lunedì 27 dicembre 2010

Tra i banchi tutto è permesso se c’è di mezzo l’islam



Sempre più provo un sentimento di fastidio nei confronti dell’integralismo religioso, quale che sia la fede coinvolta, senza eccezione alcuna. Sono convinto che esso fornisca uno degli apporti più consistenti alla crescita dell’intolleranza e alla disgregazione della convivenza civile, creando sacche comunitarie autoreferenziali e refrattarie nei confronti di ogni regola condivisa. Un episodio emblematico in tal senso è quello accaduto in una scuola media statale di Reggello (Firenze): da oltre un anno una quindicenne assiste alle lezioni di musica con i tappi alle orecchie per volere di suo padre, un marocchino di fede islamica, che considera la musica un prodotto “impuro” della cultura degli “infedeli”. La faccenda va avanti da molto tempo: pur di non ascoltare la musica la ragazzina si assentava da scuola, per le troppe assenze fu bocciata, vi fu anche una denuncia. Niente da fare. I genitori furono irremovibili.
Tuttavia, l’aspetto più grave della vicenda non è il fatto in sé, l’ennesima manifestazione di becero integralismo neppure giustificato dai precetti coranici, ma il comportamento delle autorità scolastiche. Con l’accordo di insegnanti e genitori è stata trovata una “soluzione”: la ragazzina assiste alle lezioni di musica con i tappi alle orecchie. «La vicenda non va enfatizzata», dichiara la dirigente scolastica, chiaramente preoccupata del clamore sorto attorno alla vicenda. Ed è giusto che clamore vi sia, anzi ve n’è troppo poco. Difatti, è inaudito che un’istituzione scolastica retta dalle leggi dello stato consenta una condizione di frequenza menomata, degradante, al di fuori di qualsiasi regola decente. È estremamente grave che chi ha escogitato questa “soluzione” non si renda conto del gravissimo precedente che, in tal modo, si è creato. E se domani qualcuno si rifiutasse di studiare la Divina Commedia? Si consentirà che non la studi e che venga a scuola con i tappi nelle orecchie e una benda sugli occhi? E se qualcuno si rifiutasse di studiare ogni argomento che contenga riferimenti a religioni diverse dalla propria? Non ci vuole fantasia per immaginare la cataratta si potrebbe aprire se la “deroga” introdotta a Reggello dovesse essere confermata. Sarebbe il caso di dire chiaro e forte che l’Italia è un paese che ha una cultura consolidata nei secoli che costituisce il nerbo dell’insegnamento scolastico, il quale è governato da leggi e regole: se a qualcuno questo non piace è meglio che cerchi una dimora altrove.
Frattanto, leggiamo che a tanto lassismo fa da “pendant” il rigore di un istituto scolastico di Cardano al Campo (Varese), dove la dirigente scolastica ha severamente vietato la benedizione del prete cattolico nella scuola. Si può certamente discutere sulla modalità, in modo che la benedizione non risulti opprimente per alunni di altra fede. Ma colpisce il contrasto tra il lassismo di Reggello nei confronti dell’islam e il rigore di Cardano nei confronti del cattolicesimo. È un contrasto che si ripropone continuamente, in particolare a Natale dove si fa di tutto non soltanto per non fare presepi ma neppure alberi che non siano politicamente corretti: ora vanno di moda quelli decorati con materiali riciclati. La dirigente di Cardano ha dichiarato: «Noi ci occupiamo di istruzione e lo facciamo da scuola di stato non confessionale». Bene. Lo vada a spiegare alla sua collega di Reggello. Sarebbe opportuno che il ministero batta un pugno sul tavolo richiamando a un ricorso più responsabile dell’autonomia scolastica da parte di funzionari che danno tanto scarsa prova di senso istituzionale e del rispetto delle regole e delle leggi, soprattutto quando si tratta di islam.
(Tempi, 22 dicembre 2010)

25 commenti:

Fabio Milito Pagliara ha detto...

