Non ho fatto in tempo a pubblicare questo articolo che sono iniziati a piovere i soliti insulti - non argomenti, non c'è uno straccio di argomento, sono sempre le solite tiritere a suon di indimostrate e indimostrabili asserzioni - ma soltanto insulti. Tra tutti spicca quello di "negazionista". Siccome il termine è di solito usato per denotare coloro che negano l'esistenza dei campi di sterminio, delle camere a gas e dei forni crematori, questi mascalzoni godono molto a rivolgerlo a me, all'ebreo. E così dimostrano di quale pasta sono fatti. Non credano comunque così di fare tacere me e chi la pensa come me. Leggo proprio oggi un articolo di uno "specialista" sulla "discalculia" e vi trovo degli esempi così idioti, così assurdi, così insensati e truffaldini che non mancherò prossimamente di discuterli, tanto per far vedere di quali "verità" si abbeverino questi signori. Vogliono trasformare un dibattito anche aspro in una rissa, in uno scontro tra il bene e il male, perché soltanto così possono sperare di aver ragione. Hanno avuto una legge. Dovrebbero essere contenti. Invece non lo sono. Chissà perché... Sia comunque chiaro che questo post non darà stura a valanghe di insulti. Possono star tranquilli quei signori. Stavolta cestinerò qualsiasi messaggio venga da quella parte, parlino pure di censura. I teppisti meritano soltanto di essere censurati.
Quando mesi fa scrissi alcuni articoli critici ed ebbi un confronto su queste pagine con il dottor Massimo Molteni a proposito della legge sui Disturbi Specifici di Apprendimento, sapevo di dover pagare la tassa di una valanga di insulti: un giornalista che scrisse un articolo critico simile ai miei mi ha confidato di non aver mai ricevuto tanti insulti, maledizioni e inviti a morire in trent’anni di carriera. Ho pagato questa tassa perché temevo che la posta in gioco non fosse quella (giusta, sia chiaro) di prendersi cura di bambini in difficoltà (come i dislessici) dopo che la difficoltà si fosse evidenziata. Temevo che la posta in gioco fosse ottenere degli screening di massa dei bambini, per infoltire l'esercito degli psicologi scolastici, con un conseguente processo di medicalizzazione a tappeto della scuola. La cosa riguardava anche un’altra “patologia” a dir poco discutibile, la sindrome del bambino agitato, indicata con l'acronimo Adhd (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). Purtroppo erano timori fondati. A distanza di pochi mesi la campagna circa la necessità di diagnosticare i casi di dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia e quelli di Adhd s'intensifica.
Giorni fa ho avuto la ventura di ascoltare alla radio una trasmissione cui partecipava uno "specialista", in cui è stata fatta la seguente affermazione: «Vi sono in Italia 300.000 casi di Adhd ma soltanto il 3 per cento è diagnosticato. Se non si fa questa diagnosi questi bambini avranno un futuro difficile e non troveranno lavoro». Da non credere alle proprie orecchie. Se una diagnosi non è stata fatta come si fa a dire che vi sono 300 mila casi? Estrapolando a casaccio da 9 mila casi diagnosticati? Ci hanno preso tutti per cretini al punto di digerire un messaggio non soltanto ignorante ma condito di terrorismo psicologico: se non si fa lo screening di massa il vostro bambino tra vent'anni sarà disoccupato?
