E' agghiacciante, ma non mi stupisce affatto. Purtroppo dovevano arrivare anche da voi, prima o poi. Sono decenni che la scuola superiore (non parliamo della media inferiore) riduce i docenti al livello di compilatori di moduli, li impegna in estenuanti campagne di catalogazione dell'inutile onde poter dimostrare di essere perfettamente in linea con tutti gli obblighi di legge e avere le carte in regola fino all'ultima virgola. Solo le carte, naturalmente, perché discutere (e non parliamo di affrontare) un problema didattico è questione che non si pone più da parecchio, se non altro per mancanza di tempo. Potreste prendere spunto da noi e resistere attuando la seguente tattica (ovviamente occorre la connivenza di presidi non troppo allineati e obbedienti al Verbo, specie oramai rarissima): incaricare qualcuno, (c'è sempre qualcuno portato per queste cose, e compensarlo per il disturbo) di predisporre in formato elettronico una serie dettagliatissima di documenti già pronti e rispondenti fin nei più sottili codicilli a tutti gli adempimenti richiesti, con degli spazi bianchi da compilare di volta in volta rapidamente con i dati specifici. Senza entrare nel merito delle singole valutazioni didattiche (che non interessano a nessuno e sono anche pericolose in caso di ricorsi) far riferimento a commi e paragrafi sciorinando un'impeccabile competenza e conformità legale su tutti i fronti e lasciando il merito nell'insondabile e giustamente (in questo caso) difeso abisso delle menti docenti. Dopodiché compilare velocemente quanto all'uopo predisposto e passare il tempo restante della riunione a discutere di problemi scientifici e/o didattici. Senza verbalizzarli, potrebbero destare sospetto. Di solito funziona, e l'andamento complessivo alla lunga ne beneficia.
Francamente non lo so, ma sono assai propenso a credere che sia un'ipotesi genere Huxley. Non credo proprio che ci siano punizioni per chi si scambia articoli... ma il comportamento di fatto è ormai come se fosse così. Tempo fa misi gli estratti di un mio articolo scientifico nella casella postale di alcuni colleghi che pensavo potessero essere interessati. Un paio me l'hanno rimesso dentro la mia casella, come se ci fosse stato un errore, e uno mi è venuto a chiedere: «Cosa ci debbo fare?»... In effetti, la carta era troppo liscia...
Qui hanno dimezzato fondi per libri e riviste. I miei colleghi ed io siamo parte del plotone di esecuzione che deve decidere quali acquisti tagliare, facendo morire i patrimoni librari degli istituti. In compenso è sorta una palazzina nuova fiammante piena di informatici che confezionano moduli da farci compilare ...
Agghiacciante. Ma ne dico un'altra. Io, tra due mesi, ho 58 anni. Sono richiesti 41 anni di contribuzione per pensionarsi. Io ne ho (al 2013) quasi 35, vale a dire la contribuzione richiesta a mio padre quando fu posto in quiescenza. Segue che per me si parla del 2022, quando dovrei avere 66 anni. Supponendo che per il mio lavoro sia disponibile oggi un giovane, poniamo, di 26 anni, dovrà aspettare nove anni, quando la sua età sarà 35 anni. È banale il conto: 35 + 41 fa 76: al successivo ricambio generazionale, la persona che dovrebbe sostituire l'ormai ex giovane avrebbe 44 anni. Se ne conclude che, tempo tre/quattro generazioni, il Paese, tanto dal punto di vista produttivo che demografico è di fatto scomparso. Ma può accelerare questo processo quella "fuga dei cervelli", stimolata ed incoraggiata dai cervellotici provvedimenti posti in essere. Due settimane fa si è sposato il figlio di un mio amico, ingegnere come il padre. Ebbene nel giro di due mesi dalla laurea questo ragazzo ha avuto un contratto da ricercatore a Denver, Colorado. Ed anche la neo-sposa, ricercatrice a Bologna, ha ottenuto di spostarsi nella stessa università americana del marito. Mio figlio concluderà gli studi di ingegneria ad Amsterdam, mia figlia sta frequentando un ERASMUS a Parigi. I responsabili (o per meglio dire gli irresponsabili) della gestione della cosa pubblica hanno ottenuto gli ovvi risultati della loro azione. Perché, se è vero che nei palazzi la logica ed il buon senso sono qualità sconosciute, ciò non vale per la gente "normale", che guarda alla convenienza per sé e non ad improbabili fumisterie ideologiche, come quelle che leggiamo nello stupendo articolo da Lei postato. Grazie.
Confermo che attualmente nel mio ateneo i libri sono considerati spesa inutile e gli amministrativi ci "consigliano" di ordinarne sempre meno perchè ormai non ha più senso: tutto si può fare tramite rete.
7 commenti:
A quale fatto si riferisce esattamente? Dove è successo?
