domenica 14 aprile 2013

Psicopatologia del "copia e incolla", ovvero l'arte di mistificare le altrui verità


Anni fa un filosofo italiano fu pescato ad aver copiato mezza pagina di un collega straniero. L’incriminato si difese dicendo che erano cadute le virgolette. Alla luce di quel che accade oggi e della tecnologia disponibile per il plagio era un povero untorello: copiare a macchina mezza pagina gli costò un tempo mille volte maggiore di quello necessario oggi per copiare e incollare 1000 pagine. Quando si diffusero i personal computer dissi a un amico che era un’opportunità per scrivere di più e meglio. Rispose, a ragione, che era un guaio perché sarebbe cresciuta la massa di scritti inutili, il plagio sarebbe diventato una prassi e a scuola nessuno avrebbe più studiato e pensato. Un’insegnante mi scrive che, per aver rimproverato uno studente reo di aver costruito un compito copiando in rete, si è sentita rispondere: «A professoré, sta già tutto lì, che senso ha fatica’?». E anche gli insegnanti si adattano. In una classe si assegna una ricerca a tema: un gruppetto legge, studia e compila a mano un cartellone; un altro copia e incolla da Wikipedia e lo fornisce elegantemente stampato. Al primo un 7, al secondo un 9. D’altra parte, come resistere se mezzo mondo copia e incolla, i ministri vantano il digitale come la pietra filosofale e il cattivo esempio viene dall’alto? È una valanga. Due anni fa il ministro della difesa tedesco zu Guttenberg si dimise per aver copiato la tesi di dottorato. Due mesi fa, si è dimessa la ministra dell’istruzione tedesca Schavan, sempre per reato di copia-incolla, allungando una lista che comprende europarlamentari, ministri e il presidente ungherese. Ora è costretto a dimettersi il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim. Ha millantato un’inesistente agrégation in filosofia, ha spacciato come suo un libro di “meditazioni sull’ebraismo” di Jean-François Lyotard, ha rubato brani di un sacerdote cattolico, Joseph-Marie Verlinde, per il suo manifesto contro il matrimonio gay, e via copiando. Non solo recidivo ma sfacciato, ha tentato di far credere che fosse stato Lyotard, che dalla tomba non può difendersi, ad averlo copiato... E, dopo aver gettato discredito sulla sua elevata funzione, ha tentato persino di non dimettersi.
Quando la demenza dilaga è come un sostanza oleosa che si insinua dappertutto. Così, tra i commenti critici si leggono propositi insensati. Secondo alcuni, il plagio confuterebbe le tesi copiate. Difatti, se uno copia Aristotele o Kant vuol dire che sbagliavano loro... Il povero Lyotard oltre a vedere le sue tesi copiate le vede anche falsificate. Jean-Noël Darde, che da anni insegue i “copia e incolla”, ha sostenuto una tesi ardita: il fatto che parte del testo di Bernheim contro il matrimonio gay sia ripreso da scritti di padre Verlinde “macchia” la Chiesa. E perché mai? Se mai, andar d’accordo con le tesi di Verlinde-Bernheim è una prova di coerenza. Né si vede perché i rabbini, tra cui diversi italiani che hanno detto le stesse cose di Bernheim prima di lui, dovrebbero scomporsi: le loro idee sono quelle, chiunque le abbia enunciate, che sia ebreo o cattolico. A meno che non si pensi che le idee hanno un valore diverso secondo l’ambiente da cui provengono – comunità, appartenenza politica o “razziale”. Per Darde il fatto che in un libro-dialogo con il cardinale Barbarin, Bernheim abbia plagiato tesi di Jankélévitch metterebbe il primo in grave difficoltà. Quindi, il valore delle idee dipende anche da chi le dice. Ma non basta: c’è plagio e plagio. Dipende sempre dalle idee, dall’ambiente, dalla persona. Difatti, c’è chi si dimette o è costretto a dimettersi e chi, pur avendo copiato al limite delle capacità umane, viene assolto perché – si dice – ha commesso un peccato veniale o, come si arrivò a sostenere in un celebre caso italiano, è ricorso al plagio “come forma esasperata e accentuata della fascinazione”...
Insomma, il “copia e incolla”, tra cleptomania e ideologia, porta sul proscenio della cultura personalità che fanno apparire imponente quella dell’ispettore Clouseau.