Caro professore, condivido in toto queste sue parole: "Sono convinto che esso fornisca uno degli apporti più consistenti alla crescita dell’intolleranza e alla disgregazione della convivenza civile, creando sacche comunitarie autoreferenziali e refrattarie nei confronti di ogni regola condivisa."
La situazione è difficile e bisognerebbe in qualche modo scoraggiare tutte le divisioni ma più che la scuola la colpa direi è di chi non ha sottratto (non so se ci sono leggi che lo consentano ma direi di si) la ragazzina alla famiglia visto che evidentemente non fa gli interessi della stessa. Non sono concorde sulla seconda parte perché la giurisprudenza tende a vietare gli atti di culto nelle scuole, un compromesso è spesso quelli di fare tali visite fuori dall'orario scolastico con la partecipazione volontaria e non obbligatoria.
La legge (e la politica) dovrebbe decidersi a non giustificare tutto quando c'è di mezzo la religione (o la tradizione) e attenersi al rispetto degli individui altrimenti questi casi si moltiplicheranno (già so di richieste di esonero dall'ora di scienza da parte di Testimoni di Geova per dire).
Cordialmente

Myosotis ha detto...

E' il fatto incredibile che Le avevo segnalato per primo, prof. Israel. Da qualunque punto lo si consideri è un fatto che si stenta a credere. In un momento storico in cui si cerca in tutti i modi di nascondere le diversità - i disabili diventano diversamente abili, i negri sono gente di colore (come se noi "bianchi" fossimo cadaverici), gli omosessuali sono solo gay (gente allegra) e così via - come si sentirà quella povera ragazzina che non può ascoltare la musica, una delle cose più belle - divine - che l'uomo abbia inventato? Bisognerebbe chiederlo a lei. E poi c'è - gravissimo - l'aver creato un precedente, come dice Lei. Mi chiedo ancora: come farà a non sentire la musica e a non esserne attratta quando la sente in un centro commerciale, o passando vicino a una casa che tiene la radio ad alto volume, o quando c'è una festa paesana con canti e balli? I genitori la terranno sempre chiusa in casa, magari con le cuffie?. Penso ci siano gli estremi per la privazione della patria potestà.

Nautilus ha detto...

Cari Fabio e Myosotis: sottrarre la bambina alla famiglia d'origine perchè non vogliono ascolti musica?
Non vi pare un rimedio assai peggiore del male?
Che poi è quel che è in ballo nella questione, i dirigenti di quella scuola si son trovati di fronte un problema spinoso: o si condanna la bimba a non ricevere un'istruzione (visto che non può essere esentata dallo studio della musica) o si trova qualche marchingegno per aggirare l'ostacolo.
Posto che il rimedio trovato sembra orribile e surreale anche a me, potrebbe però pur sempre essere il male minore, visto che privare la bambina di istruzione o della sua famiglia mi paiono alternative inaccettabili.
Se qualcuno ne ha di migliori di quella inventata, immagino con una certa dose di sofferenza, dalle autorità di quella scuola gliele suggerisca, a cominciare proprio dal ministero.

Giorgio Israel ha detto...

Nelle scuole italiane si ascolta musica, si studia Dante, storia dell'arte, matematica, filosofia. Se a qualcuno non sta bene può sempre andare in Sudan. Se un ebreo ortodosso non vuole vedere immagini di alcun tipo può sempre andare a frequentare una scuola iperortodossa in Israele, ammesso che anche là sia facile trovarne una opportuna.

GiuseppeR ha detto...

E' evidente che a Reggello ha prevalso il timore di creare un "caso" mentre a Cardano si è imposta quella malintesa forma di "laicità" che pretende di eliminare la religione e la religiosità dagli spazi pubblici. Le due situazioni sono strettamente connesse perchè a forza di "espiantare" dalla nostra cultura ciò che ha concorso al suo sviluppo si perde il coraggio che serve a difenderla da coloro che la negano (addirittura in casa nostra).

GiuseppeR ha detto...

Ancora una volta il caro interlocutore Nautilus si rivela molto "disratto" e non riconosce, dietro la triste figura di quella povera ragazza, il carattere aggressivo della pretesa di quella famiglia. Si entra in un paese in cerca di condizioni di vita migliori e si pretende di negarne lo stile di vita in una delle componenti più significative: la musica. Così non può funzionare, bisogna essere capaci di riconoscere il "bene" (l'accoglienza verso chi ne ha bisogno) e distinguerlo dal "male" (il cedimento di fronte chi vuole imporre con arroganza e prepotenza di una visione del mondo che non appartiene alla nazione italiana).
Il permesso di soggiorno dovrebbe essere rilasciato solo a chi è in grado di accettare i principi basilari della nostra società, fino ad ora lo hanno dato anche a chi non conosceva la lingua. E in casi come quelli di Regello dovrebbe essere prevista per legge l'espulsione dal territorio nazionale. A tutela di quella poveraragazza, la famiglia ci penserebbe dieci volte prima di sacrificarla e in aiuto alla preside che sarebbe sollevata dalla responsabilità di gestire il "caso".

