sabato 25 febbraio 2012

La rivincita della luce

Si è scoperto che il famoso esperimento del settembre 2011 da cui risultava che i neutrini sono più veloci della luce aveva un “baco”. Per un difettoso collegamento in fibra ottica tra un’unità GPS e un computer i dati arrivavano con una velocità alterata proprio della differenza temporale che aveva indotto alla conclusione sensazionale che la teoria di Einstein era in crisi.
A settembre scrivemmo sul Giornale che non era in discussione la serietà del gruppo di ricerca che aveva condotto l’esperimento. Ancor meno lo è ora che si è affrettato a informare dell’esito dei controlli. Tuttavia, s’impongono alcune riflessioni.
La prima riguarda il comportamento del mondo dell’informazione: non i giornali in sé, che non potevano non dar conto di una notizia tanto clamorosa, quanto l’inutile spargimento d’inchiostro del nutrito stuolo di commentatori che si sono lanciati a testa bassa a discettare della “crisi” della teoria della relatività e a disegnare gli scenari futuri, invece di invitare alla prudenza.
La seconda riguarda gli scienziati. È penoso rileggere i testi o rivedere le immagini di interviste improntate a un tono trionfalistico che rivendicava la solidità di un esperimento preparato in due anni e mezzo. Alla luce dei fatti, è stata più saggia la scelta dei 30 “dissidenti” che non vollero firmare il “preprint” invitando alla procedura tradizionale consistente nel sottoporre il risultato alla valutazione di una rivista scientifica.
Tuttavia, proprio in quelle interviste si trova la chiave per comprendere le ragioni di un comportamento affrettato. Difatti, esse terminavano quasi tutte deprecando i tagli ai fondi per la ricerca e chiedendo maggiori finanziamenti. Il problema è che il mondo scientifico è preso alla gola non tanto dai tagli quanto dalla prassi dei finanziamenti. Se non produci risultati sul breve periodo perdi quattrini e in definitiva vieni messo fuori gioco. Ma produrre risultati sul breve periodo spinge alla fretta, all’approssimazione, alla ricerca del risultato facile e clamoroso, e quindi all’insofferenza nei confronti dei tempi lunghi del giudizio motivato dei colleghi. Così, si preferisce la politica dell’annuncio alla stampa.
È in voga un criterio di valutazione dei ricercatori o dei gruppi di ricerca secondo la «capacità di attrarre finanziamenti per la ricerca», il quale è stato sciaguratamente introdotto anche nelle procedure di valutazione della ricerca nel nostro paese. Esso spinge agli annunci mediatici clamorosi, nella speranza di ottenere quattrini per poi attrarne altri. Anni fa esplose l’annuncio della scoperta di un vaccino per l’Aids. Non se n’è saputo più nulla, ma è probabile che l’annuncio sia servito a ottenere finanziamenti. Quel criterio, oltre a stimolare atteggiamenti sbagliati, a corrompere la qualità della ricerca (e sperperare risorse), favorisce la sclerotizzazione del sistema: chi ha più quattrini ha maggiore possibilità di farsi sentire, e quindi di attirare altro denaro e così via in un circolo vizioso che chiude il mondo della ricerca a nuovi apporti.
Infine, esso favorisce chi fa ricerca sperimentale rispetto a chi fa ricerca teorica e ha bisogno di minori risorse, e quindi “vale di meno”. Oggi, non solo le scienze umane, ma tutta la ricerca di base è svalutata, se non svillaneggiata, come roba inutile, una forma di parassitismo. In questo andazzo ha un ruolo pesante Confindustria, che spinge con tutte le forze per favorire gli approcci direttamente applicati, anche a livello della formazione scolastica. È un indirizzo disastroso perché la ricerca applicata che non sia continuamente alimentata da quella teorica rischia di perdersi e di finire nell’irrilevanza. Vale più che mai il detto di Leonardo da Vinci: «Quelli che s’innamoran di pratica sanza scienzia son come ‘l nocchier ch’entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada». C’è chi crede – o vuol far credere – che la teoria della relatività di Einstein sia nata da esperimenti, mentre è nata da riflessioni puramente teoriche, come tutte le grandi scoperte scientifiche, che soltanto in seguito si sono confrontate con la verifica sperimentale. Oggi si fa credere che la scienza teorica sia una perdita di tempo e uno spreco di risorse. Intanto, la teoria della relatività – costruita col pensiero, la carta e la penna – resiste solida come una roccia. Oggi, il suo creatore verrebbe messo all’angolo come incapace di «attrarre finanziamenti».
(Il Giornale, 24 febbraio 2012)

29 commenti:

Marco ha detto...

