martedì 29 novembre 2011

DE MAURO, L'ORACOLO CHE NON FA AUTOCRITICA

15 commenti:

Nautilus ha detto...

D'accordo quasi su tutto, a me De Mauro ha sempre fatto venire l'orticaria appena lo sentivo parlare, tanto mi pareva lontano da quel che rende efficace l'insegnamento.
Però oggi ho cominciato il libro della Mastrocola "Togliamo il disturbo", vi trovo questa dichiarazione:"Ho spiegato per un mese Petrarca..e poi non sapevano nulla."
UN MESE? Ma non lo sa che se pretendi di fare un soliloquio t'ascoltano (se va bene) 5 minuti al massimo? Poi si meraviglia?
Ci sarà (anzi c'è) una via di mezzo fra insegnar l'italiano con l'allacciatura delle scarpe e imbottirli di chiacchiere su Orfeo ed Euridice..
Dice che UN solo studente la seguiva: quello che studiava tutti i giorni per qualche ora a casa..grazie! Probabilmente quello che di lei non ha neanche bisogno, quello è il suo studente preferito.

Nautilus ha detto...

Dimenticavo sulla mancanza d'autocritica: ha proprio ragione, decenni di fallimenti non insegnano nulla, loro che si considerano insegnanti si rifiutano di imparare perfino dalla realtà che han sotto gli occhi, l'esperienza vale zero le teorie che si son costruiti nella testa tutto.
Bell'esempio di scientificità.

fare legna ha detto...

leggo nei commenti sul giornale che sarebbe meglio far fare riassunti piuttosto che temi.
non capisco perchè contrapporli: nella didattica tradizionale si fanno sia riassunti che temi.
a tutto ciò aggiungerei la parafrasi, sia di poesie che di testi in prosa. in fondo un parte rilevante della nostra attività intellettuale è pura parafrasi. meglio imparare a farla bene.
riguardo all'ortografia e alla sintassi, mi dicono che nel mio istituto comprensivo le maestre correggono i testi degli alunni, poi glieli fanno copiare e solo dopo danno il voto. i 9 e i 10 fioccano beati.
poi mi tocca di sentire che il punto debole della scuola italiana siamo noi delle medie (vedi convegno della fondazione agnelli dell'altro giorno)

Giorgio Israel ha detto...

Questa della Fondazione Agnelli è una baggianata totale. Che dire? Intendevo scrivere un articolo su questo, anche se so che sarà completamente inutile. Sono il solo a dire certe cose. L'istruzione ormai è in mano a Confindustria che fa il bello e il cattivo tempo sulla base delle sue statistiche puramente formali e prive di qualsiasi connessione con la realtà.

giuseppe39 ha detto...

