giovedì 24 dicembre 2009

Un giorno i nostri figli non saranno più bocciati, avranno solo “successi differiti”



La britannica Professional Associations of Teachers  (PAT) ha avanzato la proposta di bandire l’uso della parola «bocciatura» dalle scuole del Regno Unito e di sostituirla con il termine «successo differito»… La preoccupazione degli zelanti educatori è di evitare che gli alunni si demoralizzino. Difatti, secondo loro, l’annuncio di un fallimento potrebbe allontanarli dallo studio per tutta la vita. «Noi vogliamo affermare il principio che i ragazzi non necessariamente ottengono un successo alla prima prova», ha detto il portavoce dell’associazione. D’altra parte – ha concesso – «ammettiamo che non è possibile semplicemente cancellare una parola dal dizionario».
Grazia loro. Tuttavia, quel che i signori della PAT trovano ragionevole è di abolire l’uso della parola nel mondo scolastico. Potremmo farci quattro risate di fronte a questo vero e proprio trionfo del politicamente corretto. Ma anche se è probabile che questa buffonata non farà molta strada, a ben vedere c’è poco da ridere. Non soltanto perché a proporla è un’associazione di insegnanti e non un qualsiasi psicolabile vociante per strada, ma perché, a ben vedere, si tratta della logica conseguenza di un andazzo che va avanti da anni e che ha le sue premesse nell’idea che se uno va male a scuola non paga alcun prezzo ma accumula soltanto «debiti formativi» da ripagare prima o poi, in un modo o nell’altro; di fatto in nessun modo serio. E così come il termine «disabile» si è tramutato nell’espressione «diversamente abile» (largamente usata da noi nelle circolari e nella decretazione), in perfetta analogia i «debiti formativi» diventano «successi differiti». C’è poco quindi da stupirsi: questa è soltanto l’espressione coerente e compiuta della teoria del «successo formativo garantito», pilastro della scuola “democratica”, in cui tutti sono uguali, o meglio, debbono essere uguali per decreto o non per quello che fanno. E se non sono uguali, è colpa della scuola e dell’insegnante.
C’è poco da ridere. Che luogo educativo è una scuola da cui l’insuccesso è bandito per decreto, tutto va bene e nessuno sbatte mai la faccia contro il muro? Il bello è che coloro che accusano chi ragiona come noi di «severismo» (un neologismo degno del livello intellettuale della PAT), sono gli stessi che predicano che la scuola deve essere luogo di formazione dei cittadini. Bei cittadini quelli che sono stati educati a credere che non esistano doveri di alcun tipo, che studiare è un’opzione e che il successo te lo garantisce qualcun altro, che comunque prima o poi arriverà – è soltanto «differito» – che vivono tra otto cuscini di piume, coccolati e viziati per tenerli lontano dall’idea che si possa fallire, altrimenti potrebbero disperarsi e crollare. Altro che fucina di cittadini consapevoli… È una fabbrica di imbelli che, all’uscita dalla scuola, si schianteranno di fronte ai primi inevitabili insuccessi: il lavoro che non si trova, e se lo trovi il datore di lavoro ti sbatte fuori perché nessuno ti ha insegnato a faticare anche quando non ne hai voglia, la (il) fidanzata/o che ti pianta perché sei una lagna di viziato/a, la multa da pagare perché non hai ancora capito che non puoi fare il comodo tuo come a scuola, la dichiarazione delle tasse da fare e non ti va ma non puoi rinviarla all’anno dopo come lo studio della matematica e il funzionario delle imposte non si lascia prendere a pernacchie come il professore.
Per vedere i risultati dell’opera di questi educatori e maestri di retorica che infestano mezza Europa, non bisognerà aspettare. Sono già sotto gli occhi. Non è neppure un «insuccesso differito».

9 commenti:

Unknown ha detto...