Purtroppo ora tutto questo si ritorcera' contro il gruppo, che comunque secondo me si e' dimostrato poco serio (diffusione di una notizia cosi' sensazionale quando c'era giusto un pre-print del lavoro, non ancora controllato da referees).
Se ci fosse una divulgazione scientifica seria, anche i non addetti ai lavori (intendi: coloro che sganciano i dindi) capirebbero, e forse tanti pregiudizi sulla ricerca teorica non ci sarebbero. Io sono dottorando nell'ambito della fisica teorica della materia condensata, e la prima cosa che mi si chiede, quando si sa di cosa mi occupo, e' "ma che applicazioni pratiche ha?"

Luigi Sammartino ha detto...

Il problema, secondo me, sta nel fatto che gli stati hanno finito i soldi. Leggevo proprio due ora fa in una rivista inglese che il Regno Unito sta per ridurre drasticamente il sue welfare.
Un po' di tempo prima lessi che la Cina vuole eliminare tutte le lauree che non hanno richiesta dal mercato del lavoro.
E non parliamo della scuola, i cui programmi vengono sempre piú impoveriti e rimane solo quello che almeno ti serve a lavorare...anzi forse piú nemmeno quello.

Se gli stati non hanno i soldi devono eliminare le voci di spesa inutili...e nemmeno i fisici si salvano da questo dramma. Se Einstein si poté permettere di lavorare con carta e matita, é anche vero che Fermi e i suoi collaboratori lavorarono sotto la spinta degli ingenti investimenti americani. E oggi fisici, chimici e biologi hanno sempre piú bisogno di costosi apparati per capire come funziona la natura.

Dai tempi dell'illuminismo, la scienza non ha fatto altro che progredire. E lo ha fatto con una accellerazione incredibile. Ma non sta scritto da nessuna parte che deve sempre essere cosí. Evidentemente sta arrivando il momento di arrestarsi anche per la scienza, e da questo punto di vista stiamo arrivati a un momento storicamente nuovo...

Alessandro Marinelli ha detto...

<< C’è chi crede – o vuol far credere – che la teoria della relatività di Einstein sia nata da esperimenti >>

Già, basta leggere il commento (l' unico) al suo articolo sul sito del Giornale, professore. tra l' altro, un unico commento a fronte di decine e decine di post su quello che la Gelmini ha scritto su Twitter a proposito di questa vicenda. Mah.

vela ha detto...

E' vero le grandi teorie scientifiche prima di tutto nascono dalla riflessione, osservazione lenta, da voli di fantasia insomma da "pigrizia", intendendo con questo non tanto un termine negativo quanto un momento dedicato alla mente, al far niente (con il movimento) ma tanto con il pensiero. La nostra moderna società non sponsorizza questo momento di pausa che non è tollerato nel lavoro, nella scuola, nella vita intima e quotidiana di ognuno di noi. Lo specchio sono i bambini, oberati di impegni, non è dato loro annoiarsi, arrangiarsi per trovare un gioco, o solo sdraiarsi ad osservare e farsi domande. Anche nella scuola i programma non lasciano tempo alla riflessione sui contenuti, alla rielaborazione e infine alla introiezione degli argomenti.
E' vero professore purtroppo ad ogni angolo la nostra società sta puntando al tutto e subito la progettualità a breve termine e il risultato immediato ci sommerge in tutti i campi. Da insegnante vedo quanto questo andazzo sia negativo per i ragazzi. annoiati di una noia senza uscita, incapaci di profondità ma con il sentore della necessità di questa. Limitati alla superficie, al far vedere.......
Quanto alla stampa che lei in un certo senso assolve io mi sento di criticare l'incapacità di comunicare, oltre la notizia il vero significato del far scienza, la cautela, la verifica......
Saluti

Luca Fava ha detto...