Gent.mo Professore,
vorrei sottoporre alla sua attenzione quanto scrissi a RMasci della Stampa il 29.9.2008, dopo aver letto un commento di Andreas Scheleicher responsabile di uno studio condotto dall'Osce sui sistemi di istruzione.Era una lunga lettera in cui fra gli altri punti parlavo della scuola media. Scrivevo:" L’altro aspetto riguarda le riforme. Nella scuola vi è stato un solo intervento strutturale. La riforma della media unica del 1962 e delle elementari dopo. Per le superiori vi sono stati solo una serie di interventi parziali, soprattutto per via amministrativa. La riforma delle elementari ha funzionato benissimo , ed infatti dalle indagini effettuate risulta ancora fra le migliori , quella della media unica , no.
Con la creazione delle media unica, giustamente si volevano creare pari opportunità sia per i figli dei meno abbienti, che frequentavano la scuola dei poveri , così si diceva e cioè : “ La scuola di Avviamento Professionale” ed i figli della media e alta borghesia che frequentavano la scuola dove si studiava il latino. Ma, la riforma con l’eliminazione dello studio del latino, fu percepita ed applicata dalla stragrande maggioranza dei Presidi di allora, che provenivano in gran parte dall’UCIIM , come un modo per consentire a tutti di avere il diploma di scuola media. Ciò ha determinato un processo di arretramento culturale non solo rispetto alla precedente scuola media, ma anche rispetto a quella scuola che veniva considerata la scuola dei poveri e cioè “ L’Avviamento Professionale”. Ed infatti , mio padre, dal 1938 al 1957, fu Direttore di una scuola di Avviamento con annesso il biennio tecnico commerciale a Lentini. In quel periodo non esistevano nel mio paese scuole superiori , vi era solo il liceo classico comunale. Nella scuola di Avviamento si studiava , non si regalavano promozioni. Molti degli alunni che uscivano dal biennio tecnico, dopo avere sostenuto un esame di ammissione si scrivevano all’Istituto Tecnico Commerciale di Catania. Parecchi di loro si sono diplomati Ragionieri o laureati in Economia e Commercio. A parer mio, fu dalla distorta interpretazione della funzione da dare alla scuola media unica che è iniziato il crollo della crescita culturale della nostra scuola. Ancora oggi, è bene sottolinearlo , la cesura sta proprio nel modo come vengono preparati i ragazzi alla media. Purtroppo è prevalso il concetto della socializzazione, certamente importante, ma si sono trascurati i contenuti. E’ giusto osservare che Berlinquer aveva visto giusto nella sua proposta di riforma della primaria e della media. Ed infatti dove l’idea della creazione di istituti comprensivi, nelle scuole del Centro Nord funziona bene, raccordo fra i docenti delle elementari e delle medie, gli alunni sono più preparati. Le indagini PISA lo confermano verificando che le scuole del centro Nord raggiungono un punteggio medio più alto , in certi casi della media delle scuole europee, vedi Piemonte , Toscana e altre .
. Qui nel Meridione , in molte realtà, non si sono creati istituti comprensivi. Dove si sono creati funzionano male per l’incapacità dei docenti di sapersi raccordare fra di loro. Leggevo che in Emilia-Romagna , in Toscana , e , in altre regioni del Nord si è operato per creare quasi tutti istituti comprensivi. Mi creda sono in minoranza i ragazzi preparati che escono dalle medie."
Sono stato iscritto all'UCIIM,per alcuni anni, dopo essermi laurato, anno 1963.Fino al 1982.83 ho insegnato Mat-Fis in un liceo Scientifico, dal 1983.84 al 2009 ho fatto il preside in un liceo Scientifico. Sarei contento di leggere un suo commento.
Giuseppe Moncada

Giorgio Israel ha detto...

Gentile Professore, la risposta sarebbe lunga. Ma voglio soltanto sottolineare un punto cruciale. Non sono affatto d'accordo che la riforma delle elementari abbia funzionato benissimo. Al contrario. Sono fermamente convinto che il buco nero della scuola italiana siano proprio le primarie, dove non si fa niente tutto il giorno, si comprime in modo pazzesco la possibilità di sviluppo dei bambini e non li educa alla concentrazione, al metodo, alla capacità di applicarsi. È una propaggine dell'asilo, una cosa penosa. Giorno dopo giorno abbiamo combattuto perché i nostri due figli non uscissero demoralizzati, frustrati e annichiliti da questo vuoto. O meglio, pieno di idiozie ideologiche. Si legga le Indicazioni nazionali per le primarie. Non tengo in alcun conto le rilevazioni Ocse-Pisa e tutte queste analisi statistiche fasulle che non guardano mai ai CONTENUTI. Così come il rapporto della Fondazione Agnelli, ispirato da un'ideologia precisa: omologare le medie alle elementari, invece di migliorarle come abbiamo tentato con il nostro Regolamento sulla formazione iniziale, non a caso boicottato senza pietà.

fare legna ha detto...

ne ho girati, di istituti comprensivi, qui al nord.
non c'è proprio nessun raccordo.
vai a dire alle maestre che abbiamo bisogno di bambini che sappiano già leggere e scrivere correttamente, e poi vedi se riesci a convincerle.
il livello medio dell'istruzione al nord è superiore perchè il livello medio di tutto (benessere, scolarità dei genitori, uso dell'italiano e non del dialetto, ecc. ecc.) è superiore.
ma magari ci stiamo livellando verso il basso, invece.

Anonimo ha detto...