Certo, l'obiettivo primario della scuola è quello di educare e quindi mettere in condizione lo studente non solo di conoscere ma di riconoscere insieme ai propri diritti anche i propri doveri. Ma se l'attuale governo, del quale lei, prof israel, è collaboratore autorevole, distrugge la scuola pubblica e riduce alla disperazione anche gli insegnanti più motivati non c'è spazio per nessuna educazione. Quindi si dà semplicemente il via libera ad una bocciatura sociale degli studenti che hanno meno risorse economiche e "familiari". Il fatto è che chi scrive queste cose come fa lei, professore, avrebbe il dovere di ricondurre le proprie parole alla realtà effettiva della quale sta parlando. Forse a quel punto riuscirebbe a vedere tutta l'inconsistenza delle sue argomentazioni. E' troppo comodo polemizzare contro il fantoccio di un relativismo culturale che ormai ha fatto il suo tempo. Oggi abbiamo a che fare con una dilagante ignoranza, frutto della distruzione della scuola pubblica nella quale si sono cimentati diversi governi e, per ultimo, l'attuale, e della dismissione di un ruolo genitoriale efficace. Al loro posto è stata insediata la televisione insieme al cattivo esempio di chi ci governa.

Giorgio Israel ha detto...

Mi creda che ho ben presente la realtà effettiva, visto che sono padre di due bambini che vanno alle elementari. Non pretendo che lei legga tutto quel che scrivo. Mi limito quindi a dirle che non faccio altro che sostenere che da trenta anni si sta operando per distruggere la scuola pubblica (di quella privata non sono mai stato e non sono un sostenitore). Quindi è un po' avventato parlare di inconsistenza delle mie argomentazioni. Il relativismo culturale esiste, eccome, e ne sono stati sostenitori proprio i ministri che più hanno operato per fare a pezzi la scuola. Non sono collaboratore autorevole di nessuno e di nulla. Ho fatto parte di una commissione del ministero Fioroni, che non ha funzionato per niente, e sono stato incaricato di coordinare una commissione dal ministro Gelmini, e di questo le sono grato. In tutte queste cose ho agito secondo le mie idee, tra le quali non c'è affatto la distruzione della scuola pubblica, al contrario. Non a caso il regolamento prodotto dalla mia commissione è stato attaccato soprattutto dai difensori a oltranza della scuola privata.

Alessandro Marinelli ha detto...

In effetti, signora Calabresi (o signorina, non saprei), forse avrebbe fatto meglio a dare uno sguardo a qualche altro articolo sulla questione scritto dal prof. Israel prima di pronunciarsi. Una delle cose più chiaramente emerse da tempo su queto blog è che gli insegnanti ridotti alla disperazione, come li chiama lei, ce l' hanno molto più con certi burocrati, certi funzionari ministeriali, certi pedagogisti (e anche certi sindacati) piuttosto che con certi politici, che pure nello smallentamento dell' essenza della scuola (e dell' università, ci terrei a ricordarlo) sono stati veri e propri collaborazionisti. "Il via libera ad una bocciatura sociale degli studenti che hanno meno risorse economiche e familiari"
è stato (anche) il risultato dell' affermarsi di quelle istanze che rivendicavano l' importanza e la legittimità del diritto al sapere per tutti e della lotta militante (!) nei confronti della "cultura di classe", la "cultura dei padroni", ecc. Le dicono niente queste espressioni? Sono ben altri, a mio dire, che dovrebbero "ricondurre le proprie parole alla realtà effettiva", specialmente di fronte al palese e manifesto fallimento di certi paradigmi e certe visioni ideologiche che hanno condannato la mia generazione, tra le tante, a ritrovarsi molto più ignorante di quanto non fossero state le precedenti. A proposito di "inconsistenza di certe "argomentazioni" ...

vanni ha detto...

Dice quindi la PAT:"... evitare che gli alunni si demoralizzino". Qualche volta mi demoralizzo io di fronte alla persistenza sul tappeto di questi argomenti. E' vero: di poco conto ad una occhiata frettolosa, sono invece purtroppo fondamentali perché - oltre a un Professore Ordinario di Storia della Matematica, c'è pure un vile meccanico, in senso manzoniano, che la vede così - la posta in gioco di codesto uso del linguaggio non sembra la buona educazione, ma una certa qual corruzione dell'intelletto e un disfacimento del carattere e alla fine, drammaticamente, del senso della vita.
Vorrei poter sorridere di questo modo bizzarro di esprimersi e passarci sopra con una soffiata di naso.
Chissà se il mio intelligente amico e coetaneo e al tempo vivacissimo compagno di studi Peppe dovrebbe pensare e penserà che il suo successo nel prendere la laurea in ingegneria mineraria è differito da trentotto anni? Credo infatti che abbia una mezza idea di reiscriversi all'Università alla data dell'ormai prossimo pensionamento.
Inoltre - visto il mio ricorrente umor nero - mi terrà su di giri la considerazione corretta che la mia vita è una morte differita?