Analoga pressione si esercita al livello dei Dsa: compaiono articoli sui giornali in cui s'insiste accanitamente sulla necessità di una diagnosi a tappeto, classe per classe. E girano le cifre più fantasiose: gli affetti da Dsa sarebbero il 3 per cento dei bambini, no il 4 per cento, anzi il 5 per cento, forse di più. Quando poi si esplora in quali mani dovrebbero cadere i bambini c'è da preoccuparsi. Uno di questi specialisti di "discalculia" mi ha detto candidamente che la tavola pitagorica s'impara a memoria perché è una "sequenza di parole ordinate" (uno per uno uguale uno, uno per due uguale due, uno per tre uguale tre, eccetera). Ho tentato in tutti i modi di fargli capire che cosa sono le tabelline e che la loro acquisizione mnemonica è frutto di esercizi organizzati di calcolo mentale basati sull'assimilazione della relazione tra addizione e moltiplicazione. Niente da fare. Non capiva. Ma perché mai la diagnosi di "discalculia" dovrebbe essere affidata a uno che sarà un rispettabile psicologo ma non capisce nulla di cosa sia la matematica e di come s'insegni? Uno di questi specialisti, messo alle strette, ha ammesso che i casi di "vera" discalculia sono praticamente inesistenti e che quasi tutti si riconducono alla dislessia. Una malattia fantasiosa (la discalculia) che serve a psicologi coadiuvati da qualche matematico in difficoltà a mettere in piedi attività fantasiose, che sarebbero innocue se non mirassero a stendere una manomorta sulla scuola. Sarebbe il caso di dire chiaro e forte che quello di cui si ha bisogno è di una medicina che curi i malati non la medicina del Grande Fratello, utile anche a chi tiene famiglia, nella nobile tradizione italiana degli ammortizzatori sociali.
(Tempi, 16 marzo 2011)
29 commenti:
Condivido in pieno e sono sempre piu' preoccupato per questa nuova e pervasiva tendenza.
Qui negli USA e' ormai pratica consolidata "testare" i bambini da quando sono infanti per diagnosticare ogni possibile problema. Da qualche anno ci sono campagne pubblicitarie che spiegano come 1 bambino su 110 sia affetto da autismo (1 su 110!).
E mio figlio a 6 mesi e' stato "testato" per capire se il suo sviluppo psicologico fosse "nella norma".
La tendenza e' quella ovviamente rassicurante di trovare ogni mezzo per imputare a malattie/genetica problemi tipicamente comportamentali che una volta si risolvevano semplicemente con il rigore e l'educazione mentre oggi richiedono una serie di costosissimi (e poco efficienti) programmi speciali che sono tutto un fiorire ad ogni livello.
Alla meglio il risultato e' l'abituare il povero pargolo che e' giustificato nel suo comportamento perche' ha una qualche sindrome o disordine o condizione. Parole che, a differenza di malattia, permettono una diagnosi che si basa su parametri talmente vaghi e fumosi da permettere a qualsiasi zelante esperto di appiccicarla a chiunque. E che rimarra' a vita!
Non sara' facile re-invertire la tendenza...
Scusi, ma non è eccessivo da parte sua, a dir poco, emettere una sentenza di truffa su un'intera questione (veda un po' questo articolo su Lancet: http://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422%2802%2900113-8/fulltext) solo per l'imprecisione di alcuni superficiali "professionisti" italiani?
peraltro anche della Dislessia si rideva un tempo, chiamandola "pelandronaggine", non le pare prematuro tale giudizio?
Legga tutto quel che ho scritto in materia e poi parli. Lei ha competenze specifiche sull'apprendimento della matematica?
Bene, ora che l'ho scaricato e l'ho letto dico che sono rimasto a bocca aperta. A tanto è ridotta Lancet? Viva la faccia dei nostri superficiali professionisti italiani! Raramente ho letto quattro righe arraffazzonate, che suppliscono al rigore con le battute, piene di "dicono", senza alcuna prova, in breve senza nulla di serio. E lei mi viene pure a dire, su queste basi, che "a dir poco" io sarei eccessivo? Consiglierei a chiunque di leggere questo articolo per rendersi conto delle "basi scientifiche" di questa storia.
Interessante il sito e il curriculum di John McCrone: studi di psicologia ed ecologia http://goo.gl/lRBNh Il sito mi pare francamente delirante. Ma evidentemente anche Lancet si è adeguato all'andazzo: la competenza è un optional
Meno serie tv,videogames, pubblicita' intrusive e rincretinizzanti e piu' pallone, vedete come adhd e discalculia vengono vinti.
