martedì 2 dicembre 2008

Il modo più sicuro per rinviare la riforma della scuola è fare un tavolo sulla riforma della scuola

È naturale che qualcuno pensi che un sistema dell’istruzione esausto come quello italiano possa riprendersi soltanto con riforme complessive. Non è così semplice. Da trent’anni la scuola italiana non conosce riforme organiche ma è investita da un processo ininterrotto di sperimentazioni che l’hanno sbrindellata in un arcipelago incontrollabile. Anche l’università ha subito una lunga serie di pesanti interventi che ne hanno mutato radicalmente il volto senza rispondere a un disegno organico. E allora – si dirà – è il momento di raccogliere i pezzi attorno a una riforma coerente e ispirata a un disegno preciso. Forse. In un altro paese. In un paese in cui la classe politica sia capace di imporre il suo primato e di decidere.
Certo, l’Italia di oggi non è il paese in cui Giovanni Gentile poteva mettersi da solo a tavolino e scrivere la riforma dell’istruzione: anche allora le cose non andarono così semplicemente. Tuttavia, per disegnare una riforma basta una direzione politica con idee e intenti chiari, circondata da un gruppo ristretto di persone competenti e ispirate ai medesimi intenti e idee. Non serve altro. Invece in Italia, per progettare la riforma anche di un settore minimo dell’istruzione occorrono commissioni su commissioni che debbono rispondere a una sterminata platea di “parti” interessate che si ritengono investite di un ruolo determinante e il cui parere è imprescindibile: sindacati, associazioni di categoria e professionali di esperti, insegnanti, genitori, studenti, amministrativi, e persino riviste specializzate. Ogni intervento deve “nascere dal basso”, in un processo di consultazione assembleare che deve coinvolgere attivamente tutti i “soggetti interessati”, pena la sua illegittimità. Questa visione assembleare della democrazia paralizza la politica e impedisce ogni decisione organica. Difatti, ogni processo riformatore che passa attraverso questo trattamento produce una veste d’Arlecchino di provvedimenti sconnessi, talora contraddittori sul piano culturale e, in certi casi, persino su quello giuridico.
Nelle scorse settimane abbiamo assistito agli effetti di questa visione: persino associazioni rispettabili di insegnanti si sono ribellate non per la sostanza dei provvedimenti governativi (che magari condividevano) ma per il metodo.
Da una simile condizione si può venir fuori soltanto in due modi: con un processo rapido ma altamente traumatico oppure con un’opera culturale di medio e lungo periodo. Poiché la prima via è preclusa in un paese così poco thatcheriano come l’Italia, resta la seconda. Ma per ottenere qualche risultato occorre che, accanto all’azione culturale metodica e incessante, pochi e mirati provvedimenti legislativi indichino in modo inequivocabile la direzione che si vuol prendere. I provvedimenti recenti hanno avuto il merito di indicare, sia per la scuola che per l’università, la direzione del merito, del rigore, della responsabilità; e forse questo segnale può iniziare a riorientare la macchina nella direzione giusta. È l’unica speranza realistica (anche se flebile, molto flebile) di salvare il sistema italiano dell’istruzione.
Il realismo impone altre considerazioni. Noi abbiamo un sistema essenzialmente statale. Si può sperare in una situazione futura più equilibrata, ma chi pensa di risolvere le cose sul breve periodo puntando sul settore privato è un illuso. Occorre agire subito sul sistema che abbiamo, per quel che è. In tal senso, pensare di operare su un sistema statale come se fosse privato, “non facendo niente” – come ha suggerito Pietro Ichino – ovvero abbandonandolo alla selezione naturale operata dalla concorrenza, con l’ausilio di qualche processo di valutazione, è una colossale illusione. È la stessa illusione con cui la gestione degli ultimi decenni da parte della sinistra – inclusa quella del ministero Moratti che ha proseguito sugli stessi binari – ha condotto il sistema al collasso. Inutile ragionare in termini privatistici nei confronti di un sistema che non lo è, ricorrendo – come è stato detto – a un “mercato simulato”. Non a caso, da almeno venti anni assistiamo alla stessa macroscopica contraddizione: si prendono provvedimenti tesi a introdurre autonomia e concorrenza e poi si è costretti a tamponare con dirigismi abborracciati. Meglio guardare coraggiosamente in faccia il nodo: se vogliamo creare le condizioni per una concorrenza virtuosa in un sistema disastrato come questo, occorre crearle d’autorità. Inutile illudersi. A meno che non si ritenga possibile chiudere in un giorno i battenti dell’istruzione statale o venderla al settore privato.
Consideriamo la questione dell’autonomia, da tempo proposta come un toccasana. Sono state introdotte dosi massicce di autonomia nella scuola e nell’università. Un’autonomia falsa e sbagliata che è stata introdotta soltanto dove non poteva che produrre disastri. L’autonomia scolastica è stata usata per distruggere l’idea di “programma” e ha prodotto la corte dei miracoli dei Pof (piani di offerta formativa) in cui la matematica o l’italiano sono sullo stesso piano delle visite alle centrali del latte. Di contenuti dell’istruzione non si può più parlare perché questi vanno costruiti in “autonomia” in classe, e qui ha avuto una responsabilità storica l’ideologia pedagogica dell’autoapprendimento. Inoltre, per rafforzare l’autonomia i presidi sono stati pensati come “manager”, col risultato che il loro principale intento è di “promuovere” la scuola come se fosse un negozio, coprendo ogni magagna disciplinare e didattica pur di non macchiarne l’immagine e divenendo persino incapaci di sanzionare uno studente che picchia un insegnante o un insegnante razzista. E allora ci si pensi dieci volte prima di andare verso l’idea sconsiderata di un preside manager non insegnante; o verso l’assunzione dei docenti con concorsi interni d’istituto, con il prevedibile risultato di offrire un nuovo terreno di affari alla malavita organizzata. Ricominciamo piuttosto da disciplina, elevati livelli di apprendimento delle materie strategiche e programmi qualificati.
Si è parlato in abbondanza dei risultati dell’autonomia nell’università: 5500 corsi di laurea, 180.000 insegnamenti, un numero di docenti spropositato formato per lo più di generali; e come corrispettivo, l’indebitamento delle università e la caduta di livello culturale.
Come si può seriamente pensare di uscire, nell’immediato, da una situazione del genere se non intervenendo in modo draconiano a tagliare i Pof e i corsi universitari, per poi stabilire sulla base di un sistema risanato un nuovo corso riformatore che introduca una vera autonomia? Ma non l’autonomia dei contenuti! È nel quadro di una difesa del ruolo della scuola privata che il Papa si è di recente chiesto «se non gioverebbe alla qualità dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti». È mai possibile che proprio nel contesto statale e “laico” l’autonomia venga concepita secondo i canoni di un pedagogismo culturalmente allo sbando che predica che è in classe che va deciso se insegnare oppure no il teorema di Pitagora?
Un altro discorso delicatissimo è quello della valutazione. A sentire certi soloni esisterebbero metodi quantitativi di valutazione di valore scientifico indiscutibile e pronti per l’uso. Si può capire che parli così chi ha una ragione sociale da difendere ma qui è in gioco il futuro del paese. Mi limiterò a ricordare un recente documento prodotto da enti che s’intendono di numeri: la International Mathematical Union (IMU), l’International Council of Industrial and Applied Mathematics (ICIAM) e l’Institute of Mathematical Statistics (IMS). La tesi centrale è che sono «infondate» l’idea che «la valutazione della ricerca debba essere fatta usando metodi “semplici e oggettivi”» e la credenza che «le statistiche delle citazioni siano di per sé più accurate in quanto sostituiscono giudizi complessi con numeri semplici e quindi superano la possibile soggettività delle valutazioni»: «I numeri non sono di per sé superiori ai giudizi ponderati».
Sono noti gli effetti disastrosi di certi parametri di valutazione proposti dai docimologi. È inquietante vedere che ora ne vengano proposti altri non meno discutibili, per esempio con il conteggio dei crediti. Fermiamoci a ragionare e chediamoci se non sia più adeguato un sistema di valutazione per ispezioni (tipo l’Ofsted inglese). Comunque, è necessaria una riflessione seria e meditata prima che una miriade di spinte contraddittorie e avventate porti a fabbricare l’ennesima veste di Arlecchino.

(Il Foglio, 29 novembre 2008)

60 commenti:

agapetòs ha detto...

Il documento di IMU etc. è disponibile in rete? Proprio poco tempo fa in una discussione mi sono sentito dire che oggi quasi tutti affermano che la pedagogia è una scienza esatta e la valutazione può essere resa oggettiva...
Riguardo al fatto che la pedagogia non sia una scienza esatta - il che non toglie il suo valore se posta nel suo giusto ambito - è facile vedere come la definizione popperiana di teoria scientifica stronchi parimenti psicanalisi, marxismo e... pedagogismo!

Giorgio Israel ha detto...