Nautilus ha detto...

In linea di principio chi vuole rispettate le sue tradizioni anche quando confliggono gravemente con quelle del paese ospitante è bene se ne torni a casa o ci rimanga.
Ma in pratica ci si può trovare di fronte a casi estremi da risolvere con il minimo danno per i più deboli...senza farne un caso generale.
A proposito di ebrei osservanti se non ricordo male nel mio liceo è capitato che ci fosse un ragazzo che rifiutava di fare compiti in classe o interrogazioni al sabato, in un modo o nell'altro la questione si riuscì a sistemarla con qualche disagio e mugugno ma cercando di rispettarne le credenze, forse sarebbe stato più da integralisti pretendere il rigoroso rispetto delle nostre regole.

Giorgio Israel ha detto...

Egregio Nautilus, a parte il fatto che ormai non si va a scuola il sabato, un ebreo che non voglia frequentare il sabato può andare alle scuole ebraiche, che sono paritarie. Naturalmente non potrà, poniamo, non presentare storia dell'arte alla maturità perché non vuol guardare figure. Il precedente creato a Reggello è gravissimo, perché su questa base si potrebbe pretendere di non studiare la Divina Commedia al Liceo, o la fisica in quanto confligge con una visione geocentrica; oppure la filosofia perché insegna dottrine empie. Ecc. ecc. Veda lei, se le sembra opportuno imboccare una simile strada, che conduce dritto per dritto alla repubblica dei talebani.

GiovaneDiLungoCorso ha detto...

Se fossi stato il dirigente scolastico avrei cercato di contattare un islamico colto ad istruire il genitore.
Ma poi c'è una domanda che mi faccio. Halloween non offende nessuna religione? Per quel che ne so, tanto nell'ebraismo che nel cristianesimo che nell'islam le persono defunte sono in attesa del giudizio e non tornano a fare "giochetto scherzetto".
Eppure nessuna remora nei confronti di nessuno. Forse il consumismo è la nuova religione di stato.

Fabio Milito Pagliara ha detto...

Ancora una volta concordo con il professore, ci si dimentica troppo spesso della 2' parte dell'art.3 della costituzione: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." in questo caso mi sembra evidente che i genitori della ragazza in questione siano un ostacolo al suo pieno sviluppo e quindi sarebbe il caso di cominciare a pensare davvero agli individui e di smettere di mitizzare le comunità (religiose, etniche o familiari che siano).

Cordialmente

MELCHISEDEC ha detto...

Il "vietare" e il "permettere" dei dirigenti scolastici sono entrambi il frutto della normativa scolastica vigente, che ha potenziato sempre più l'aspetto dirigenziale-"dittatoriale" della loro funzione, che è di controllo e di garanzia sulle figure che popolano il mondo scolastico. I Dirigenti sono chiamati a far rispettare il meccanismo del sistema d'istruzione nelle sue varie articolazioni, ma spesso essi vanno oltre, appropriandosi di una funzione, quella educativo-didattica, che compete ai docenti. Semmai il DS deve verificare che le scelte educative non collidano con le prescrizioni ministeriali.
Invece, sotto l'egida dell'autonomia scolastica, fanno di tutto e di più; nell'ambito delle confessioni religiose bisogna ammettere che la predilezione dei DS viene accordata a tutto ciò che è "esotico", "particolare", "atipico", perché in tal modo la scuola possa ottenere una maggiore(peggiore) visibilità sul territorio. Nel bene e nel male.

paolo casuscelli ha detto...

