Ricominciamo con la superiorità antropologica. Era da augurarsi, per il bene della sinistra, che la maledizione di Umberto Eco fosse stata accantonata per sempre: di là ci sono i disonesti, gli analfabeti, i mascalzoni; di qua le persone perbene, intelligenti e colte; e poi arriva la tranvata elettorale. E invece la maledizione non è stata accantonata, bensì riesumata nella versione di Massimo D’Alema: è vero che siamo in minoranza, ma siamo in maggioranza nella «parte più acculturata del paese», siamo «il primo partito nelle aree urbane tra gli italiani che leggono libri, che leggono i giornali». Siamo «una minoranza che rappresenta la classe dirigente del paese in tutti i campi» e quindi «è molto difficile che chi governa possa cambiare le cose senza il consenso attivo dell’elettorato di centrosinistra».
Se un concetto del genere fosse stato espresso a destra, si sarebbe parlato di razzismo, c’è da scommetterci. A noi del politicamente corretto non importa nulla e consideriamo tutto ciò soltanto pensieri squallidi, roba da chiacchiere al mercato – «lo sapete come sono loro, signora mia, mica come la gente che frequentiamo noi» – residuati di teorizzazioni paleomarxiste circa la superiorità della città sulla campagna, propinati con la prosopopea delle statistiche “scientifiche”. Ma lasciamo pure da parte queste supponenze autolesioniste – chi vota il centrodestra è un troglodita e chi vota centrosinistra è un “acculturato” – e assumiamone la versione più blanda, e cioè che la classe dirigente del centro sinistra è più acculturata e preparata. Ebbene, è vero che la classe dirigente di sinistra conserva un’egemonia evidente nel campo della cultura e possiede una tradizione più forte di cultura politica, ed è vero che il centrodestra vive un complesso di inferiorità che lo porta a inchinarsi come se dovesse sempre apprendere qualcosa e a cercare di convincere la sinistra a farsi carico dei suoi valori come se non fosse capace di farli avanzare da solo.
Sarà pur vero. Ma chi ha senso critico e non vive di narcisismo dovrebbe chiedersi, con preoccupazione, se le batoste elettorali non manifestino il fatto che la propria egemonia culturale ormai non sa interpretare le esigenze della società ed è sempre più una concrezione che comprime le spinte di rinnovamento. Il centrodestra è confuso e goffo nel costruire la propria cultura politica e soffre di un vecchio complesso di inferiorità culturale. Ma su quale terreno la sinistra mostra la capacità di rinnovarsi e di offrire risposte non conformiste? Non basta leggere. Bisogna capire quel che si legge e saperlo mettere in rapporto con la realtà in cui si vive. In economia la sinistra è sempre impelagata in visioni stataliste che non corrispondono più a un interesse pubblico o nazionale ma solo alla difesa di interessi di categoria. La sanità e l’istruzione sono esempi caratteristici di una sinistra statalista che ha fatto a pezzi il sistema sanitario e la scuola pubblica riducendoli a un cumulo di macerie. Il vuoto lasciato dal marxismo è stato occupato da un’adesione mitologica a uno scientismo laicista che non è capace di proporre alcun valore etico. E la tanto vantata egemonia culturale che cosa produce di valido al di là della riproposizione del proprio potere materiale nella miriade di manifestazioni culturali in cui sembra che abbia diritto a parlare una sola parte? Perché il potere materiale esiste ancora, questo è certo. Ma se ciò produce una situazione soffocante nel presente, in prospettiva non vuol dir molto. La storia è piena di casi di egemonie che impiegano tempi lunghissimi a consumare la propria decadenza.
(Tempi, 31 luglio 2008)
7 commenti:
Sul tema, mi permetto di segnalare un articolo di Velerio Pece.
Giovanni Corbelli
Buoni e cattivi. E’ proprio questa la sensazione che provo quotidianamente nel confronto (che poi in verità non si attua) con i miei cari colleghi-amici-parenti di sinistra.
