Non è certamente per un pavido tentativo di mettersi al riparo ma per mostrare fino a che punto di malafede si possa arrivare pur di costruire dei capri espiatori se dico che quel che ha fatto il Gruppo di lavoro sulla formazione degli insegnanti da me presieduto non aveva nulla a che vedere col problema del precariato. Al contrario. La nostra scelta è stata di separare il problema della formazione iniziale degli insegnanti da quello del reclutamento e di occuparci soltanto del primo, il che era peraltro prescritto dal decreto costitutivo della commissione. Quel che rende grottesche le accuse che ci vengono mosse in certi siti estremisti – e a me in particolare come «vero autore della Riforma che sta sconvolgendo la vita a decine di famiglie» – è che aver separato questi temi è stato il principale motivo di critica che taluno ha mosso al nostro progetto… Noi abbiamo ritenuto che il problema della formazione andasse distinto da quello del reclutamento, in quanto il primo è di natura essenzialmente teorica – a differenza del secondo, più pratico – e richiedesse di essere una buona volta definito a regime, in una prospettiva stabile, e non provvisoria, legata alla contingenza e a misure tampone. Quindi un problema distinto dal reclutamento, per non dire da quello del precariato, che ha una natura di emergenza e può essere affrontato soltanto in termini di scelte politiche volte a superare nel modo più indolore una drammatica eredità accumulatasi in decenni di politiche sconsiderate.
Se il nostro progetto ha qualche cosa a che fare col precariato è casomai nel senso che, per il futuro, esso mira ad evitare la creazione di altre sacche di precari!… Ai critici che ci invitavano, secondo il solito metodo all’italiana, a ricorrere al principio di implicazione – A è legato a B, B e C, ecc. quindi o si risolve tutto insieme, o niente (e quindi niente) – abbiamo risposto che, visto che si parla tanto di spirito scientifico, chi vuol affrontare razionalmente i problemi complessi deve saperli distinguerli in sottoproblemi risolubili e non intrecciarli l’uno sull’altro come un nodo gordiano.
Quindi una delle critiche principali (e sbagliata) al nostro progetto è stata di esserci occupati soltanto di formazione… Di altre – un rapporto più equilibrato tra scuola e università nel processo di formazione, più spazio al tirocinio – si è tenuto conto in un processo di consultazione e di confronto a tutto ispirato salvo che a un decisionismo impositivo. In fin dei conti, il nostro progetto ha riscosso molti più consensi che critiche e molti hanno capito che esso prefigura un futuro di maggiore serietà e senza precariato.
Questo, ripeto, tutti hanno dato mostra di averlo capito. Ma ora qualcuno ha deciso di far credere ai precari in agitazione che siamo noi ad aver costruito una “riforma” per farli piangere. In breve, si sta fabbricando in perfetta malafede un capro espiatorio.
In questi mesi, le polemiche in cui ci siamo trovati sono state tutte civili, salvo qualche insulto isolato nei limiti della norma. Ho registrato personalmente i soliti riferimenti al mio “ebraismo” da parte dei soliti estremisti, magari qualche caduta di stile di un funzionario in pensione, qualche frasaccia sul mio cognome («è tutto un programma»), ma sono abituato dalla nascita a questi detriti, che non mi fanno né caldo né freddo. Però stalvolta è stato passato un confine: non soltanto per la definizione di «puparo ebreo», quanto per il parallelismo con Marco Biagi rafforzato da un riferimento “teorico” insistito al fatto che, come allora Biagi sarebbe stato lo strumento della costruzione del precariato in generale (cosa che peraltro è un falso macroscopico), così oggi la sua operazione si starebbe riproponendo nella scuola.
Volete la prova che si vuol dir questo a dispetto dei fatti? Nel blog in oggetto, mentre si continua a far finta che il lavoro della nostra commissione abbia riguardato il precariato, l’amministratore ha tentato blandamente di calmare le acque osservando che «i tecnici seguono gli indirizzi politici, non hanno il potere di imporre riforme. Sarebbe come caricare su Marco Biagi la responsabilità della precarizzazione del lavoro. Qualcuno l’ha fatto, ma era un folle terrorista».
