Striscia davvero divertente e pure istruttiva: se ne deduce che anche negli USA (o forse in GB?) gli insegnanti son fra le ultime ruote del carro come da noi. Personalmente però, ho un opinione un po' contrastante sulla necessità di pagar bene gli insegnanti. Lo scopo naturalmente deve essere una scuola che funziona, la buona scuola la fanno i buoni insegnanti (e in subordine una efficiente organizzazione). Pare evidente che raddoppiare lo stipendio all'attuale corpo docente non comporterebbe automaticamente un miglioramento della qualità: chi insegna male e/o svogliatamente resterà con i propri limiti e i bravi continueranno a dare non più di quel che già danno. Non conosco premio o incentivo (o sanzione) capace di trasformare un cattivo insegnante in uno bravo. Per quanto riguarda il prestigio sociale, il bravo insegnante continua a riscuotere la stima e il rispetto di studenti e famiglie, ma è una stima che si guadagna sul campo grazie a un forte impegno, vocazione e professionalità, e non più ottenuta in virtù del ruolo ricoperto. Insomma la ricetta “più soldi agli insegnanti” da sola a mio avviso non porterebbe lontano, bisognerebbe unirvi una formazione e una selezione serie (provvedimenti difficili ma possibili) e un ritorno alla sanzione per gli studenti mediocri, ma quest’ultimo passo a me sembra di difficilissima attuazione: quando i buoi son scappati dalla stalla... (e non mi riferisco solo agli studenti ma a tutta la società). ( Magari avrò scritto cose già stradette e ripetute in questo blog, me ne scuso perchè son nuovo)
La classe insegnante è molto eterogenea, ma facendo una media mi sento di dire che prendiamo anche troppi soldi considerando il "prodotto" che esce dalle nostre scuole e il diffuso asservimento ai capricci di genitori e studenti.
Sarà una fuga dal grigio reale ma, se permette, vorrei chiederle di aggiungere una chiosa all' ultimo tema sulla didattica della Fisica, dove lei ha impartito una vera lezione di Filosofia della Scienza. Sono andato a rileggermi un vecchio volumetto edito nel 1900 dalla G.Barbera di Firenze scritto dal Dr E. Solmi: Frammenti letterari e filosofici di Leonardo. Le chiedo: Il mio professore di Meccanica razionale. Antonio Signorini, morto negli anni '60,non aveva dubbi nel sostenere che il principio d' inerzia fosse da attribuire al grande Leonardo.La stria della Scienza è oggi dello stesso parere? Gianfranco Massi
Liberate gli insegnanti dai lacci strangolanti di POF, progetti e autonomia, lasciateli lavorare su contenuti seri, annullate i corsi di aggiornamento, fateli leggere e studiare, togliete tutta quella montagna indefinita di obiettivi che sommerge e oscura le conoscenze fondamentali, restituite autorità al loro ruolo, lasciate che assegnino i 4 a chi se li merita senza aver paura di essere denunciati dai genitori, smettetela di mentire con le storie del recupero dei deboli in un tempo record di 8-10 ore a quadrimestre (i deboli, cioè i negligenti, recuperano solo studiando intere giornate e nottate tappati in camera!). Solo dopo giudicate se siamo davvero i diretti responsabili del cattivo prodotto che esce dalle nostre scuole. Per me lo stipendio può benissimo rimanere quello che è. E' secondario rispetto ad una riforma sostanziale del sistema.
A Gianfranco Massi. Signorini era un illustre fisico-matematico ma di storia non sapeva nulla. Non da ora, ma da sempre si sa che Leonardo non ha mai enunciato nulla che somigli al principio d'inerzia. Basti dire che credeva al principio della dinamica cosiddetto peripatetico, secondo cui la forza impressa è proporzionale alla velocità del mobile. Principio peraltro perfettamente ragionevole se non si trascura l'attrito. L'unico contributo rilevante di Leonardo in meccanica è alla discussione del concetto di forza, sia pure in modo molto letterario e poetico. Lo stesso Galileo non ha enunciato il principio d'inerzia se non come persistenza del corpo libero in moto circolare uniforme. Il primo che ha enunciato in modo corretto il principio d'inerzia è Cartesio. Forse ai fisici la cosa non piace, ma è così, è indiscutibile.
Barbara, quando nel mio Collegio Docenti si prova a proporre un po' più di rigore si finisce rigorosamente in minoranza. Lo sfascio attuale è stato solo in parte subìto. Per questo penso che una riforma dall'alto risolva solo una parte del problema. Ben venga, comunque, se può portare un po' di serietà.
- Sbaglio, o in altri paesi gli insegnanti di scuola superiore guadagnano di piu', ma svolgono anche un lavoro a tempo pieno, tipo 8-17?
- Mia moglie e' tornata a casa oggi dopo un Collegio Docenti raccontando la cosa seguente: discussione tra professori se mettere dei criteri rigidi per il voto in condotta (legare cioe' il voto in condotta alle assenze, alle note etc.); decisione a maggioranza: NO, perche' allora anche noi docenti ci dovremmo disciplinare, cioe' arrivare in orario, etc. Ma piu' di cosi' si puo'??
Lo so che il solo intervento dall'alto non sarebbe pienamente risolutivo; ma una riforma seria, dettata da un vero interesse per le sorti della scuola e del futuro della nostra civiltà, è tuttavia indispensabile. Si pensi, ad esempio, al fatto che in pagella (per dirla bene "documento di valutazione") i miei alunni di prima elementare si sono trovati davanti a 16 voti! Che senso ha, dal momento in cui stanno appena imparando a leggere, scrivere e contare? E i miei hanno lavorato sodo sulla lettoscrittura e sui primi elementi di matematica per tutto il tempo del primo quadrimestre: arrivare a possedere benissimo gli strumenti elementari della lingua e della logica è la condizione senza la quale non si può affrontare nessun altra disciplina. Non c'è tempo per le schede sui concetti topologico-spaziali e per il resto (e meno male che non ce n'è...Anche se ci fosse, preferisco leggere ad alta voce un bel libro)! Non potrei farlo, però. Riportare 16 volte in pagella lo stesso voto è un rischio a cui pochi vogliono sottoporsi. Cercare di modificare leggermente qualcosa per non dare nell'occhio è un'assurda violenza che il docente non deve subire. I genitori ti chiedono: "Ma quando hanno fatto questo e in cosa consiste quest'altro insegnamento?" Quelli intelligenti capiscono, con gli altri rischi... ...Dopo ci lamentiamo che non sanno dividere in silabe...