Da quando gli Istituti scolastici sono diventati delle aziende in competizione tra loro, per ottenere fondi, l'arma preferita, in questa guerra dei poveri, è il servilismo nei confronti dell'utenza. E' divenuto strategico sapere quel che l'utenza vuole e piegarsi al suo dettato. Si ragiona come fa il salumiere: il cliente vuole quel prodotto e glielo si fornisce. L'asservimento è, nella debolezza, una garanzia di successo, soprattutto se appare come garanzia dei diritti delle minoranze o maggioranze che siano, se si mostra con il faccino giulivo del politicamente corretto.
Che male c'è ad essere “al servizio di”? Tutto il male possibile, perché chi serve non può formare, educare.
L'utente islamico non vuole musica per le orecchie della sua fanciulla? Le si tappino le orecchie. Il servizio non fa una piega.

Nei due licei classici statali della mia città, Messina, l'insegnamento del tedesco come seconda lingua è stato abolito, non c'è più. Ho protestato con i dirigenti, perché i miei alunni delle medie non possono continuare a studiarlo, ho chiesto il motivo: “Sa, l'utenza non lo richiede”. E dev'essere l'utenza a capire che per studiare filosofia decentemente un po' di tedesco bisogna conoscerlo, o glielo dovete far capire voi?
Allargano tutti le braccia, al servizio dell'utenza.

paolo casuscelli ha detto...

Prof. Israel,
lei dice: “Nelle scuole italiane si ascolta musica”. Magari! In realtà, nelle scuole italiane bisognerebbe ascoltare musica e invece si fa tutt'altro. Guardi che non esagero, che questo è un problema. D'altronde, quando i suoi figli arriveranno alla scuola media, se non ci sono già arrivati, se ne accorgerà. Ha sentito Muti da Fazio? Ha detto che a scuola la devono smettere di mettere agli alunni quel “dannato” flauto dolce in bocca. Oramai, da vent'anni, io mi muovo tra i corridoi e le sale della scuola media con i tappi simbolici alle orecchie, come quelli della bambina islamica, per non sentire la non-musica dei flauti dolci che offendono la mia sensibilità, con la monotona ossessiva reiterata recidiva melodia stentata dell'inno alla gioia mutilato. E quelli, i ragazzi, non hanno mai ascoltato un brano di Beethoven in classe, mai. Gli mettono 'sto piffero in bocca maledetto e li diseducano al musicale, opprimendoli. Della storia della musica non sanno nulla. Di ascolto non se ne parla. E siamo sempre lì: a fine anno, l'utenza genitoriale si commuove a vedere i figli sul palco strimpellanti il motivetto osceno.
Alcuni utenti. Altri lo chiedono a me, che insegno lettere: ma perché non studiano storia della musica, o, semplicemente, non la ascoltano? Li mando dalla docente interessata. Quella dice che è libera di insegnare come le pare. Il flauto dolce, che Muti chiama giustamente “dannato” è un destino, una Moira, spietata.

Nautilus ha detto...

Mah, personalmente son portato a evitare conflitti per questioni di principio (salvo casi eccezionali), quasi sempre un problema circoscritto, non sostanziale o risolvibile con compromessi diventa uno scontro muro contro muro, magari uno scontro fra civiltà. Che 99 su 100 non ha ragione di essere.
Per esempio, mi riesce difficile pensare che il provvedimento di Reggello possa diventare un precedente che apre la via alla talebanizzazione della nostra scuola, a me sembra più modestamente un tentativo di integrare quella bimba che altrimenti riceverebbe solo l’educazione familiare, il che mi fa rabbrividire più dei tappi nelle orecchie.
In tanti anni di presenza massiccia dell’immigrazione un caso come questo sembra più unico che raro, per cui farne derivare un allarme generale mi sembra esagerato.
Quindi non è distrazione caro Attento, semmai minimizzazione o se vuoi sottovalutazione. Comunque la tua proposta non è campata per aria anzi, è una delle cose che si possono fare: o gli stranieri si adeguano ai nostri costumi e alla nostra cultura (oltre che alle leggi) o se ne tornano a casa. Io sarei contrario, però ha una sua logica: l’obbligo dell’integrazione. E può darsi funzioni meglio della tolleranza, chi lo sa.
Prof. Israel, è il suo esempio dell’ebreo ortodosso che mi ha richiamato alla memoria quell’ episodio avvenuto nella mia scuola più di vent’anni fa (licei chiusi di sabato non c’erano) di cui ricordo poco…tranne i commenti di alcuni colleghi “de sinistra”:”E allora vada a studiare in Israele…”
A proposito di principi: mi viene in mente quella bega spaventosa sollevata dalla cittadina italo-finlandese contro il crocifisso nelle scuole, sul principio della laicità dello stato avrà anche avuto ragione, ma valeva la pena scatenare un conflitto di religione per una tradizione che non dava noia a nessuno? A mio modestissimo avviso! Certo se poi uno non poteva vivere in pace né dormire la notte finchè lo aveva davanti agli occhi, ha fatto bene. Ma rendiamoci conto.