Non so se sia in rete ma io lo possiedo e posso inviarlo a chi me lo chiede, oppure vedrò di metterlo in rete sulla mia homepage. Quanto all'affermazione che la pedagogia è una scienza esatta e la valutazione può essere resa oggettiva non ci credono neppure i pedagogisti e i docimologi...

Fabio ha detto...

Se si sta parlando della pubblicazione dell'altra volta, io l'ho trovata qui:

CitationStatistics.pdf

riccardo belle ha detto...

Quando parla dei provvedimenti recenti (merito, rigore, responsabilita') omette di dire che hanno contestualmente ridotto i soldi destinati all'istruzione (in % sul PIL tra i più bassi in Europa). Merito? Rigore? Responsabilita'? Ma dove li legge nei provvedimenti recenti: tagli non significa rigore, automaticamente, dipende da dove si taglia! Merito? Tutti se ne riempiono la bocca ma sul come verificarlo mi pare sia ancora tutto in alto mare. Responsabilita'? Spero non si riferisca al voto in condotta... e mi fermo alla Scuola Superiore. Per l'Universita' ancora peggio, ma mi pare che se ne occupi meno nel suo blog. Come mai? E' piu' difficile criticare il mondo in cui si lavora e del quale si fa parte, no?

Inoltre, un domanda: anche la commissione sulla riforma del percorso di formazione (che presiede) potrebbe essere vista come un tavolo (e come una perdita di tempo, quindi) Oppure non e' cosi'? A proposito come procede? Riuscieremo per l'inizio del prossimo anno accademico ad avere qualcosa, oppure i neolaureati che vorrebbero andare a insegnare devono ripassare tra due anni? Quella sì che sarebbe una perdita di tempo!

Giorgio Israel ha detto...

Dato il tono non sono invogliato a rispondere (anche perché le risposte sono state già date). Un tavolo di lavoro su un tema specifico non è un tavolo sulla riforma. E, per parte nostra, abbiamo praticamente finito, in tre mesi, un tempo da record.

agapetòs ha detto...

Quanto all'affermazione che la pedagogia è una scienza esatta e la valutazione può essere resa oggettiva non ci credono neppure i pedagogisti e i docimologi...

In qualche SSIS ci credono ancora.

Giorgio Israel ha detto...

Fanno finta

PG ha detto...

Gentile professore,
ci anticipa qualcosa sulle proposte del Suo gruppo di lavoro? Grazie!

Giorgio Israel ha detto...

Cerchi di capire. Questo sarebbe davvero poco serio. Gli atti di una commissione del genere non mi appartengono. Quando saranno resi pubblici sarà diverso.

riccardo belle ha detto...

bene, grazie delle risposte. Sul tavolo da lei presieduto puo' anche avere ragione (lo spero e lo vedremo presto). Converra' pero' che un tavolo su un tema specifico non puo' influenzare molto se si va a innestare su una situazione disastrosa come lei descrive la scuola attuale. Io sarei meno critico: molte cose (anche di quelle che segnala lei) non vanno, certamente, ma forse con certi accorgimenti (tipo: formazione e reclutamento dei docenti (anche precari), funzione e formazione dei presidi, revisione dei programmi di studio e del quadro orario, recupero durante l'anno e soprattutto estivo con esame a settembre) si puo' dare un'impostazione diversa nella sostanza (senza tagli di risorse pero'!) che nel tempo porti a un miglioramento della scuola nel suo complesso. Ma bisognerebbe partire dal fatto che nella scuola di oggi non sia tutto (o quasi) da buttare.

(quanto al tono ho cercato semplicemente di attenermi allo stile del suo blog, ma forse ho interpretato male?).

PS: Forse nella risposta al mio primo messaggio intendeva "sono invogliato a NON rispondere"? Altrimenti non capisco quel (anche perche' le risposte sono gia' state date).

Giorgio Israel ha detto...

"non sono invogliato a rispondere" è sostanzialmente equivalente a "sono invogliato a non rispondere". Differisce il tono, ma il risultato è lo stesso: non rispondo...

chia ha detto...

Professor Israel,
le ho scritto sul blog più volte e lei è stato sempre molto gentile. La sua difesa del sapere scientifico è ammirevole.

Purtroppo continuano ad essere rese pubbliche delle bozze di quadri orario delle scuole superiori che sarebbero in forte contrasto con quello che lei afferma nel suo blog.

Questa è una delle bozze e la prego di leggerla.http://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/riforma_superiori_08/BOZZA_QUADRI_ORARI_ISTITUTI_TECNICI.htm
Come vede è sul sito del comune di Bologna.

Come ormai tradizione antiscientifica, vi compare il calderone "Scienze Integrate" altrimenti detto "Scienze Naturali", composto da chimica, biologia e scienze della terra tutte insegnate da uno stesso tuttologo. Nei licei avverrebbe la stessa cosa, anche al liceo scientifico.

Per peggiorare ancora di più la situazione, le ore delle materie scientifiche diminuiscono rispetto all'attuale. Gli istituti tecnici ad indirizzo chimico, gli unici che preparano veramente alle facoltà di chimica, subirebbero un disastro.

Ci ritroveremmo dovunque, insegnanti non laureati in chimica ad insegnare la chimica, come lei sa materia molto particolare, complessa e di base, come la fisica. Sarebbe come se, ad insegnare matematica, andassi io, solo perché ho superato 4 esami di matematica all'università.

La situazione sarebbe la stessa. Gli insegnanti della classe A60, che oggi insegnano Scienze, hanno fatto 2-3 esami di chimica durante il piano di studi. Mi dica lei se possono insegnare Impianti chimici e sintesi chimica, e soprattutto se possono insegnare il fondamento della materia.

Allo stesso tempo un laureato in chimica non ha le conoscenze per insegnare biologia e scienze della terra in maniera adeguata.

Lei ha scritto, l'ultima volta che ne abbiamo parlato, di non aver letto la bozza. Per favore la legga, non le prenderà molto tempo e aiuti la difesa delle materie scientifiche.

Le incollo anche il link alla lettera che la Società Chimica Italiana ha scritto al Ministro Gelmini e al Prof. De Toni.
http://www.soc.chim.it/it/728

Nella lettera si descrive il degrado della cultura scientifica.

Capisco che forse non è di sua competenza specifica, ma potrebbe informarsi, come uomo di scienza.

Sarebbe sufficiente dividere nei quadri orari la chimica dalla biologia e farla insegnare da laureati in Chimica oppure in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, gli attuali A13. Non vi sarebbero ore in più secondo i piani, ma la la chimica avrebbe una sua autonomia e sarebbe insegnata da persone che hanno fatto più di 20 esami sulla materia.

Parliamo di riforme ma i Quadri orari sono la spina dorsale della scuola e della preparazione degli studenti.

Giorgio Israel ha detto...

Come ho preso posizione sul Latino allo scientifico, che per fortuna è stato reintegrato, così ho detto la mia in varie occasioni sulla "scienza integrata" che reputo una bestialità culturale e scientifica. Di più non posso fare, salvo ridire quel che penso ogni volta che capita. Ma non sono né onnipotente né ho la capacità di intervenire su tutto.

chia ha detto...

Certamente non mi aspetto che lei sia onnipotente. Ovviamente è però più influente della maggior parte di noi insegnanti e sta lavorando ad un progetto che è correlato al problema da me espresso. Quindi la prego di capire che la mia non è una critica, ma solamente un invito ed una speranza. Un'invito a fare quanto in suo potere, non di più, per scongiurare questa altra bestialità, l'eliminazione della chimica come materia a sé stante dalla scuola italiana. Purtroppo la cultura scientifica ha molti meno sostenitori della cultura umanista. Sostengo la battaglia sul latino ma rischiamo di avere una generazione totalmente priva di cultura chimica e scientifica in generale e, sinceramente, qui non si sa più a chi rivolgersi.
Quindi perdoni l'insistenza, perché è ovviamente solo ad una persona di fiducia che ci si rivolge.

Giorgio Israel ha detto...

Certo, ma io faccio tutto quel che è possibile, mi creda. Dopo di che l'unica cosa a cui non mancherò mai è dire quel che penso, anche qui nei limiti in cui serva a qualcosa. Non faccio altro che combattere contro il pedagogismo, la visione "olistica" dell'insegnamento - al punto che l'altro giorno sono stato contestato dagli studenti dell'Onda, che chissà perché difendono i pedagogisti olistici... - cosa vuole che pensi della "scienza integrata?! Occorre tuttavia rendersi conto dell'entità dell'ostacolo che si ha di fronte. Perché qui non è una faccenda di mera riduzione di orari. C'è la visione della Confidustria di mezzo che vuole, pretende studenti che possiedano le "competenze" adatte agli scopi produttivi e del resto se ne infischia. Pertanto quel che vogliono è togliere il latino ovunque sia possibile e vogliono fermamente le scienze integrate, in quanto ritengono che così si forniscano quelle "competenze" e "abilità" di base necessarie, senza tanti fronzoli e perdite di tempo "teoriche". Sul latino per ora il tentativo è bloccato. Sulle scienze integrate sarà più dura. Fosse soltanto una questione di quadri orari, la si risolverebbe in un modo o nell'altro... Ha ragione: qui si rischia di avere una generazione priva di cultura scientifica. Ma a loro basta la cultura tecnica... È la solita miopia del capitalismo italiano.

chia ha detto...