A Lucio. Diverse volte non andiamo d'accordo. Ma stavolta in toto. Sono coinvolto in un tentativo di riforma e tocco con mano le resistenze della politica. Ma tutti abbiamo una responsabilità. Perché non c'è barba di riforma che tenga, in assenza di senso etico e del dovere. È come la faccenda delle modalità dei concorsi universitari. Possono pensarne diecimila, se esiste una corruzione diffusa qualsiasi regola verrà aggirata.
Grazie della risposta, professore. Che con dispiacere ritengo conclusiva, anche se trovo Leonardo di gran lunga più affascinante di Cartesio. Cordialmente, G. Massi
Affascinante senz'altro, altrettanto importante neppure da lontano. Sebbene della fisica cartesiana (principio d'inerzia a parte) sia rimasto soltanto un cumulo di macerie, la scienza moderna si è configurata come un centauro, per metà fisica-matematica newtoniana e per l'altra metà filosofia scientifica cartesiana. Ancor oggi, la scienza è cartesiana per il riduzionismo in definitiva materialistico e per il l'approccio meccanicistico. Né riesce a trovare una strada diversa.
Vi sottopongo un'altra possibilità traguardata sul futuro: che uno stipendio più alto sia maggiormente attrattivo per studenti con maggiori motivazioni rispetto alla professione di insegnante, a partire dalla scuola dell'infanzia. Per esempio, ai test di selezione per l'ammissione al corso di scienze della formazione primaria prevalgono studenti già in possesso di altra laurea, di solito non attinente al mondo della scuola (giurisprudenza, dams, sociologia, ottica). La motivazione spesso esplicitamente dichiarata negli incontri di formazione al tirocinio, è che si tratta di un corso di laurea che offre sbocchi occupazionali sicuri (è ritenuto "sicuro" anche il precariato con contratto annuale in questo momento storico). Credo che la motivazione professionale non sia una variabile indipendente ma una delle possibilità che spinge studenti e professionisti a migliorarsi, a studiare, ad aggiornarsi, a sperimentare, prescindendo dallo stipendio. Sono d'accordo con la ricerca di principi di selezione a partire dai corsi di laurea, attualmente poco praticati; ma credo sia necessario anche attivare percorsi di valutazione dei curriculum professionali dei docenti in attività: soltanto a partire da criteri di qualità sulla formazione disciplinare, sulla formazione e aggiornamento in servizio, è proponibile differenziare carriere e possibilità di progressione economica. Ovviamente è possibile che la politica e un certo approccio sindacale intralcino tentativi di riforma e di progetto di nuovi modelli di scuola e di educazione; ma credo che i tempi siano maturi e che molti docenti siano disposti ad esperire queste possibilità di sviluppo della professionalità. Ho notizie di collegi docenti in cui l'innovazione non è sempre in minoranza e frequento colleghi e colleghe disposti a sperimentare anche articolazioni diverse dei tempi della professionalità e del lavoro: dunque non dispero.
Egregio Professore, egregio Demeio, si ha un bel da dire: la considerazione e il portafoglio. Episodi circoscritti e di scarso rilievo di per sé, amplificati quand'anche non sostenuti dai mezzi d'informazione possono indirizzare l'opinione pubblica verso generalizzazioni ingenerose, anche crudeli. Penso agli allegri insegnanti di Longhena, quelli del 10 non politico bensì – si notino le stolide argomentazioni da miserabili in ogni senso – del 10 pedagogico. Penso al loro infantilismo ottuso, alla totale mancanza di consapevolezza (e se la consapevolezza implica l'intelligenza, parliamo almeno di rispetto per gli altri e per sé, il rispetto - Lei Professore parla di senso etico e del dovere - ha a che fare con la comune buona educazione; parliamo almeno di buon gusto): quanti danni possono recare all'immagine dell'insegnante, al suo compito - forse dire missione è retorica - ed alle responsabilità che comporta? Della scuola e dei ragazzini non dico ora nulla. Quante volte l'ideologia (e la menzogna tout court), la fesserìa sbraitata, l'esercizio della pressione psicologica, incidendo sulla nostra fragilità e corrività hanno la meglio sulla ragionevolezza degli argomenti e la tranquilla concretezza dell'esperienza. E i problemi diventano di persone, quindi di nuovo di educazione e di insegnamento, chi e come li darà; ed io - pensieroso debolmente - non riesco più venirne fuori.
A Demeio. Giovanni Gentile avrebbe detto "brevi cenni dell'universo". Per giunta conferiti con un post di un blog sarebbe di una comicità irresistibile... Complimenti per la trappola...
Purtroppo non era una trappola, ma solo una domanda molto, molto ingenua. Dico purtroppo, perche' cosi' i complimenti non me li merito piu' ... Lucio Demeio.
Scherzi a parte. Non è che mi sottragga al problema, al contrario, ci penso continuamente. Ma lo considero materia di libri e articoli con cui progressivamente tento di chiarire, in primo luogo a me, la questione. E penso anche di avere qualche idea definita al riguardo. Ma esprimere in un post di poche righe quel che richiederebbe due-trecento pagine,credo che la ridurrebbe a una caricatura e aprirebbe una di quelle discussioni sgangherate per cui stavo per chiuderlo... Se si tratta di dire che l'epistemologia scientifica moderna l'ha fondata Cartesio, è più semplice, rinvia sempre a analisi sofisticate, ma è chiaramente dimostrabile, e non è neppure tanto originale.
"Venezia: un alunno di 13 anni ha pugnalato il suo professore in classe durante la lezione di musica, conficcandogli un coltello da cucina nella schiena."
Oltre ad eventuali aumenti di stipendio bisognerà cominciare anche a pensare ad adeguate medaglie alla memoria dei caduti. Quanto a rimettere dentro questi buoi...
