giovedì 24 aprile 2008

Caro Severino, la tecnica ha perso la testa. Non ci rende onnipotenti, semmai confusi

In un saggio pubblicato sulla rivista “Kos” (e di cui il Corriere della Sera ha presentato uno stralcio) Emanuele Severino ha indicato la via attraverso cui l’Europa può ancora proporsi come agente di una “nuova potenza”. Osserva Severino che «la potenza che oggi consente agli Stati di sopravvivere è dovuta alla tecnica guidata dalla scienza moderna». Essa può produrre il «dispiegamento infinito della massima potenza» soltanto «all’interno e sul fondamento dell’essenza del pensiero filosofico del nostro tempo» che rimuove l’ostacolo principale a tale dispiegamento, ovvero l’idea che esista un ordinamento assoluto e divino che stabilisca i limiti all’agire dell’uomo. Secondo Severino l’essenza del pensiero filosofico mostra «l’impossibilità di ogni Dio eterno che si ponga come il padrone del dispiegamento totale della massima potenza». L’Europa, che ha generato questo pensiero filosofico, possiede la capacità di realizzare «l’onnipotenza planetaria». Basta che ne prenda coscienza, anche se «a questo punto incomincia la questione decisiva, quella che riguarda la verità della potenza».
Emanuele Severino è un pensatore profondo e la questione che pone alla fine è decisiva. Ed ha ragione a osservare che il pensiero scientifico moderno ha sottratto a Dio il privilegio di dispiegare la massima potenza. Quando Cartesio afferma che «il concorso ordinario di Dio nella conservazione del moto non impedisce che la Natura sia autonoma nella propria sfera, che è quella della materia», di fatto esilia Dio dal mondo. Egli lo ha creato abbandonandolo poi al suo funzionamento, rendendo così l’uomo padrone di conoscerlo e trasformarlo a suo piacimento. Ma la natura lasciata libera da Dio era per Cartesio soltanto la sfera della materia e l’onnipotenza materiale dell’uomo ha convissuto a lungo con la presenza divina, concedendo autonomia alla sfera spirituale. Peraltro la scienza non si è posta a lungo l’obbiettivo di intervenire nella sfera vitale e spirituale.
L’analisi di Severino è acuta ma ha un limite profondo nel suo carattere puramente speculativo e nel disinteresse per la storia reale, muovendosi in una sfera di categorie atemporali. Bisogna fare i conti con il fatto che gran parte della storia della scienza europea e occidentale – anche nelle fasi in cui ha esibito la sua massima potenza – ha saputo accomodarsi della presenza divina. Ma c’è un altro punto cruciale. Giustamente Severino individua la chiave del successo della civiltà europea nel fatto che la tecnica fosse «guidata dalla scienza». Ma questa gerarchia, per cui è la scienza teorica a guidare la tecnologia (essendo a sua volta influenzata da una filosofia), rappresenta una circostanza eccezionale nella storia dell’umanità che non è durata più di tre secoli. Oggi la tecnologia va da sola, senza l’impaccio della guida della scienza teorica, sviluppandosi in forme tanto impetuose quanto caotiche e che talora appaiono senza orientamento, carenti come sono di conoscenza. Si spendono somme incredibili per trovare un vaccino per l’Aids per rendersi conto dopo vent’anni che si tratta di un progetto chiaramente infondato sul piano teorico. Qui si manifesta una crisi profonda dell’occidente e dell’Europa in particolare. Pertanto, invocare un dispiegamento di potenza sulla base di un modello che si sta disgregando rischia di essere un esercizio teorico attorno a una realtà che appartiene a un periodo storico trascorso – quello che va da Galileo a von Neumann – e che sta svanendo. Molto più concreto sarebbe riflettere attorno alle forme e alle cause di questa dissoluzione.
(Tempi, 24 aprile 2008)

5 commenti:

Gianfranco Massi ha detto...

Caro professore, lei cita Descartes, ma a me Pascal insinua un dubbio esistensiale "(77)Non posso perdonare a Descartes; avrebbe ben voluto, in tutta la sua filosofia, poter fare a meno di Dio; ma non ha potuto astenersi dal fargli dare un buffetto per mettere il mondo in movimento; dopo di che non sa che farsene di Dio."
Cordialmente
Gianfranco Massi
P.S. Nel mio ultimo script sull' impertinente ho usato il vocabolo "delazione" perchè per il personaggio la sola autorità riconosciuta è rappresentata dai media. Ma lei ha ragione: "non ragioniam di lor, ma guarda e passa."

Giorgio Israel ha detto...

Sono completamente d'accordo con Pascal e... con lei. Descartes ha aperto le porte all'ateismo, anche se ciò era assolutamente contrario alle sue intenzioni, perché per lui la natura era soltanto la materia. Poi si è cominciato a "naturalizzare" tutto il reale e il resto è venuto.

