Vogliamo spiegare perché l’attacco rivolto da Silvio Berlusconi alla scuola pubblica sia stato un grave errore.
In primo luogo, come trascurare il fatto che la scuola pubblica rappresenta la quasi totalità del sistema dell’istruzione? Anche se il sistema privato si sviluppasse rapidamente, qualsiasi governo dovrà misurarsi col sistema pubblico per chissà quanto tempo ancora. L’Italia non può mettere in mora la scuola (come l’università) statale, da cui dipende quasi tutta la formazione, senza autosospendersi a tempo indeterminato dal novero delle nazioni avanzate. Attaccare la scuola pubblica in quanto tale è come prendersela con carabinieri e polizia.
Peraltro, è stato il governo, nella persona del ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, a promuovere il tentativo di migliorare la scuola pubblica attraverso una serie di provvedimenti e non di demolirla, come ha sostenuto parte dell’opposizione, che trova paradossalmente conferma alle sue tesi nelle parole di Berlusconi. Chi, come noi, si è impegnato a fondo nella riforma della formazione degli insegnanti e nella stesura delle nuove Indicazioni nazionali per i licei, lo ha fatto con convinzione profonda e nell’intento di migliorare il sistema pubblico dell’istruzione. È deprimente pensare di aver fatto un inutile intervento su un corpo condannato. Nel nostro lavoro, abbiamo trovato conferma di quel che sapevamo, e cioè che la scuola italiana è ancora piena di energie vitali, di entusiasmi, di cultura, di capacità, che sono un lievito che può permetterle di risollevarsi. Non è vero che «gli insegnanti della scuola pubblica inculcano agli studenti valori diversi da quelli delle famiglie». In un contesto tanto vasto e complesso vi è di tutto: vi è chi inculca valori distruttivi ma anche chi inculca valori migliori di quelli su cui vivono certe famiglie. È un tragico errore lanciare il messaggio che “gli” insegnanti e la scuola meritino solo di essere rottamati. È sbagliato, ingiusto e autodistruttivo, perché umilia energie positive consegnandole a posizioni meramente protestatarie. Oltretutto non crediamo che un attacco alla scuola pubblica in quanto tale interessi i fautori del sistema privato – salvo il sacrosanto richiamo alla parità scolastica – né i fautori della scuola religiosa. Non dimentichiamo che il mondo cattolico vede nella scuola pubblica un luogo decisivo per vincere la sfida educativa.
Occorrerebbe piuttosto fare un discorso critico su ciò che nel passato trentennio ha massacrato la scuola pubblica: le responsabilità di quelle forze politiche che l’hanno trasformata in un ammortizzatore sociale, la mano morta dei sindacati che hanno preteso di farne una proprietà esclusiva, il predominio di un pedagogismo costruttivista che l’ha usata spregiudicatamente come terreno di sperimentazione delle sue sgangherate dottrine. Sono mali che si sono perpetuati in modo bipartisan e che per il terzo aspetto hanno afflitto anche le scuole private. L’azione governativa in questi ultimi anni ha per la prima volta positivamente iniziato a correggere questi mali. È un’opera di lunga lena che non andrebbe abbandonata. Invece, ci preoccupa, e molto, una caduta di tensione che vede il riemergere del costruttivismo pedagogico, anche nelle forme di una visione aziendalistica della scuola insensibile ai valori della conoscenza e che predica insensatamente che non conta quel che si conosce ma soltanto il metodo. Non è da sorprendersi che le forze che hanno degradato una delle migliori scuole del mondo tornino alla controffensiva, ma il messaggio che la scuola pubblica è da buttar via può suscitare una reazione difensiva dietro la quale può mascherarsi il riemergere di quelle forze distruttive.
Non è bene lanciare messaggi che provocano delusione e scoraggiamento in chi si è battuto e si batte per salvare il sistema italiano dell’istruzione.
Sergio Belardinelli
Giorgio Israel
(Il Foglio, 1 marzo 2011)
14 commenti:
“Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori”. Sembra che siano queste le parole dette dal PdC. Cosa non c'è di vero? E' vero che talvolta (spesso?) è così. E' falso che sia sempre così. Un attacco alla scuola statale? Non mi pare. Una critica? Sì. Vietato criticare? In Italia sembra di sì, nei paesi liberali e democratici no.
Nelle scuole private non c'è chi inculca valori discutibili? Anche la chiesa (vedi le dichiarazioni di Bagnasco) ha rinviato al mittente quell'intervento inopportuno che non riguardava la libertà scolastica, cosa su cui sono tutti d'accordo, quanto l'identificazione della scuola "pubblica" come il lato malato dell'istruzione. Malato, sì, come è malato tutto il sistema dell'istruzione. L'ideologia costruttivista colpisce la scuola privata non meno di quella statale.
Approvo in toto il suo articolo sul Foglio di oggi.
Avevo, e ho tutt'ora, grande stima della signora Gelmini, ma debbo dire che questa volta non mi è piaciuta. Le sue dichiarazioni non sono consone al Ministro del sistema scolastico italiano.
Secondo me, invece di quella scontata e risaputa precisazione sulla scuola pubblica, avrebbe dovuto dimettersi, si dimettersi. E' l'unico modo, per un ministro,di manifestare il suo dissenso col premier, specialmente dopo il suo successo parlamentare sulla riforma. E nonostante il momento più che critico che il governo sta attraversando. E' lui, il premier a dovere avere i nervi sotto controllo.