Poco prima degli scrutini è arrivata una circolare che, in contraddizione inaspettata con l'orientamento iniziale, nella scuola primaria ha riconvertito il voto in condotta con il giudizio sul comportamento, mentre nella scuola secondaria ha subordinato la possibilità di assegnazione del 5 ad una condotta molto grave, così grave che l'alunno deve aver meritato almeno 15 giorni di sospensione. Chiaro che i 5 diventano quasi tutti 6, a meno che il ragazzo non abbia allagato la scuola o minacciato con un coltello il compagno di banco. E considerando che quest'anno quel voto fa media, diventa addirittura un vantaggio per uno che ha accumulato una trafila di 4 e 5 in pagella, vedere un 6 che alza un po’ la media. Bene, come al solito i peggiori detengono una sorta di potere insindacabile. Ergo: sono solo i docenti che vanificano le riforme?
E' vero che ci sono docenti immorali e immeritevoli, non difendo la categoria in quanto tale. Ma sapeste quanti in qualunque condizione, nonostante le riforme, nonostante il disprezzo e l'umiliazione che sono costretti a subire, continuano a lavorare con serietà e passione! Gettare fango sui vostri insegnanti non migliorerà le cose.
Parliamoci chiaramente. Non so se qualcuno qui ha detto che sono solo i docenti che vanificano le riforme. Non io certamente. Per dirla tutta, penso che tra i docenti vi siano come dice Barbara docenti immorali e immeritevoli, ma credo che sia una categoria mediamente molto migliore di tante altre. Non mi sono mescolato ai discorsi sullo stipendio perché è una questione complicata. Ha ragione chi dice che il rendimento complessivo della scuola è pessimo, ma non si può penalizzare il singolo sulla base di una valutazione di rendimento complessivo. Lo stipendio dei docenti è indegnamente basso. Chi dice il contrario sragiona. È altresì vero che gli orari sono modesti rispetto ad altri paesi, ma molti docenti farebbero di più. Insomma, siamo alle solite. Non si premia il merito. Di chi la colpa? Soprattutto dei sindacati che proteggono in primo luogo i diritti acquisiti e intervengono in ogni occasione a squinternare il sistema. Quindi la colpa è di chi governa che si piega a queste pratiche corporative. Se non ci fosse questa mano morta sindacal-corporativa sulla scuola, allora si potrebbero aumentare gli stipendi e pretendere di più, e chi non si comporta come si deve, fuori... Colgo l'occasione per raccontare un piccolo episodio. Nella scuola di mio figlio insegnano l'indegna "legge dissociativa" dell'addizione. Con mia moglie abbiamo protestato con l'insegnante chiedendo che non insegni questa porcata. La risposta è stata che non lo può fare perché l'insegnamento di questa regola è prescritto nel piano didattico previsto dai docenti, per cui l'unica via è chiedere la convocazione del collegio dei docenti di tutta la scuola e sottoporre la richiesta... Abbiamo lasciato perdere, decidendo di spiegare a nostro figlio che non creda a questa cosa assurda e sbagliata e gli abbiamo spiegato perché. Ma si può andare avanti così?
mi inserisco in questo dibattito, pur non essendo io un insegnante, per fare alcune considerazioni: ha perfettamente ragione quando afferma che "tutti abbiamo una responsabilità, perchè non esiste nessuna possibilità di riforma in assenza di senso etico e del dovere".
E qui, purtroppo, ricadiamo nel problema essenziale della nostra società: la mancanza di senso etico e del dovere. Tuttavia, non solo la scuola, nella sua qualità di agenzia educativa, è chiamata a colmare questa lacuna che ormai è diventata una voragine! Vi sono anche altre istituzioni che devono svolgere il proprio compito, e fra queste, in primis, la famiglia; ma non dimentico neppure il ruolo delle istituzioni pubbliche, dell'associazionismo di qualsivoglia ispirazione, del mondo del lavoro.
I messaggi che con più frequenza vengono veicolati sono tutti protesi ad evidenziare il raggiungimento del successo, facile e sicuro, e non già la realizzazione della persona nell'interazione con l'altro e più in generale con la società; nel proprio miglioramento, frutto di una crescita interiore, sorretta dall'acquisizione di esperienze e conoscenze.
Quanto allo specifico argomento oggetto di commento, non sono in grado di entrare, con competenza, in merito ai meccanismi di compenso e incentivazione degli insegnanti e di programmazione della didattica.
Mi pare comunque di poter dire che il mondo della scuola, come molti altri ambiti della nostra società, debba essere riformato per poter progredire.
Quello che tuttavia non posso proprio tacere (sono una persona innamorata della cultura e, nonostante abbia 50 anni, continuo a frequentare l'università), è la constatazione della scarsa e approssimativa preparazione posseduta dai ragazzi appena diplomati. Talvolta la mia sensazione è che le loro conoscenze siano equivalenti a quelle che possedevo appena conseguita la licenza di scuola media inferiore. Ed anche se non è possibile nè giusto generalizzare, mi stupisce la loro mancanza di capacità di fare una lettura critica di molti eventi e la loro scarsa curiosità.
Non so se tali carenze dipendano dai programmi scolastici, dagli insegnanti, dalle famiglie, dai ragazzi stessi.
Infatti la battaglia più importante va combattuta sul fronte dei contenuti. Credo che l'atto più immorale che ci è imposto sia quello di dover insegnare contenuti indegni. Riguardo ai sindacati, li considero i peggiori nemici della scuola e mi rifiuto categoricamente di partecipare alle assemblee e agli scioperi che indicono.
Per Massimoricco1 Se lei pensa che in prima elementare i bambini ricevono 16 voti, quindi devono lavorare su 16 tipi di attività, ciascuna delle quali prevede numerosi obiettivi (di discutibile valore culturale ed educativo); se tiene conto del fatto che i bambini di oggi come quelli di un tempo hanno bisogno di tempo e di esercizio sistematico per imparare; se pensa che la maggioranza dei docenti non se la sente di contravvenire agli obblighi insegnando bene solo ciò che è davvero essenziale buttando a mare il ciarpame, perché così facendo si rischiano ricorsi e ispezioni, ...allora sarà facile capire perché alla fine della scuola dell'obbligo i ragazzi hanno difficoltà a leggere e comprendere un testo e a scrivere senza commettere errori di ortografia.
