Nel
giugno scorso esplose la polemica circa le conseguenze di una normativa ideata
dall’ex ministro dell’istruzione Francesco Profumo che stabiliva che, per
accedere ai corsi di laurea a numero chiuso, i candidati dovessero ottenere almeno
80/100 all’esame di maturità ed essere messi in graduatoria con un punteggio in
centesimi di cui fino a 90 risultanti dall’esito del test di ammissione e fino
a 10 dal voto di maturità. Quest’ultimo è il “bonus maturità”, calcolato con un
meccanismo complicato che prevede il ricorso a un immenso tabulato ministeriale
che specifica gli incrementi scuola per scuola. Ne parlammo sul Mattino (3
giugno) in un articolo intitolato “La maturità e il bonus premia-ciucci”,
perché era facile constatare che era quasi impossibile ottenere un “bonus” di
qualche consistenza in scuole notoriamente eccellenti, mentre era possibile
ottenerne elevati in scuole mediocri. Si prospettava uno squallido
appiattimento assortito da ingiustizie scandalose.
In
risposta alle critiche fu varato il 12 giugno un decreto sostitutivo che
lasciava sperare in un miglioramento della situazione, anche se l’impianto di
fondo veniva conservato. Ora il MIUR ha pubblicato le tabelle per il calcolo
del “bonus” e occorre mestamente confermare il vecchio adagio che il peggio non
è mai morto.
Non
disponiamo dello spazio e del sadismo per imporre al lettore una disamina
tecnica degli esiti dei calcoli ministeriali né pretendiamo che il lettore ci
creda sulla parola: può fare dei calcoli da solo, sulla base dei dati del sito
Universitaly, o rifarsi alle analisi pubblicate sul sito www.roars.it. Potrà constatare che la tendenza
“premia-ciucci” del modello precedente non è affatto superata ma, anzi, che
emerge un’altra tendenza inquietante: una durissima penalizzazione dei licei, e
in particolare dei licei classici, a favore degli istituti tecnici e
professionali. Come mostrano i calcoli del sito Roars uno studente di un tipico
istituto professionale che abbia conseguito la maturità con 86/100 avrebbe
diritto a un bonus di 3 punti mentre uno studente di un tipico liceo classico
con voto di maturità 92/100 avrebbe diritto a un bonus nullo. Inoltre la
probabilità di avere un bonus è massima negli istituti professionali e via via
scende per raggiungere il minimo nel liceo classico, preceduto di poco dallo
scientifico. La penalizzazione quindi investe soprattutto i licei e con
particolare durezza i classici.
Appena
pochi giorni fa abbiamo denunciato sul Mattino (“Perché se muore il liceo
classico muore il paese”, 25 agosto), la brutta tentazione di disseccare i
licei, cominciando dalla distruzione del classico, a favore della formazione
diretta di figure aziendali. Anche se un personaggio di ambito imprenditoriale
come Corrado Passera proclama le virtù del liceo classico (“che aiuta a
sviluppare lo spirito critico, sempre più necessario vista la quantità enorme
di informazione e posizioni opposte da cui siamo bombardati e insegna a gestire
la complessità») altri puntano a far fuori la formazione umanistica, a costo di
colpire di striscio i licei scientifici. Per cui è lecito il sospetto che
questa incredibile normativa sia ispirata da intenti dal genere.
Ma
forse è dare troppo credito a chi ha congegnato questa ennesima tappa dello
sfascio inarrestabile del sistema dell’istruzione. È più probabile che si
tratti di qualcosa di assai più mediocre, anche se dagli effetti devastanti. È
chiaro che il mito dei numeri come portatori di “esattezza” è pericoloso. Ma in
un paese primo erede dello spirito di Bisanzio, in cui l’amministrazione è
dominata dalla mentalità dell’azzeccarbuglio e del gusto della complicazione
cavillosa, esso può diventare una miscela esplosiva, soprattutto se patrocinato
da pseudo-esperti che si presentano come portatori della pietra filosofale
dell’oggettività “scientifica”. Forse sarebbe il caso di smetterla di rendersi
ridicoli con il ritornello sull’“oggettività” e la “standardizzazione”, che non
esistono neppure in matematica, figuriamoci nella valutazione delle
“performances” soggettive.
Si
dice, giustamente, che i giudizi delle commissioni sono troppo diversi da zona
a zona. Ma è tragicomico che, tentando di “normalizzarli” con un modello
numerico, si finisca col creare altre disparità e conseguenze peggiori. Nessuna
sorpresa: si tratta di marchingegni discutibili, esattamente come i test che
sostituiscono la soggettività di un giudicante diretto a quella del preparatore
dei test. Questo significa che non c’è nulla da fare e che bisogna arrendersi
al caos del giudizi soggettivi? Al contrario. Significa soltanto che bisogna
proporsi di migliorare realisticamente il sistema – non è scienza ma ideologia
cercare di mettere le brache al mondo con i propri modellini – mettendo in
opera un sistema di valutazioni a tutti i livelli e di natura diversa: dai
giudizi delle commissioni, ai test (con parsimonia), alle prove d’ingresso (inclusi
i colloqui orali), alle valutazioni degli insegnanti e delle scuole con sistemi
di ispezioni incrociati, ecc.
Un
caldo appello al ministro: colga l’occasione per invertire l’andazzo con un
atto di coraggio, ovvero col definitivo affossamento dello sciagurato “bonus”
della maturità. Si lascino liberi i corsi universitari a numero chiuso di
procedere a una rigorosa selezione in base a un esame d’ingresso; oppure –
ancor meglio – si adotti il sistema francese: selezione dopo un primo anno
universitario, e tirocinio nel caso delle facoltà di medicina. Ma la
distruzione finale della scuola, e soprattutto dei licei, sull’altare di una
numerologia da strapazzo è un lusso che non ci si può permettere.
(Il Mattino, 3 settembre 2013)
2 commenti:
Io non sono ancora riuscito a capire chi è che prende le decisioni al ministero. I ministri no, perché cambiano di continuo, ma la tendenza no: ogni decisione annulla la precedente o ne contraddice un'altra. L'unico tratto unificante delle varie circolari e direttive sembra essere la schizofrenia.
Beh, che il Miur sia un luogo di lotta per bande è fin troppo evidente (diciamo pure, noto). Bande che colludono con o rispondono a referenti esterni (sindacati, confindustria, ecc.) da cui l'immagine di schizofrenia. Ma su una cosa sono uniti ("marciano divisi colpendo insieme"): il predominio della burocrazia, delle circolari, delle regole formali, che ora trova il suo acme nella numerologia e trova supporto nelle nuove figure di consulenti: gli "economisti della scuola" che hanno ormai soppiantato i pedagogisti, un tempo potenti, ora poveri untorelli del tutto emarginati.
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