Il problema della corruzione della ricerca causata dalla spasmodica caccia ai finanziamenti è particolarmente evidente nella scienza del "climate change" argomento che mi sta molto a cuore.
Le teorie non nascono (quasi) mai dagli esperimenti e dalla osservazione. La generazione di nuove teorie è un processo creativo che non può essere certo pianificato. A tale proposito Popper parlave dell'importanza della metafisica nella scienza.

Giorgio Israel ha detto...

Grazie della precisazione. C'è ancora chi crede che la teoria della relatività derivi dall'esperienza di Michelson-Morley (e non sa che di fatto il contenuto principale della relatività ristretta era stato già ricavato da Poincaré, ma quello che pone una differenza capitale con la formulazione di Einstein è proprio l'approccio "filosofico"). E c'è anche chi crede che Newton abbia formulato la teoria della gravitazione perché gli è cascata una mela in testa...

hybridslinky ha detto...

Dietro alla formulazione della teoria della gravitazione ovviamente c'è molto di più di una mela in testa, tuttavia sembra che il famoso aneddoto non sia una leggenda: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/10_gennaio_18/mela-newton-non-leggenda_b6153f6a-0428-11df-9eeb-00144f02aabe.shtml

Francesco Santoni

hybridslinky ha detto...

Il commento sul sito de Il Giornale cui più sopra accennava Alessandro Marinelli è firmato da Carlo Rovelli, che io spero sia solo un omonimo del noto fisico considerato tra i maggiori esperti al mondo di relatività e gravità quantistica. Sarei infatti molto deluso se un personaggio come il vero Rovelli avesse potuto veramente sciorinare una tale serie di assurdità relative alla storia e alla filosofia della scienza come quelle scritte in quel commento, e che potrebbero esser parole di un Odifreddi qualsiasi. Le riporto qui sotto, perché credo sia importante documentarle queste cose:

"Ma per favore. Tutto vero cio' che riguarda la mala prassi dei finanziamenti per le ricerche scientifiche e l'affrettato ricorso ai mass media, ma quello che si dice qui riguardo la teoria della relativita' e' falso: "C'è chi crede- o vuol far credere- che la teoria della relatività di Einstein sia nata da esperimenti, mentre è nata da riflessioni puramente teoriche". Niente di piu' falso: la fisica e' da sempre - e rimane - una scienza sperimentale, altrimenti e' filosofia, metafisica. La relativita' speciale nasce dall'esigenza di dare un senso a esperimenti come quello di Michelson e Morley (1887) sulla propagazione della luce nel mezzo che permea l'universo. Esperimenti, non ragionamenti astratti fatti a tavolino. Riflessioni puramente teoriche portarono alla concezione tolemaica dell'universo, ripetute osservazioni astronomiche portarono invece alla rivoluzione copernicana. Il guaio della fisica in Italia e' che guidata da filosofi e non da pragmatici come nel mondo anglosassone" http://www.ilgiornale.it/interni/ombra_einstein_e_mani_legate_nostri_scienziati/24-02-2012/articolo-id=573916-page=0-comments=1

Francesco Santoni

Giorgio Israel ha detto...