Rifletta, inoltre, sul fatto che in tutta questa vorticosa moltiplicazione di obiettivi e discipline, i contenuti proprinati sono privi di cuore, ridotti a pure tecniche. Ad esempio, i fatti e i grandi personaggi che hanno fatto la storia vengono oscurati dallo studio comparativo dei quadri di civiltà. Oppure le belle poesie, quelle che parlano all'uomo, scompaiono del tutto, sostituite da testi in rima scelti unicamente con lo scopo di insegnare cosa sono l'allitterazione, la metafora, la similitudine... Di tutta questa serie di nozioni che si accumulano come fiumi in piena, cosa deve farsene un giovane? Quale interesse dovrebbe destargli per la realtà? Dov'è il valore svelatogli, quello per cui varrebbe la pena implicarsi da protagonista nel mondo?
Premiare il merito. Va bene. Però per prima cosa occorrerebbe disporre di un metodo di valutazione sicuro di tale merito. Qualcuno ha idea di come fare nel caso degli insegnanti? Io non ne ho. Riesco a distinguere i colleghi migliori dalla preparazione mediamente più elevata delle loro classi e dal prestigio che godono presso i ragazzi, mi sembrano metodi di valutazione fondamentali ma tutt'altro che facilmente applicabili.
Volevo chiedere che qualcuno commentasse quanto accaduto a Chioggia. Il discorso non c'entra granché con questioni di carattere retributivo, d'accordo; però c'entra con il significato (ed il rischio) dello stare dietro ad una cattedra. Grazie.
Berbara: ahimé ... temo che tu sia maledettamente nel giusto! Adesso ho l'esempio di un nipotino da pochi mesi in prima elementare. E' investito da una miriade di nozioni allo stato pulviscolare, molto dispersive. Le dozzine di maestre con cui ha a che fare, per quanto si sforzino di coordinarsi, di fatto generano una gran confusione, alla fine nessuna di loro ha davvero il polso della situazione. Tra l'una e l'altra ci sono mille interstizi che finiscono per sfuggire a tutte perché ciascuna si occupa di un'area circoscritta, e la distribuizione dei tempi è necessariamente rigida e segmentata. La pluralità dei maestri in prima elementare mi pare che conduca a trarre il peggio dell'organizzazione per divisione disciplinare (poco coordinamento, difficoltà a compensare i tempi in base alle necessità emergenti) senza però che ve ne siano né i vantaggi né la reale necessità (come ovviamente accade per la secondaria).
Le esercitazioni assegnate a casa sono sistematicamente improntate a un'astrazione fine a se stessa, che non ha alcunché di espressivo o di significativo per il bambino, che suscita solo noia e nessuna curiosità. Dietro una sorta di tecnicismo pedagogico freddo, quasi clinico (magari ammiccante al lettore adulto più smaliziato), quello che sembra mancare è il gusto delle cose, della scoperta. I libri hanno il sapore di una minestrina liofilizzata. Mi pare venuto meno anche quel pizzico di aneddotica, se vogliamo ingenua, ma che può catturare l'attenzione dei bambini e che faceva da interfaccia tra realtà storico-naturale e il mondo immaginato che popola le menti dei bambini. Ma siamo sicuri che insegnare Romolo e Remo sia poi così inutile o dannoso?
In mezzo a tutto ciò, a me sembra che sul leggere e scrivere questi bambini procedano con grande lentezza ed incertezza.
L'uomo è l'unico essere al mondo a domandarsi il perché della sua stessa esistenza. Egli è fatto per vivere con un significato. Quando intorno a sé non trova che scimmie evolute, superinformate e stressate dal ritmo vorticoso degli impegni, solo e disorientato brancola nel buio. Nella notte scura il bene e il male iniziano a confondersi e tutto diventa possibile, perfino accoltellare alle spalle il proprio insegnante. Credo che per salvarci da questa devastante deriva etica occorrerebbe uno scatto di orgoglio, un ridestarsi dell'amore per la nostra storia e la nostra civiltà. Siamo portatori indegni di un tesoro inestimabile!
Ma se un cambiamento vero e profondo richiederebbe una miracolosa rinascita, nel frattempo non possiamo lasciare che gli errori e le colpe rimangano impunite e coperte dal nostro solito buonismo e giustificazionismo. Cosa imparano infatti i nostri giovani dalla famiglia, dalla scuola e dallo Stato? Che i ruoli sono rovesciati, che i padri, gli isegnanti, le autorità vanno dileggiate, che chi sbaglia nella maggior parte dei casi non paga, che chi usa la violenza ha un vantaggio sugli altri: nella lotta darwiniana per la sopravvivenza vincerà perché è il più forte.
Professore, ho appena letto la bozza della nuova formazione degli insegnanti. La trovo ottima, davvero. Il tirocinio formativo al posto della SSIS è sacrosanto e anche la distinzione tra insegnanti di scuola media e di scuola superiore. Però a questo punto, anche la mobilità fra ordini di scuola verrà cambiata, credo. Inoltre spero che, come per i possessori di dottorato e per i congelati SSIS, vi sia spazio per un'entrata soprannumeraria all'anno di tirocinio anche per gli insegnanti che hanno lavorato in 3 fascia. Considerato che il tirocinio pratico l'anno in effetti già effettuato lavorando a scuola durante questo anno di assenza della SSIS, quello che hanno imparato dovrebbe essere valorizzato. Ad esempio non si potrebbe considerare un'entrata agevolata per chi, quest'anno, ha lavorato tutto l'anno scolastico?
Mi scusi per la lunga mail, in ogni caso le faccio i miei complimenti, secondo mia opinione avete fatto un buon lavoro.
Barbara, un abbraccio. Perché mi capita proprio di rendere ragione in questo periodo dell'inestimabile valore del condividere la responsabilità in una situazione difficile. Immaginarsi: dodici consulenti cacciati dal lavoro da un giorno all'altro, e sedici dipendenti, loro colleghi, in mobilità quindici giorni dopo. Se la logica fosse quella dell'"homo homini lupus", chi potrebbe fare qualcosa? Ma il miracolo (chiamiamo le cose col suo nome!) è appunto quello di una responsabilità condivisa. Il dono è quello di essere il più vecchio di questo gruppo, punto di riferimento, quindi.
32 commenti:
È così. Ed in questo momento, anche chi è consulente industriale ha fatto la stessa fine.
Striscia davvero divertente e pure istruttiva: se ne deduce che anche negli USA (o forse in GB?) gli insegnanti son fra le ultime ruote del carro come da noi.
Personalmente però, ho un opinione un po' contrastante sulla necessità di pagar bene gli insegnanti.
