lunedì 11 agosto 2014

Se torna a soffiare il vento del califfato

Fino a poco tempo era considerato paranoico chi prendeva sul serio i proclami della nascita di un nuovo califfato che avrebbe riconquistato l’Europa fino a Roma. Oggi rischia di far la figura della talpa chi non vede la concreta realizzazione di quel disegno. Esiste ormai un nuovo califfato non virtuale ma ancorato su un territorio, che si espande con una potenza militare inattesa, mette in fuga centomila cristiani e quarantamila curdi e distrugge le tracce di qualsiasi altra civiltà. Quei proclami un tempo ritenuti ridicoli riecheggiano dall’Iraq a Londra – dove un imam promette di sgozzare a Trafalgar Square chiunque non si assoggetterà alla Sharia – al Veneto – dove un altro imam incita a uccidere gli ebrei fino all’ultimo. Altri spezzoni del califfato emergono in tutto il Medio Oriente, fino alla Libia, a poca distanza dalle coste italiane e già emergono movimenti in Tunisia che si dichiarano pronti a combattere a fianco dell’esercito del califfato (Isis). Una parola chiara va anche detta sulla guerra di Gaza che ormai solo una talpa potrebbe non rendersi conto che va ben oltre il conflitto israelo-palestinese. Nessuno può mettere in discussione che tale conflitto resti il problema centrale sullo sfondo e che sia legittimamente aperto un ampio ventaglio di opinioni sul modo di risolverlo. Ma la sua riduzione a una questione umanitaria o addirittura a un’aggressione genocida da parte israeliana al popolo palestinese è un’inaccettabile contraffazione della verità che ha trovato espressione in un indegno striscione affisso (e fortunatamente poi rimosso) a Livorno. L’equazione Gaza = Auschwitz proposta da taluno è ridicola e scandalosa al contempo: non risulta che da Auschwitz fosse possibile bombardare le cittadine tedesche circostanti con missili ricevuti dall’esterno o preparare un assalto massiccio di centinaia di terroristi sbucati da tunnel costruiti con sussidi umanitari. Piuttosto occorre dire che nessuno stato sovrano potrebbe tollerare una simile aggressione al suo territorio e che riesca a contrastarlo con qualche efficacia non è una colpa bensì un fatto positivo. Il punto è che la questione israelo-palestinese – su cui entrambe le parti sono chiamate a scelte chiare, coraggiose e anche dolorose – potrà riemergere soltanto quando il campo sarà libero da chi persegue altri obiettivi: una guerra santa condotta con ogni mezzo, incluso il farsi scudo della popolazione civile, nel quadro di un assalto generalizzato che mira sia a imporre l’islam integralista a tutto il mondo musulmano, sia al cuore delle società occidentali. Dovrebbe far riflettere che esso si presenti, a distanza di anni, con forza e pericolosità tanto cresciute da rendere patetico il ricordo di Al Qaeda. E davanti a tutto ciò non vi è altro che debolezza e sbandamento crescenti. Sarebbe da ridere – se non fosse tragico ­– che, mentre mezzo Occidente è impegnato a indurire le punizioni contro chi non è d’accordo con il matrimonio gay, la British Law Society dia istruzioni a notai e avvocati perché accettino i testamenti redatti secondo le regole della Sharia che sono basati sulla condizione di totale subordinazione del coniuge femminile; o che gran parte del mondo musulmano francese abbia votato a destra di fronte alle leggi sul matrimonio e sull’educazione alla cultura del “genere” promosse dal governo socialista. Sono ulteriori manifestazioni di questa tendenza suicida la sostanziale indifferenza con cui sono accolte le persecuzioni dei cristiani (cosa deve succedere di peggio perché si esprima una chiara reazione?) e il dilagare di un nuovo antisemitismo che, ancora una volta, mette alla gogna gli ebrei come responsabili di tutti i mali del mondo e si manifesta in modo inquietante anche nel nostro paese con l’invito al boicottaggio dei negozi gestiti da ebrei.
Di fronte al disastro, l’ex-superpotenza mondiale non trova di meglio che scaricare qualche bomba episodica farfugliando di transazioni diplomatiche con chi non ne vuol sentir neppure parlare. È chiaro che la paralisi statunitense è generata da una sequenza di politiche sbagliate, prodotte dall’incapacità di comprendere anche antropologicamente le dinamiche dei territori coinvolti. Ma gli errori non giustificano il voltarsi dall’altra parte di fronte a un dramma di dimensioni epocali che, più prima che poi, riguarda tutti. E ancor meno è giustificabile la totale irrilevanza dell’Unione europea che tende a cancellare le politiche nazionali per sostituirvi il nulla, come insegnano vicende che riguardano da vicino il nostro paese, ovvero il dramma dell’immigrazione di massa che l’occhiuta eurocrazia ci impone di affrontare con il massimo in quantità e qualità dell’accoglienza per poi offrire un muro di spalle di fronte alla richiesta di delineare una linea politica continentale. E, anche qui, solo una talpa potrebbe non vedere le connessioni tra l’afflusso migratorio e le campagne militari dell’integralismo. È noto che l’irrilevanza europea nella politica estera è conseguenza dell’aver costruito l’intero edificio comunitario sul terreno dell’economia, mettendo il resto in secondo piano. Questa constatazione dovrebbe condurre in tempi rapidissimi a capire che avanti a tutto viene la politica. I califfati bussano imperiosamente alle porte e traggono incoraggiamento dall’ignavia di quello che, piaccia o no, è il loro nemico dichiarato.