La risposta che ha ricevuto è talmente emblematica che non merita commenti (quantomeno per chi conserva un minimo di buona fede): «Ognuno di noi è responsabile di quello che fa. Non esistono tecnici per la dequalificazione della scuola e per terrorizzare decine di migliaia di famiglie. È una scelta politica. In quanto a Biagi certamente è da condannarne l’omicidio ma quando collaborava con il governo avrebbe dovuto chiedersi l’effetto delle sue proposte su una intera generazione di giovani che è incanutita da precaria senza futuro e sull’altra che ne sta seguendo le sorti».
Dunque, non soltanto sono – siamo – ormai bollati come coloro che hanno preso addirittura la decisione politica di terrorizzare decine di migliaia di famiglie, ma l’omicidio di Biagi è condannato con il solito “ma”. La tecnica è quella codificata da Goebbels e che, per esplicita ammissione di Hitler, era stata copiata dai metodi stalinisti: ripetere cento volte la stessa bugia perché diventi una verità, fabbricare un capro espiatorio, additarlo al pubblico ludibrio per isolarlo meglio. Qui, poi, l’operazione torna particolarmente comoda, data la natura ebraica di un soggetto implicato, la quale ha una lunga tradizione di demonizzazione.
In queste ore sono arrivate tante manifestazioni di solidarietà che sono davvero confortanti. Ma fino a un certo punto. Perché a fronte delle chiare prese di posizioni di Fioroni e Buttiglione resiste una zona di silenzio. Talvolta, oltre al silenzio c’è di molto peggio. Così Repubblica ha derubricato la vicenda al fatto che il ministro Gelmini avrebbe colto «un’appetitosa chance offerta da un “cretino”» ed ha aggiunto: «Peccato che lo staff del ministro Gelmini si sia basato sulle agenzie senza neanche visitare il sito». Comica gaffe, perché è proprio Repubblica ad aver riferito una balla: «il vero artefice della riforma è il professor Giorgio Israel, ebreo come lo era Biagi»… A parte il fatto che non risulta che Biagi fosse ebreo, il tenore del messaggio era ben altro: «La Gelmini a questa riforma sta dando solamente il nome e la faccia. In realtà, l’artefice dietro le quinte di essa, il puparo, è l’ebreo Giorgio Israel. Come lo era Biagi, il riformatore della legge del lavoro, come lo è quel nano malefico di Brunetta». E una visita al sito, e ad altri connessi, avrebbe permesso di constatare che c’era anche dell’altro, e che, come abbiamo visto, non cessa di esserci. A che pro un atteggiamento tanto fazioso? In tal modo, si finisce col pagare (e far pagare) un prezzo troppo alto minimizzando una vergognosa e pericolosa demonizzazione, per giunta di stile razzista, solo per conquistare i precari a un’operazione politica.
(Il Giornale, 16 settembre 2009)
E si veda anche il commento sul blog del Gruppo di Firenze
Piccola Posta di Adriano Sofri
Per qualche ragione fortuita mi sono accorto in ritardo della questione sollevata attorno a Giorgio Israel. Ho pensato di recuperare le notizie. Poi ne ho fatto a meno, avendo visto che qualcuno ha detto “l’ebreo Giorgio Israel”. Basta, naturalmente, per chiedere a Israel di considerarmi dalla sua parte a qualunque costo e senza alcuna distinzione.
29 commenti:
Ho capito bene? "Repubblica" ha avallato in qualche modo quanto si è commentato nel blog precedente? Quando a suo tempo suggerivo il boicottaggio di quel giornale/partito, mi sono beccato dell'"intollerante" da tale Nautilus. Il suddetto credeva di avermi insultato, mi ha fatto un complimento. Se la "tolleranza" è quella che leggo nel post, mi persuado sempre più di essere nel giusto. Comunque, Pansa riferisce nel suo ultimo libro che il primo a proporlo, quel boicottaggio lì, fu Sandro Curzi...
Anche Stella sul "Corriere della sera" ha sbagliato. Suggerisce al professore una "alzata di spalle" perchè è inevitabile che in rete girno quelle porcherie.