L’altro giorno un mio collega, un mio caro collega, è entrato in camera mia ed ha fatto un comizio di 5 minuti il cui succo è difficile sintetizzare ma che più o meno esprimeva l’idea che “loro” (leggasi quelli di destra con l’aiuto dei giornali, il sostegno della Chiesa, e la supervisione degli Stati Uniti) stavano attuando una tattica infima di piccoli attacchi per screditare la nostra categoria agli occhi del mondo e al momento opportuno ..… ZAC dare il morso finale, quello mortale, definitivo. (Ha proprio usato il termine “morso”)
Sono rimasta senza parole. Non avrei saputo proprio cosa dire. Mi è sembrato preoccupante il suo stato di salute mentale, al limite della paranoia. E non lo dico né con disprezzo né con ironia. Lo dico con compassione e con preoccupazione. Davvero lui vive nella convinzione che esiste questo complotto alla base della nostra società e direi del mondo intero.
Alla fine del comizio ha concluso letteralmente così:
“Perché, ricordati, loro non sono cretini!”
Mi ha guardato per qualche secondo, fisso negli occhi e poi è uscito dalla mia stanza!
Riguardo alla incapacità della sinistra di rinnovarsi e di offrire risposte, io credo che il loro punto di debolezza sia il fatto che, alla faccia del laicismo tanto blaterato, la sinistra è incatenata nei propri dogmi, appunto quelle visioni stataliste a cui Lei professore fa riferimento.
E infine mi lasci citare Gaber che descrive magistralmente la distanza tra la sinistra “acculturata” e le esigenze reali della gente e del paese.
Al bar Casablanca
seduti all’aperto
una birra gelata
guardiamo le donne
guardiamo la gente
che va in passeggiata
con aria un po’ stanca
camicia slacciata
in mano un maglione
parliamo parliamo di proletariato
di rivoluzione.
Al bar Casablanca
con una gauloise
la nikon, gli occhiali
e sopra una sedia
i titoli rossi dei nostri giornali
blue jeans scoloriti
la barba sporcata da un po’ di gelato
parliamo, parliamo di rivoluzione
di proletariato.
Come Marcella vivo in un ambiente "emilianamente" di sinistra (sono poi i comunisti, dichiarati o non, di cui parla - spernacchiato perciò - Berlusconi).
La loro classe dirigente non è migliore, se non nella gestione del potere e nella propaganda (di scuola Muenzenberg-Stalin, altro che Goebbels-Hitler). In Italia prevale, sorta di comitato mafioso-affaristico e di mutuo sostegno, ma che non ha capacità alcuna di prevedere le future sfide del mondo e prospettarne efficaci soluzioni (la "vision" secondo gli americani) prigioniera com'è, pietrificata anzi, nel gingillarsi ancora e sempre in forme ideologiche inadeguate.
Detto in termini concreti, non sa lavorare. E quando mai le càpita di doversi confrontare con avversari politici misurandosi sul piano delle realizzazioni e dei programmi? Si agita per lo più in crociate fragorose (meglio se con bersagli personali) contro nemici del popolo, complottisti contro la democrazia, sfruttatori del lavoro, delinquenti, truffatori, corrotti... e in mancanza cretini antropologicamente inferiori, e si straccia le vesti farisaicamente. E' degno di pacata considerazione solo quanto avviene "all'interno".
Ma si pensi al desolante lavoro del "migliore" D'alema, quale carente Ministro degli Esteri, lo spessore di una carta velina; si pensi alla farragine dei discorsi del "competitor" Veltroni, grande impresario di feste popolari e Re Sole di una corte con troppi saltimbanchi.
Eppure questa classe ha in mano tante leve, e dirige... e può permettersi di proporre Orlando a presidente RAI... Il principio "sempre meglio uno dei nostri scipito scipito (ben padroneggiabile e condizionabile?)che uno in gambissima ma non dei nostri" dunque paga?