La ringrazio ancora per la sua risposta. Mi chiedo se Confindustria avrà la capacità di capire che assumere diplomati che sanno solo spingere bottoni non gli conviene. E che non gli conviene neanche produrre laureati ignoranti, dato che poi le nuove tecnologie dovranno andare a cercarsele all'estero. A questo punto il governo dovrebbe dimostrare la sua indipendenza di giudizio.

Luigi Sammartino ha detto...

Ma nemmeno quella tecnica, glielo posso garantire sulla base della mia esperienza.

Come ho già detto altrove, sempre in questo blog, quello che alle imprese serve lo si può acquisire con un corso di formazione professionale di 6 mesi. Io ho conosciuto tantissimi colleghi che hanno fatto così e ne ho visti molti fare addirittura una gran bella carriera.

Per le imprese italiane conta che si impari il mestiere. E io ho l'arroganza di dire che un Istituto Tecnico non è una scuola dove si impara semplicemente un mestiere. Lo dimostra il fatto che gli studenti stessi si ribellano a certi insegnamenti che vengono impartiti nell'ITIS proprio perché li ritengono non utili alla pratica. Almeno le cose erano così quando l'ITIS lo frequentavo io. Ora magari lo scenario si è rivoltato completamente.

Tuttavia io non mi sentirei di dire che in Italia la cultura umanistica sia più difesa di quella scientifica. Se dovessi fare la lista di tutte le volte che i miei capi mi hanno irriso per il fatto che studiavo filosofia all'università!!

Aldo Ficara ha detto...

Chiar.mo Prof. Israel,
indipendentemente dalla futura struttura per la formazione iniziale degli insegnanti, volevo evidenziare un aspetto dell'esperienza SSIS , quello di aver selezionato con un concorso universitario per titoli ed esami docenti di scuola superiore rendendoli idonei al ruolo di supervisori per il tirocinio.
Tale selezione si è basata, oltre alle buone pratiche metodologiche, sui contenuti disciplinari delle singole classi di concorso.Questa "strategia culturale", non riuscita dal mai effettuato concorsone di Berlinguer, ha il merito di creare, finalmente, aspettative meritocratiche verso lo studio dei contenuti disciplinari, e non solo verso le carriere gestionali ( funzioni obiettivo, vicari, dirigenti scolastici).
Motivare ed incentivare l'approfondimento dei contenuti disciplinari crea un modello per i giovani insegnanti e per le nuove generazioni di studenti.

Ing. Aldo Ficara

Giorgio Israel ha detto...

Già, ma questa selezione ha prodotto delle persone confermate di anno in anno in violazione delle regole che si hanno costituito una vera e propria categoria, precludendo un rapporto più aperto con la scuola. Un costume tutto italiano, per cui qualsiasi cosa tu faccia diventa un ruolo a vita. Fai per una volta lo scrutatore di seggio? Nasce la categoria, il sindacato e l'associazione degli scrutatori di seggio.
In generale, le consiglio di non fare troppo trionfalismo sulle SSIS, struttura cristallizzata e autoreferenziale. Ho insegnato a più di una SSIS e talvolta mi sono trovato a essere l'unico docente a dare voti inferiori al 30 e lode. Ho partecipato a esami di abilitazione SSIS e sono rimasto molto negativamente impressionato dalla superficialità, dalla povertà disciplinare e dalla leggerezza con cui la gente veniva promossa. Non dico che sia stato tutto da buttare, ma ripeto che l'elogio trionfale è fuori luogo.

Unknown ha detto...

Chiedo al prof, Israel se è a conoscenza del fatto che praticamente è stato cancellato il Liceo Scientifico Tecnologico, sperimentazione Brocca degli ITIS, in cui insegno matematica da ormai 15 anni. Mi sembra che sia cancellato senza motivo, anche perchè non abbiamo avuto nessun rilievo dal ministero riguardo i risultati di questa sperimentazione.
Abbiamo sempre avuto alunni bravi e preparati che hanno superato facilmente i test di ammissione alle facoltà scientifiche e molti hanno avuto carriere universitarie brillanti. Proprio questa mattina ho avuto notizia di una nostra ex-alunna che sta per laurearsi in ingegneria chimica a Bologna e che è andata a preparare la sua tesi di laurea presso l'istituto di nanotecnologie d Huston.
Io mi sono laureata a Roma nel novembre del 1968 e già due giorni dopo ero in cattedra a insegnare.
Penso che fra qualche giorno presenterò la domanda di pensione ma mi addolora il fatto che qualcuno, forse con troppa leggerezza, cancelli l'unico corso di studi che dà veramente una formazione scientifica ai ragazzi e li avvii seriamente alle facoltà più impegnative.
grazie per l'attenzione.
marina gallo

PG ha detto...

Gentile professore,
riuscirebbe a darci una data indicativa entro la quale il Suo gruppo di lavoro avrà terminato? In altre parole: è plausibile che il nuovo percorso di formazione dei futuri insegnanti, quale che sia, parta dal prossimo anno scolastico/accademico? La ringrazio.
Paolo Giglioli

Giorgio Israel ha detto...

Ho già detto che il nostro gruppo di lavoro ha praticamente terminato. A questo punto però la traduzione in termini operativi non spetta a noi. È assolutamente plausibile che il nuovo percorso parta nel nuovo anno accademico, ma non appartiene ai poteri di un gruppo di lavoro decretare. Preciso questo per non dover tornare sull'argomento.
Apprezzo che mi vengano date tante informazioni come quella sui Licei Tecnologici, di cui prendo nota, ma vi prego di ricordare che non mi occupo altro che di una questione e non di tutto, e soprattutto non ho alcun potere...

Caroli ha detto...

Il problema sta nel fatto che le iscrizioni ci sono adesso, e gli insegnanti non hanno le idee chiare su corsi, materie, insegnamenti. In pratica, che cosa dire in sede di presentazione della scuola alle famiglie. Sarebbe opportuna qualche informazione un po' più chiara, ed i siti dei comuni è facile immaginare che non siano autorevoli, stante la loro caratterizzazione pro o contro l'Esecutivo. Allora?

alessandro ha detto...

Spettabile Professor Israel, sono un docente trentacinquenne di Matematica e Fisica, da otto anni di ruolo in un liceo linguistico della provincia di Milano.
Ho letto la proposta dell' "Allegato A Modifiche degli allegati B, C, C/1, C/2, C/4, C/5, C/6 e C/7 del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226" riguardante il riordino dei quadri orari delle varie tipologie di liceo.
Mi permetto di fare alcune osservazioni sulla base della mia esperienza di insegnamento:

1. nessuna materia può essere lasciata con un'ora a settimana! Non ha senso, non si riesce a fare nulla. Penso a Storia dell'arte nel liceo linguistico, classico e delle scienze umane, fisica nel liceo linguistico e musica nel liceo delle scienze umane;
2. matematica: secondo me l'insegnamento di questa materia non può essere fatto con meno di tre ore a settimana in tutti i licei. Come italiano ha 4 ore in tutti gli anni dei licei (a parte 5 nel biennio del classico), lo stesso dovrebbe valere per matematica. Sono due materie che dovrebbero stare sullo stesso piano, allo stesso livello, fanno entrambe parte della formazione di un individuo: 4 ore di italiano e 3 di matematica! E si parla tanto di "ignoranza" nelle materie scientifiche e in particolar modo nella matematica!
3. cinque ore per una stessa materia sono troppe (tenendo conto che il monte orario settimanale è di 30 ore): lo dico per la terza lingua nel liceo linguistico (che acquista un peso eccessivo: 4 ore nel biennio e 5 nel triennio!) ma anche vedendo 5 ore di matematica nello scientifico o 5 ore di latino nel classico. E infatti guardando i vari tipi di liceo sono molto poche le materie con 5 ore...
4. leggendo il programma di fisica per il liceo linguistico... è più ampio di quello del classico: vorrà dire nel triennio due ore di fisica e una di matematica? O peggio, va svolto in una sola ora? Paradossalmente matematica+fisica hanno (insieme, non è spiegata la suddivisione) 4 ore nel liceo delle scienze umane e nel linguistico solo 3!
5. l'indirizzo con maggior equilibrio mi sembra il classico (a parte per la singola ora di storia dell'arte);
6. la mia impressione sui nuovi quadri orari (mi riferisco sempre ai licei) è che si va verso una eccessiva specializzazione. E' giusto differenziare i vari tipi di scuola però la preparazione liceale,sempre secondo me, dovrebbe permettere a uno studente che esce di affrontare qualsiasi tipo di università. Se non permettiamo con un minimo numero di ore di conoscere alcune materie (bastano 2 ore e non 1!), come si fa a far nascere nei ragazzi la voglia/curiosità/desiderio di approfondirle? La scelta a 13 anni non può essere così vincolante! E' giusto differenziare i vari licei ma con un equilibrio sulla preparazione globale.
Distinti saluti!

chia ha detto...