Lo scopo naturalmente deve essere una scuola che funziona, la buona scuola la fanno i buoni insegnanti (e in subordine una efficiente organizzazione).
Pare evidente che raddoppiare lo stipendio all'attuale corpo docente non comporterebbe automaticamente un miglioramento della qualità: chi insegna male e/o svogliatamente resterà con i propri limiti e i bravi continueranno a dare non più di quel che già danno.
Non conosco premio o incentivo (o sanzione) capace di trasformare un cattivo insegnante in uno bravo.
Per quanto riguarda il prestigio sociale, il bravo insegnante continua a riscuotere la stima e il rispetto di studenti e famiglie, ma è una stima che si guadagna sul campo grazie a un forte impegno, vocazione e professionalità, e non più ottenuta in virtù del ruolo ricoperto.
Insomma la ricetta “più soldi agli insegnanti” da sola a mio avviso non porterebbe lontano, bisognerebbe unirvi una formazione e una selezione serie (provvedimenti difficili ma possibili) e un ritorno alla sanzione per gli studenti mediocri, ma quest’ultimo passo a me sembra di difficilissima attuazione: quando i buoi son scappati dalla stalla... (e non mi riferisco solo agli studenti ma a tutta la società).
( Magari avrò scritto cose già stradette e ripetute in questo blog, me ne scuso perchè son nuovo)
La classe insegnante è molto eterogenea, ma facendo una media mi sento di dire che prendiamo anche troppi soldi considerando il "prodotto" che esce dalle nostre scuole e il diffuso asservimento ai capricci di genitori e studenti.
Sarà una fuga dal grigio reale ma, se permette, vorrei chiederle di aggiungere una chiosa all' ultimo tema sulla didattica della Fisica, dove lei ha impartito una vera lezione di Filosofia della Scienza.
Sono andato a rileggermi un vecchio volumetto edito nel 1900 dalla G.Barbera di Firenze scritto dal Dr E. Solmi: Frammenti letterari e filosofici di Leonardo.
Le chiedo: Il mio professore di Meccanica razionale. Antonio Signorini, morto negli anni '60,non aveva dubbi nel sostenere che il principio d' inerzia fosse da attribuire al grande Leonardo.La stria della Scienza è oggi dello stesso parere?
Gianfranco Massi
Liberate gli insegnanti dai lacci strangolanti di POF, progetti e autonomia, lasciateli lavorare su contenuti seri, annullate i corsi di aggiornamento, fateli leggere e studiare, togliete tutta quella montagna indefinita di obiettivi che sommerge e oscura le conoscenze fondamentali, restituite autorità al loro ruolo, lasciate che assegnino i 4 a chi se li merita senza aver paura di essere denunciati dai genitori, smettetela di mentire con le storie del recupero dei deboli in un tempo record di 8-10 ore a quadrimestre (i deboli, cioè i negligenti, recuperano solo studiando intere giornate e nottate tappati in camera!).
Solo dopo giudicate se siamo davvero i diretti responsabili del cattivo prodotto che esce dalle nostre scuole.
Per me lo stipendio può benissimo rimanere quello che è. E' secondario rispetto ad una riforma sostanziale del sistema.
A Gianfranco Massi. Signorini era un illustre fisico-matematico ma di storia non sapeva nulla. Non da ora, ma da sempre si sa che Leonardo non ha mai enunciato nulla che somigli al principio d'inerzia. Basti dire che credeva al principio della dinamica cosiddetto peripatetico, secondo cui la forza impressa è proporzionale alla velocità del mobile. Principio peraltro perfettamente ragionevole se non si trascura l'attrito. L'unico contributo rilevante di Leonardo in meccanica è alla discussione del concetto di forza, sia pure in modo molto letterario e poetico. Lo stesso Galileo non ha enunciato il principio d'inerzia se non come persistenza del corpo libero in moto circolare uniforme. Il primo che ha enunciato in modo corretto il principio d'inerzia è Cartesio. Forse ai fisici la cosa non piace, ma è così, è indiscutibile.
Barbara, quando nel mio Collegio Docenti si prova a proporre un po' più di rigore si finisce rigorosamente in minoranza.
Lo sfascio attuale è stato solo in parte subìto. Per questo penso che una riforma dall'alto risolva solo una parte del problema. Ben venga, comunque, se può portare un po' di serietà.
E quanto allo stipendio sono d'accordo col parere prevalente, ma la striscia è troppo carina e, se non altro, è servita a provocare reazioni...
Due punzecchiature:
- Sbaglio, o in altri paesi gli insegnanti di scuola superiore guadagnano di piu', ma svolgono anche un lavoro a tempo pieno, tipo 8-17?
- Mia moglie e' tornata a casa oggi dopo un Collegio Docenti raccontando la cosa seguente: discussione tra professori se mettere dei criteri rigidi per il voto in condotta (legare cioe' il voto in condotta alle assenze, alle note etc.); decisione a maggioranza: NO, perche' allora anche noi docenti ci dovremmo disciplinare, cioe' arrivare in orario, etc. Ma piu' di cosi' si puo'??
Lucio Demeio.
Lo so che il solo intervento dall'alto non sarebbe pienamente risolutivo; ma una riforma seria, dettata da un vero interesse per le sorti della scuola e del futuro della nostra civiltà, è tuttavia indispensabile.
Si pensi, ad esempio, al fatto che in pagella (per dirla bene "documento di valutazione") i miei alunni di prima elementare si sono trovati davanti a 16 voti! Che senso ha, dal momento in cui stanno appena imparando a leggere, scrivere e contare? E i miei hanno lavorato sodo sulla lettoscrittura e sui primi elementi di matematica per tutto il tempo del primo quadrimestre: arrivare a possedere benissimo gli strumenti elementari della lingua e della logica è la condizione senza la quale non si può affrontare nessun altra disciplina. Non c'è tempo per le schede sui concetti topologico-spaziali e per il resto (e meno male che non ce n'è...Anche se ci fosse, preferisco leggere ad alta voce un bel libro)!
Non potrei farlo, però.
Riportare 16 volte in pagella lo stesso voto è un rischio a cui pochi vogliono sottoporsi. Cercare di modificare leggermente qualcosa per non dare nell'occhio è un'assurda violenza che il docente non deve subire. I genitori ti chiedono: "Ma quando hanno fatto questo e in cosa consiste quest'altro insegnamento?" Quelli intelligenti capiscono, con gli altri rischi...