Nautilus ha detto...

A proposito di tedesco (questo blog è stimolante, c'è sempre qualche spunto interessante): mi sovviene che sono andato sul sito dell'UAAR, come dice Fabio l'articolo sulla ricerca dell'influenza della fede sulla percezione delle immagini è riportato correttamente.
Però c'è un altro articolo che riporta questo titolo:”Studio tedesco: giovani credenti più violenti”
Parendomi cosa un po’ strana sono andato alla fonte in tedesco (di cui sono perfettamente ignorante), ma mi pare d'aver capito che la ricerca riguardava esclusivamente ragazzi mussulmani.
Qualcuno che sa il tedesco è in grado di dirmi se ho capito bene? L’articolo è qui:
http://www.berlinonline.de/berliner-zeitung/archiv/.bin/dump.fcgi/2010/0607/politik/0040/index.html

Myosotis ha detto...

In effetti si tratta di uno Studie über junge Muslime in Deutschland (Studio sui giovani musulmani in Germania). Ovviamente l'autore, politicamente corretto, assolve l'Islam e incolpa la cultura maschilista: "Verantwortlich für das Gewaltpotenzial von jungen männlichen Muslimen machen die Autoren der Studie nicht den Islam, sondern eine Macho-Kultur, die in Teilen von der Religion, aber auch durch traditionelle muslimische Familienstrukturen gefördert werde, sagte der Leiter der Studie, der Kriminologe Christian Pfeiffer, der Berliner Zeitung". Poi l'autore dello studio, temendo comunque di essere incolpato di islamofobia o forse anche per par condicio, non potendo prendersela con gli ebrei per ovvie ragioni, se la prende con i cristiani, assolvendo però i protestanti e incolpando, ovviamente - per la gioia di Odifreddi e della sua combriccola - i cattolici: "Ein Phänomen, das keineswegs eine Besonderheit des Islam sei, betont Pfeiffer. Schließlich habe die Männerdominanz auch die christlichen Kirchen lange Zeit geprägt - die katholische bis heute". Cosa c'entrino i cristiani in uno studio sui giovani musulmani Dio solo lo sa, non credo lo sappia il criminologo Christian Pfeiffer. (Che poi si chiami Christian è solo colpa dei suoi genitori).

Giorgio Israel ha detto...

Caro Junco, so benissimo qual è l'insegnamento della musica nelle scuole… lo vivo sulla pelle dei miei figli… Muti è gentile, la dizione meno politicamente corretta è "l'ora del piffero"… E quanto alla critica della visione aziendalista, lei sa che è uno dei miei punti fissi. Uno degli aspetti di questa visione è la degenerazione del ruolo dei DS di cui parla Melchisedec.
Al gentile GiovaneDiLungoCorso vorrei chiedere. Ma che c'entra? La relazione tra il tema in oggetto e Halloween è simile a quella che intercorre tra le nozze e l'equinozio. Non mi risulta che Halloween e "giochetto o scherzato", oppure il consumismo, siano materia obbligatoria di insegnamento nelle scuole che come tale offenderebbe le religioni? Ma di che parliamo? Se si tratta di proscrivere ogni usanza, pratica, inclusi gli acquisti natalizi o le svendite postnatalizie o i botti di Capodanno in quanto offensivi di qualche fede, stiamo freschi. «Vaste programme, monsieur», per dirla col generale De Gaulle...

vanni ha detto...