L'articolo è poco serio. L'esperienza di Galileo non fu mai fatta come spiega Koyré in un celebre articolo. Se Galileo avesse usato due palle tali da offrire una resistenza quasi uguale gli aristotelici - che non erano dei deficienti - gli avrebbero obiettato di provare con una piuma e una palla di piombo... Semplicemente non poteva chiudere la torre di Pisa in un cilindro sotto vuoto... Quanto alla mela, sarà pure caduta in testa a Newton, e magari quell'occasione avrà coinciso con alcune riflessioni decisive, ma la domanda (perché cade verso il centro della terra e non va a destra, ecc.) è ridicola: anche qui la meccanica aristotelica aveva una risposta coerente e Newton lo sapeva bene. Anzi, sapeva (e l'ha scritto) che l'attrazione nel vuoto era una spiegazione molto più inverosimile di quelle in campo. L'attrazione gravitazionale è maturata nelle riflessioni della meccanica medioevale (Alberto di Sassonia e Buridano) e anche Keplero ha contribuito (ipotizzando che il Sole si comportasse come un magnete). Quindi la teoria newtoniana era uno sviluppo coerente di una riflessione secolare, che certo lui ha portato a conclusione con un tratto di genio. Che squallore la storia della scienza per aneddoti...

Giorgio Israel ha detto...

Quanto alla faccenda della relatività, non insisto. È una cosa penosa. Del resto, sulla relatività come sulla gravitazione universale, è arcinoto - se non altro, leggersi Kuhn - che gli esperimenti di conferma sono venuti dopo e neanche tanto facilmente. Ma la chiave sta tutta in quel finale: che il guaio della fisica in Italia è di essere guidata da filosofi anziché da pragmatisti di stile anglosassone. A parte che non è vero, per niente, si vede bene cosa sta producendo il pragmatismo anglosassone: la fisica teorica è impantanata da più di mezzo secolo e non va più avanti. Vedi la teoria delle stringhe.

Giorgio Israel ha detto...

E mi preme di aggiungere questo. E cioè che proprio la fisica aristotelica e l'astronomia tolemaica partivano dai fatti, e non è vero per niente che l'astronomia copernicana è nata dalle osservazioni : basta leggersi Copernico e la giustificazione più che filosofica, letteraria che da dell'eliocentrismo. Come dice magistralmente Koyré, una scienza come quella aristotelica parte dalla fisica per andare verso la metafisica, mentre una scienza di tipo galileiano, che si basa sul matematismo, parte dalla metafisica per andare verso la fisica. Per questo, aggiunge Koyré, quando c'è una crisi se non torna ai fondamenti non ne comprende la ragione. Proprio come quel signore, che ha perso la trebisonda.

hybridslinky ha detto...

Condivido che la storia della scienza fatta per aneddoti sia cosa poco seria. Ciò non toglie che spesso gli aneddoti siano simpatici o curiosi. Ed è appunto come semplice curiosità che ho voluto riportare come il famoso aneddoto della mela di Newton non sia pura leggenda, ma abbia fondamento storico. Poi è chiaro che la teoria della gravitazione abbia una storia lunga e complessa, ma non era mia intenzione entrare in questo argomento. Sul fatto che l'articolo del Corriere sia superficiale sono certamente d'accordo, ma a me interessava riportarlo appunto solo per la faccenda della mela.

Tornando invece a Rovelli, mi è capitato di leggere alcuni suoi testi molto più profondi di quel commento che ho riportato sopra (come ad esempio questo bellissimo articolo: http://www.inters.org/disf/sites/default/files/sole_rovelli1.pdf ), quindi credo, e spero, che in questo caso abbiamo a che fare solo con uno che si firma con lo stesso nome.

Francesco Santoni

Gianfranco Massi ha detto...

Si potrebbe pensare, professore, che Leopold Kronecker volesse affermare proprio il fondamento trascendentale dell’aritmetica con quel suo famoso aforisma, “Dio ha creato i numeri interi, tutto il resto è opera dell’uomo” ?

Gianfranco Massi ha detto...

Si potrebbe pensare, professore, che Leopold Kronecker volesse affermare proprio il fondamento trascendentale dell’aritmetica con quel suo famoso aforisma, “Dio ha creato i numeri interi, tutto il resto è opera dell’uomo” ?

Gianfranco Massi ha detto...

Si potrebbe pensare, professore, che Leopold Kronecker volesse affermare proprio il fondamento trascendentale dell’aritmetica con quel suo famoso aforisma, “Dio ha creato i numeri interi, tutto il resto è opera dell’uomo” ?

Giorgio Israel ha detto...