Mi sembra che si sottovaluti l'effetto devastante della saldatura fra odio antiebraico, il terrorismo brigatista e l'attuale propensione, anche dei media più "rispettabili" ad attaccare le persone piuttosto che le politiche.
Caro Israel, Lei si e' occupato di leggi razziali ed universita'. E sono questioni che certo non procurano compagnia, dacche' nella accademia italiana (come ho scoperto di persona) c'e' gente che ha lunghissima memoria e ritiene di dover difendere i propri quarti di nobilta', il nome della scuola, le intemperanze giovanili dei maestri, le filippiche antisemite di rettori e prorettori. Le rinnovo tutta la mia solidarieta'.
A questo punto mi domando: perché non querelare La Repubblica e gli ignoti (ma rintracciabili) che hanno scritto? Credo sia l'unico deterrente per questi sciagurati.
Il difetto più grande di certi giornalisti è l'approssimazione (una colpa grave, s'intende). Prova ne è l'articolo citato che mette tra virgolette una frase inventata di sana pianta che cito testualmente: «La Gelmini ci ha messo la faccia ma il vero artefice della riforma è il professor George Israel, ebreo come lo era Biagi». George ? Se la faccenda non fosse così grave ci sarebbe da ridere ma non credo sia un refuso, solo l'ennesima dimostrazione della rozza e colpevole superficialità con cui si affrontano certe questioni.
Superficialità o malafede. Io propendo per la seconda. A pensar male...
professore,
se dovesse farsi venire il sangue acido a ogni commento su internet in cui si ripetono le teorie dei "Protocolli" ... passerebbe la vita a far trasfusioni.
La rete e' piena di pazzi, folli, teorizzatori che ebrei e massoni siano dietro tutte le stragi mai avvenute al mondo, tutti gli omicidi eccellenti, tutte le manipolazioni, tutte le guerre, tutto quanto sia mai avvenuto in occidente.
Purtroppo esistono. vanno educati, non zittiti.
e lo dico con la morte nel cuore, perche' certe parole sarebbe bello non leggerle o ascoltarle mai.
negazionismo, anti-sionismo, ultracattolicesimo sedevacantista convinto che lo stato di israele (dove conto molti tra i miei migliori amici) sia la manifestazione terrena dell'anticristo ...
puo' trovare di tutto.
rettiliani, scie chimiche, nuovo ordine mondiale, signoraggio, usura.
tutto da additare agli ebrei.
non ci si puo' far nulla.
tocca argomentare, con calma, documentazioni, freddezza, raziocinio.
a chiudere la rete, e zittirli, si perde il controllo, li si costringe a rintanarsi entro confini dove e' piu' facile autoconvincersi delle c*****e e delle mostrusita' proferite.
questa non e' gente da relegare in ambienti in cui non riesca a far altro che parlarsi addosso, autoesaltandosi e convincendosi che tutto il mondo si basa su bugie.
la gente che contesta la storia, e il raziocinio, va contestata in pubblici dibattiti.
devono essere portati allo scoperto, e disarmati con le armi del cervello.
anche se
esisteranno sempre, finche' esisteranno gli ebrei, purtroppo
e' orrendo dirlo, me ne rendo conto.
ha tutta la mia solidarieta' (e le assicuro che nel mio piccolo sono costantemente in azione per smuovere le coscienze)
Propongo alla ministra per le Pari Opportunità di presentare un disegno di legge che obblighi tutti a premettere al cognome l'origine etnica. Quindi oltre all'ebreo Israel avremmo la caucasica Gelmini. Per il ministro Brunetta, che è veneziano, si porrebbe un problema, essendosi i veneziani incrociati un po' con tutti nel bacino del Mediterraneo. Per loro si potrebbe coniare il termine giapetosemitico? (Nel caso del prof. Brunetta la lunghezza del termine servirebbe ad alzargli un po' la statura...)
Signor Israel,
Ma nel P.C.I. li mangiavate i bambini? Sa, questo dubbio mi è venuto considerando il gran numero di comunisti che, come lei, è approdato a posizioni di estrema destra. Ci dev'essere una spiegazione per tanta malvagità.