E' agghiacciante, ma non mi stupisce affatto. Purtroppo dovevano arrivare anche da voi, prima o poi. Sono decenni che la scuola superiore (non parliamo della media inferiore) riduce i docenti al livello di compilatori di moduli, li impegna in estenuanti campagne di catalogazione dell'inutile onde poter dimostrare di essere perfettamente in linea con tutti gli obblighi di legge e avere le carte in regola fino all'ultima virgola. Solo le carte, naturalmente, perché discutere (e non parliamo di affrontare) un problema didattico è questione che non si pone più da parecchio, se non altro per mancanza di tempo.
Potreste prendere spunto da noi e resistere attuando la seguente tattica (ovviamente occorre la connivenza di presidi non troppo allineati e obbedienti al Verbo, specie oramai rarissima): incaricare qualcuno, (c'è sempre qualcuno portato per queste cose, e compensarlo per il disturbo) di predisporre in formato elettronico una serie dettagliatissima di documenti già pronti e rispondenti fin nei più sottili codicilli a tutti gli adempimenti richiesti, con degli spazi bianchi da compilare di volta in volta rapidamente con i dati specifici. Senza entrare nel merito delle singole valutazioni didattiche (che non interessano a nessuno e sono anche pericolose in caso di ricorsi) far riferimento a commi e paragrafi sciorinando un'impeccabile competenza e conformità legale su tutti i fronti e lasciando il merito nell'insondabile e giustamente (in questo caso) difeso abisso delle menti docenti. Dopodiché compilare velocemente quanto all'uopo predisposto e passare il tempo restante della riunione a discutere di problemi scientifici e/o didattici. Senza verbalizzarli, potrebbero destare sospetto. Di solito funziona, e l'andamento complessivo alla lunga ne beneficia.
Personalmente anche a me interesserebbe molto conoscere il fatto... o è un'ipotesi letteraria sul futuro? (wishful thinking) o.O
Francamente non lo so, ma sono assai propenso a credere che sia un'ipotesi genere Huxley. Non credo proprio che ci siano punizioni per chi si scambia articoli... ma il comportamento di fatto è ormai come se fosse così. Tempo fa misi gli estratti di un mio articolo scientifico nella casella postale di alcuni colleghi che pensavo potessero essere interessati. Un paio me l'hanno rimesso dentro la mia casella, come se ci fosse stato un errore, e uno mi è venuto a chiedere: «Cosa ci debbo fare?»... In effetti, la carta era troppo liscia...
Qui hanno dimezzato fondi per libri e riviste. I miei colleghi ed io siamo parte del plotone di esecuzione che deve decidere quali acquisti tagliare, facendo morire i patrimoni librari degli istituti. In compenso è sorta una palazzina nuova fiammante piena di informatici che confezionano moduli da farci compilare ...
Agghiacciante. Ma ne dico un'altra. Io, tra due mesi, ho 58 anni. Sono richiesti 41 anni di contribuzione per pensionarsi. Io ne ho (al 2013) quasi 35, vale a dire la contribuzione richiesta a mio padre quando fu posto in quiescenza. Segue che per me si parla del 2022, quando dovrei avere 66 anni. Supponendo che per il mio lavoro sia disponibile oggi un giovane, poniamo, di 26 anni, dovrà aspettare nove anni, quando la sua età sarà 35 anni. È banale il conto: 35 + 41 fa 76: al successivo ricambio generazionale, la persona che dovrebbe sostituire l'ormai ex giovane avrebbe 44 anni. Se ne conclude che, tempo tre/quattro generazioni, il Paese, tanto dal punto di vista produttivo che demografico è di fatto scomparso. Ma può accelerare questo processo quella "fuga dei cervelli", stimolata ed incoraggiata dai cervellotici provvedimenti posti in essere. Due settimane fa si è sposato il figlio di un mio amico, ingegnere come il padre. Ebbene nel giro di due mesi dalla laurea questo ragazzo ha avuto un contratto da ricercatore a Denver, Colorado. Ed anche la neo-sposa, ricercatrice a Bologna, ha ottenuto di spostarsi nella stessa università americana del marito. Mio figlio concluderà gli studi di ingegneria ad Amsterdam, mia figlia sta frequentando un ERASMUS a Parigi. I responsabili (o per meglio dire gli irresponsabili) della gestione della cosa pubblica hanno ottenuto gli ovvi risultati della loro azione. Perché, se è vero che nei palazzi la logica ed il buon senso sono qualità sconosciute, ciò non vale per la gente "normale", che guarda alla convenienza per sé e non ad improbabili fumisterie ideologiche, come quelle che leggiamo nello stupendo articolo da Lei postato. Grazie.
Confermo che attualmente nel mio ateneo i libri sono considerati spesa inutile e gli amministrativi ci "consigliano" di ordinarne sempre meno perchè ormai non ha più senso: tutto si può fare tramite rete.
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