Si tratta del cane che si morde la coda e come sempre le responsabilità i docenti le appioppano al segmento di istruzione precedente. L'intervento mi è venuto lungo, il professor Israel mi perdonerà se approfitto del suo spazio ma le questioni mi appassionano, dovrò dividerlo in due post.
La scuola primaria è messa male ma non è sola: le riforme degli ultimi anni hanno spostato l'asse dalle discipline alle metodologie senza che gli insegnanti le conoscessero ma c'è un effetto "trascinamento" lungo tutto il percorso scolastico, che riguarda l'atteggiamento degli insegnanti e la loro preparazione specifica. Per rendere l'idea dirò dello scrivere.
Nella primaria la lettoscrittura si insegna quasi dovunque con il metodo fonematico, che sembra scritto apposta per far passare la voglia di imparare a leggere e a scrivere. Il processo produce in generale testi brevi, molto scanditi, con frasi di breve respiro, un uso limitato dei connettivi e delle subordinate. Il lavoro di supporto della grammatica si limita ai due o tre esercizietti del libro, senza collegamenti con il testo scritto.
Alla scuola media per gestire i processi di scrittura si chiede ai ragazzi di scrivere poco, di essere essenziali, conducendoli verso il saggio breve che svilupperanno alle superiori. Non si fa lavoro di correzione sistematica con gli alunni (si corregge a casa), il lavoro di grammatica resta svincolato dal testo scritto ma aumenta nella quantità e di rado queste montagne di esercizi guidati vengono corretti.
Delle superiori ho poca esperienza, ma nei classici della mia città si lavora soltanto sul saggio breve, ai ragazzi vengono chieste "misure" testuali precise e leggendoli si capisce che viene sacrificata la capacità di argomentare una tesi, di esporre una antitesi, di realizzare una sintesi: il contrario di quel che leggono studiando greco, latino, filosofia e letteratura.

Anonimo ha detto...

Basterebbe uno sguardo ai testi ministeriali per capire: pensate che su certi libri delle elementari ho trovato perfino la riduzione delle poesie, l'intento dichiarato è di cancellare qualunque difficoltà
Inutile dire che i ragazzi che giungono all'università dopo tredici anni di "scrittura" impostata in tal modo, in realtà non sono in grado di articolare una relazione e figuriamoci una tesi.
La vera questione è decidere una volta per tutte se vogliamo che la scuola produca istruzione e cultura o cos'altro. I nostri POF sono pieni di progetti per il benessere, il disagio, l'intercultura, il bullismo, le educazioni alimentari, stradali, alla sicurezza e via elencando ma lo spazio per le finalità istituzionali (istruzione e cultura) è limitatissimo. Eppure molte famiglie chiedono a gran voce che i bambini, i ragazzi, imparino qualcosa nel gran tempo che trascorrono in classe. Tempo pieno, pieno di che?
L'indicatore della incapacità dei docenti di affrontare le difficoltà della didattica si legge benissimo nell'aumento esponenziale di certificazioni e di DSA e nell'organico ipertrofico di insegnanti di sostegno, ormai un quinto dei docenti italiani.
Io continuo a credere che abbiamo bisogno di insegnanti più preparati e della riforma della formazione iniziale, che dovrebbe modificare anche l'approccio delle università: penso alle facoltà di scienze della formazione, dove non ci sono corsi e laboratori sulla lettoscrittura, sulla matematica di base e ci si abilita nell'insegnamento dell'inglese con 30 ore (!) di corso. Dove il tirocinio lo si svolge con chiunque: mandiamo giovani senza preparazione e senza esperienza ad imparare "il mestiere" da insegnanti che non lo sanno praticare.
Credo infine che ad insegnanti preparati sia impossibile proporre spropositi come "la didattica delle competenze": a questa si piegheranno docenti passivi e culturalmente rinunciatari, ma i buoni docenti continueranno a proporre buone didattiche.
Cordialità, Vincenzo Manganaro

Giorgio Israel ha detto...

La ringrazio per tutte le sue osservazioni puntuali e ineccepibili. Purtroppo, se lei sapesse (e forse lo sa) cosa si muove al ministero si renderebbe conto che siamo ormai una riserva indiana

fare legna ha detto...

per il maestro Manganaro:
guardi che alle medie non si chiede di scrivere poco ed essere essenziali, tutt'altro.
chiaro che dipende da scuola a scuola, da libro a libro, da prof a prof, ma per la mia esperienza le posso dire che si fanno letture con esercizi di comprensione e con richiesta di riflessioni personali utilizzando il testo letto come spunto. ad esempio, si assegna un brano su situazioni in famiglia, o nel gruppo degli amici, e, dopo gli esercizi di comprensione, si chiede di scrivere un testo su come l'alunno vive quelle situazioni, su cosa ne pensa, su quali riflessioni può arzigogolarci sopra. (fra l'altro il testo in uso alle medie del suo istituto comprensivo è impostato proprio così). in genere però i ragazzi ti scrivono "non mi è mai successo" oppure "non ci ho mai pensato". quando va bene "sì, anch'io ho un buon rapporto con la mia famiglia". per questo ho preso l'abitudine di assegnare le quantità: scrivi minimo tot pagine (in genere mezza, o una intera). si punta anzitutto sulla quantità, diversamente non si può nemmeno pensare di affinare la qualità della scrittura.
la correzione collettiva si fa sistematicamete, a meno che la classe non sia talmente maleducata e disattenta (capita, purtroppo) da far naufragare l'attività.
quanto alle critiche che avevo rivolto alla primaria, si riferivano a esperienze personali e di amici di mia figlia avute proprio nel suo istituto comprensivo, che è una buona scuola, ma che comunque non può non scontare le distorsioni di un'impostazione culturale dominante da tanti anni e che ora si vuole imporre anche alle scuole medie (a quelle che ancora resistono, visto che la maggior parte di loro si sono adeguate da un pezzo...)