Giorgio Israel ha detto...

Per puro caso mi sono imbattuto in rete su un post della signora Calabrese che lamenta che una sua controrisposta a me e al signor Marinelli è stata cestinata. Non è vero. Ho cestinato pochi commenti ma mai uno della detta signora che quindi farebbe bene a non fare la vittima. La quale non solo dice che mi sarei risentito - basta leggere sopra per rendersi conto di quanto sia vero - e protesta che io sarei evasivo in quanto non avrei il coraggio di criticare il governo. Ah si? E allora cosa sarebbe l'articolo sulla "scuola delle competenze demenziali" (post del 18 novembre)? O quello sulla "scuola che da i numeri" (post del 24 dicembre)? Vi si criticano molto aspramente la decisione ministeriale di "certificare la competenze" (invitando il ministro a buttarla al cestino) e un provvedimento ministeriale, il programma PMQ. Con tanta poca diplomazia che sono stato attaccato come "ineffabile" su vari siti e deriso perché nessuno ha dato retta a quel che proponevo (v. Sussidiario).
La signora non è tenuta a leggere la mia opera omnia e neppure un singolo articolo, ma allora non abbia l'impudenza di scrivere che da me "non ha letto una parola di critica contro le decisioni dell’attuale governo".
Secondo la nota battuta: «Non l'ho letto e non mi piace»......... Che poi è il modo di dar ragione a Berlusconi quando dice che per certuni chi non sta all'opposizione o è cretino o è in malafede.
Con questa oggettività e pacatezza nella discussione fa l'insegnante? Non spedisca risposte perché stavolta gliele cestino davvero.

Caroli ha detto...

Le bocciature saranno "successi differiti", ma i calci là dove non batte il sole quando si cercherà inutilmente un lavoro non saranno differiti. Saranno immediati.

mara ha detto...

Egregio Professore Israel, quello che sta accadendo è sotto agli occhi di tutti: le normative attuali hanno gettato nel caos più completo le scuole in particolare la scuola primaria...cosa dire ma lei lo sa che nella scuola dove insegno due alunni diversamente abili sono senza insegnante di sostegno dall'inizio dell'anno poichè la preside non nomina adducendo come scusa la mancanza di soldi? in molte classi si sono succeduti insegnanti da un giorno all'altro (in una prima elementare sono state cambiate tre docenti ...?)Molti genitori lamentano la non attivazione del tempo pieno, poichè lei sa bene che il tempo pieno è finanziato dai comuni molti dei quali sostengono di non avere fondi
Per la bocciatura cosa dire, le normative che si intendono applicare non avranno alcun valore positivo e sa perchè? perchè è prassi consolidata in molte famiglie ritirare i propri figli dalla scuola statale ,se a rischio di bocciatura, entro il 31 marzo per poi iscriverli alla scuola paritaria o meglio alla scuola di recupero e.......in tre mesi questi ragazzi si ritrovano alla classe successiva.promossi a pieni voti, beh Professore sappiamo bene il tipo di preparazione che ricevono.
Insomma questa riforma non risolverà un bel nulla.
Dimenticavo siamo ancora in attesa dei nuovi curruculi per la scuola primaria, certo che se si taglia personale e quadri orari le discipline dovrebbero subire una notevole contrazione.

Cordialmente
Mara

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

Non esiste la "terapia delle bocciature" 1/2

Ch.mo prof. Israel,

mi riferisco al post del 24.12.2009 sul suo blog per osservare quanto segue.

Bocciature, successi differiti, o non promozioni mi sembrano dizioni meramente nominali, formali e marginali che non cambiano la sostanza delle cose. Può essere opinabile la preferenza per l’una o l’altra forma. Bocciato è certo più crudo, perciò credo sia preferibile evitarlo soprattutto se si tiene presente che si riguarda persone molto giovani e in piena età evolutiva. Cosa costa e cosa cambia nella sostanza? Nulla.