...Dopo ci lamentiamo che non sanno dividere in silabe...
A Lucio. Diverse volte non andiamo d'accordo. Ma stavolta in toto. Sono coinvolto in un tentativo di riforma e tocco con mano le resistenze della politica. Ma tutti abbiamo una responsabilità. Perché non c'è barba di riforma che tenga, in assenza di senso etico e del dovere. È come la faccenda delle modalità dei concorsi universitari. Possono pensarne diecimila, se esiste una corruzione diffusa qualsiasi regola verrà aggirata.
Grazie della risposta, professore.
Che con dispiacere ritengo conclusiva, anche se trovo Leonardo di gran lunga più affascinante di Cartesio.
Cordialmente,
G. Massi
Affascinante senz'altro, altrettanto importante neppure da lontano. Sebbene della fisica cartesiana (principio d'inerzia a parte) sia rimasto soltanto un cumulo di macerie, la scienza moderna si è configurata come un centauro, per metà fisica-matematica newtoniana e per l'altra metà filosofia scientifica cartesiana. Ancor oggi, la scienza è cartesiana per il riduzionismo in definitiva materialistico e per il l'approccio meccanicistico. Né riesce a trovare una strada diversa.
Vi sottopongo un'altra possibilità traguardata sul futuro: che uno stipendio più alto sia maggiormente attrattivo per studenti con maggiori motivazioni rispetto alla professione di insegnante, a partire dalla scuola dell'infanzia.
Per esempio, ai test di selezione per l'ammissione al corso di scienze della formazione primaria prevalgono studenti già in possesso di altra laurea, di solito non attinente al mondo della scuola (giurisprudenza, dams, sociologia, ottica). La motivazione spesso esplicitamente dichiarata negli incontri di formazione al tirocinio, è che si tratta di un corso di laurea che offre sbocchi occupazionali sicuri (è ritenuto "sicuro" anche il precariato con contratto annuale in questo momento storico). Credo che la motivazione professionale non sia una variabile indipendente ma una delle possibilità che spinge studenti e professionisti a migliorarsi, a studiare, ad aggiornarsi, a sperimentare, prescindendo dallo stipendio.
Sono d'accordo con la ricerca di principi di selezione a partire dai corsi di laurea, attualmente poco praticati; ma credo sia necessario anche attivare percorsi di valutazione dei curriculum professionali dei docenti in attività: soltanto a partire da criteri di qualità sulla formazione disciplinare, sulla formazione e aggiornamento in servizio, è proponibile differenziare carriere e possibilità di progressione economica.
Ovviamente è possibile che la politica e un certo approccio sindacale intralcino tentativi di riforma e di progetto di nuovi modelli di scuola e di educazione; ma credo che i tempi siano maturi e che molti docenti siano disposti ad esperire queste possibilità di sviluppo della professionalità. Ho notizie di collegi docenti in cui l'innovazione non è sempre in minoranza e frequento colleghi e colleghe disposti a sperimentare anche articolazioni diverse dei tempi della professionalità e del lavoro: dunque non dispero.
Cari saluti a tutti
Professore, ma un'altra strada per la scienza la potrebbe (o saprebbe) indicare?
Lucio Demeio.
Egregio Professore, egregio Demeio, si ha un bel da dire: la considerazione e il portafoglio.
Episodi circoscritti e di scarso rilievo di per sé, amplificati quand'anche non sostenuti dai mezzi d'informazione possono indirizzare l'opinione pubblica verso generalizzazioni ingenerose, anche crudeli.
Penso agli allegri insegnanti di Longhena, quelli del 10 non politico bensì – si notino le stolide argomentazioni da miserabili in ogni senso – del 10 pedagogico. Penso al loro infantilismo ottuso, alla totale mancanza di consapevolezza (e se la consapevolezza implica l'intelligenza, parliamo almeno di rispetto per gli altri e per sé, il rispetto - Lei Professore parla di senso etico e del dovere - ha a che fare con la comune buona educazione; parliamo almeno di buon gusto): quanti danni possono recare all'immagine dell'insegnante, al suo compito - forse dire missione è retorica - ed alle responsabilità che comporta?
Della scuola e dei ragazzini non dico ora nulla.
Quante volte l'ideologia (e la menzogna tout court), la fesserìa sbraitata, l'esercizio della pressione psicologica, incidendo sulla nostra fragilità e corrività hanno la meglio sulla ragionevolezza degli argomenti e la tranquilla concretezza dell'esperienza. E i problemi diventano di persone, quindi di nuovo di educazione e di insegnamento, chi e come li darà; ed io - pensieroso debolmente - non riesco più venirne fuori.
A Demeio. Giovanni Gentile avrebbe detto "brevi cenni dell'universo". Per giunta conferiti con un post di un blog sarebbe di una comicità irresistibile... Complimenti per la trappola...
Purtroppo non era una trappola, ma solo una domanda molto, molto ingenua. Dico purtroppo, perche' cosi' i complimenti non me li merito piu' ...
Lucio Demeio.
Scherzi a parte. Non è che mi sottragga al problema, al contrario, ci penso continuamente. Ma lo considero materia di libri e articoli con cui progressivamente tento di chiarire, in primo luogo a me, la questione. E penso anche di avere qualche idea definita al riguardo. Ma esprimere in un post di poche righe quel che richiederebbe due-trecento pagine,credo che la ridurrebbe a una caricatura e aprirebbe una di quelle discussioni sgangherate per cui stavo per chiuderlo...
Se si tratta di dire che l'epistemologia scientifica moderna l'ha fondata Cartesio, è più semplice, rinvia sempre a analisi sofisticate, ma è chiaramente dimostrabile, e non è neppure tanto originale.
"Venezia: un alunno di 13 anni ha pugnalato il suo professore in classe durante la lezione di musica, conficcandogli un coltello da cucina nella schiena."
Oltre ad eventuali aumenti di stipendio bisognerà cominciare anche a pensare ad adeguate medaglie alla memoria dei caduti.
Quanto a rimettere dentro questi buoi...