fare legna ha detto...

aggiungo che sono completamente d'accordo con manganaro sulle critiche al progettificio che è diventata la scuola.
e parafrasando lafforgue, più ci si concentra sul benessere a scuola, più il benessere va a farsi benedire. non c'è niente di meglio che concentrarsi su un lavoro e su obiettivi culturali, invece di passare tutto il tempo a guardarsi (anche reciprocamente) l'ombelico...

giuseppe39 ha detto...

Ritorno sull'argomento dopo la lettura delle considerazioni del prof Israel, di fare legna, e sopratutto del prof Manganaro quando afferma:" La vera questione è decidere una volta per tutte se vogliamo che la scuola produca istruzione e cultura o cos'altro. I nostri POF sono pieni di progetti per il benessere, il disagio, l'intercultura, il bullismo, le educazioni alimentari, stradali, alla sicurezza e via elencando ma lo spazio per le finalità istituzionali (istruzione e cultura) è limitatissimo. "
SE NON SI INVERTE la suddetta tendenza dei vari progetti e progettini, sia alle primarie che alle medie che alle superiori, che , forse, servono solamente a sparuti gruppi di docenti ad arrotondare il loro stipendio, la china della dequalificazione della scuola non si fermerà.
Tuttavia, fino a quando non vi saranno dei gruppi ispettivi che facciano veri controlli, così come avviene in Francia ed altre nazioni ogni proposta sarà vana.
La proposta degli istituti comprensivi resta valida , se applicata con serietà , e se vengono eliminati la miriade di progetti e progettini.

Giorgio Israel ha detto...

Dipende da chi farà i gruppi ispettivi. Se saranno composti e indirizzati secondo i criteri che stanno prevalendo al ministero circa la valutazione, i gruppi ispettivi andranno ad accertare che si facciano soprattutto progetti e progettini e penalizzeranno i docenti che insegnano. Non avete letto la relazione della Fondazione Agnelli. La loro unica preoccupazione è di distruggere la lezione "frontale" e di introdurre il cooperative learning. E a chi ha affidato il ministero la gestione della valutazione? Alla Fondazione Agnelli e alla Fondazione San Paolo. Vedere il programma del convegno che si terrà a giorni al CNR sulla valutazione. Insomma, siamo ormai un paese a guida confindustriale.

Anonimo ha detto...

Gentile "fare legna", non intendevo mettere in dubbio che anche alle medie vi siano insegnanti di qualità che lavorano seriamente sul testo scritto. Mi sono limitato a evidenziare che in molti casi la situazione dell'insegnamento è oltre il livello di guardia e molti docenti stanno livellando verso il basso la qualità dei processi di insegnamento apprendimento. Nè intendevo difendere ad ogni costo la scuola primaria: vi insegno, mi guardo intorno e vedo benissimo da dove nascono i problemi che nel tempo trasferiamo fin nelle Università, anzi alla primaria si vedono con maggiore evidenza gli effetti delle impostazioni metodologiche diffuse dagli esperti ministeriali.
La questione quantità testuale, impostata come fa lei, mi trova d'accordo ma io mi trovo spesso nella situazione opposta: bambini che scrivono molto e bene, cui viene richiesto di ridurre il testo entro una colonna o poco più al massimo, quale che sia l'argomento.
Quanto alle ispezioni, mi piacerebbe che si svolgessero ricercando la qualità e il merito dei molti docenti capaci e avessero come referenti "interni" l'antico "corpo ispettivo" adeguatamente preparato; ma ne dubito e non a caso il concorso per rimpolpare l'organico dei "dirigenti tecnici" come si chiamano adesso, va avanti da quattro anni e non se ne vede la fine. L'impressione è che le scuole saranno valutate con le risultanze dei test Invalsi, qualche rara ispezione e qualche diavoleria che permetta di appaltare all'esterno il grosso del servizio. In questo senso, è molto istruttivo il percorso del ministro al Politecnico di Torino come rettore; e sono estremamente indicativi i relatori al convegno di cui postava sopra il professor Israel.
Cordialità, Vincenzo Manganaro