sabato 23 maggio 2009

Riportiamo l'appello di Bernard Henri Levy, Claude Lanzmann e Elie Wiesel pubblicato sul Corriere della Sera del 22 maggio 2009, pag. 1 e 10.

Chi ha dichiarato, nel l’aprile 2001, che «Israele non ha mai contribuito alla civilizzazione, in nessun’epoca, perché non ha mai fatto altro che appropriarsi del bene altrui»? E chi ha ricominciato, quasi due mesi dopo, asserendo che «la cultura israeliana è una cultura inumana; è una cultura aggressiva, razzista, pretenziosa, che si basa su un principio semplicissimo: rubare quello che non le appartiene per poi pretendere di impadronirsene»?
Chi ha dichiarato, nel 1977, ripetendolo in seguito su tutti i toni, di essere «nemico accanito» di qualsiasi tentativo di normalizzazione dei rapporti del proprio Paese con Israele? O ancora recentemente, nel 2008, chi ha risposto a un deputato del Parlamento egiziano, preoccupato del fatto che potessero essere introdotti libri israeliani nella Biblioteca d’Alessandria: «Bruciamo questi libri; magari li brucerò io stesso davanti a voi»? Chi, nel 2001, sul quotidiano egiziano Ruz-al-Yusuf, ha detto che Israele era «aiutato», nei suoi oscuri maneggi, dall’«infiltrazione degli ebrei nei mass media internazionali» e dalla loro diabolica abilità a «diffondere menzogne»? A chi dobbiamo queste dichiarazioni insensate, questo florilegio dell’odio, della stupidità, del cospirazionismo più sfrenato? A Farouk Hosny, ministro della Cultura egiziano da più di 15 anni e, di sicuro, prossimo direttore generale dell’Unesco se, entro il 30 maggio, data di chiusura delle candidature, non si farà nulla per fermare la sua marcia apparentemente irresistibile verso una delle cariche di responsabilità culturale più importanti del Pianeta. Peggio ancora: quelle appena citate sono soltanto alcune — e non le più nauseabonde — fra le innumerevoli dichiarazioni dello stesso tenore che costellano la carriera del signor Farouk Hosny da una quindicina d’anni e che, di conseguenza, lo precedono quando aspira, come oggi, a un ruolo culturale federatore.
L’evidenza è dunque questa: il signor Farouk Hosny non è degno di tale ruolo; il signor Farouk Hosny è il contrario di quello che è un uomo di pace, di dialogo e di cultura; il signor Farouk Hosny è un uomo pericoloso, un incendiario dei cuori e degli spiriti; resta solo poco, pochissimo tempo per evitare di commettere il grave errore di elevarlo a uno dei più eminenti incarichi. Invitiamo quindi la comunità internazionale a risparmiarsi la vergogna che rappresenterebbe la nomina di Farouk Hosny, già data come quasi acquisita dall’interessato, a direttore generale dell’Unesco.
Invitiamo tutti i Paesi che amano la libertà e la cultura a prendere le iniziative che s’impongono per scongiurare tale minaccia ed evitare all’Unesco il naufragio che questa nomina costituirebbe. Invitiamo il presidente egiziano, in omaggio al suo compatriota Naguib Mahfuz, premio Nobel per la letteratura, che in questi giorni si starà rivoltando nella tomba, in omaggio al suo Paese e all’alta civiltà di cui è l’erede, a prendere coscienza della situazione, a sconfessare con la massima urgenza il suo ministro e comunque a ritirarne la candidatura.
Certo, l’Unesco ha commesso altri sbagli in passato, ma questo sarebbe un insulto così enorme, così odioso, così incomprensibile; sarebbe una provocazione così manifestamente contraria ai propri ideali che non riuscirebbe a risollevarsi. Non c’è un minuto da perdere per impedire che l’irreparabile si compia. Bisogna, senza indugio, fare appello alla coscienza di ognuno per evitare che l’Unesco cada nelle mani di un uomo che, quando sente la parola cultura, risponde con l’autodafé.


Per manifestare la propria opposizione a questa prospettiva (anche incollando l'appello precedente):

http://www.unesco.org/webworld/portal/processing/forms/contact/en/form.php

E diffondete il più che sia possibile

10 commenti:

agapetòs ha detto...