Poco prima degli scrutini è arrivata una circolare che, in contraddizione inaspettata con l'orientamento iniziale, nella scuola primaria ha riconvertito il voto in condotta con il giudizio sul comportamento, mentre nella scuola secondaria ha subordinato la possibilità di assegnazione del 5 ad una condotta molto grave, così grave che l'alunno deve aver meritato almeno 15 giorni di sospensione.
Chiaro che i 5 diventano quasi tutti 6, a meno che il ragazzo non abbia allagato la scuola o minacciato con un coltello il compagno di banco.
E considerando che quest'anno quel voto fa media, diventa addirittura un vantaggio per uno che ha accumulato una trafila di 4 e 5 in pagella, vedere un 6 che alza un po’ la media.
Bene, come al solito i peggiori detengono una sorta di potere insindacabile.
Ergo: sono solo i docenti che vanificano le riforme?
E' vero che ci sono docenti immorali e immeritevoli, non difendo la categoria in quanto tale.
Ma sapeste quanti in qualunque condizione, nonostante le riforme, nonostante il disprezzo e l'umiliazione che sono costretti a subire, continuano a lavorare con serietà e passione!
Gettare fango sui vostri insegnanti non migliorerà le cose.
Parliamoci chiaramente. Non so se qualcuno qui ha detto che sono solo i docenti che vanificano le riforme. Non io certamente.
Per dirla tutta, penso che tra i docenti vi siano come dice Barbara docenti immorali e immeritevoli, ma credo che sia una categoria mediamente molto migliore di tante altre.
Non mi sono mescolato ai discorsi sullo stipendio perché è una questione complicata. Ha ragione chi dice che il rendimento complessivo della scuola è pessimo, ma non si può penalizzare il singolo sulla base di una valutazione di rendimento complessivo. Lo stipendio dei docenti è indegnamente basso. Chi dice il contrario sragiona.
È altresì vero che gli orari sono modesti rispetto ad altri paesi, ma molti docenti farebbero di più.
Insomma, siamo alle solite. Non si premia il merito.
Di chi la colpa? Soprattutto dei sindacati che proteggono in primo luogo i diritti acquisiti e intervengono in ogni occasione a squinternare il sistema. Quindi la colpa è di chi governa che si piega a queste pratiche corporative. Se non ci fosse questa mano morta sindacal-corporativa sulla scuola, allora si potrebbero aumentare gli stipendi e pretendere di più, e chi non si comporta come si deve, fuori...
Colgo l'occasione per raccontare un piccolo episodio.
Nella scuola di mio figlio insegnano l'indegna "legge dissociativa" dell'addizione. Con mia moglie abbiamo protestato con l'insegnante chiedendo che non insegni questa porcata.
La risposta è stata che non lo può fare perché l'insegnamento di questa regola è prescritto nel piano didattico previsto dai docenti, per cui l'unica via è chiedere la convocazione del collegio dei docenti di tutta la scuola e sottoporre la richiesta...
Abbiamo lasciato perdere, decidendo di spiegare a nostro figlio che non creda a questa cosa assurda e sbagliata e gli abbiamo spiegato perché. Ma si può andare avanti così?
Caro professore,
mi inserisco in questo dibattito, pur non essendo io un insegnante, per fare alcune considerazioni:
ha perfettamente ragione quando afferma che "tutti abbiamo una responsabilità, perchè non esiste nessuna possibilità di riforma in assenza di senso etico e del dovere".
E qui, purtroppo, ricadiamo nel problema essenziale della nostra società: la mancanza di senso etico e del dovere.
Tuttavia, non solo la scuola, nella sua qualità di agenzia educativa, è chiamata a colmare questa lacuna che ormai è diventata una voragine! Vi sono anche altre istituzioni che devono svolgere il proprio compito, e fra queste, in primis, la famiglia; ma non dimentico neppure il ruolo delle istituzioni pubbliche, dell'associazionismo di qualsivoglia ispirazione, del mondo del lavoro.
I messaggi che con più frequenza vengono veicolati sono tutti protesi ad evidenziare il raggiungimento del successo, facile e sicuro, e non già la realizzazione della persona nell'interazione con l'altro e più in generale con la società; nel proprio miglioramento, frutto di una crescita interiore, sorretta dall'acquisizione di esperienze e conoscenze.
Quanto allo specifico argomento oggetto di commento, non sono in grado di entrare, con competenza, in merito ai meccanismi di compenso e incentivazione degli insegnanti e di programmazione della didattica.
Mi pare comunque di poter dire che il mondo della scuola, come molti altri ambiti della nostra società, debba essere riformato per poter progredire.
Quello che tuttavia non posso proprio tacere (sono una persona innamorata della cultura e, nonostante abbia 50 anni, continuo a frequentare l'università), è la constatazione della scarsa e approssimativa preparazione posseduta dai ragazzi appena diplomati.
Talvolta la mia sensazione è che le loro conoscenze siano equivalenti a quelle che possedevo appena conseguita la licenza di scuola media inferiore.
Ed anche se non è possibile nè giusto generalizzare, mi stupisce la loro mancanza di capacità di fare una lettura critica di molti eventi e la loro scarsa curiosità.
Non so se tali carenze dipendano dai programmi scolastici, dagli insegnanti, dalle famiglie, dai ragazzi stessi.
La mia è solo una amara constatazione.
Cordiali saluti.
Massimo
Infatti la battaglia più importante va combattuta sul fronte dei contenuti. Credo che l'atto più immorale che ci è imposto sia quello di dover insegnare contenuti indegni.
Riguardo ai sindacati, li considero i peggiori nemici della scuola e mi rifiuto categoricamente di partecipare alle assemblee e agli scioperi che indicono.
Per Massimoricco1
Se lei pensa che in prima elementare i bambini ricevono 16 voti, quindi devono lavorare su 16 tipi di attività, ciascuna delle quali prevede numerosi obiettivi (di discutibile valore culturale ed educativo); se tiene conto del fatto che i bambini di oggi come quelli di un tempo hanno bisogno di tempo e di esercizio sistematico per imparare; se pensa che la maggioranza dei docenti non se la sente di contravvenire agli obblighi insegnando bene solo ciò che è davvero essenziale buttando a mare il ciarpame, perché così facendo si rischiano ricorsi e ispezioni,
...allora sarà facile capire perché alla fine della scuola dell'obbligo i ragazzi hanno difficoltà a leggere e comprendere un testo e a scrivere senza commettere errori di ortografia.