Le bozze dei quadri orari sono un disastro per le materie scientifiche. Hanno addirittura accorpato la fisica e la chimica in alcune scuole oppure addirittura chimica, fisica e biologia (tutte e 3 le materie si) in altre. Le insegnerà uno stesso insegnante.
In più hanno diminuito le ore, come ho già detto.

Purtroppo è uscita una ulteriore bozza, più recente (il 5 dicembre)e peggiorativa.

http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/content-1577.html

La chimica viene cancellata come materia autonoma dalle scuole superiori. Ora, non capisco quale sarebbe il vantaggio per lo stato o per confindustria nel fare insegnare chimica e fisica (due materie semplici semplici) allo stesso insegnante (laureato in chimica o in fisica, in tutte e due non esiste).

Pur mantenendo le ore delle due discipline divise, la spesa sarebbe la stessa e le ore poche.

Ora, non si può fare a meno di rimanere stupefatti davanti a tale riduzione delle scienze a chiacchiere da bar.

Prof. Israel ha tutta la mia stima per quello che ha affermato nei post precedenti e aspetto con ansia di vedere i risultati del suo lavoro. Spero davvero che qualcuno ascolti quello che ha affermato nei post precedenti riguardo le materie scientifiche.

feynman ha detto...

è scandaloso, semplicemente scandaloso che dal Ministero della Pubblica Istruzione non sia ancora uscito un comunicato UFFICIALE che chiarisca la situazione del primo anno della scuola media superiore dell'anno scolastico 2009-2010. Le famiglie degli studenti della terza media attuale devono fare una scelta, ma come possono farla? Io non ho più parole per commentare l'operato dell'attuale governo. Professor Israel, lei le ha?

Caroli ha detto...

Nel mio Liceo Scientifico, anni '70 del secolo scorso, l'Insegnante di Scienze (si chiamava così) insegnava prima Biologia, poi Chimica. Niente di scandaloso.

Da rilevare: era laureata in chimica, ed autrice del testo adottato. Forse qualcuno lo ricorda: "Elementi di Chimica", autori Banchi-Pasqui. La prof.ssa Gisella Pasqui era appunto la mia insegnante.

chia ha detto...

Caroli,

nel suo caso l'insegnante era laureata in chimica. SE avvenisse questa riforma i laureati in chimica sarebbero tagliati fuori dall'insegnamento della loro materia perché nella quasi totalità (ci sono eccezioni) non sono abilitati ad insegnare "scienze" ma solo chimica e tecnologie chimiche (classe A13).

Inoltre trovo invece che tutto questo sia invece scandaloso.

L'accorpamento di chimica e fisica nelle "scienze integrate" per alcuni istituti o di chimica, fisica e biologia in "scienze naturali" in altri istituti porterà ad una situazione in cui laureati in una materia insegneranno una materia di cui hanno fatto solo 1 o 2 esami all'università.

Tra l'altro, questo potrebbe avvenire anche a danno degli abilitati in Scienze (A60) dato che non è affatto detto che si faccia insegnare fisica (che verrà accorpata a chimica e biologia) nei bienni a laureati in Biologia o Scienze naturali.

Sarebbe tanto difficile fare insegnare
- fisica a un laureato in fisica.
- chimica a un laureato in chimica o in chimica e tecnologie farmaceutiche.
- scienze naturali ad un laureato in biologia o scienze naturali?

Per 3 materie scientifiche servirebbero solo 3 classi di insegnamento, non 200.

E' tanto difficile accettare il fatto che ognuno dovrebbe insegnare la materia per cui si è laureato?

Io mi chiedo cosa serva ormai in Italia una laurea in chimica o fisica. Le industrie non ci sono, la ricerca è ferma, la scuola dice che servono tuttologi (e non ci possono essere, non si tratta di impararsi una filastrocca, ma 2 delle discipline scientifiche più complesse in assoluto).

Un laureato in chimica allora potrebbe insegnare biologia o fisica e viceversa ma...con quale preparazione? Tutto è possibile, ma con quali risultati?

Credo che andando avanti per questa strada non avremo più il fenomeno della fuga dei cervelli perché cervelli come quelli che usciranno dalle scuole italiane non li vorrà più nessuno.

Le ore complessive delle materie scientifiche poi, diminuiranno.

Caroli ha detto...

Io non ci trovo niente di scandaloso, e lo ripeto. E aspetto che i dati escano dal limbo del "sentito dire", e siano finalmente nero su bianco. Con questa affermazione, per parte mia, chiudo i miei interventi in questa discussione.

chia ha detto...

Vorrei solo puntualizzare che non si parla di "si dice" ma di bozze di quadri orario del ministero.

Si possono visualizzare qui:

http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/content-1577.html

L'unica cosa positiva è che forse, sensibilizzando chi di dovere prima che esca il decreto, forse e dico forse, è ancora possibile modificare la situazione.

Una volta uscito il decreto sarà quasi impossibile modificare i quadri orario.

blogger ha detto...

Sig. Caroli, assurdità come le leggi razziali erano ben nero su bianco ed è indiscutibile che fossero delle autentiche bestialità. L'accorpamento chimica+fisica o chimica+fisica+scienze, in questo secolo, non ha alcun senso, nè dal punto di vista didattico che scientifico. La Chimica deve essere insegnata dal docente laureato in Chimica o CTF (classe di concorso A013), la fisica dal docente di fisica A038, le scienze dal docente di scienze della classe di concorso A060. I Laureati nelle distinte discipline scientifiche in Italia sono caratterizzati non dalla loro tuttologia ma da un percorso didattico specialistico, che il taglio delle ore delle discipline scientifiche (quelle umanistiche non vengono toccate) di certo non può modificare come una bacchetta magica.

Giorgio Israel ha detto...

Lasciamo perdere le leggi razziali, perché francamente certi paragoni mi sembrano fuori luogo: se mi chiedono di scegliere tra le leggi razziali e le "scienze integrate" mi sorbisco le scienze integrate per un ventennio... (Siamo sempre all'abuso dei confronti di cui qui si è già parlato). Ciò detto le scienze integrate sono un'autentica assurdità.

Giorgio Israel ha detto...

Una piccola osservazione. Posto che le scienze integrate sono un'assurdità ecc. ecc., ha ragione Caroli. Aspettiamo e vediamo. Tutta questa agitazione sul "sentito" dire, sulle tabelle messe in rete (alcune delle quali chiaramente sbagliate o vecchie o superate) è una perdita di tempo e di energie. Meglio impiegarle su proposte reali, quando verranno alla luce. È pessima questa abitudine tutta italiana di vivere sulle indiscrezioni dei funzionari infedeli che passano sottobanco le paccate di fotocopie o spediscono i file. Ho visto tutto quel che gira in rete e trovo indecente che siti o "riviste" che si pretendono rispettabili mettano in rete documenti ottenuti "clandestinamente"...

chia ha detto...

Gentile Prof. Israel,
spero davvero che lei abbia ragione e che nulla di tutto questo si manifesti nei piani orari definitivi. Purtroppo però i tempi per l'emanazione dei decreti attuativi dei piani orario sono stretti, perché le scuole devono predisporre gli organici e gli studenti delle medie devono scegliere l'istituto al quale iscriversi. Termine che è stato già spostato di un mese (febbraio), proprio per permettere nel frattempo, la definizione degli indirizzi scolastici e i quadri orario in variazione.

Se aspettassimo di vedere i decreti definitivi, difficilmente il governo stesso avrebbe i tempi tecnici per modificare i quadri orario nuovamente, secondo le osservazione ricevute.

La cosa migliore sarebbe che il governo comunichi le sue intenzioni e si lasci il tempo di ulteriori modifiche, accettando suggerimenti e proposte altre.

Spero davvero che le cose si rivolgano in meglio, comunque e la ringrazio ancora per l'ospitalità che dà a questo argomento.

blogger ha detto...

ringrazio anche io il Prof. Israel per l'ospitalità e mi scuso se per farmi capire ho usato un paragone forse eccessivo, da intendersi come qualcosa di palesemente sbagliato (le leggi razziali), sbagliato lo è anche (anche se ovviamente di una gravità di grado diverso), per il rispetto dovuto alle prossime "generazioni di studenti", non fare in modo che non gli vengano più propinati "minestroni" di distinte discipline scientifiche, come le "scienze nuturali" (scienze+chimica) degli attuali licei (che verrebbero riproposte, con una diminuzione del numero di ore, dalle bozze) e le “scienze integrate” fisica+chimica o fisica+chimica+scienze proposte (con contestuale drammatica riduzione del numero di ore) dalle bozze per gli istituti tecnici, e che vengano tagliate le ore di discipline scientifiche a vantaggio delle ore delle discipline umanistiche.
Quanto alla autenticità o meno di tali bozze, e del fatto se esse siano o no aggiornate, a mio parere ci sono forti indizi che siano aggiornate e di provenienza ministeriale. Ma i futuri alunni hanno solo 13 anni: come possono rivendicare efficacemente? Che ne dice?

