Memento per chi è favorevole all’ingresso della Turchia in Europa. Il primo ministro turco Erdogan, in visita in Germania, ha tenuto un discorso alla comunità turca durante il quale l’ha invitata ad integrarsi ma non ad assimilarsi «perché l’assimilazione è come un crimine contro l’umanità». Secondo l’europarlamentare tedesco di origine turca Cem Ozdemir, “integrazione” vuol dire parlare la lingua del paese in cui si vive, rispettare la costituzione e le leggi, mentre “assimilazione” vuol dire rinunciare alla propria religione, alla propria lingua, alle proprie tradizioni, come smettere di mangiare kebab e passare alla kartoffel salat. In effetti, Erdogan ha battuto il tasto sulla lingua, la religione e le tradizioni.
Se ne deduce che il primo ministro turco non ha idea di che cosa sia la democrazia liberale, la quale esige l’integrazione, cioè il rispetto della costituzione e delle leggi (e la conoscenza della lingua) – e fin qui non ci sono problemi – ma anche la libertà di cambiare religione, o di non averne alcuna, di smettere di parlare la lingua d’origine, di appassionarsi alla cultura del paese d’elezione e di mangiare quel che più aggrada, kebab, kartoffel salat, pastasciutta o involtini primavera. Non ha idea di che cosa sia la democrazia liberale perché considera questa libertà come un abominio, anzi come “un crimine contro l’umanità”. Se questo è lo spirito con cui settanta milioni di turchi debbono entrare in Europa, occorre dire: no, grazie, abbiamo già molti problemi, risolvete prima il vostro, di non farvi distruggere le conquiste del kemalismo da un rigurgito fondamentalista. Ha molti problemi la Germania che deve fare i conti con due milioni e mezzo di turchi aizzati al comunitarismo a implicazioni razziste. Ne ha abbastanza la Francia, per ragioni analoghe, e la Spagna che, dopo l’attentato di Madrid, ha un governo che chiede il voto islamico per rivincere le elezioni; per non parlare dell’Olanda che ormai è quasi islamizzata. Ne ha potenzialmente l’Italia e soprattutto ne ha di devastanti l’Inghilterra. Qui un vescovo anglicano va oltre il proclama di Erdogan, proponendo che una parte dei cittadini possa vivere fuori dalle leggi inglesi, sotto l’egida esclusiva della sharia. Viene avanzata l’inaudita proposta di conferire assegni familiari a nuclei poligamici. Nel frattempo, la giornata della memoria è stata annullata in molte scuole per rispettare la “sensibilità” dei musulmani che non vogliono sentir parlare dello sterminio degli ebrei. E, al contempo, si vieta di pronunziare le parole “mamma” e “papà” a scuola o negli ospedali e si fabbrica la vita come aggrada al primo Frankenstein di turno.
Forse Erdogan si permette di parlare così – a poca distanza dal cancelliere Merkel sfidando il suo ruolo di governante della nazione tedesca – perché percepisce questa drammatica debolezza, la disgregazione dell’Europa, la dissoluzione dei principi culturali, etici e morali che sono il pilastro della democrazia liberale. E si permette di sfidarli in modo irridente. Qualche scemo può dire che stiamo predicando una guerra di civiltà. Al contrario. Non rendersi conto di quel che accade significa preparare i drammi peggiori. Si tratta di decidere se teniamo ancora ai principi che sono il fondamento della libertà e che permettono di poter cambiare religione, cambiare abbigliamento, letture e cucina senza che qualcuno venga ad accusarci di compiere un crimine contro l’umanità. Si tratta di decidere se vogliamo ancora restare liberi.
(Tempi, 21 febbraio 2008)
6 commenti:
Parole sante! Ormai fanno tutti gare d'appalto di nazionalismi e di salvaguardia di identità culture e religioni, tranne che l'Europa. La quale, per accogliere nel proprio grembo questo smantellatori di libertà, dovrebbe sempre di più farsi harakiri.
Qui ci stiamo allevando grovigli di vipere in seno. Sono contraria all'ingresso della Turchia nella Ue. Che risolvano prima di tutto le loro contraddizioni a casa loro.
L'America avrà i suoi tornaconti per farcela digerire. Noi, dovremo imparare a difendere i nostri.
Se è "vietato vietare", allora tutto è lecito - ma non tutto giova come diceva San Paolo - e le istituzioni devono chinarsi e sovvenzionare i capricci di tutti; chi si oppone a questo andazzo viene bollato come integralista, retrogrado e nemico della "laicità" dello stato, che è diventata uno dei vitelli d'oro dei nostri giorni.
L'Europa si sta, e neanche tanto lentamente, suicidando fisicamente e spiritualmente.
...il problema dell’Europa, che apparentemente quasi non vuol più avere figli, mi è penetrato nell’anima. Per l’estraneo, quest’Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia." (Benedetto XVI, 22/12/2006)
"Qualche scemo può dire che stiamo predicando una guerra di civiltà..."
Purtroppo non saranno pochi quelli che considereranno con favore le parole di Erdogan. E di conseguenza giudicheranno, nella migliore delle ipotesi, troppo severe le parole del prof. Israel.
E' la nostra accidia, che ci tiene ancora legati al mitico modello imperialista-colonialista dove le colpe sono sempre da addossare all'Occidente che pretende di imporre i suoi modelli agli altri popoli.
E' l'accidia dei nostri intellettuali che non sono in grado di fare 2+2=4 e svelarci in modo lineare, come in questo post, dove sta il problema.
Grande Prof.
L'ho molto apprezzata un pò di tempo fa a Milano, ad un incontro kesher. In quell'occasione lei discusse della relatività della scienza.
Sempre lucido ed arguto.
I miei migliori complimenti.
Peccato che di lei non si parli. Purtroppo in questo Paese bisogna lasciare lo spazio a leccapiedi, pennivendoli, pagliacci e mentecatti vari....
Cordialità.
Caro professore, se eicorda, qualche tempo fa lei mi incoraggiava a non essere così pessimista sulla scuola italiana. Stavolta sull' Europa mi darà del Coelet. Ma se guardo la superficie dell' Europa vedo un blocco di aspetto granitico, ma in realtà il suo volume è per il 90% di chiacchiere retoriche in euroburocratese e per l' altro 10%di interessi localistici. Che peso potrà mai avere in un monmdo che è ormai proprietà di 5 o 6 Stati ad alta densità?
Gianfranco massi
Sì, il panorama è deprimente, a dir poco. Ma se ci arrendiamo, tanto vale cominciare a fare le valigie e pensare a qual è il posto migliore (o meno indecente) dove andare.
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