Non sono vere malattie, ma lo sono diventate e lo diventeranno sempre di piu', in quanto inevitabili in una societa' che diventa incapace di segure un filo logico che duri piu' di 3 o 4 minuti, in una narrazione o nello sviluppo di un qualunque discorso.
20 anni di interruzioni pubblicitarie, e un'industria della televisione che produce in funzione di 6 pause in 60 minuti di programma hanno reso la gente affetta da adhd e discalculia.
Perfettamente d'accordo con lei, rigore impegno da un lato, meno televisore e videogiochi dall'altro; ho alunni dislessici, ho due figli dislessici, uno ingegnere meccanico l'altro ancora alle elementari, la ricetta vincente è stata sempre questa, tutto il resto è impostura o peggio pedagogismo a buon mercato.
Certo la famiglia si deve attivare...forse il vero problema è questo, quando lo fa corre il rischio di trovarsi di fronte i sedicenti esperti.
Comunque persone competenti ci sono...
http://profs.lettere.univr.it/labium/ssis/material/verga/arti%20figurative/vanga.jpg
Ai tempi di questo quadro i genitori dicevano ai loro figli:
Se non studi ti mando a raccogliere le olive, durante le primarie. Se non si arrivava alla "sesta" , per molti, l'alternativa era la vanga.
riprovo l'invio perché mi sa che il precedente non è andato a buon fine.
allora: se il tenore delle risposte, senza entrare nel merito, è "Lancet ha abdicato alla competenza" e "a tanto è ridotta" siamo nell'ambito non di una discussione scientifica ma di un non-dialogo fra sordi che danno aprioristicamente dell'incompetente all'altro solo perché non la pensa come loro. direi che ci vorrebbero più umiltà e buonsenso.
da parte mia penso anche io come Mike che la tv (meno i videogiochi) abbia influenzato negativamente le prestazioni, beninteso occorrerebbe spiegarsi perché la generazione degli anni '70 (la mia) non era "ridotta così", pur avendone vista di TV e parecchia,,, ma saremmo nell'aneddotico senza fornire dati. Mi pare invece che McCorne abbia indicato qualcosa di specifico su cui discutere - estensione delle circonvoluzioni neurali. Invece di lamentare molto banalmente "che tempi... che incompetenza" si potrebbe essere più concreti.
Leggerò naturalmente con gioia gli interventi di Israel e dopo semmai potrò avanzare un parere sulla didattica.
Penso però che interventi come quelli di Massi siano sulla stessa erronea linea di chi davanti ai dislessici diceva: "pelandrun và a laurà!" insomma, per favore... posso suggerire un approccio più aperto?
Egregio Signore, io non so chi lei sia e che mestiere faccia, non so che titolo abbia per imbastire una discussione scientifica, ma io traffico negli articoli scientifici da quarant'anni e quello che lei ha citato non è un articolo scientifico. È una paginetta di ipotesi avanzate in tono leggero. Non basta dire "estensione delle circonvoluzioni neurali" come ipotesi "su cui discutere" - e che vuol dire? - per dire qualcosa di scientifico. Tanto più se esiste una vasta letteratura - che non so se lei conosca - che avanza ipotesi diverse, molto diverse. C'è chi parla di fatti genetici. Siamo nel regno delle ipotesi, spesso a vanvera.
Se poi fossero fatti neurali mi vuol dire cosa c'entrano la tv e i videogiochi, o lei ha prove scientifiche che i videogiochi modifichino le circonvoluzioni neurali?