Teresa ha detto...

L'avevo già detto in questo blog ma sono stata presa alla leggera. Si aspetta di vedere "nero su bianco", quando sarà troppo tardi. Intanto il destino di noi laureati in chimica rimane appeso a un filo tra l'indifferenza generale, perchè l'italiano medio forse non riesce a capire bene quali disastri possano essere combinati, anche sul piano della motivazione e dell'entusiasmo trasmessi oltre che su quello dei contenuti, da docenti che insegnano una materia che non hanno scelto. Io sono docente di chimica, e quest'anno ho deciso di lavorare sul sostegno, in compresenza con insegnanti biologi che insegnano "scienze della materia", una disciplina che non si sa bene cosa sia (fisica? Chimica? Chimica fisica?), i cui libri di testo sono fatti malissimo e che la scuola può decidere liberamente se assegnare alla classe di concorso A060, A013 o A038. Ad esempio, nella ragioneria tale materia è l'erede della chimica merceologica, materia utile che (ovviamente) è stata spazzata via anni fa dai nostri illuminati politici. E' rimasta scienze della materia, che a discrezione del preside può essere insegnata da un chimico, un fisico o un biologo. Nella ragioneria tale materia è affidata ai chimici che prima insegnavano merceologia. MA, udite udite: ogni volta che un docente chimico va in pensione il preside decide di attribuire la materia alla A060, semplicemente perchè i biologi sono in maggior numero e fanno più pressione. Bene, dicevo che quest'anno sono in compresenza con biologi che insegnano questa materia....Che desolazione. In un prossimo commento posso elencare le perle comunicate agli studenti, poveri studenti del biennio. E io non posso neanche intervenire, perchè rischierei di essere accusata di invasione di campo dal collega (e quando non c'è accordo durante le compresenze è la fine). Faccio notare che questi sono docenti di ruolo che hanno superato un regolare concorso ordinario, uno addirittura in possesso di dottorato di ricerca all'estero. Dio salvi la chimica insegnata dai chimici e la fisica insegnata dai fisici. Sennò sarà veramente la fine di quel pò che è rimasto. Cordialmente.

vanni ha detto...

"... per rafforzare l’autonomia i prèsidi sono stati pensati come "manager", col risultato che il loro principale intento è di "promuovere" la scuola come se fosse un negozio, coprendo ogni magagna disciplinare e didattica pur di non macchiarne l’immagine e divenendo persino incapaci di sanzionare uno studente che picchia un insegnante o un insegnante razzista. E allora ci si pensi dieci volte prima di andare verso l’idea sconsiderata di un preside manager non insegnante..."

Egregio Professore, dunque Lei è fra quanti non apprezzano troppo l'idea del Ministro Bondi di inserire un manager che arriva dai panini imbottiti (mi sfugge un'imprecazione, proprio da lì, almeno arrivasse - che so - dall'informatica, dall'energia!) ad occuparsi dei Musei italiani.
Per spezzare una lancia in difesa dei manager dirò allora che tutti gli insegnanti sono dei manager, hanno un còmpito da manager: per immediatezza si pensi al maestro elementare, al quale viene affidato da sviluppare un budget (mi scuso per le parole inadeguate del gergo) di delicatezza e complessità estreme, costituito da una frotta di paperotti tutti potenzialità e speranza da istruire ed entusiasmare, il futuro all'ennesima potenza; altro che menarli a spasso con dei cartelli di propaganda al collo, bel management questo.
Sa che cosa mi vien da dire per provocarLa? che non è meno manager un maestro elementare di un professore universitario!
Qualora fossi un insegnante - vanitoso come sono - confesso che mi sentirei svilito dovendo impiegare una quota parte sproporzionata del mio tempo a discettare di voti numerici o giudizi, o di autoapprendimento, o della potabilità del teorema di Pitagora, o del corso di ceramica per incrementare socializzazione e creatività, o dei colori delle matite nelle correzioni...
E' palese che considero un manager diverso da un funzionariotto – di stampo sovietico, mi verrebbe da dire – in apprensione continua e impegnato solo e soltanto a galleggiare e pararsi le parti più tonde (quest'ultima cosa peraltro commendevole qualora non monopolizzi l'attività). Uno così nella scuola starebbe a compulsare leggi, ordinanze, bandi... a scrivere e far firmare circolari, a diramare raccomandazioni in conformità a... a troncare e sopire... a promuovere seminari di docimologia, autogestione studentesca, ceramica e cesterìa, cooperative learning e via compiacendo. E magari a confondere una scuola - anche se ci ha trascorso la vita - con un negozio dotato di bella vetrina tre dipendenti e sindacato in sorveglianza.
Forse il problema non è tanto che il preside sia manager o il manager arrivi da fuori la scuola, è che tanti manager di panza quanti ne servono non ci sono, né dentro né fuori.

Giorgio Israel ha detto...

UN PICCOLO COMMENTO A PROPOSITO DELLE PAURE CIRCA I REGOLAMENTI E LA CHIMICA E LE SCIENZE INTEGRATE, ECC. ECC. NON AVEVO RAGIONE A DIRE CHE ERA MEGLIO ASPETTARE?

chia ha detto...

Professore, se davvero l'incubo è finito, sarò sempre grata a lei e a quanti si sono impegnati per questo. La speranza già c'è, spero solo che non si interrompa troppo presto. Non ho capito se i quadri orari li han cambiati oppure no, ma la giornata di oggi è stata una bella giornata. Almeno sembra che si sia aperto un tavolo, e speriamo che porti a buoni risultati. Se il governo poi cambiasse davvero quei quadri orari (noi lo sapremo il 18 dicembre credo, ma forse lei ne è già al corrente, di quello che faranno), sarei ben felice e contenta di accordargli il mio appoggio, per quel che serve. Non sono di sinistra e non mi capacitavo della cosa, davvero.
Oggi parlavo con una professoressa che vive all'estero, e mi diceva che in Europa, sono già passati attraverso quanto avevano proposto alcuni al ministero riguardo le materie scientifiche, e si sono accorti dopo anni che era un disastro. Ora mi dicono che il dibattito sia molto aperto e l'orientamento è di tornare alla materie scientifiche di base, insegnate da laureati specialisti della materia. Non so in quali termini sia vero, e per quali paesi specifici, ma certo dovrebbe essere d'esempio per non fare gli stessi sbagli. Se il governo andasse nella direzione di cui abbiamo più volte scritto, sarei sollevata, anche di non aver sbagliato voto alle elezioni e questo mi farebbe felice.

Giorgio Israel ha detto...

Ma è semplice. Si è aperta una fase di riflessione che durerà un anno. Speriamo ora che in questo periodo si facciano valere le tesi migliori. Per il momento tutto resta come prima.

chia ha detto...

Che la fase di riflessione si sia aperta, è già una bella notizia. A questo punto non resta che impegnarsi a portare avanti le tesi migliori di cui abbiamo parlato. La possibilità ci è data e, parlo per me, cercherò di non buttarla via. Sono sempre convinta che la ragionevolezza possa ancora vincere, forse è solo necessario farle un po' di pubblicità, come quel po' di trucco che è sempre utile.

blogger ha detto...

nel sito del Ministero, pagina web http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/comunicati/2008_miur/111208_bis.shtml
si legge tra l'altro che
"Dal 1° settembre 2010 invece partirà la riforma del secondo ciclo, inizialmente prevista per il 1° settembre 2009, per dare modo alle scuole e alle famiglie di essere correttamente informate sui rilevanti cambiamenti e sulle innovazioni degli indirizzi. In particolare sul secondo ciclo si aprirà un confronto con tutti i soggetti della scuola sull’applicazione metodologico-didattica dei nuovi regolamenti."
Quindi: i regolamenti e relativi quadri orario dei Licei e istituti tecnici e forse anche professionali sono di imminente emanazione (pare nel consiglio dei Ministri del 18 o 19 dicembre); non solo: nel sito del sindacato snals è riportato il verbale ufficiale dell'incontro governo-sindacati di oggi, al quale ha partecipato anche il ministro Gelmini, dove si legge "Si svolgeranno fin dal gennaio 2009 le iniziative e le attività di informazione al fine di far conoscere, diffondere e approfondire i contenuti dei nuovi percorsi di studio." cfr http://www.snals.it/doc/posizioni/verb_Gov-OOSS_111208.pdf

Mi pare pertanto evidente che viene rinviata al settembre 2010 solo la applicazione dei regolamenti, non la loro emanazione... e se fossero come le PESSIME bozze pubblicate non si sa perchè su internet, o anche leggermente meno peggiori, con la drammatica diminuzione (sarebbe necessario invece un forte aumento) delle ore delle materie scientifiche, peraltro ancora confuse (come si legge tra le righe ministeriali) in indigeribili minestroni come le scienze integrate degli istituti tecnici e le scienze naturali dei licei?