Direi proprio di sì

vanni ha detto...

(mi par di capire che anche l'egregio Gianfranco Massi trovi le mie medesime difficoltà a decifrare talvolta le due parole magiche che schiudono il Walhalla del commento).

Daniela ha detto...

Auguri a tutti! Come? Non sapete che festa e' oggi? Ammetto che non lo sapevo nemmeno io. Arrivo in ritardo, ma ancora in tempo.
Oggi, 29 febbraio, e' la festa dei secchioni (o dei "nerds" se preferite). Siamo talmente sfigati che la nostra festa c'e' solo ogni quattro anni.

Ecco come (uno dei mille modi in cui) si deride lo studio ad ogni occasione e prima ancora che i bambini sappiano leggere, gli si martella in testa forte e chiaro: studiare=diventare una secchia=diventare uno sfigato. Buon lavoro.

Nautilus ha detto...

Lungi da me il voler discutere con chi la storia della scienza la insegna, piuttosto è una ricerca di chiarimento e saperne di più: ma Newton per arrivare alla legge di gravità non prese spunto dalle leggi di Keplero? E queste leggi non erano empiriche, cioè derivanti da misurazioni astronomiche e non da speculazioni teoriche?

Giorgio Israel ha detto...

Caro Nautilus, la formulazione newtoniana della gravitazione universale è una vicenda estremamente complessa, in cui entra certamente l'opera di Keplero ( che però a sua volta non può essere ridotta a mera osservazione di dati: basti pensare al suo Mysterium Cosmographicum che non ha mai sconfessato e all'ambiguità attorno al carattere ellittico o circolare delle orbite) ma non soltanto (Hooke, Huygens, ecc. ecc). Il carattere gigantesco dell'opera di Newton sta proprio nell'aver portato a sintesi secoli di riflessione che vanno indietro fino al trecento. Keplero si è fermato e ha praticamente rigettato l'ipotesi della gravitazione universale. Gli mancava l'ipotesi dello spazio assoluto (vuoto) senza la quale tutta la costruzione sarebbe stata inconcepibile e di certo questa non era un fatto empirico. Vale la pena leggersi la storia della meccanica di Dugas e la sua storia della meccanica nel XVII secolo, e anche gli studi newtoniani di Koyré.

Nautilus ha detto...

Grazie professore, Dugas però in italiano non l'ho trovato, Koyrè sì. Ma ho trovato anche gli appunti che lei gentilmente mette a disposizione, credo comincerò da quelli.

Giorgio Israel ha detto...

Francamente nei miei appunti su Newton c'e ben poco. Dugas in italiano non c'e. In italiano e' stato tradotto Dijksterhuis, che e' un gran bel libro (il meccanicismo e l'immagine del mondo).

Luca P. ha detto...

Mi scuso profondamente per il disturbo, prof. Israel, su un argomento fuori tema, sul quale tuttavia si parla molto.
Si tratta di questo lavoro scientifico in materia di etica medica (?) http://jme.bmj.com/content/early/2012/02/22/medethics-2011-100411.full.pdf+html
Mi chiedo: ma nella comunità scientifica può essere consentito discutere di tutto, anche le tesi più sinistre, con tale leggerezza? Come si può contrastare delle posizioni del genere, senza correre il rischio di dare loro involontaria risonanza?

Giorgio Israel ha detto...

Questo articolo mi era stato segnalato in un altro commento a un altro post. La ringrazio per avermi dato il link diretto. Che dire? È allucinante. Vorrei soltanto osservare che quando mi permetto di parlare di uno scientismo cialtrone qualcuno mi accusa di esagerare. Qui la cialtroneria si sposa con un discorso criminale. È la prova che siamo di fronte a una nuova eugenetica.

Luca P. ha detto...

In disparte dalla leggerezza sinistra dell'esposizione, quello che mi chiedo è perché i due ricercatori italiani si sentano autorizzati a stabilire chi possa essere considerato "persona", meritevole di protezione legale, e chi no.

Nautilus ha detto...