(Il Mattino, 10 agosto 2014)

6 commenti:

Alessandro Marinelli ha detto...

Con l' auspicio che alla crisi in Iraq si trovi una «soluzione politica, non militare», credo che Obama abbia toccato il fondo del fondo. Certo, sedersi al tavolo delle trattative con dei fanatici che terrorizzano intere popolazioni, crocifiggono e decapitano donne e bambini, derubano tutti coloro che capitano a tiro costringendoli a scappare attraverso il deserto senza una goccia d' acqua. Ha ragione, professore: soltanto qualche anno molti l' avrebbero giudicata soltanto la trama di un film dell' orrore di pessima qualità, ma è sconcertante notare quanti distinguo, quanti tentativi di contestualizzazione, quanti 'se' e 'ma' continuano a vedersi, sentirsi, e leggersi a casa nostra, di fronte a un esercito armato fino ai denti, ricco sfondato e praticamente senza oppositori sul campo. Come se non fosse l' Europa la prossima sulla lista...

MBB ha detto...

Il pericolo vero non è, o meglio non sarebbe, il califfato se l'Europa e l'occidente non avessero perso la "trebisonda" a causa di quell'odio di sé che lei ha ben descritto. Così ora ci troviamo a far guerra alla Russia e ci dimentichiamo il vero nemico, ché di nemico si tratta, non di avversario.

Grazia Dei ha detto...

Finalmente ha scritto il post che stavo aspettando. Sì, l'invalsi (insieme a tante altre cose) può attendere!
Nel mio piccolo volevo esprimerle solidarietà per il risorgente e sempre più odioso antisemitismo.
Come è già stato rilevato, in questa persecuzione gli ebrei "godono" della nutrita compagnia dei cristiani e di altri poveri cristi di varie confessioni religiose. Siamo al centro di un attacco duplice e per opposte ragioni. Come infedeli da un lato, come credenti che non si sottomettono al delirio di onnipotenza dell'uomo di oggi (allegro nichilista, parafrasando Bagnasco) dall'altro.
E' angosciante il pensiero di ciò che sta accadendo oltre questo mare, in questa strana estate, mentre come sempre faccio i bagni e prendo il sole. Le antiche torri di avvistamento contro i saraceni e i turchi, di cui è disseminata la nostra costa, da tracce di un passato lontano, pacifche e sonnolente, immerse nella luce abbagliante del sole e dei riflessi marini, si sono trasformate in testimoni inquietanti di stragi molto simili alle attuali irachene.
Negli agriturismo qui intorno (Cabras), sono ospitati (a nostre spese) numerosi immigrati clandestini, spesso ragazzini, che passeggiano tra di noi. Al mattino vanno a correre per tenersi in forma, come normali turisti. La gente di qui ha sempre accolto tutti e accoglie serenamente anche loro, ma io (paranoica?) non posso fare a meno di pensare che in un attimo potrebbero rivelarsi pericolosi.
Mi duole, per l'incompetenza e il cinismo dell'attuale amministrazione, sentire per la prima volta nella vita l'America come un pericolo invece che come un baluardo. Mi lascia attonita l'inutilità del nostro governo.

Mella ha detto...

Io, quando qualcuno mi dice Gaza è come Auschwitz, sono solita rispondere: "Vero, sono praticamente identiche: Auschwitz era un'istituzione guidata da una banda di criminali che avevano come unico scopo ammazzare più ebrei possibile; Gaza è un'istituzione guidata da una banda di criminali che hanno come unico scopo ammazzare più ebrei possibile". La differenza è che adesso, come dice il nonno del - peraltro pessimo - libro "Con le peggiori intenzioni": «C****, anche gli ebrei hanno un'aviazione!».

vanni ha detto...


