Mai termine su cui si potrebbero scrivere manuali di sociologia e di teoria politica fu più usato con leggerezza e a sproposito come in questi tempi: populismo. Non potendo né sapendo scrivere uno di questi manuali mi limiterò a ricordare che, tra le tante, ne esiste un’accezione importante, anche se spesso dimenticata nonostante indichi la via con cui vanno al potere i movimenti antidemocratici. È il caso in cui le “élite” politiche si inchinano di fronte all’espressione di un potente movimento di popolo in nome del principio malinteso del rispetto della volontà popolare.
È un fatto che un quarto degli italiani abbia votato per il Movimento 5 Stelle. Solo uno sciocco può rifiutarsi di capire le ragioni per cui l’hanno fatto e rinchiudersi in un atteggiamento di disprezzo, nello stile di chi diceva che chi vota per Berlusconi o è deficiente o è un ladro. Ma di qui a chiudere nel cassetto lo spirito critico e a imboccare la via dell’opportunismo politico ne corre. Pur rispettando chi ha votato Grillo, e cercando di capirne le ragioni, gli chiederei cosa pensa di molte affermazioni del capo, se le conosce e se pensa di poterle condividere. Un politico dovrebbe chiederne conto al capo in persona.
Bersani ha aperto a Grillo, rappresentando i sentimenti di una parte del suo partito secondo cui dialogare con il Pdl è assolutamente impossibile, mentre dialogare con Grillo è possibile. Anzi, come si affannano a dire esponenti a lui vicini, il movimento di Grillo ha molte cose in comune con la sinistra (manca solo di dire che ne è una costola). Passi pure che si dimentichino certe espressioni – “Arrendetevi! Siete circondati dal popolo italiano. Uscite con le mani alzate.” – derubricandole a folklore. Ma occorrerebbe rinfrescare la memoria su cose molto più serie, per esempio sulle dichiarazioni fatte da Grillo appena pochi mesi fa in un’intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot. Contenevano un’accozzaglia di pregiudizi anti-israeliani che spiegano come mai sul suo blog siano tollerati commenti che sconfinano nell’antisemitismo. Secondo il guru di M5S «tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina è filtrato da un’agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c’è un agente del Mossad”. Chi gliel’ha spiegato? L’ex sindaco di Londra Ken Livingstone (il noto “Ken il rosso”) che avrebbe usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Del resto, anche i propositi di Ahmadinejad di cancellare Israele dalle mappe sarebbero una balla, come certe cose attribuite a Bin Laden: è stato il suocero iraniano a spiegargli che le traduzioni erano inesatte. Ma lasciamo pure perdere Israele, perché ha spiegato Grillo che “parlare d’Israele è un tabù, come parlare dell’euro: appena lo tocchi ti dicono che sei antisionista e razzista”. Per capire il pensiero di Grillo basta riferirsi a quello che pensa dei massacri in Siria: “Cose che non possiamo capire. Non sappiamo se sia una vera guerra civile o si tratti di agenti infiltrati nel paese”. L’Iran degli ayatollah, poi, è un paese meraviglioso, “l’economia va bene, le persone lavorano”, chi scappa è solo un “oppositore” e chi resta “non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all’estero”. Le esecuzioni capitali? Nulla di paragonabile a quello che accade negli USA: là “hanno messo a dieta uno, prima di ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: cos’è più barbaro?”.
Non sorprende affatto che questo genere di propositi siano in perfetta sintonia con quelli di certa estrema sinistra che ha confezionato la tesi secondo cui le Twin Towers sono state abbattute dai sionisti in combutta con la CIA; ma non sembra che Bersani e la maggior parte del Pd appartengano a questa compagnia e concordino con la tesi secondo cui “noi italiani siamo sotto occupazione dell’America”.
Come dicevo, da privato cittadino, chiederei a un elettore di Grillo se conosce questi propositi (e i tanti analoghi), come li concilia con le motivazioni che l’hanno spinto a quel voto, e se non ritiene opportuno chiedere al suo capo di smentirli. Un politico che si accinge ad “aprire” a Grillo, dovrebbe chiedergli preventivamente, con una qualche dignità, di rimetterli nel cassetto. Altrimenti, con che faccia si presenterà alla Casa Bianca il presidente del Consiglio Bersani?
(Il Foglio, 28 febbraio 2013)