Confrontarsi o disputare sugli aspetti formali confonde e intralcia le considerazioni sulla sostanza. Lei indica l’… "andazzo che va avanti da anni" … ecc.. Questo mi sembra che sia il problema vero e sostanziale. Lo riassumo così: la scuola nel suo insieme (però non solo gli insegnanti, sia chiaro!) non riesce a preparare i ragazzi come vorrebbe e dovrebbe (magari anche come accadeva una volta) ma nemmeno boccia come dovrebbe: non riesce, non può farlo, comunque non lo fa. Questa è una situazione che si è prodotta gradualmente negli ultimi 20-30 anni ed è caratterizzata da due aspetti, fra loro in relazione reciproca di causa-effetto: 1° - la progressiva riduzione dei programmi svolti e 2° - la diffusione crescente delle promozioni facili cioè non meritate. I confronti internazionali, le lamentele e gli allarmi dei rettori delle Università confermano – da anni ormai – questa situazione che rappresenta un vero disastro nazionale.

Da questo, e da altri suoi articoli e interventi, mi sono convinto (mi smentisca tranquillamente o mi corregga se sto sbagliando) che, secondo lei, il rimedio, la cura dei mali della scuola in fondo è, o può essere, veloce, semplice, di facile applicazione e di sicuro risultato positivo e consiste nel ricorso massiccio alle bocciature chiamate schiettamente proprio così, senza inutili eufemismi o giri viziosi di parole. Per semplicità indichiamola come la “terapia delle bocciature”.

Io credo che una tale “terapia della bocciature” non esista, non sia praticabile, non possa essere efficace. Diversi i motivi. Il primo e principale è che la attuale situazione, veramente complessa e ben grave, si è prodotta in decenni e perciò non può essere recuperata semplicemente e in pochi anni. Come si può pensare – tanto per fare un esempio e vederne un aspetto - di applicare questa terapia ai ragazzi del triennio finale del superiore, dopo che per cinque anni (tre delle medie e due del biennio, senza contare quelli delle elementari) sono stati abituati e assuefatti alla scuola della promozione facile? Altro motivo è il fatto che, già adesso, la percentuale delle bocciature è troppo elevata, essendo arrivata mediamente intorno al 18%. Questa è una cifra spaventosa e forse non superabile. È un po’ come la velocità limite di caduta di un grave nell’atmosfera.

Eppure qualcosa bisogna fare. Propongo delle indicazioni. Sarebbe necessario un programma graduale e pluriennale, sostanzialmente condiviso da molte o tutte le parti coinvolte: governo e opposizione, destre e sinistre, Miur e sindacati, docenti, presidi, provveditori, famiglie e ragazzi. La condivisione implica comprensione, concordia e rispetto reciproco. Mi pare che non ci siano queste condizioni né che si stia operando per crearle. Osservo che da circa un anno la ministra non visita più nessuna scuola per timore di essere contestata.

Occorrerebbero “soldi”, o risorse finanziarie, che non ci sono o sono destinati altrimenti. Non si può pensare di recuperare questa situazione gratis o addirittura risparmiando secondo le rigide direttive e scadenze imposte dal Mef! Occorrerebbe un governo deciso in tal senso e un ministro politicamente autorevole e tecnicamente capace e lungimirante. Non siamo in questa situazione.

(segue)

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

Non esiste la "terapia delle bocciature" 2/2

(seguito)

Finora l’unica iniziativa (o tentativo) è stata quella dei corsi di recupero introdotti da D’Onofrio prima e poi modificati da Fioroni. Iniziativa apprezzabile per le intenzioni, ma sostanzialmente rimasta inefficace soprattutto per la insufficienza dei finanziamenti.

Osservo anche che il problema di cui stiamo discutendo (l’impreparazione diffusa e la sua cura) non può essere isolato e separato dalle altre situazioni critiche e di sofferenza della scuola italiana quali: il centralismo-verticismo, la burocrazia, i 100.000 precari storici e i 200.000 aspiranti nelle gae, le retribuzioni misere di tutti i docenti (gli "stipendi da fame" di De Mauro), la sicurezza e l’idoneità degli edifici, le attrezzature, i programmi, ….

Inoltre lo stesso problema in discussione non può ignorare o prescindere da quello che sta avvenendo nella scuola da quasi due anni a questa parte, la c.d. riforma Gelmini, con i suoi tagli massicci e repentini, le sue improvvisazioni, alcune … nostalgiche e anacronistiche retromarce. Tutte queste iniziative stanno creando incertezza, confusione, disorientamento e sicuramente peggiorano la situazione. Stanno andando nella direzione opposta.

Roma, 23 gennaio 2010