Comunque grazie per il blog. Mi permette di conoscere i pensieri del nemico. Si ricordi le parole di Fromm: "I believe that the fundamental alternative for man is the choice between "life" and "death"; between creativity and destructive violence; between reality and illusions; between objectivity and intolerance; between brotherhood-independence and dominance-submission." e lei, come alfiere della necrofilia, è perfettamente credibile.
No, cara signora, non li mangiavamo. Anzi eravamo in tante persone perbene e in buona fede. Però tutto era dominato da una grande intolleranza e da un ragionare per schemi: di qui noi, i buoni, gli alfieri del bene, di là il nemico. E questa intolleranza produce malvagità anche in chi è buono, perbene e in buona fede. Rende intransigenti, cattivi e incapaci di ascoltare. Così, il giorno che ho iniziato ad avere dei dubbi e ho chiesto di discutere,nella sezione universitaria cui appartenevo nessuno mi ha salutato più: soltanto perché ho chiesto di discutere ciò è accaduto. Attraversavano dall'altra parte della strada quando mi incontravano. Così ho sofferto molto, come si soffre quando si deve scontare l'intolleranza che si è covata dentro di sé e ho iniziato a capire il male del totalitarismo. Tutti i totalitarismi. E da quel momento sono ostile ad essi, a quelle ideologie e a quei modi di pensare manichei - comunismo, fascismo, nazismo, intolleranze religiose, oggi l'integralismo islamico - non alle persone singole.
Quando vedo quelle persone che mi hanno attaccato ragionare in quel modo mi fa molta pena vedere che il germe dell'intolleranza e del fanatismo, dell'odio, rinasce ancora e continuamente.
Per questo, quando lei dice che sono di estrema destra, mi permetta, non ha capito un fico secco. Chi mi conosce, o si è dato la pena di leggere quel che scrivo, sa benissimo che sono una persona indipendente. Da quando uscii dal PCI - ormai tantissimo tempo fa, ragiono con la mia testa. È sicuro che ogni tanto sbaglio, ma non ho appartenenze che mi costringono a pensare in un modo irregimentato.
Per questo, la incito a togliersi di dosso quei termini: "nemico". Bella la citazione di Fromm, ma è lei che ha dato prova di intolleranza, parlando di "pensieri del nemico".
Se ha fatto lo sforzo di capire quel che ho detto, forse capirà che il termine "alfiere della necrofilia" è un inutile insulto che mi passa di lato.
Se invece vuol continuare a restare assediata nelle sue certezze - io ho la verità e là c'è il nemico - faccia pure. In tal caso, temo che dovrà soffrire molto, perché coltivare in sé l'intolleranza fa soffrire.
"Se ha fatto lo sforzo di capire quel che ho detto..."
Non riesce a togliersi di dosso il piglio arrogante, vero professore?
Il termine nemico è evidentemente ironico, si tranquillizzi: nessuno di comedonchisciotte vuole farle del male. Altri sono i violenti.
Lei ha fatto una bella fila di "ismi" malefici, ma due li ha tracurati: il sionismo e l'imperialismo. è per via di questo strabismo, oltre che del suo modello di scuola repressiva, che parlo di necrofilia. estremismo di destra, appunto. visto che le piacciono le citazioni di Fromm, gliene lascio un altra: "...the claim of the Jews to the land of Israel cannot be a realistic political claim.(...)I believe that, politically speaking, there is only one solution for Israel, namely, the unilateral acknowledgement of the obligation of the State towards the Arabs — not to use it as a bargaining point, but to acknowledge the complete moral obligation of the Israeli State to its former inhabitants of Palestine."
Continui ad aggiornare il suo blog, mi raccomando!
Senza nulla togliere alla riprovazione per questo tipo di attacchi e alla solidarietà che è dovuta a chi li subisce, tirare in causa Goebbels non mi sembra una buona idea. Non più di quanto lo sia dare del nazista o dell'"Hitler" a chiunque commetta atti che reputiamo cattivi.
Lo dico per quell'"igiene del linguaggio" che anche lei spesso (e giustamente a mio modo di vedere) ha invocato.