(Il Foglio, 13 aprile 2013)

9 commenti:

Antonio Russo Olivella ha detto...

Un testo bello, ma soprattutto vero. I miei complimenti vivissimi. Buona giornata

Antonio Russo Olivella ha detto...

Complimenti!

Antonio Russo Olivella ha detto...

Complimenti e buon lavoro

Raffaella ha detto...

Sul cattivo esempio che viene dall’alto: seconda o terza elementare, classe di mia figlia, lezione di scienze sulle foglie: la forma (cuoriforme, lanceolata, ovale…), il margine (intero, seghettato…) e così via. Notando che la lezione si era esaurita con lo studio della paginetta sul libro, invitai mia figlia ad andare in giardino a raccogliere i diversi tipi di foglie allo scopo di fargliele osservare, classificare ed incollare sull’album. Iniziativa che non fu molto gradita dagli insegnanti, fu anzi ritenuta controproducente perché la bambina “aveva lavorato troppo” .
Successivamente venne richiesta una ricerca sui dinosauri. Memore della tirata d’orecchie precedente, scartai l’idea del pomeriggio da trascorrere sui libri in biblioteca e attinsi anch’io da Wikipedia come la maggior parte dei genitori. Mia figlia si limitò a ritagliare e incollare il materiale che io avevo cercato. A distanza di qualche anno, si ricorda molto bene che la foglia dell’oleandro è lanceolata, mentre di quella ricerca sui dinosauri non le è rimasto in testa pressoché nulla.

Grazia Dei ha detto...

Gentile Prof.
"i ministri vantano il digitale come la pietra filosofale e il cattivo esempio viene dall’alto": immagino che abbia di meglio da fare che leggere gli interventi sulla stampa degli ex ministri, ma, se l'ha letto, gradirei una sua riga di commento su quello della Gelmini uscito sul Giornale di sabato 13 (mi pare). Personalmente l'ho trovato indecente.

Giorgio Israel ha detto...

No, non l'ho letto. Dopo aver visto il titolo che, mi pare, parlava della cultura come "software" che serve al centrodestra, mi è venuto un rigetto, quasi a livello del conato. È un periodo che non c'è momento della giornata in cui non si incorpora veleno, per i più svariati motivi e, a un certo punto, si ha bisogno di disintossicarsi. Sabato avevo bisogno di disintossicarmi... Oggi ho letto che i saggi (economisti) di Napolitano hanno fatto anche un programma per l'istruzione che è piaciuto molto a Profumo e mi sono sentito di nuovo male...

Giorgio Israel ha detto...

Vabbé, mi ha costretto a leggerlo, e ce l'avrà sulla coscienza.... Nauseante, oltre che culturalmente subnormale. Quel che è soprattutto intollerabile è questa chiacchiera sulla sinistra che lei ha visto egemone in ogni angolo del ministero. Ma se li ha nominati lei, in posizioni nevralgiche, gli arnesi della sinistra peggiore che si possa immaginare!!! E gliel'ho pure detto, e per iscritto, ricevendo in cambio un'espressione grilliana... Basta, lasciamo perdere...

Grazia Dei ha detto...

La pensa come immaginavo. Mi scuso umilmente per averla indotta a una così sgradevole lettura.
Mi chiedo se la signora in questione, chiaramente e pateticamente in campagna elettorale, non potrebbe almeno farsi consigliare prima di scrivere una simile lenzuolata di sciocchezze e, magari, servirsi di un ghostwriter, perché:
a) non ha niente da dire (pur volendolo dire a tutti i costi);
b) non sa scrivere;
c) dimostra un'ignoranza pari solo alla presunzione.

Giorgio Israel ha detto...

Sì, ma si è presa una solenne bastonata sullo stesso Giornale da parte di Alessandro Gnocchi (caporedattore cultura) e se il dibattito continua, intervengo.