(ho inviato queste righe in precedenza su un "post" di altro argomento; scusa)

Egregio Professore, lei le chiama talpe, ed io intendo seguire la sua sicuramente ponderata parola. Potrebbe essere che ci troviamo qui e ora in un buio mondo di talpe?
Non ho di sicuro l’intelligenza, la visione, la cultura, l’esperienza di una Fallaci, di una Ida Magli, neanche di un qualunque giornalista, ma ancora cinque-sei anni fa scrivevo, forse proprio sul suo blog: “Siano benedetti Israele e il suo più grande alleato, che tengono inchiodata questa belva grondante odio per tutti e che vuole azzannare il mondo - non Israele soltanto - per dominarlo come un inferno in terra ecc. ecc.”.
Mi riferivo all’Islam ed alla sua violenza: su un blog con qualche pretesa di compostezza documentazione e moderazione questa frase venne riportata e stigmatizzata quale esempio di pericoloso estremismo islamofobo. Pensare che ora questo punto di vista susciti minore dissenso? Non è per niente così oggi, e domani lo sarà ancora meno. Da parte mia (con l’esclusione di “grande alleato”, a proposito della mia visione) non cambierei una parola; beh: forse “vomitante” al posto di “grondante”,quisquilie .
Non so se avrei scritto questo superfluo commento se non avessi goduto giorni fa di una trasmissione RAI in cui si discuteva, camminando sulle uova ma con sobria e compunta serietà (parola d’ordine? “prudenza e giudizio: non urtiamo suscettibilità”): un Pallavicini, che non dev’essere il primo che passa, spiegava con pazienza, pacato suadente e senza scomporsi, che gli attori delle ultime gloriose vicende non sono “veri” maomettani… a buon intenditor … et de hoc satis. Poi una gentile signora - non ricordo il nome, ma “sapeva” l’arabo - ci faceva riflettere sulle nostre colpe di Occidentali per questa maomettana barbarie: noi che abbiamo usato perfino i droni. Va detto - senza intenzioni insolenti - che si trattava di una trasmissione “popolare”, di quelle che aiutano la gente a formarsi un’opinione. (continua)

vanni ha detto...

Talpe dunque? Si legga quanto un ex ministro, si dice coccolatissimo in ambienti clericali, racconta con accenti che direi (ora è la mia sconcia maldisposizione d’animo che sibila) fra arcadia e buonismo messianico-mistico, con pudico sfoggio di un ricco armamentario di dottrina, documentazione e curiale coinvolgimento affettivo. Cristalline e salde le conclusioni, come ci si attende dalla caratura del personaggio e dalla sua storia di uomo di pensiero e di azione; vanno citate: “…Ci vuole una politica complessa, capace di lavorare sulle articolazioni del mondo musulmano (curiosità mia:nelle articolazioni ci saranno anche i ‘veri’ maomettani dei quali Pallavicini fa balenare vivida l’esistenza?), di chiedersi se c’è ancora uno spazio in cui i cristiani potranno vivere in Iraq… Per questo bisogna non spegnere la luce sul dramma cristiano, yazida e delle altre minoranze…” . Meno male. Si fa comunque notare che a queste minoranze è stata offerta la strada della conversione all’Islam, coraggiosamente rifiutata, per restare a casa propria (il senso di questa annotazione non mi resta particolarmente chiaro, ma mi auguro che questa questa democratica e pia offerta rimanga nel pacchetto di opzioni per l’infedele).
Talpe? È bastato che in Vaticano - nel corso di una di quelle preghiere comuni più popolari a Roma che a la Mecca - un semisconosciuto monsignore maomettano (a lui sia gloria) abbia proferito le parole che gli infedeli meritano, gettando tra le loro fila confusione e scompiglio. Con benigna sollecitudine la cosa è stata sopita con celerità e ridimensionata illuminatamente ad una questione di…galateo.
In attesa che l’Islam moderato si palesi e ci rassicuri che penserà poi lui a tutto (anche gli sciagurati della piana di Ninive confidano in siffatti incoraggiamenti), la generalizzata aggressione e il finalistico espansionismo islamico siano riconosciuti e considerati quale problema fondamentale, collocato in uno scenario globale, dalla Nigeria alle Filippine; in questo quadro la questione israelo-palestinese è centrale, pur essendone solo una parte. Nell’area di Israele, così strategicamente vitale, l’Occidente sta bruciando da sé le proprie carte, proprio dove esse si manifestano vincenti.
Talpe. Ma nel caso in cui non di sole talpe si tratti, qual è lo scopo di questi falsi ciechi? quale la prospettiva? quali le loro attese? Continuo a pensarci su e non trovo risposta.