Mi pare che i ricercatori facciano questo ragionamento: il feto e il neonato sono esseri umani ma non "persone" (mancando dell'autocoscienza), se è ammesso eliminare il feto non vi sono motivi razionali per non comportarsi nello stesso modo nei riguardi del neonato.
Allora già che ci siamo potremmo equiparare la "pillola del giorno dopo" all'omicidio.
Deduzione che non si fa infatti sfuggire Rocco Buttiglione commentando questa ricerca:
"Per la verità, questa conseguenza logica del principio abortivo da tempo era stata tratta dagli antiabortisti...Il processo di trasformazione e crescita dell’essere umano non conosce uno stacco qualitativo dal concepimento fino alla morte naturale."
Infatti Buttiglione parla del "coraggio e della consequenzialità logica" dei due autori.
A me sembra invece che una sciocchezza ne richiami per conseguenza una simile, anche se con motivazioni opposte.
A mio avviso è il contrario: dall'istante del concepimento fino alla maturità fisica e mentale l'essere umano attraversa varie fasi, che non sono tutte equivalenti, anche se uno "stacco" preciso come pretenderebbe Buttiglione e in cui fan mostra di credere certi abortisti non c'è.
Però a tutti è chiaro che la "morte" di un ovulo fecondato o quella di un ragazzo di vent'anni non hanno lo stesso effetto sui familiari e sulla società, chi mai si sognerebbe di equipararle?
Buttiglione forse. Ma i genitori no. Per loro c'è una bella differenza fra l'ovulo, l'embrione o un feto che la madre sente scalciare nel ventre, ne sente il battito del cuore o ne vede le forme nell'ecografia. E ancora più differenza c'è quando il neonato fa udire i suoi primi vagiti e ancora di più quando dice la prima volta "mamma", e così via.
E pure le leggi son "relativiste", la pillola del giorno dopo è diventata legale, come l'aborto, che diventa reato solo dopo il terzo mese e non viene comunque punito come un omicidio.
Per questi ricercatori pare invece che tutto si riduca a persona-non persona, in e out, bianco e nero. Non potevano che condividere l'idea con gli assolutisti di segno opposto.

Luca P. ha detto...

Costoro sono dei ragazzini immaturi che con il sorriso ebete, in perfetto stile zapateriano, si arrogano il diritto di stabilire chi sia "persona" e chi no.
Se il mondo scientifico non prende posizione su questi signori, allora vuol dire che il mondo scientifico non ha onore. E, francamente, non mi interessa nulla della "libertà accademica" di questi signori, esattamente come non conta nulla la "libertà accademica" di chi si sforzasse di dimostrare che una persona di una religione o di una "razza" diversa sia una "non persona". E' gente immatura e vile, quando afferma che intendevano "solo aprire un dibattito".
Mi scuso di nuovo con il prof. Israel che ci ospita e ci tollera.

Giorgio Israel ha detto...

Non chieda scusa. Questi sono i temi davvero importanti. Difatti, ho scritto un articolo che uscirà domani in merito. E se andate sul sito della rivista troverete che alcuni "scienziati" prendono posizione a favore dell'articolo. Il mondo scientifico è profondamente corrotto e a questa corruzione è speculare la viltà di chi non ha il coraggio di dire che la bioetica è la più grande truffa contemporanea. Aggiungo che su Google Scholar risulta che gli autori dell'articolo hanno in tutto 2 citazioni, relative all'articolo stesso, e su questa base hanno h-index 1 (il sottoscritto con più di 5000 citazioni ha h-index 17). Ora, con il dilagare delle citazioni vedrete che saliranno a un h-index spettacolare con cui avranno il posto di professore ordinario...

GiuseppeR ha detto...

La morte di un feto, o di un neonato é un evento assoluto. Nel senso che priva l'essere umano della possibilità di avere una qualsiasi esperienza di vita. Se uccidi un bambino, un giovane o un adulto gli rubi il futuro, ma non potrati privarlo di quel poco, o molto di vita che ha vissuto. E' aberrante solo l'idea che si possa discettare con pretese "scientifiche" su questi argomento.