Scusa per la lunghezza dell'intemerata!
Proprio così, personaggi come l'arch. Fuksas non hanno dichiarato che il centrodestra ha vinto perchè gli italiani sono ignoranti. Nanni Moretti è giunto alla conclusione il nostro popolo ha subito una mutazione gentica (nel senso di una degenerazione).
Queste tesi sono largamente diffuse nell'opinione pubblica, acutamente corredate con la diagnosi che tutto dipende dalla influenza della televisione.
Allora, visto che la maggioranza della popolazione è precipitata in questo stato sub-umano, il prossimo passo dovrà essere un "programma per la difesa della razza progressista e di sinistra".
Punti principali del programma:
1 - abolire il suffragio universale;
2 - costituire una base elettorale formata da tutti gli individui con capacità intellettive, misurate con le più moderne metodologie scientifiche, superiori ad un valore prestabilito;
3 - i candidati alle elezioni dovranno rispondere ai seguenti requisiti:
3.a) non aver mai espresso opinioni critiche sul '68;
3.b) mai messo in discussione il dogma del riscaldamento globale causato dall'uomo;
3.c) mai intrattenuto rapporti amichevoli con la chiesa cattolica (sono però ammessi cattolici del dissenso e teologia della libeazione);
3.d) mai manifestato simpatie per il cosiddetto "stato di Israele";
3.e) mai partecipato a campagne pro - life;
4) per garantire un maggiore controllo della qualità dei candidati, essi dovranno passare il vaglio degli auterovoli Comitati ONU per il clima (IPPC) e per i Diritti Umani.
Avanti compagne e compagni, costruiamo un mondo migliore!
il problema italiano è uno solo: la classe dirigente (destra-sinistra-centro non fa differenza) è composta in gran parte da persone che hanno un altissimo interesse nel loro tornaconto e il loro unico obiettivo è assicurare la propria presenza sui media (o la propria capacità di leccare il potente di turno) in modo da essere sempre rieletti in qualche posto di potere. Il problema è che l'opinione pubblica premia le persone più indecenti (destra-sinistra-centro non fa differenza) , persone che nelle democrazie occidentali non sarebbero premiate come lo sono da noi. Viva l'Italia :-(
Caro Professore,
è ora di finirla con questo, altro e tutto il resto.
Faccia firmare, la prego, e invii proposte all'appello che ho lanciato sul mio blog, per la grande assemblea del prossimo autunno, finalizzata alla fondazione di una nuova società italiana, su basi migliori e più alte di queste, alle quali sarà del resto invitato in qualità di ospite per chiarici le idee.
Un cordiale saluto
Cecilia Rabà
www.ceciliaraba.ilcannocchiale.it
La sinistra italiana post bellica guidata da Palmiro Togliatti, il
segretario storico del Partito Comunista Italiano,fiancheggiata da uomini della tempra morale di Pietro Nenni e dalla numerosa schiera dei "galantuomini" socialisti, ebbe il grande merito di aver contribuito insieme agli uomini più illuminati del partito cattolico di De Gasperi e di altre forze minoritarie di ispirazione liberale, di compiere il vero grande miracolo del dopo guerra italiano: la Costituzione Repubblicana. Quel miracolo fu reso possibile da uomini forgiati e temprati da un ventennio di militanza antifascista vissuta nelle carceri del regime o in esilio volontario.
Le generazione politiche successive hanno soltanto saputo vivacchiare di retorica e di ideologia. Ma la dedizione dei fondatori riuscì a dare a tutti gli italiani l' energia morale per compiere l' altro grandioso miracolo della ricostruzione materiale del Paese.
E' triste doverlo ammettere, ma tutto quello che occorse dopo il periodo magico dei primi anni '50 é
la tragica storia del declino politico morale, politico e materiale di un Paese autodistrutto dalle lotte intestine. Le quali sono l' eredità caratteristics della sua Storia.
Gianfranco Massi
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