Tutti coloro che sulle sue posizioni sue hanno scritto hanno la stessa deformazione: prima usano la mazza ferrata - nemico, alfiere della necrofilia - poi dicono che usarla è soltanto una carezza, ironia, ecc. insomma da loro bisogna accettare tutto. Ma io avrei il piglio arrogante... Questo non è strabismo, è semplicemente essere ciechi. Crede davvero che si possa ragionare assumendo come scontate le sue "verità" e cioé che il sionismo è un ismo malefico come il comunismo e il nazismo e altrettanto lo sarebbe il mio modello di scuola repressiva? No, questo è esattamente il fanatismo ideologico che ho conosciuto nel PCI, e quello dei tempi peggiori. Dare per ovvia la propria verità, permettersi di insultare il "nemico" perché è legittimo farlo per chi ha ragione, scodellare sentenze (anche se l'ha detto Fromm non è che sia la bocca della verità), e censurare qualsiasi cosa si dica dall'altra parte. Insomma, il dialogo visto come condanna. Del resto, c'è stato uno solo del suo sito che, almeno per stabilire una minima base di civiltà, abbia provato a scusarsi per certe espressioni allucinanti? Niente. Tutto a voi è lecito. Nulla a quelli che avete deciso essere gli alfieri della necrofilia.
Su queste basi non esiste il terreno minimo di discussione. Provi a leggersi i Demoni di Dostoevskij. Forse le farà bene.
E a Martino dico che non sono d'accordo. L'igiene del linguaggio è la verità e non l'ipocrisia e qui i metodi usati sono esattamente quelli teorizzati da Goebbels: non è un insulto a casaccio, come dire Hitler a chi traversa col rosso. È come dire ladro a chi ha rubato un automobile. Qui c'è un riferimento oggettivo e preciso a una teoria codificata da Goebbels di come si trasforma una menzogna in verità. E che lo stesso Hitler ha detto in una nota intervista aver ripreso, assieme a molte altre cose, dai metodi usati dai comunisti staliniani. Se non si può più dire neanche questo, allora tanto vale affondare nell'ipocrisia del politicamente corretto, per giunta a senso unico.
Desidero comunque ringraziare tutti coloro che in altri modi mi hanno inviato più di duecento messaggi di solidarietà e, in particolare, i segretari della CGIL-FLC, della CISL-Scuola, della UIL-Scuola, dello SNALS e i parlamentari che hanno firmato e stanno firmando un documento.
Caro Professore, avevo provato anch'io ieri a esternarLe la mia solidarietà, ma per un inghippo tecnico non dev'essere arrivato il post.
Volevo ribattere alla signora laura.ida, ma vedo che lei mi ha preceduto e se l'è cavata, come sempre, egregiamente. La quale, poi, non si è accorta che la prima citazione di Erich Fromm era praticamente un autogol. Ma l'autocritica è estranea al pensiero unico. Figuriamoci poi l'autoironia.
Chissà che fatica per quella signora non usare il termine che sicuramente le era venuto in testa per primo: fascista! Ed è ricorsa a un suo supposto sinonimo: estrema destra.
Il mix ebreo-protestante ottimamente riuscito, nonché dirigente dell'ufficio cultura del fu Partito Liberale Italiano Bruno Lauzi era un mio carissimo amico. Ci eravamo conosciuti a Forlì (dove aveva una zia) in quel famoso dicembre nel quale il generale Jaruzelski dichiarò guerra alla sua nazione per conto dei satrapi moscoviti. CL raccoglieva fondi per aiutare Solidarnosc, e Bruno versò centomila lire. Perché ricordo queste cose? Perché Bruno, oggi, come sarebbe "catalogato" da lor signori? E il fatto che era nato all'Asmara, cosa avrebbe implicato? Ricordo gli anni di oblio televisivo perché non comunista. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, come qui hanno brillantemente (sic) dimostrato alcuni. Ma forse la sua fortuna, di Bruno, dico, sarebbe quella di non occuparsi di scuola...
Totale solidarietà al Prof. Israel.
A proposito di "ismi", per chi avesse voglia, consiglio di leggere o rileggere " Le origini del totalitarismo" di Hannah Arendt con il primo capitolo dedicato all'antisemitismo.