GiuseppeR ha detto...

Di recente all'Auditorium di Roma, c'è stato un tentativo di celebrazione del sessantotto. In quell'ambito si sono svolti dei dibattiti. Uno di questi era dedicato "Al servizio della verità o serva del potere? La scienza e il problema dell’oggettività". L'ho ascoltato (il dibattito è scaricabile dal sito dell'auditoriom di Roma) con curiosità visto che proprio quella disputa, avvenuta più di trent'anni fa, è citata nel suo ultimo libro.

Mi sembra che tutti interlocutori (professori Cini, Boncinelli, Gioriello) abbiano dato per scontato che non ci sia più molto da discutere. Per loro ormai è appurato che la "oggettività" della conoscenza scientifica è una illusione.

Non sono emerse però argomentazioni contro gli scienziati fautori della "oggettività".

L'unico elemento dialettico che è emerso, condizionando tutta la discussione, è stata la contrapposizione alle tesi della Chiesa rappresentate dal pensiero di Benedetto XVI.

A questo punto mi domando se è vero che la disputa sulla "oggettività" sia veramente chiusa. A me, che seguo solo la letteratura "divulgativa" sembrerebbe invece che siano ancora molti coloro (scienziati di tipo "A" come esemplificato nel suo libro) che considerano le acquisizioni della ricerca scientifica verità scolpite nella roccia.

Inoltre, mi sorge una domanda che attiene più all'aspetto più umano che professionale. Come si può spiegare che dopo una vita spesa per spiegare almeno qualche aspetto della realtà, durante la quale onestamente e coraggiosamente sono anche riusciti a cambiare opinione. Dopo una vita in cui, spero per loro, abbiano potuto sperimentare in qualche misura l'amore e la bellezza. Insomma questi splendidi settantenni concludono che tutto è illusorio, transitorio? Di più, aggiungono anche l'ostilità e il rifiuto verso coloro che, per altra strada, tentano anche loro.

E' a causa del retaggio culturale e ideologico (come sembra in parte ipotizzare nel suo libro)? Una gretta difesa degli interessi di una casta insicura dei suoi risultati? Dobbiamo ricorrere a categorie "non scientifiche" che potrebbero però evidenziare un malessere morale?

Giorgio Israel ha detto...

Retaggio culturale e morale. Malessere (Cini ha dichiarato di recente che dopo la fine del comunismo e la fine della fisica non gli resta niente) che tanto vale tramutare in snobismo. È più trendy essere relativista e garantisce di più sul piano delle onorificenze culturali. E quindi autodifesa della casta. Ecc. Ecc. Tanti fattori certamente "extrascientifici". Ripeto con Koyré, "in storia non si possono evacuare i fatti e spiegare tutto"...

Luigi Gianola ha detto...

Giorgio Israel ha criticato la tesi di Severimo secondo cui oggi ciò che consente agli Stati di sopravvivere è la "tecnica guidata dalla scienza". Secondo Severino quest'ultima può produrre il
"dispiegamento infinito della massima potenza",dopo che è stato rimossa l'idea che esista un ordinamento assoluto e divino che stabilisce i limiti dell'agire umano..!
Ma senza la "mappa del tempo" resa possibile dalla rivelazione di Dio al popolo ebreo, avvenuta in tempi differenti e portata a compimento dalla rivelazione di Gesù Cristo -anche se solo una parte di ebrei ha creduto in lui- non sarebbe nata la scienza sperimentale moderna. In culture caratterizzate dalla concezione circolare del tempo non avrebbe potuto essere elaborato alcun metodo scientifico, che presuppone la filosofia greca, la critica della fisica di Aristotele e una solida mappa del tempo. Cartesio espulse il Dio della Provvidenza, ma senza aver conosciuto l'idea di Dio Creatore, non avrebbe potuto immaginare un orologiaio capace di costruire l'orologio perfetto...
Va preso atto che la scienze e le tecnologie hanno portato a produrre anche i mezzi con i quali possono essere distrutte le condizioni che rendono possibile la vita degli uomini quaggiù sulla terra. Osservo che Gesù Cristo ha detto che un giorno gli uomini avrebbero potuto distruggersi se non avessero creduto in lui(v.Lc 13,1-5), e solo oggi si può capire perché disse di essere venuto non a giudicare ma a salvare il mondo(Gv 3,17)!
Poiché oggi è possibile capire che la giustificazione dell'odio porta inevitabilmente a proiettare su altri la "causa stessa" della propria volontà di distruzione, credo che sia provvidenziale il messaggio di Gesù Cristo di non odiare e di non vendicarsi. Faccio presente che non hadetto di non difendersi bensì di non vendicarsi e che dobbiamo amare noi stessi per amare il prossimo.