Questa non è una discussione seria, e tantomeno è serio impancarsi a richiamare alla scientificità, all'umiltà e al buonsenso, un richiamo che dovrebbe in primo luogo essere rivolto a se stessi. Per essere concreti e non perdersi in chiacchiere bisognerebbe leggere cosa gli "specialisti" indicano come discalculia, ovvero quasi sempre errori di scrittura delle operazioni. Tipica confusione di chi non ha idea di cosa sia la matematica e assimila le operazioni con la loro messa in colonna e quindi crede di aver scoperto chissà che, quando, nel peggiore (e rarissimo) dei casi trattasi di dislessia. Nel più frequente di problemi di scrittura che verrebbero risolti con un buon esercizio di aste e incolonnamenti. Non ho mai parlato di pelandroni, perciò non si costruisca delle Aunt Sally di comodo, tanto per far passare gli altri da fanatici. Non credo che su queste basi la discussione serva a niente.
Signor aryaradIo quali titoli ci presenta McCrone per parlare di neurologia e psicologia? Nessuno
Ha guardato il suo sito? Ricolmo di frasi come "una nuova logica basata sulla dicotomizzazione asimmetrica o rottura di simmetria"
Chi ha un minimo di cultura scientifica percepisce immediatamente l'odore di... fumo senza arrosto!
Gentile Israel,
se ri-leggerà con attenzione non ho mai attribuito a Lei l'uscita sui pelandroni (ma semmai a Massi). quindi non è proprio il caso di fare i "piccosi". sull'incidenza della dislessia non so cosa intenda Lei per "rarissimo" ci sta tutto e ..nulla. comunque io personalmente ne vedo intorno a un 5%.
saluti
A parte il fatto che ho parlato di incidenza della discalculia e non della dislessia... dunque è lei di nuovo, in incognito?... Del resto lo stile era quello... Tutto questo non le sembra assai ridicolo? Lasci perdere, e non ricominci il giochetto con un altro pseudonimo...
Non posso pensare che le famiglie - così presenti, attente, accorte e attive nella scuola - si adagino senza circospezione su queste operazioni di salute mentale, nelle quali non sono poi pochissimi (malfidenti, ça va sans dire) quanti sniffano aria assai rarefatta, ma al tempo stesso effluvi speziati di un egoismo “particulare” nel senso meschinello del termine. No, peggio: di un egoismo consapevolmente o inconsapevolmente miope.
Non dico allarme, ma almeno allerta. I rischi di questa amorevole sollecitudine? L'accanimento terapeutico antieconomico su malattie quanto meno incerte (si consente?) è forse il minor fio da pagare. È eccessivo paventare una erosione dei confini della persona ,con la sua riduzione a tipo, con classificazioni e certificazioni a norma, su fondamenta fumose e incerte addirittura agli stessi burbanzosi edificatori... e poi?. Quando è il dottore (talvolta autoproclamatosi tale) che va in caccia del malato non mi piace mai troppo. Ma qui il “discorso” prende il largo verso derive ideologiche e lascio andare.
Sono certo che i genitori sappiano che cosa significano cura o profilassi o insegnamento, e sappiano che la polio e Sabin e Salk sono altro da sindromi acronime e dis-prefisse e Ritalin, e che per il bene dei figli (e - per volare correttamente altissimi - della società no? si passerà di qui?) bisogna andarci con i piedi di piombo di fronte a certe azioni improprie nella loro pervasività e invasività, con sotterranee potenzialità corrosive.
Ho letto un po' di sue considerazioni, non entro nel merito di emettere un giudizio riguardo alla questione: "la discalculia esiste oppure no", ma mi tengo sulla linea del metodo scientifico. Se qualcosa è sufficientemente provato (con una probabilità di errore molto bassa) allora è probabile che tale costrutto esista o, almeno, che sia fruttuoso per la ricerca. Se la citazione di Lancet (che ho visto) è criticabile, provate a guardare questa pagina: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=dyscalculia . Vi riporta centinaia di articoli scientifici: alcuni di dubbia fonte (anche nella ricerca ci sono bestialità, ma sono molto più rare qualora si debbano riportare dati ed analisi statistiche), altri invece validi. Tra questi ultimi segnalo quelli con autore Brian Butterworth.