Luigi Sammartino ha detto...

Se ora si aprono i tavoli di confronto lo si deve alle proteste dei ragazzi. Quando il ministro Gelmini fu designato questa disponibilità non mi pare che fosse granché manifestata. Anzi, Berlusconi arrivò anche a fare l'ennesima gaffe minacciando il ricorso alla forza contro i manifestanti.

Per fortuna la Destra italiana è una destra moderata. Il sistema del pugno di ferro alla Crispi è un ricordo del passato. Però rimane la tentazione di decidere senza ascoltare nessuno, sicché alla fine la mobilitazione di massa si rende necessaria. Ricordo ancora il tentativo di abolire l'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e la mobilitazione che ne conseguì.

Giorgio Israel ha detto...

Se vogliamo vedere nero ci si accomodi. Nel settembre 2010 partirà la riforma del 2° ciclo. Mancano quasi due anni. E, nel frattempo "si aprirà un confronto", ecc., il che significa - per chi vuol capire - che tutto verrà riesaminato e ridiscusso punto per punto. L'emanazione dei regolamenti non significa niente, significa soltanto un impegno a rendere operativi dei regolamenti di quel genere per il settembre 2010, non dice nulla quanto al loro contenuto. Altrimenti perché si sarebbe rinviato. Se si voleva emanarli come sono bastava farlo. Facciamo funzionare la logica, per favore. Può darsi pure che alla fine prevalgano i punti di vista peggiori, con le scienze integrate, ecc. Non so se molti si rendono conto che il fronte di coloro che sostengono le scienze integrate o altre "innovazioni" giustamente definite pessime è TRASVERSALE e tanto più insidioso. Esiste un ampio fronte di sinistra, confindustriale, ecc. che vuole le scienze integrate, il pedagogismo (tipo Liceo Umanistico: a proposito, perché nessuno parla di questa autentica schifezza?). Perciò, invece di fare lamentazioni o propaganda, sarebbe meglio rimboccarsi le maniche, entrare nel merito, fare proposte costruttive.
Ed è anche propaganda, per la quale scappa soltanto da ridere, dire che se si aprono i tavoli è merito delle proteste dei ragazzi. Ma per favore... In questa faccenda l'"onda" ha pesato come il due di coppe quando la briscola è a bastoni, anche perché il "movimento" ha capito qualcosa di quel che stava succedendo alla maniera dell'asino in mezzo ai suoni.
E speriamo che siano tavoli di lavoro e non tavoli di confronto, perché questo paese muore della malattia dell'assemblearismo, di cui non se ne può letteralmente più.

chia ha detto...

Credo che il problema di un certo sostegno o possibile sostegno trasversale alle "scienze integrate" sia che la maggior parte dei parlamentari, delle persone che fanno politica, di dirigenti non provenga da lauree scientifiche nel senso stretto. Molti laureati in giurisprudenza, scienze politiche, lettere, lingue straniere. C'è una certa non conoscenza delle materie scientifiche, molto diffusa. Forse queste persone pensano, basandosi sulla loro esperienza personale, che le scienze siano un tutt'uno...ma forse, e non voglio essere cattiva, non saprebbero neanche distinguere cosa è un argomento di fisica e cosa è un argomento di chimica. Questo avviene anche nel PD. Vorrei ricordare questo silenzio assordante, riguardo la situazione delle materie scientifiche, da parte del PD. Pensate se Veltroni avesse utilizzato questo argomento per fare opposizione. Sapete quanti italiani lo avrebbero seguito? Ora, le cose sono due: o non è in grado di capire la gravità della questione e fa parte di quella linea di sostegno trasversale guidata da confindustria, oppure non è in grado di sfruttare argomenti decenti (invece del grembiulino) per fare opposizione.
L'unica cosa che si deve fare in questo momento, e per il prossimo anno e mezzo, è continuare a sensibilizzare tutti, dai funzionari ministeriali, ai politici, ai giornali. Portando fatti.

Luigi Sammartino ha detto...

Se non ricordo male, anche la riforma Moratti ricevette delle critiche, anche aspre. Tuttavia mancò la contestazione e tale riforma venne attuata così come era stata disegnata. Quando poi al governo ci andò Prodi la riforma venne abolita in tutto e per tutto, senza alcun tentativo nemmeno di aggiustamento. Ora, ad essere sincero, quella riforma io non la disprezzavo. A me piaceva. La sua cancellazione da parte del Governo Prodi io non la condivisi. Ma neanche lì ci fu una contestazione di massa. E il governo Prodi agì senza che nemmeno i media ne parlassero troppo.
Lei mi dirà: anche la Sinistra agì senza ascoltare nessuno. Ma la realtà è che nessuno parlò, nessuno contestò in maniera massiva né l'attuazione di quella riforma né la sua abolizione.

Con la Gelmini invece la mobilitazione c'è stata. E nonostante la sua riforma fosse oramai stata approvata anche in Senato, alla fine il governo è dovuto tornare indietro.

Non riesco a trovare elementi di propaganda in quello che sto dicendo. Che il movimento giovanile fosse male informato è assolutamente vero. Del resto quelli veramente informati poco si curano di informare anche gli altri. E di esempi di disinformazione anche recenti ce ne sono tanti. Ma, senza le proteste, quella riforma - oramai approvata in Senato - sarebbe stata attuata.

Il mio non è un discorso né di Destra né di Sinistra. Infatti, come ho già detto, a me la riforma Moratti piaceva (almeno la parte riguardante il riordino dei cicli).

Le masse non sono mai informate, e tanto meno i ragazzi. Ma chi governa deve fare i conti con le manifestazioni, anche qualora esse siano disinformate, se non altro per avviare una campagna di informazione e di adeguata comprensione che rassicuri genitori e studenti, o che per lo meno sia sufficiente a raffreddare gli spiriti infuocati. L'alternativa altrimenti qual è? Agire come agì Crispi a partire dal 1891? Non mi pare che in quello che sto dicendo ci siano elementi propagandistici.

Luigi.

Teresa ha detto...

Sul fatto che le scienze integrate siano volute da uno schieramento trasversale ha perfettamente (e tristemente) ragione. Proprio per questo bisogna impedire in tutti i modi questa sciagura. Non sempre le idee trasversali sono le migliori. Basta guardare i programmi di scienze per rendersi conto che queste non possono essere amate dagli studenti se questi non hanno nessuna conoscenza del mondo molecolare. Ma come si fa a studiare le rocce nel biennio quando l'allievo non può avere la più pallida idea di cosa sia il carbonato o un silicato?? Eppure i programmi sono questi; fatti per indurre gli studenti a imparare le scienze della vita e della terra a memoria. Tutto perchè non si accetta l'idea che la chimica è una SCIENZA DI BASE, propedeutica allo studio di sistemi complessi come il corpo umano o la crosta terrestre. E che solo un laureato in chimica può insegnarla con il necessario rigore. Chi dice che nel biennio i contenuti sono semplici e che quindi il tipo di studi universitari dell'insegnante non ha importanza mostra una ignoranza di fondo grave in ambito didattico.

Giorgio Israel ha detto...

Risposta a Luigi Sammartino.
Mi permetta ma non soltanto lei ricorda male, ma è anche disinformato.
1) La riforma Moratti fu contestata aspramente ma passò perché era sostenuta da un fronte trasversale. Difatti i pedagogisti che l'avevano scritta erano in gran parte consulenti del precedente governo di sinistra.
2) Prodi non ha abolito proprio per niente la legge Moratti che difatti è ancora oggi pienamente in vigore.
3) Per essere applicata la legge Moratti richiedeva regolamenti attuativi che la Moratti non aveva avuto tempo di fare.
4) Il governo Prodi non li ha fatti bensì ha promulgato (Fioroni) Indicazioni Nazionali che sono direttive sui programmi che però non hanno valore di legge (e quindi non hanno alcun valore rispetto alla legge Moratti) ma creano una situazione di sperimentazione in coesistenza con la legge Moratti
5) Per attuare il taglio degli orari e il riordino dei licei, l'attuale MInistro può farlo soltanto nel quadro dell'unica legge esistente (Moratti) e quindi deve farlo nella cornice della promulgazione di regolamenti attuativi (ordinamenti).
6) Si è resa conto che l'operazione è troppo complessa e controversa per tanti motivi (tra cui quelli esposti da scriventi a questo blog) che è lungo enumerare e quindi ha scelto di rinviare di un anno per un esame più approfondito e meditato. Beninteso, a meno di non fare una nuova legge, non si può che operare all'interno di questa, magari emendandola. Comunque questa è una partita aperta.
7) È pertanto falso che il ministro abbia ceduto a proteste o alla piazza. Al contrario, questa è stata una scelta responsabile e intelligente, anche perché, a differenza degli altri casi, le proteste che ci sarebbero state - ma che finora non c'erano state - sarebbero state motivate.
8) Infine è una balla totale che ci sia stata una macchina indietro sulle primarie. Ma chi diamine aveva pensato che il tempo pieno si potesse fare con un maestro solo?... Il punto è che ci sarà comunque il maestro prevalente. Poi chi vuole il maestro unico può chiederlo. Leggere l'intervista sul Corriere.
A me la riforma Moratti non è mai piaciuta. La trovo pericolosa e capace di provocare un autentico tsunami sulla scuola. Spero che come tale non venga mai applicata, se non dopo una robusta revisione.
Comunque, queste sono opinioni. Ma quanto ai fatti non voglio affatto dire che lei sia un propagandista. Constato però dalla sua disinformazione (come il credere che la riforma Moratti sia stata cancellata del tutto) che lei è una vittima della propaganda. Lasci perdere quel che racconta Veltroni e certo sindacalismo che è alla canna del gas. Che la Gelmini abbia "perso" è una balla per tenere su il morale e giustificare la smobilitazione.
Cordialmente

chia ha detto...