Saluti
Riccardo
Ha tutta la mia solidarietà, caro prof. Israel. Per quanto poco possa contare, viene da un'insegnante precaria atea anarchica. Apprezzo molto il suo lavoro sulla nuova formazione dei docenti, profondamente onesto e ragionevole. Speriamo solo che l'attuazione non tradisca il vero spirito spirito di chi l'ha pensato.
mi spiace ma non sono d'accordo.
Va bene la ripetizione ma c'è una "piccola" differenza: Goebbels aveva il controllo totale di tutti i mezzi di informazione e della vita culturale in genere. Se bastasse ripetere la stessa fregnaccia all'infinito e indipendentemente da qualsiasi realtà di fatto per essere assimilati a Goebbels, conosco pochi personaggi pubblici (e non) che ne uscirebbero indenni.
Che poi queste persone sbaglino nel merito e ancora di più sbaglino nella maniera violenta, intollerante e venata di antisemitismo dei loro attacchi è un'altra (pur grave) questione. Neanche sono cieco rispetto alla carica di violenza latente di quelle parole ma a mio modo di vedere non c'è bisogno di scomodare il nazismo.
Ripeto, se ce ne fosse bisogno, che ovviamente questa è una questione a latere e non fa venire meno neanche un po' la solidarietà dovuta a chi riceve questi attacchi.
Eh no ! I nazisti questi metodi li hanno teorizzati e applicati fin da quando erano confinati nelle birrerie. E con questi metodi sono arrivati al potere.
A mio avviso questi sono parte dei danni (e si ritorna al discorso del pedagogismo progressista) di uno studio della storia che di storico ha solo il nome della materia. Nessuno oggi sa cosa avvenne in quelle birrerie di Monaco, perché nessuno studia più quel periodo.
Sarò un ingenuo ma non credo che queste persone siano dei bugiardi che utilizzano più o meno raffinate tecniche retoriche e propagandistiche per raggiungere altri, più devastanti, fini. Continuano a sostenere che formazione e reclutamento fanno parte dello stesso problema perché evidentemente pensano sia così e probabilmente è qualcosa di cui si può discutere (magari non con chi utilizza certi toni...). Supporre la malafede è esattamente quello che fanno queste persone nei suoi confronti (e nei confronti del governo).
Altra questione è il tono del discorso (le minacce più o meno velate, l'istigazione all'odio, l'antisemitismo) certamente inaccettabile ma per cui non mi sembra sia necessario fare ricorso al riferimento al nazismo.
Gentile signor Martino, l'istigazione all'odio e l'antisemitismo non sono un "tono di discorso", sono molto di peggio, e non sono soltanto "inaccettabili".
Del resto, questa è la questione e non un dibattito teorico sulle relazioni tra formazione e reclutamento. Non capisco perché ora lei tiri fuori questo tema: non c'entra e non ci deve entrare perché far discendere da questo tema quegli attacchi è indecente: questo è il punto. Il resto è menare il can per l'aia.
Quanto al carattere pretestuoso della relazione reclutamento, anzi precari-formazione è dato dal semplice fatto che noi non ce ne siamo occupati. Questo è un fatto oggettivo, non un'opinione. E poiché, non occupandocene, non abbiamo mutato di nulla la situazione precedente che c'era con le SSIS da un decennio, e contro le SSIS nessuno ha detto una parola, la pretestuosità e malafede è evidente.
E non mi venga a mettere sullo stesso piano con questa gente; la stessa che oggi scrive in rete che "se succederà qualcosa di brutto sarà colpa del governo". Ma si rende conto? E se non se ne rende conto interrompiamo questa discussione.
Peraltro il suo carattere
Non si tratta di "minacce velate", Martino: si tratta di odio sparso a piene mani, del tipo di quello, documentato dai notiziari di stasera, scritto nei siti al-qaidisti intorno alla strage di Kabul, dove, oltre ai sei nostri militari, sono rimasti vittime numerosi civili afghani. Si tratta di gente che viaggia sulla stessa lunghezza d'onda di quelli là. Dunque, nazisti.
mi spiace, devo essermi espresso male perché non volevo certo metterla sullo stesso piano di chi ha usato quelle espressioni! Se le mie parole hanno potuto essere lette in questo senso me ne scuso.