Rifletta, inoltre, sul fatto che in tutta questa vorticosa moltiplicazione di obiettivi e discipline, i contenuti proprinati sono privi di cuore, ridotti a pure tecniche. Ad esempio, i fatti e i grandi personaggi che hanno fatto la storia vengono oscurati dallo studio comparativo dei quadri di civiltà. Oppure le belle poesie, quelle che parlano all'uomo, scompaiono del tutto, sostituite da testi in rima scelti unicamente con lo scopo di insegnare cosa sono l'allitterazione, la metafora, la similitudine...
Di tutta questa serie di nozioni che si accumulano come fiumi in piena, cosa deve farsene un giovane? Quale interesse dovrebbe destargli per la realtà? Dov'è il valore svelatogli, quello per cui varrebbe la pena implicarsi da protagonista nel mondo?
Premiare il merito. Va bene. Però per prima cosa occorrerebbe disporre di un metodo di valutazione sicuro di tale merito. Qualcuno ha idea di come fare nel caso degli insegnanti?
Io non ne ho. Riesco a distinguere i colleghi migliori dalla preparazione mediamente più elevata delle loro classi e dal prestigio che godono presso i ragazzi, mi sembrano metodi di valutazione fondamentali ma tutt'altro che facilmente applicabili.
Volevo chiedere che qualcuno commentasse quanto accaduto a Chioggia. Il discorso non c'entra granché con questioni di carattere retributivo, d'accordo; però c'entra con il significato (ed il rischio) dello stare dietro ad una cattedra. Grazie.
USA, egregio Nautilus, USA.
Berbara: ahimé ... temo che tu sia maledettamente nel giusto! Adesso ho l'esempio di un nipotino da pochi mesi in prima elementare. E' investito da una miriade di nozioni allo stato pulviscolare, molto dispersive. Le dozzine di maestre con cui ha a che fare, per quanto si sforzino di coordinarsi, di fatto generano una gran confusione, alla fine nessuna di loro ha davvero il polso della situazione. Tra l'una e l'altra ci sono mille interstizi che finiscono per sfuggire a tutte perché ciascuna si occupa di un'area circoscritta, e la distribuizione dei tempi è necessariamente rigida e segmentata. La pluralità dei maestri in prima elementare mi pare che conduca a trarre il peggio dell'organizzazione per divisione disciplinare (poco coordinamento, difficoltà a compensare i tempi in base alle necessità emergenti) senza però che ve ne siano né i vantaggi né la reale necessità (come ovviamente accade per la secondaria).
Le esercitazioni assegnate a casa sono sistematicamente improntate a un'astrazione fine a se stessa, che non ha alcunché di espressivo o di significativo per il bambino, che suscita solo noia e nessuna curiosità. Dietro una sorta di tecnicismo pedagogico freddo, quasi clinico (magari ammiccante al lettore adulto più smaliziato), quello che sembra mancare è il gusto delle cose, della scoperta. I libri hanno il sapore di una minestrina liofilizzata. Mi pare venuto meno anche quel pizzico di aneddotica, se vogliamo ingenua, ma che può catturare l'attenzione dei bambini e che faceva da interfaccia tra realtà storico-naturale e il mondo immaginato che popola le menti dei bambini. Ma siamo sicuri che insegnare Romolo e Remo sia poi così inutile o dannoso?
In mezzo a tutto ciò, a me sembra che sul leggere e scrivere questi bambini procedano con grande lentezza ed incertezza.
L'uomo è l'unico essere al mondo a domandarsi il perché della sua stessa esistenza. Egli è fatto per vivere con un significato. Quando intorno a sé non trova che scimmie evolute, superinformate e stressate dal ritmo vorticoso degli impegni, solo e disorientato brancola nel buio. Nella notte scura il bene e il male iniziano a confondersi e tutto diventa possibile, perfino accoltellare alle spalle il proprio insegnante.
Credo che per salvarci da questa devastante deriva etica occorrerebbe uno scatto di orgoglio, un ridestarsi dell'amore per la nostra storia e la nostra civiltà. Siamo portatori indegni di un tesoro inestimabile!
Ma se un cambiamento vero e profondo richiederebbe una miracolosa rinascita, nel frattempo non possiamo lasciare che gli errori e le colpe rimangano impunite e coperte dal nostro solito buonismo e giustificazionismo.
Cosa imparano infatti i nostri giovani dalla famiglia, dalla scuola e dallo Stato? Che i ruoli sono rovesciati, che i padri, gli isegnanti, le autorità vanno dileggiate, che chi sbaglia nella maggior parte dei casi non paga, che chi usa la violenza ha un vantaggio sugli altri: nella lotta darwiniana per la sopravvivenza vincerà perché è il più forte.
Professore, ho appena letto la bozza della nuova formazione degli insegnanti. La trovo ottima, davvero. Il tirocinio formativo al posto della SSIS è sacrosanto e anche la distinzione tra insegnanti di scuola media e di scuola superiore. Però a questo punto, anche la mobilità fra ordini di scuola verrà cambiata, credo. Inoltre spero che, come per i possessori di dottorato e per i congelati SSIS, vi sia spazio per un'entrata soprannumeraria all'anno di tirocinio anche per gli insegnanti che hanno lavorato in 3 fascia. Considerato che il tirocinio pratico l'anno in effetti già effettuato lavorando a scuola durante questo anno di assenza della SSIS, quello che hanno imparato dovrebbe essere valorizzato. Ad esempio non si potrebbe considerare un'entrata agevolata per chi, quest'anno, ha lavorato tutto l'anno scolastico?
Mi scusi per la lunga mail, in ogni caso le faccio i miei complimenti, secondo mia opinione avete fatto un buon lavoro.
Barbara, un abbraccio. Perché mi capita proprio di rendere ragione in questo periodo dell'inestimabile valore del condividere la responsabilità in una situazione difficile. Immaginarsi: dodici consulenti cacciati dal lavoro da un giorno all'altro, e sedici dipendenti, loro colleghi, in mobilità quindici giorni dopo. Se la logica fosse quella dell'"homo homini lupus", chi potrebbe fare qualcosa? Ma il miracolo (chiamiamo le cose col suo nome!) è appunto quello di una responsabilità condivisa. Il dono è quello di essere il più vecchio di questo gruppo, punto di riferimento, quindi.
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