Una nota a margine: chi ritiene di trarre conclusioni e giudizi basandosi sull'esperienza personale, informazioni ascoltate per radio o trovate su articoli di quotidiani (ovvero, cosiddette "fonti" che non devono portare a supporto dati ma solo le loro argomentazioni), allora dovrebbe per lo meno accettare che si esprimano e argomentino anche altre persone che citano le stesse fonti anche se supportano posizioni diverse (altrettanto non scientifiche).
Cordialmente,
Demis Basso
Se qualcosa è sufficientemente provato... Bisogna vedere "cosa" è provato. Ho raccolto sufficienti elementi per mostrare che quel che viene definito discalculia, o è dislessia, oppure è cattivo insegnamento (per lo più questo secondo caso). E appena troverò il tempo pubblicherò al riguardo. Io non mi riferisco a chiacchiere radio, ma agli articoli "scientifici" in cui psicologi che non capiscono un acca di matematica definiscono discalculia qualcosa che tutto è salvo che un "disturbo". Forse da parte degli psicologi e dei neuroscienziati ci vorrebbe più modestia nell'entrare con le scarpe chiodate in una materia di cui quasi sempre non sanno nulla.
Tra gli psicologi ci sono gli affabulatori e gli sperimentali, come anche tra i matematici, come anche in tutte le altre discipline: quindi, spero che nella sua ricerca di "elementi sufficienti" abbia tenuto conto di chi usa il metodo scientifico, non di chi ne parla solamente. Per fare questo, però, bisogna avere competenze di contenuto non solo di forma: saper riconoscere un paradigma valido è parte specifica della disciplina. E.. forse ci vorrebbe più modestia da parte degli storici della matematica e dai matematici nell'entrare con le scarpe chiodate in una materia (i processi cognitivi) di cui quasi sempre non sanno nulla. ;)
Perciò, invece di pubblicare le sue idee solo sul blog moderato da lei stesso, se ha dei dati e delle teorie perchè non tentare di pubblicarli su un giornale scientifico (magari con peer reviewing, impact factor o altro indice di riconoscimento di valore)? Con questo non voglio fare retorica, ma la invito a collaborare al dibattito scientifico affinchè ci sia un reale miglioramento dato dall'unione delle due prospettive: se la sua idea è valida, verrà confermata dalla sperimentazione che ne seguirà, altrimenti verrà abbandonata.
Cordialmente,
Demis Basso
Gentile signor Basso, come lei dice giustamente bisogna avere competenze di contenuto (in parole povere conoscenze di merito). Ebbene, uno psicologo o pedagogista che si mette a discettare di modalità di apprendimento della matematica (e conseguentemente di disturbi di tale apprendimento) senza avere la minima idea di cosa sia la matematica e di credere - poniamo - che la tavola pitagorica sia una sequenza ordinata di parole o che le operazioni si riducano alla loro espressione in colonna o di non avere idee chiare di cosa sia un sistema posizionale, è semplicemente un cialtrone.
Un cialtrone, scientificamente parlando.
Pertanto, uno specialista di processi cognitivi in senso astratto, che non possegga alcuna nozione specifica degli oggetti della conoscenza in questione, ovvero un metodologo puro, è uno scienziato del nulla. Come fu ben detto, la metodologia pura è la scienza dei nullatenenti.
Pertanto, non è certamente con gente simile che ho il problema di confrontarmi "scientificamente". Ho altro da fare. Forse lei non lo sa, ma io tengo un blog come attività del tutto accessoria e soltanto per diffondere alcune idee generali che derivano dalla mia attività scientifica e culturale. Non so chi sia lei per venirmi a fare lezione di scientificità.
Noto di passaggio che, sulla questione della misura delle qualità, e quindi sulla valutazione quantitativa della ricerca, (su cui ho lavorato e scritto) esiste un'ampia letteratura scientifica che dimostra il carattere fallace e inconsistente di parametri di valutazione come l'impact factor e altri parametri bibliometrici.
