A CHI SIA INTERESSATO A LEGGERE DELLE CRITICHE DELLE TECNICHE BIBLIOMETRICHE SVILUPPATE ALL'ESTERO OFFRO UNA PICCOLA SELEZIONE DI ARTICOLI E DI DOCUMENTI SCARICABILI NEL MIO SITO "ARTICOLI" NELLA SEZIONE "DOCUMENTI"
Nella politica italiana c'è una regola ferrea: fare le riforme senza coinvolgere gli interessati, affidando il lavoro a chi ha solo una pallida idea di che si tratta. Poi ci si lamenta che falliscono.
Il criterio della mediana sarà rigido e deprecabile, d'accordo, è indifendibile, soprattutto nella sua rigidità. Però vedere ricercatori di lungo corso e professori associati che hanno la metà delle mie pubblicazioni, mentre io insegno a scuola, qualche considerazione negativa su come all'università si gestisce l'accesso ai posti mi viene. Se la selezione del personale fosse stata negli anni più seria, non ci sarebbe bisogno di ricorrere a strumenti "oggettivi".
Vogliamo sempre trovare una regola che impedisce imbrogli e sotterfugi, ma l'unica soluzione è l'onestà di chi è chiamato e pagato per fare scelte. Anni fa ero all'estero in una università in cui si tenne la selezione per un posto da ordinario. Tra i candidati (tutti sotto i 40 anni) ce n'era uno con un curriculum migliore degli altri, e infatti il posto lo assegnarono a lui. In Italia si procede allo stesso modo?
Lei ha perfettamente ragione, ma ascolti: perché mai se le cose vanno male in quanto al reclutamento - e vanno certamente male, anche se non bisogna mitizzare l'estero, di mafiate se ne fanno anche là, eccome – bisogna adottare un rimedio che è peggiore del male e che all'estero stanno rigettando? Legga cortesemente gli articoli che ho allegato. Lei fa il suo esempio. E che dovrei dire io? Ho ottenuto giustizia nel lontano periodo in cui l'università italiana era davvero controllata dai baroni. Poi, per diventare professore ordinario ho dovuto attendere vedendomi superato da gente che aveva di gran lunga meno titoli di me. Sono passato quando ormai avevo più di cento pubblicazioni qualificate e lasciarmi fuori era diventato uno scandalo. Ma ora, che ne ho più di duecento, io sarei sotto la mediana e non potrei neppure entrare in una commissione giudicante, né diventare ordinario, e forse neppure associato!!!! E questo perché le pubblicazioni di storia della matematica sono ignorate dai database della Thomson Reuters!... Si rende conto? Per fortuna che tra poco andrò in pensione anticipata e non dovrò subire questo ultimo affronto.
Anch'io mi trovo nella stessa situazione di mac67. Da una parte è vero che è necessario trovare dei criteri abbastanza oggettivi per valutare i candidati. D'altra parte però ance dove i criteri esistevano, si è fatto sempre in modo di adattarli per ottenere il risultato da perseguire (far vincere il candidato in pectore). Io dubito fortemente che il sistema messo in piedi possa dare - ancora una volta - risultati giusti. Ho provato a compilare il form: non mi venivano chiesti i titoli accademici, ma solo le pubblicazioni (per l'area 11 senza H-Index). D'altro canto io potrei pubblicare barzellette, oppure saggi da Nobel, la commissione li leggerà? E i miei titoli accademici, perché valgono zero? Ho due dottorati, un post-doc, una specializzazione, contratti presso due università (il form chiede di dichiarare solo quelli presso le università straniere). Non si richiede la conoscenza delle lingue straniere, o dell'informatica. E' evidente che si tratta di una sorta di procedura 'sanatoria' per quanti sono già ricercatori (per diventare associati) o associati (per diventare ordinari).
3 commenti:
Nella politica italiana c'è una regola ferrea: fare le riforme senza coinvolgere gli interessati, affidando il lavoro a chi ha solo una pallida idea di che si tratta. Poi ci si lamenta che falliscono.
Il criterio della mediana sarà rigido e deprecabile, d'accordo, è indifendibile, soprattutto nella sua rigidità. Però vedere ricercatori di lungo corso e professori associati che hanno la metà delle mie pubblicazioni, mentre io insegno a scuola, qualche considerazione negativa su come all'università si gestisce l'accesso ai posti mi viene. Se la selezione del personale fosse stata negli anni più seria, non ci sarebbe bisogno di ricorrere a strumenti "oggettivi".
Vogliamo sempre trovare una regola che impedisce imbrogli e sotterfugi, ma l'unica soluzione è l'onestà di chi è chiamato e pagato per fare scelte. Anni fa ero all'estero in una università in cui si tenne la selezione per un posto da ordinario. Tra i candidati (tutti sotto i 40 anni) ce n'era uno con un curriculum migliore degli altri, e infatti il posto lo assegnarono a lui. In Italia si procede allo stesso modo?
Lei ha perfettamente ragione, ma ascolti: perché mai se le cose vanno male in quanto al reclutamento - e vanno certamente male, anche se non bisogna mitizzare l'estero, di mafiate se ne fanno anche là, eccome – bisogna adottare un rimedio che è peggiore del male e che all'estero stanno rigettando? Legga cortesemente gli articoli che ho allegato. Lei fa il suo esempio. E che dovrei dire io? Ho ottenuto giustizia nel lontano periodo in cui l'università italiana era davvero controllata dai baroni. Poi, per diventare professore ordinario ho dovuto attendere vedendomi superato da gente che aveva di gran lunga meno titoli di me. Sono passato quando ormai avevo più di cento pubblicazioni qualificate e lasciarmi fuori era diventato uno scandalo. Ma ora, che ne ho più di duecento, io sarei sotto la mediana e non potrei neppure entrare in una commissione giudicante, né diventare ordinario, e forse neppure associato!!!! E questo perché le pubblicazioni di storia della matematica sono ignorate dai database della Thomson Reuters!... Si rende conto? Per fortuna che tra poco andrò in pensione anticipata e non dovrò subire questo ultimo affronto.
Anch'io mi trovo nella stessa situazione di mac67. Da una parte è vero che è necessario trovare dei criteri abbastanza oggettivi per valutare i candidati. D'altra parte però ance dove i criteri esistevano, si è fatto sempre in modo di adattarli per ottenere il risultato da perseguire (far vincere il candidato in pectore). Io dubito fortemente che il sistema messo in piedi possa dare - ancora una volta - risultati giusti. Ho provato a compilare il form: non mi venivano chiesti i titoli accademici, ma solo le pubblicazioni (per l'area 11 senza H-Index). D'altro canto io potrei pubblicare barzellette, oppure saggi da Nobel, la commissione li leggerà? E i miei titoli accademici, perché valgono zero? Ho due dottorati, un post-doc, una specializzazione, contratti presso due università (il form chiede di dichiarare solo quelli presso le università straniere). Non si richiede la conoscenza delle lingue straniere, o dell'informatica.
E' evidente che si tratta di una sorta di procedura 'sanatoria' per quanti sono già ricercatori (per diventare associati) o associati (per diventare ordinari).
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