Continuo semplicemente a ritenere inappropriato il paragone con Goebbels poiché non ritengo che sia sufficiente la volontà di trovare un capro espiatorio per essere paragonati a questa nefando personaggio storico.
In ogni caso non commento oltre anche per non ingenerare ulteriori equivoci fissandomi su un argomento che è comunque secondario riguardo all'intera faccenda.
Ringrazio i tanti che mi hanno scritto messaggi di solidarietà. È la cosa più importante e bella.
Poi c'è una zona nera e una grigia che non possono essere taciute.
I messaggi di minacce che continuano.
Quelli che dicono "sì, vabbé, ma sono sciocchezze". Vorrei vederli a ricevere messaggi del tipo "abbi pazienza, prima o poi la paghi" (conditi del solito antisemitismo) o avvertimenti in rete del tipo "se gli succede un guaio ne risponderà il governo".
Infine - e forse è il peggio - quelli che dicono "certo, è una cosa vergognosa, ma pure lui... c'era bisogno di fare da consulente a questo governo, collaborare alla riforma Gelmini?".
È un discorso schifoso che è stato già fatto in casi che conosciamo tutti molto bene. In questo paese sembra che non sia possibile contribuire a migliorare le cose in buona fede e in modo indipendente. Il mio modesto contributo - non alla "riforma Gelmini" ma soltanto a un progetto di formazione degli insegnanti - è stato fatto in tutta indipendenza. Può darsi che, alla fine della fiera, non mi riconosca più nel risultato, soprattutto se - come si dice in queste ore - si aggirano loschi personaggi a suggerire cambiamenti e a diffondere (falsissime) notizie che il progetto sarebbe in via di abbandono. Confido che non succederà ma questo è il clima da Borgia di questo paese.
Infine, qualcuno ha persino parlato di "consulenza d'oro". Ho fatto tutto questo lavoro in modo assolutamente gratuito, anzi senza nessun supporto di segreteria o di altro tipo, spendendo centinaia di euro sul mio cellulare personale e lasciando indietro la redazione di due libri.
Grazie ancora a tutti quelli che mi sono vicini con parole gentili perché è in circolazione tanta gentaglia da toglierti la voglia di fare qualsiasi cosa.
A uno dei commenti che rientrano nella descrizione precedente - e che non reputo opportuno pubblicare - vorrei replicare che è ben evidente che alcuni dei post messi in circolazione su certi siti sono opera di pazzi. Ma non è questo il punto. A simili messaggi sono abituato da anni e non mi impressionano certo. Il punto centrale è il seguente. Quando si inizia a dire che un problema che coinvolge migliaia di persone è colpa di qualcuno, identificato col nome e cognome - puparo di una riforma che fa piangere migliaia di famiglie - allora si supera una soglia molto pericolosa. Difatti, non importa chi abbia detto una simile menzogna, fosse anche l'ultimo degli sbiellati. Importa che essa inizi ad avere una ripercussione, che circoli e che diventi luogo comune, perché allora qualcuno tra quelle migliaia di persone potrebbe pensare di farla pagare a quel "responsabile" così bene identificato. Questo è il punto, e chiunque abbia esperienza in materia lo sa. Perciò, evitiamo commenti superficiali, se non sconsiderati.
Gentile Prof. Israel,
sono un suo collega (anche se solo ricercatore) matematico. Temo di aver idee politiche alquanto distanti dalle sue e di condividere le idee ed il lavoro che sta portando avanti sulla scuola solo in parte.
Detto questo le vorrei portare la mia più completa solidarietà per l'accaduto: espressioni come "l'ebreo Giorgio Israel" purtroppo non qualificano solo chi le esprime ma testimoniano l'imbarazzante regresso di civiltà avvenuto in questo paese. Mi sento di scusarmene come se l'avessi pronunciata io, tanto me ne vergogno come italiano.
Ma in questi casi non si configura violazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana? Quel "sotto qualsiasi forma" che ivi leggiamo dovrebbe comprendere anche l'apologia dei temi tipici del fascismo, o del nazismo, che è eguale. Goebbels. appunto.
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