Dovremo fra un po' rallegrarci del fatto che alla studentessa di Reggello è comunque consentito di andar a Scuola? “La vicenda non va enfatizzata” dice la dirigente? E te lo credo: siamo olttre le soglie dell'osceno, dell'infame, del ridicolo.
Faccio fatica a parlare di conflitti per questioni di principio a proposito dell'insegnamento della musica. Peraltro non ci si può nascondere che avendo a che fare con il fanatismo totalitario tutto può esserci ammannito quale conflittuale questione di principio.
O magari - c'è il punto di vista altrui! - vuoi vedere che i fanatici siamo noi? Siamo dunque noi a schiacciare la libertà? Dunque via crocifissi, via benedizioni. Via volti scoperti, via ora di musica. Via consuetudini remote e recenti, alla fine pure via leggi.
Con senso della misura sto quasi per domandarmi: per toglierci il pensiero una volta per tutte, via noialtri?
Fuori di paradosso e spero di non ingigantire le cose (ma pare - dico pare - che i casi isolati nella Scuola, ancorché meno pittoreschi, siano parecchi) : sono falle - le grandi e le piccole - che si aprono e favoriscono lo sgretolamento. Questa benedetta integrazione... Se pensiamo che una società si debba evolvere e si trasformi, noi occidentali - noi italiani nella circostanza - intendiamo operare per orientare la nostra transizione salvaguardando quanto ci sta a cuore? ci sarà qualcosa cui teniamo, vero? Saranno aggressività o minacce altrui il parametro principale sul quale appoggiare le nostre valutazioni, decisioni, azioni?

Per Myosotis (cultore di tedesco) e per il professor Israel: si è parlato or ora di pifferi e del perspicace criminologo Christian Pfeiffer... guarda tu le combinazioni. Trouble comes double.

Nautilus ha detto...

Molte grazie Myosotis. Dunque l'UAAR riassumendo l'articolo non era in malafede, vi si parlava anche dei giovani cattolici. Se poi la malafede era di Pfeiffer..vabbè.

Fabio Milito Pagliara ha detto...

Ripeto che nelle ultimissime UAAR passiamo notizie d'interesse religioso (in un senso o nell'altro) e ovviamente d'interesse non-religioso, non abbiamo un team scientifico che va a verificare la validità dello studio riportato (in un senso o nell'altro), certo c'è il filtro della redazione ma si fa quel che si può.
Per quanto riguarda l'apparentamento crocifisso e musica, o vicenda della ragazza musulmana e benedizioni nelle scuole a mio parere appunto è una fallacia logica in quanto sono questioni distinte.
Lo stato laico deve garantire tutti i cittadini a prescindere dalle loro credenze e per farlo non può che rispettare le leggi che si è dato (a cominciare dalla costituzione e tenendo conto degli accordi internazionali), poi ovviamente ci sono sbavature dovute a motivi vari
a) nel caso della ragazzina è ovvio che ci sia un eccesso di malinteso multiculturalismo
b) nel caso del crocifisso c'è un difetto di attenzione al fatto che lo stato nei luoghi ISTITUZIONALI (scuole, tribunali, comuni, province, parlamento, senato ecc ecc) dovrebbe esporre simboli istituzionali (quando appunto decide di esporre simboli) che rappresentano TUTTI i cittadini (ed i simboli istituzionali sono il tricolore, lo stemma del presidente e lo stemma della repubblica), questo perché la strada delle tradizioni allontanandosi dalla legge è a mio avviso perigliosa e può portare ad effetti indesiderati, la questione è quindi sospesa per mancanza di chiarezza (l'esposizione sta in una circolare degli anni 20 poi ripresa in anni recenti, e non in una legge per cui la corte costituzionale si è tirata fuori... aspettiamo la sentenza definitiva della corte europea per i diritti umani)
c)la questione delle benedizioni è spinosa in quanto da un lato sembra proibita dalla normativa dall'altra si tenta di farla rientrare come "tradizione"

Ora io chiedo agli amici cattolici ma non vi offende che una benedizione o il crocifisso vengano esposti in quanto considerati simboli NON-religiosi?

In sintesi resto convinto che uno stato laico garantisca tutti (credenti, non credenti, indecisi), uno stato che lascia varchi nella sua laicità finirà per perderla, non per altro perché la democrazia, la laicità non sono date una volta e per sempre ma vanno costantemente rinnovate pena restare senza né l'una né l'altra. Ed è per questo che penso che tutti (a prescindere dalle loro convinzioni metafisiche) dovrebbero impegnarsi per difendere entrambe ad ogni costo.

