienza degli intellettuali cattolici. Questi sono un gregge smarrito nel labirinto del pensiero post moderno (salvo qualche eccezione - De Rita per esempio).
E grazie anche ai cosiddetti "Atei devoti" che sono accusati ingiustamente di usare la religione fini politici. I più sinceri di questi sono menti conquistate dalla razionalità ed efficacia della visione cristiana che continuano a dichiararsi "Atei" solo per pudore perchè pensano di esserci "fuori tempo massimo"
Evidentemente siamo d'accordo e io avevo mal compreso la sua posizione in proposito
Ma chi è questo Antiseri? Ammetto la mia ignoranza, ma è la prima volta che lo sento nominare. "Generale"? "Colonnello" di una presunta militanza cattolica? Per me - di CL - è assolutamente sconosciuto. E per fortuna, direi.
Il prof. Dario Antiseri è autore di un libro di testo di filosofia per i licei, che credo abbia avuto un certo successo (non sono della materia). So che piaceva molto a una mia collega di simpatie comuniste. Questo mi suscitava una certa perplessità sulla persona dell'autore, noto come cattolico. E' vero che alcuni (Baget Bozzo per es.) considerano il leninismo un'eresia cristiana, ma per me il catto-comunismo rimane un ossimoro, e per le mie conoscenze i cosiddetti catto-comunisti sono generalmente buoni comunisti ma cattivi o pessimi cattolici, da un punto di vista dottrinale ed etico. (Comunque niente di più della perplessità, non conoscendo il manuale).
Grazie, Myosotis. Molto obbligato. Il fatto è che non l'avevo mai sentito nominare. Ma mi par di capire che non avevo perso molto...
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