Tanto per dire, che il suo richiamo a questo genere di "scientificità" è espressione di una visione ingenua e che richiederebbe da parte sua uno studio approfondito e problematico invece di cullarsi in certezze trasmesse in modo dogmatico.
Tanto per iniziare a farsi qualche idea scientifica, scarichi dalla rete il documento "Citation Statistics" e poi il recentissimo articolo di Arnold e Fowler, "Nefarious Numbers". Di là potrà allargare le letture ad altri testi per avere una visione un po' più critica di cosa sia scientifico.
In parole povere non basta mettere l'etichetta "scientifico" a qualcosa (o qualcuno) perché lo sia.
Non è lo psicologo che diagnostica qualsivoglia disturbo d'apprendimento bensì il neuropsichiatra infantile; deve fare dei test e una diagnosi. Pensare che uno specialista diagnostichi cose non vere è follia...è come pensare che il cardiologo ti dice che hai la pressione alta e invece non è vero!!!Prima di fare affermazioni alla cieca informarsi meglio giova alla propria reputazione!!!
Non dica baggianate. Chiunque sbaglia. L'apparecchio della pressione non sbaglia e il cardiologo che ti dicesse che hai la pressione alta, e non è vero, non sbaglierebbe, ma sarebbe soltanto un imbroglione. Lo psicologia o la neuropsichiatria infantile non dispongono di apparecchi fisici, non sono discipline esatte e l'errore di diagnosi è alla portata di mano. I test non somigliano in nulla a un apparecchio, e spesso sono un'accozzaglia di sciocchezze, comunque altamente discutibili. Per giunta, gli psicologi diagnosticano, eccome: proprio giorni fa in una scuola è stato fatto uno screening diagnostico di DSA da parte di un dipartimento di psicologia universitario. Lei non sa quello che dice, non sa niente di scienza e non perde la reputazione soltanto perché scrive in anonimato.
Se non mi sbaglio non esistono scienze esatte, e tra queste c'è anche la matematica. In ogni modo, anch'io sono dell'opinione che la discalculia sia nella maggior parte dei casi (non dico "sempre", in quanto non esperta in materia e consapevole che ci possano essere delle eccezioni)un fare errori di lettura e scrittura delle operazioni. Sto iniziando lo studio di questo argomento per la tesi e mi piacerebbe approfondirlo con Lei, se ne avesse voglia e tempo. Non si smette mai di imparare, per questo mi piacerebbe seguire questo forum senza che ci siano insulti e isterie non costruttive. (g.tarantino@gmail.com)
Gentile Michele P., non esistono scienze esatte, ma esistono gradi diversi e, certo, non penso che si possa equiparare il grado di rigore e certezza della matematica all'assenza di rigore spesso sconcertante delle teorie sulla "discalculia"). In linea generale, sono convinto che gli unici casi realmente degni di considerazione si riconducano alla dislessia (pur entro confini meno dilatati di quelli che conducono certi esperti a classificare come dislessici un numero impressionante e incredibile di bambini). Per il resto, non ho letto esempi di discalculia che abbiano carattere patologico e non si riducano a casi di cattivo insegnamento. La prego di leggere il mio Bestiario matematico n. 14 per rendersi conto di quale livello di cialtroneria si può raggiungere da parte di certi "esperti": altro che scienza esatta...
E quando dico cialtroneria uso consapevolmente un termine che vuol esprimere un giudizio scientifico e non essere un insulto. Sarei lieto di avere tempo per discutere con lei di questi temi. Purtroppo sono sovraccarico e forse sarebbe più adatta a discutere con lei in merito mia moglie Ana Millán Gasca che è docente di matematica a formazione primaria, e quindi direttamente implicata in tali questioni.