Una domanda Professore,
riguardo alle proposte costruttive che bisogna trovare il modo di fare arrivare a chi di dovere, mi chiedo quali siano i giusti canali. A chi, a quale organizzazione, in quale modo è utile mandarle?
Per quanto riguarda il liceo delle scienze umane, non vedo proprio che significato abbia. A cosa dovrebbe servire? davvero non riesco a capirlo. Forse sono all'antica, anche se giovane docente...ma uno scientifico migliorato rispetto a quello attuale (vedasi chimica, fisica, biologia, fatte alla giusta maniera), un classico, un artistico, forse anche il musicale coreutico (credo che mi sarebbe piaciuto farlo a 15 anni), un linguistico, non sarebbero sufficienti? Cosa è mai questo liceo delle scienze umane che ha materie scientifiche quasi come allo scientifico ( e qui si vede la debolezza dello scientifico, comunque)?
Un'altra cosa sta passando come vera sui giornali: il potenziamento delle materie scientifiche delle nuove superiori. Questo non è vero, in maniera evidente. Dunque davvero mi chiedo questa informazione dove stia andando. Ma se le sono lette le bozze degli orari prima di scrivere cose che poi la gente dovrebbe prendere per accurate? Una volta si parlava tanto di controllare le fonti nel giornalismo. Ora mi pare che controllarle sia un momento straordinario e bizzarro.

Anonimo ha detto...

Caro professore, sono d'accordo con lei. Un serio ripensamento prima di passare alla realizzazione della riforma del secondo ciclo è senza dubbio auspicabile. Non tanto, a mio avviso, per quanto riguarda la struttura curricolare -per i licei scientifici la proposta della Moratti è senza dubbio migliorativa e ha il pregio di eliminare le molteplici sperimentazioni- ma soprattutto per il contenuto dei programmi. Questi ultimi(parlo delle scienze che insegno da anni), profondamente influenzati dalle logiche dei pedagogisti ministeriali, sono presuntuosi, faraonici e didatticamente inconcludenti.Dispiace che la stampa, facendosi portatrice della logica perversa che fa di studenti e genitori degli "utenti", faccia passare l'idea che, soprattutto per la scuola elementare, il Ministro abbia fatto marcia indietro.

Luigi Sammartino ha detto...

In effetti la legge Gelmini è passata in Senato, e quindi i tagli previsti dovrebbero di fatto essere attuati. Del resto questi tagli sono spalmati su cinque anni. Il primo anno saranno di piccola entità, mentre saranno gli anni successivi quelli che vedranno tagli più consistenti. E in tutto questo periodo di tempo il ministro riuscirà probabilmente a presentare la cosa e a renderla il più indolore possibile per famiglie e studenti.

Per favore, non voglio essere frainteso. Intendo dire che la Gelmini riuscirà ad attuare i tagli senza probabilmente creare disservizio alle famiglie e agli studenti. Ma questo lo si capirà nei prossimi anni.

Del resto, sulla necessità di adoperare dei tagli di spesa nella scuola io non mi esprimo, anche perché ne so molto poco di come funziona la scuola dal punto di vista della gestione dei costi. Tuttavia, trovo molto verosimile ciò che lei dice a proposito degli sprechi.

Riguardo alla legge Moratti, da quello che ho capito, la Gelmini ha deciso un riordinamento degli indirizzi di scuola che mantiene l'esistenza degli Istituti Tecnici, ad esempio. La riforma Moratti invece intendeva riconvertirli in Licei.

Ovviamente, ha ragione lei, professore, quando dice che la riforma non è stata realmente abolita. Ma anche se ciò e vero nella forma, a me pare che sia falso nella sostanza perché, ripeto, anche la Gelmini intende mantenere gli Istituti Tecnici, quando la riforma Moratti intendeva di fatto sostituirli o convertitli con dei Licei.

Ma probabilmente, anche su questo punto sono disinformato. Del resto le fonti che uso sono quelle solite dei giornali. E, come qualche altra volta ho detto in questo blog, io dei giornali mi fido limitatamente.

Cordialmente.
Luigi Sammartino.

blogger ha detto...

Premesso che ai docenti laureati in Chimica e in CTF della classe di concorso A013 è attualmente "vietato" di insegnare la chimica nei Licei, che viene invece affidata ai docenti di scienze della classe di concorso A060, cosa a mio parere disgustosa, e che sarebbe stata confermata sia nei vecchi quadri orario del Ministero Moratti che in quelli delle bozze non ufficiali del Ministero Gelmini, approfitto dell'intervento della Professoressa Anna, che mi pare di capire (mi smentisca se sbaglio) insegna le scienze in un Liceo Scientifico da anni, per farle due domande:
1) qual è la Sua Laurea?
2) nel liceo, all'interno della disciplina "scienze naturali", insegna anche la Chimica?
3) quanti esami di Chimica ha sostenuto nel suo corso di studi accademico? Ha effettuato una tesi sperimentale?
(i laureati in Chimica vecchio ordinamento oltre 20, con tesi sperimentale di un anno) Sui "pedagocrati" sono d'accordo e rinvio all'articolo riportato nella pagina web http://www.web75.net/aic-eu/index.php?option=com_content&task=view&id=152&Itemid=175

Anonimo ha detto...

Per Democrito
1)Sono laureata in scienze biologiche
2)Insegno dalla II alla V, in IV ho il corso di chimica. La mia collega dei corsi paralleli è in cambio laureta in chimica industriale e insegna biologia in II e in III senza avar mai fatto un esame di biologia...
Ho sostenuto gli esami di chimica generale e inorganica, di chimica organica, di biochimica. Tutti e tre triennali.
Ho fatto una tesi sperimentale sull'inquinamento da metalli pesanti.
Ho passato un concorso con il massimo dei voti e l'orale verteva su tutte le discipline che avrei potuto insegnare.
Mi piace quello che insegno e da sempre continuo a studiare.

chia ha detto...

Il fatto che un laureato in biologia, con due (dicasi 2) esami di chimica di materia generale, più uno in biochimica, che è molto più biologia che chimica (io ho fatto CTF e ne ho fatti una ventina di chimica pura e una decina di biochimiche varie, biotecnologie etc) insegni chimica, ed un laureato in chimica invece, insegni biologia e scienze della terra...beh questo è proprio la dimostrazione che le scienze, al ministero, non sanno neanche che cosa sono. Ed è anche la dimostrazione che il liceo scientifico sarebbe da rifondare, proprio come suddivisione di materie e di classi di insegnamento adibite ad esse.

Con un esame di chimica inorganica e un esame di chimica organica, non si ha conoscenza sufficiente. Con questa preparazione si ha meno conoscenza di un perito chimico (attuale), ci rendiamo conto? Per fare un paragone nell'ambito matematico, significa poter insegnare al liceo solo con un esame di matematica generale e un esame di analisi I. E tutto questo quando la classe di insegnamento dei laureati in chimica e CTF, che è la A13 e non la A60 (che i chimici prendono soltanto raramente, come aggiunta ed è invece sovraffollata di laureati in scienze biologiche e naturali) non è autorizzata ad insegnare al liceo. E si vorrebbe portare la stessa situazione negli istituti tecnici.
Non le sembra assurdo? Io trovo che lo sia.
Questo al di là del fatto che magari la Professoressa Anna, è bravissima, non lo metto in dubbio.
Ma vorrei riferirmi a un principio di didattica generale, non particolare.
Ora, non sarebbe condivisibile una divisione delle materie scientifiche sulla base della laurea di provenienza? Ai biologi le scienze della terra e le biologie, ai chimici la chimica (dovunque sia insegnata) e ai fisici la fisica. Dovrebbe passare il principio che fare 2 esami di una materia non è sufficiente a insegnarla perché si insegnerebbe proprio il livello a cui si è. Cosa molto difficoltosa.