Cordialmente

Nautilus ha detto...

Caro Fabio, trovo una sola analogia fra i due casi: andare allo scontro totale su questioni di principio, pratica verso cui son sempre diffidente perché alimenta il fanatismo anzichè spegnerlo.
A me lascia perplesso che un caso da “strano ma vero” come quello dei tappi possa innescare una reazione in difesa dei valori occidentali tale da provocare la richiesta di espulsione o sottrazione d’un figlio, prima che la media si trasformi in una madrassa .
Insomma in giro ci son tanti pazzerelli…come quel padre lì che, per inciso, segue a puntino un concetto espresso da Khomeini su Beethoven e in genere la musica occidentale. Qualcuno qui l’ha definita “divina”, ma per lui era ispirata dal demonio, ricordo bene. Poi c’è una signora che non mi pare tanto normale neanche lei che s’impunta per un simbolo religioso che appartiene alla nostra tradizione e farne una dura battaglia fino a investirne la Corte di Strasburgo.
In entrambi i casi ravviso un’ enorme sproporzione fra il fatto in sé e le reazioni, come avviene immancabilmente quando se ne fa una questione di principio.
Non che siano sempre da evitare, ma vedere in ogni minimo episodio un varco da chiudere subito e "ad ogni costo" perché vi si può infiltrare l’islamizzazione o il clericalismo (o qualunque altra iattura) non mi trova concorde. Come al solito è solo un’ opinione.
Saluti cordiali.

Fabio Milito Pagliara ha detto...

Caro Nautilius, quasi ma non proprio.

In un caso abbiamo il problema di come tutelare il diritto all'educazione della ragazzina e se è accettabile come eccezione alla tutela degli individui la motivazione religiosa (ovvero i diritti individuali sono più o meno importanti dei diritti del gruppo religioso? o etnico?)
Nell'altro caso abbiamo una situazione speculare, non si tratta di andare contro le tradizioni (quello lo fai quando non fai il presepe) ma si tratta di vedere rispettata la legge (quella che tutela i diritti di tutti gli individui) in quanto tu la ritieni violata per qualche motivo.

Quindi mi sembra che il vero elemento comune è il tentativo di usare la "tradizione" per ignorare la legge.

Unknown ha detto...

Sorprendente come nessuno dei commentatori si si accorto della differenza tra una scelta personale e privata (i tappi), stupida e che disapprovo ma non censurabile, ed una sociale e pubblica (festeggiare una festa cristiana/cattolica con l'esposizione di simboli chiesastici) che la costituzionale laicità della scuola, e la legge, impone di evitare. E non mi si tirino fuori le balle della tradizione cattolica ec. ecc. Saranno forse le vostre tradizioni, ma non le mie che in Italia sono nato e cresciuto nè quelle di mille altri che ci sono arrrivati negli ultimi 100 anni.

Giorgio Israel ha detto...

Venire a scuola con i tappi una scelta privata?... Cioé decidere di non partecipare a una lezione prevista dall'obbligatorietà di frequenza della scuola, una scelta privata?... Ma stiamo perdendo il ben dell'intelletto? Così, uno si copre gli occhi quando si fa matematica, l'altro si mette i tappi per non sentire la Divina Commedia, l'altro ancora si mette direttamente un cappuccio quando si fa filosofia... Ma andiamo.... E quanto alla tradizione cattolica, non è certo la mia e sono di quelli arrivati negli ultimi 100 anni, ma fino a che è una tradizione della maggioranza non vedo cosa ci sia da protestare se fuori di lezione, beninteso, si colloca un presepe nell'atrio della scuola. In Israele, si festeggia quando ci sono le feste ebraiche, senza per questo imporre niente a nessuno, e a chi non sta bene può anche andarsene. Altrimenti diventa un'imposizione della minoranza sulla maggioranza.

Fabio Milito Pagliara ha detto...

Ben detto caro professore!
Non ci si sottrae dalle lezioni curricolari e fuori dall'orario di lezione scolastico non vedo nulla di male a fare una recita tradizionale a tema religioso piuttosto che un'altra. Il punto da tener fermo è la laicità delle istituzioni non cancellare questa o quella tradizione.

cordialmente, Fabio Milito Pagliara