Sarebbe il massimo! Comunque sono Grazia e ho scritto (per sbaglio)dal profilo del mio ragazzo. Se sua moglie ne avesse la possibilità, mi basterebbe anche solo un'e-mail (nel precedente post ho scritto l'indirizzo) dove mi desse una sua opinione in merito alla discalculia. Chissà se chiedo troppo, in ogni modo la ringrazio :-)
Grazia
Scriva a: ana.millan@uniroma3.it
Messo a punto un test di diagnosi precoce per l'ADHD
L'ADHD, il deficit di attenzione e iperattività, e' una delle patologie piu' frequenti nei bambini, ma viene diagnosticata di solito dopo una media di 28 mesi dalle prime manifestazioni. I ricercatori dell'universita' dei Paesi Baschi hanno pero' messo a punto un test genetico in grado di fare una diagnosi precoce. Il dispositivo, riferisce il sito Cordis, e' stato messo a punto studiando il Dna di 400 bambini affetti dal disturbo e 400 controlli sani, da cui sono emersi 32 polimorfismi del genoma legati alla malattia. Sulla base di questi i ricercatori hanno realizzato un test diagnostico basato su un microchip. Oltre a diagnosticare il problema, il chip un giorno dovrebbe essere in grado anche di predire la terapia piu' efficace. "Stiamo lavorando in questo senso - scrivono gli autori - e speriamo di arrivare presto alla commercializzazione del dispositivo". Per approfondimenti - SanitàNews - 12 febbraio 2013
Nota a cura dell'Agenzia SanitàNews
http://www.iss.it/adhd/?lang=1&id=508&tipo=7
5000 studi su questa sindrome e si vorrebbe far passare per cosa? è un insulto alla scienza
400 bambini affetti dal disturbo... ovvero si parte dal dato che abbiano il disturbo. Sarebbe come dire che 400 persone hanno la polmonite senza avere una definizione preventiva di polmonite... 32 polimorfismi... capirai che fondamento statistico. Grazie, è l'ennesimo prova dello scandalo che grava attorno a questa faccenda. Pseudoscienza e affarismo. Infatti, quel che conta è commercializzare il dispositivo... E poi: una della patologie più frequenti tra i bambini? Che vuol dire più frequenti? E su che base una simile affermazione. Che vergogna...
Grazie! Ho letto le sue parole e ho smesso di sentirmi sola. Mariantonietta
premetto che anche io sono scettica su tutti questi casi di dislessia che si trovano in giro..e so per certo che una psicologa abbia fatto una relazione di dislessia ad una bambina che non era dislessica, ma era al confine con la dislessia, secondo la stessa le ha dato una mano per non aver poi difficoltà nel passaggio tra le elementari e le medie..cosa per me assurda, e come se si costringesse un bambino a portare il gesso alle gambe per proteggergli l'osso quando va in bicicletta..però devo ammettere che nonostante il mio scetticismo mi sono trovata ad avere la mia bambina che non riesce nonostante numerosissimi tentativi ad imparare le tabelline, le ha studiate, e ristudiate centinaia di volte, ma alcune tabelline proprio non le rimangono in testa. Abbiamo provato di tutto dai giochi con le tabelline, alle canzoncine..ora ho provato ad utilizzare un metodo consigliato da un insegnante che le fa studiare con un metodo adatto ai bambini che hanno la discalculia..e pare funzionare...speriamo bene.. quindi forse non sono cose del tutto inventate, ma se ne abusa un po' troppo, come quando tantissime donne erano isteriche, o come quando si credeva che a tutti i bambini dovessero essere somministrate le vitamine in modo abnorme...un po' una moda,ma non significa che non esistano come malattie..
Grazie per questo coraggioso articolo.Lo leggo a distanza di 6 anni e nel frattempo facili diagnosi di DSA sono centuplicate, divenendo un brodo primordiale in cui possono ricadere sia le comorbilitá patologiche sia la sola mancanza di strategie e sempre più rappresenta il mezzo richiesto dalle famiglie per far passare indenni al figlio i lunghi tesiosi anni scolastici.
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