Un'altro esempio. Nel corso di laurea in chimica e anche nel corso di laurea in CTF si fanno diversi esami di matematica e analisi. Come giudicherebbero i matematici che questa materia al liceo venisse insegnata da chimici e loro stessi invece non fossero autorizzati ad insegnarla?
Abbiamo la fortuna di avere laureati specialisti ed esperti e cosa facciamo? Li buttiamo via e nella migliore delle ipotesi li facciamo diventare insegnanti d materie per cui non sono preparati.

Giorgio Israel ha detto...

Va detto che stavolta non è colpa del Ministero. La trovata delle "scienze integrate" è un parto congiunto di alcuni accademici e di ambienti confindustriali cui non importa nulla della preparazione generale. Vogliono soltanto persone dotate di "competenze" ad hoc.

blogger ha detto...

Non sono d'accordo in quanto:
a) le a mio parere assurde "scienze integrate" (chimica+fisica+scienze) erano presenti nei quadri orario del Ministero Moratti nel 2005; probabilmente Confindustria ha ripreso la pessima idea, ma non mi pare che ne fu l'ispiratrice nel 2005;
b) le a mio parere altrettanto assurde "scienze naturali" (chimica+scienze), oltre ad essere già purtroppo vigenti negli attuali Licei, sono state riproposte sia nei quadri orario del Ministero Moratti che in quelli del Ministero Gelmini.

Teresa ha detto...

Per la signora Anna:
io, laureata in chimica pura (vecchio ordinamento) aggiungo:
ho sostenuto gli esami Istituzioni di Matematiche 1 e 2, Esercitazioni di Matematiche 1 e 2 (per chi non lo sapesse con questa dicitura, a chimica, si indicavano i corsi di algebra lineare e geometria), Fisica Sperimentale 1 e 2, Esercitazioni di Fisica Sperimentale (laboratorio di fisica con elementi di programmazione e statistica), Chimica Fisica 1 e 2, Esercitazioni di Chimica Fisica 1 e 2. Questi erano tutti corsi obbligatori e annuali. Poi ho sostenuto altri 4 esami opzionali di Chimica Fisica, e ho sostenuto una tesi in Chimica Fisica al Laboratorio Luce di Sincrotrone Elettra di Trieste. EPPURE NON POSSO INSEGNARE MATEMATICA E FISICA ALLE SUPERIORI (cosa che ritengo giusta, dato che ci sono fior di laureati in matematica e fisica che possono farlo meglio di me) PUR ESSENDO IN QUESTE MATERIE MOLTO, MOLTO PIU' PREPARATA DI QUANTO UN BIOLOGO O UN GEOLOGO SIA PREPARATO IN CHIMICA (ricordiamoci, ad esempio, che non tutti i biologi sono biologi molecolari, anche se nemmeno questi hanno la preparazione chimica sufficiente. Stendiamo poi un velo pietoso sulla preparazione chimica dei geologi, e, dulcis in fundo, su quella dei laureati in scienze naturali, le cui competenze non ho mai afferrato del tutto forse per ignoranza personale).
Preciso che faccio parte di una sparuta percentuale di chimici abilitati anche in scienze (A060), ma tuttora non riesco a capire perchè il Ministero mi abbia concesso tale abilitazione, visto che non ho sostenuto un solo esame serio di biologia. Ad ogni modo,è molto difficile, se non impossibile, che io vada a insegnare scienze in un liceo. Purtroppo il caso contrario è la NORMA. Bisogna avere l'onestà intellettuale per ammettere i propri limiti e per lasciare spazio a chi ne sa più di noi. Questo vale per tutti, chimici compresi, ma in particolar modo per i biologi, che vantano una fiducia nella loro efficacia come insegnanti di chimica che io, laureata in chimica, quasi quasi invidio.

Luigi Sammartino ha detto...

Scusate se mi intrometto in questa discussione. Ma, la stessa confusione c'è, secondo me, da parte del ministero, anche per ciò che riguarda la matematica.

Ad esempio, con la laurea in Economia Politica si può insegnare Matematica Applicata (Classe 48/A). Questo è perlomeno quanto viene riportato nel sito del ministero della pubblica istruzione.

Ora, in questa classe è compresa anche "Calcolo delle Probabilità" negli ITIS.

Il programma di "Calcolo delle Probabilità" negli ITIS è quello che potete vedere in questo sito.

http://www.itisandria.it/programmi_dir/informatica_11calcolo.htm

Ora, sulla base di questo programma, io mi aspetterei di vedere questa disciplina insegnata da un laureato in matematica o in ingegneria, ma non da in laureato in Economia Politica, che del resto avrà fatto sì e no un paio di esami di statistica (obbligatori).

In altri termini, a me pare che il ministero ragioni in base agli esami sostenuti piuttosto che in base all'orientamento del corso di laurea. Basta aver fatto un solo esame di statistica, che sei automaticamente abilitato a insegnare quella disciplina nelle scuole superiori. Ed è chiaro che si tratta di un criterio piuttosto discutibile.

Se vuoi insegnare "Filosofia e Storia" al Liceo la laurea in Filosofia non basta. Devi aver seguito un piano di studi che particolare.

A me pare che nelle discipline scientifiche ci sia invece una certa confusione.

Saluti.
Luigi Sammartino.

Stefano ha detto...

Che dire allora di Storia dell’Arte nel paese che ha – secondo i piu moderati - la metà del patrimonio storico-artistico mondiale prof . Israel?

L’insegnamento di “Disegno e Storia dell’Arte” nelle scuole secondarie superiori ((A025)- area disciplinare 1), è infatti chiaramente viziato da una errata disposizione dei relativi insegnati che (caso unico) provengono da un doppio e assai dissimile curriculum formativo. O sono formati alla Accademia di Belle Arti o hanno Laurea in Architettura.

La mia proposta, ovvia , è quella di una appropriata collocazione dei docenti in relazione appunto al loro curriculum culturale e formativo.

Oggi i prof diplomati della Accademia di Belle Arti e provenienti da una formazione di Liceo Artistico possono insegnare (abilitati con o senza corsi Siss) “Disegno e Storia dell’Arte”(A025) nei Licei Scientifici e Psicopedagogici … ma senza avere (curriculum studiorum alla mano) conoscenze culturali adeguate al livello degli studenti di quelle scuole. Questo docente non si è mai formato con basilari studi di filosofia, latino, lingue straniere; nei suoi programmi c’era e c’è poco italiano e storia; alla Accademia c’è anche poco disegno tecnico; le competenze quasi esclusive di disegno artistico ornato rendono pertanto questi docenti più adatti all’insegnamento di “educazione artistica” nelle scuole medie (A028) e/o a di discipline plastiche (A022) e discipline pittoriche (A021) nei licei artistici e negli istituti d’arte se abilitati e laureati in materie coerenti.

A differenza dei suddetti docenti, i docenti abilitati che non solo provengono da studi liceali classici o scientifici, ma che hanno conseguito Laurea (vecchio ordinamento o LS) in Architettura, e che hanno in base ai loro studi competenze di disegno tecnico e conoscenze artistico culturali più solide e strutturate, risultano chiaramente adeguati all’insegnamento di “disegno e storia dell’Arte” (A025) nei. licei Scientifici e Psicopedagogici. Non le pare professore?

Unknown ha detto...

In realtà un accorpamento delle classi razionale sarebbe facile per le materie artistiche. La A025 non ha senso di esistere. So che gli architetti ci sono affezionati, perchè consente loro di fare il doppio lavoro, e so anche che non si eliminerà mai operchè la lobby degli architetti è potentissima...
ma siceramente la A025 è composta da un'ora di disegno, che si può affidare agli abilitati in disegno tecnico (il disegnop ornato lo eliminerei proprio, è ridicolo in un liceo sciuentifico), e da ore di storia dell'arte che dovrebbero essere affidate a chi fa loa A061. Un architetto non è uno storico dell'arte, non ha la preparazione di uno storico dell'arte. Ricordo solo alcuni esami fondanti della storia dell'arte che gli architetti non fanno: letteratura artistica, storia della tecniche artistiche, metodologia di ricerca storico-artistica, storia sociale dell'arte, critica d'arte, storia delle arti applicate, e altri ancora! quindi per cortesia, stabiliamo chi può insegnare cosa! con lo sdoppiamento delle ore della A025 in A061 e quelle di disegno tecnico, si eliminerebbe un'inutile classe di concorso. chi ha la A025 sarebbe ovviamente riconvertito, ma andrebbero ad esaurimento. Per personale esperienza (e con le dovute eccezioni che confermano la regola) gli architetti che insegnano storia dell'arte la insegnano male perchè nella maggior parte dei casi non la conoscono e si limitano ad una ridicola esposizione di opere e descrizione relativa. Non conoscono le dinamiche artistiche e non hanno passione per la pittura, scultura e tutte le altre molteplici forme artistiche. Però così hanno uno stipendio fisso e possono lavorare in privato il pomeriggio, dando alla scuola il minimo delle energie. Ditemi, è giusto? ma chissà perchè non mi meraviglia, dato che siamo in Italia...