Questo "affaire" dimostra una volta di più come l'ONU e tutte le sue agenzie derivate siano ormai enti costosi, dannosi o, quando va bene, inutili.
E' necessaria forse un'altra guerra mondiale per accorgersene?

Caroli ha detto...

FACCIO SUBITO!!!

Caroli ha detto...

Quando scrivevo, Agapetòs, che è necessaria, purtroppo, un'altra Lepanto, non scherzavo. Purtroppissimo.

Gianfranco Massi ha detto...

Nel ’97 David Shenk scrisse un saggio dal titolo “Data smog: surviving the information glut”Lo stesso Bernard Henry Levy sul Corriere del 30/12/06 riconobbe che “La vera disinformazione non è più nella mancanza, o nella scarsa informazione, e nemmeno nella censura ma, al contrario, nell’inondazione, nel flusso ininterrotto di notizie e commenti”. A parte la polemica che si accese sul fiorire dei Blog e sul fenomeno del giornalismo diffuso, è innegabile il disorientamento che può essere generato da una vera Babele informativa.
Chi potrà fermare l’ ascesa ai piani alti del Parallelepipedo di vetro ai personaggi più ambigui della scena internazionale?
Basta vedere la pletora di "esperti" nel Panel Onu sui "cambiamenti climatici"

RICCARDO SEGRE ha detto...

Buongiorno,
interessante leggere questo articolo del WSJ.com del 2008 : http://wsj.com/public/article_print/SB121391561586690093.html sulla vicenda. Non riesco a capire se le sue affermazioni sono state poi smorzate "This is a terrible polemic, but things will be clarified" o se invece il partito Muslim Brotherhood MP ha avuto la meglio buttando benzina sul fuoco nel rapporto Egitto-Israele.

Riccardo

Caroli ha detto...

No, caro Segre, non sono state smorzate. E protestare contro la pretesa di mettere a capo di un'organizzazione internazionale questo squallido personaggio è un dovere sia per gli ebrei che riconoscono Gesù di Nazareth come Messia, cioè i cristiani, sia per gli ebrei che non lo riconoscono tale.

Andrea Cortis ha detto...

Fatto

RICCARDO SEGRE ha detto...

Ho aderito anche io, spero che prendano in considerazioni i vari appelli anche se rimango un pò scettico..speriamo...mi rattrista solo leggere questi commenti :"Basta a questo smisurato egocentrismo sionista, grondante di inaudita presunzione e ridondante di concetti aberranti di segregazione raziale e religiosa." letto sul blog della concorrenza (Fiamma Nirenstein ) sullo stesso argomento.

Riccardo

vanni ha detto...

Ho manifestato ieri all'Unesco la mia avversione alla candidatura di Faruk Hosni e diffuso l'appello per il no.
Egregio Professore, osservo con amarezza il nome dei firmatari dell'appello, che viene rivolto ad una assemblea - temo - a maggioranza antisemita. Che partecipazione nutrita di intellettuali, comunque.
Sulla persistenza di istituzioni come l'ONU e le sue filiazioni, miope nella mia ignoranza di regole e giochi della diplomazia, resto perplesso e non so che cosa dire: sarà che i costi sostenuti (soprattutto da chi fornisce ad altri una bella tribuna per essere posto sotto accusa o irriso) sono ritenuti inferiori a quelli (ma quali?) che si potrebbero pagare senza l'ausilio di codeste organizzazioni... mah...
L'Occidente trae qualche vantaggio dal finanziamento della corruzione e del peggio? Forse l'illusione di esercitare qualche controllo e qualche influsso - non so come dire - calmieratore? Questa politica paga, ha pagato?
Se ben ricordo, nel programma elettorale di McCain c'era l'intenzione di caldeggiare almeno una riforma dell'ONU ed una sorta di lega degli stati democratici (e l'intenzione di tagliare seccamente gli aiuti ai paesi ostili). McCain comunque ha perso.

Caroli ha detto...

E anche l'Occidente, caro Vanni, ha perso. Fiamma non è una concorrente, egregio Segre, o, meglio, lo è nel senso che i latini davano a quella parola. Dimenticavo di dire che ho diffuso alle persone del mio indirizzario e-mail questo appello. Ovvio che, più che richiamare un risveglio della coscienza, oppure di essere coerenti con la propria, non si può fare. Spero solo che la gente cui ho mandato l'avviso sia seria.