La dimostrazione che nella scuola pubblica ci siano docenti che si spendono senza riserve con dedizione e capacità la si può trovare anche leggendo tra le righe di molti post in questo blog. L’affermazione volutamente propagandistica di Berlusconi finalizzata a raccogliere l’applauso della platea non ha avuto questa volta l’effetto sperato: molti sembravano disorientati e alcuni sconcertati. E’ chiaro che in un contesto vasto e complesso come la scuola pubblica italiana si può trovare di tutto, ma se l’istituzione ancora regge lo si deve ai tanti insegnanti responsabili che ogni mattina nella loro classe trasmettono i valori autentici della vita con le parole e con il comportamento (senz’altro più incisivo delle parole) con scarsa gratitudine e altrettanto scarso riconoscimento sociale. Cordialmente Mignucci Ermete
Sono totalmente in linea con il suo pensiero. Mi vien da pensare che, mantenere in questo stato la scuola pubblica convenga a tutti, destra e sinistra. Nel bene e nel male l'impegno della Gelmini per migliorare l'istruzione nel nostro paese ha innescato anche un dibattito all'interno della scuola, fatto anche di autocritica. L'intervento inopportuno di Berlusconi purtroppo ha ridato energia a coloro che pensano alla scuola come ad una loro esclusiva proprietà pronta per essere usata nella battaglia politica, e a quella pedagogia costruttivista che tanti danni ha fatto. Ogni giorno è un nuovo giorno per continuare la nostra buona battaglia per una scuola migliore.
Saluti
Antonello Tinti
Sono d' accordo con terminus, basta dare un' occhiata ai seguenti articoli
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/01/con-la-scuola-pubblica-sempre/94589/
http://www.unita.it/italia/la-pioggia-non-ferma-il-sit-in-br-pd-premier-insulta-lo-stato-1.274793
Berlusconi ha chiaramente dato agli avversari una ghiotta occasione per rinvigorire le polemiche più pretestuose. Sonia Alfano parla di Calamandrei e dei padri costituenti, che "hanno lasciato a noi il compito di difenderla [la scuola pubblica] e vigilare su di essa quotidianamente": cosa riuscita perfettamente, come sapete tutti... E ridagli con "uno dei migliori sistemi scolastici del mondo" ("purtroppo soltanto per qualità", dice l' eurodeputata, bontà sua). Curiosamente, quando la parola passa agli insegnanti spesso la musica cambia, ma in quel caso sono tutti parassiti gentiliani perennemente insoddisfatti. Comunque sia, la rilettura di questo passo di Calamandrei mi ha colpito non poco: "Non lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Non lasciare che gli esami siano burlette". Parrebbe un appello (inascoltato) rivolto alla FLC CGIL!
Posso dire una cosa fuori dai denti? Le scuole private, lo sanno tutti, sono per le capre. Un tempo solo capre ricche, oggi capre anche meno ricche, ma pur sempre capre.
Nel mio peregrinare ho dovuto purtroppo insegnare anche in due scuole paritarie, una cattolica e l'altra no, e da quest'ultima sono scappata a gambe levate, giusto un anno fa. Lo stipendio è ancora più basso che in una scuola pubblica, se si è così fortunati da avere uno stipendio, altrimenti si viene pagati a ore, senza ferie e senza malattie. Gli studenti pretendono l'abbassamento degli obiettivi, forti del fatto che, pagando, devono avere la promozione, e si fa perciò maggior fatica a mantenere uno standard minimo. Tutti gli insegnanti, che lavorano in queste condizioni, non vedono l'ora di passare di ruolo nella scuola pubblica per andarsene. Dov'è allora la qualità di una scuola paritaria? Di questo non si parla mai.
"Inculcare: Imprimere profondamente, con insistenza, qualcosa nell'animo o nella mente di qualcuno."
Vorrei, alla luce di questa definizione, che le persone che leggono questo blog e han studiato alle statali facessero con onestà e buona fede un esercizio di memoria e cercassero di ricordare QUANTI degli insegnanti che hanno avuto volessero inculcare loro qualcosa di diverso dalle proprie materie...per esempio valori e principi fondamentalmente diversi da quelli delle proprie famiglie.
Leggo sul "Giornale" che a Forlì sarebbe stato dato come tema un articolo dell'Unità per la supposta "malattia" di SB e certo è una porcheriola e fa sensazione, ma nel frattempo altri settecentomila insegnanti NON l'hanno fatto e non ci pensan neanche.
Fra i miei 140 colleghi di varie posizioni politiche ce n'è 1, di filosofia, a volte contestato da qualche famiglia perchè accesamente di sx. D'altra parte gli è anche riconosciuta la grande competenza nella sua materia e la serietà con cui prepara i ragazzi. E poi c'è uno di lettere acceso berlusconiano, ma altrettanto competente.
Nel mezzo tutti noialtri con le nostre tendenze, di cui ai ragazzi, in verità, frega POCHISSIMO.
Io disapprovo entrambi i colleghi, ma sarebbe QUESTO il guaio della scuola italiana?
La libertà invocata da SB a me pare quella di mandare i figli in scuole non pluralistiche (come invece sono inevitabilmente le statali) ma con un indirizzo che rispecchi fedelmente le idee familiari. Cattoliche visto che da noi la privata (non i diplomifici) è confessionale. Vorrò vedere quando i mussulmani pretenderanno scuole islamiche sovvenzionate dallo stato, perchè più in linea coi loro principi.
Una dichiarazione d'amore alla scuola e al mestiere di insegnare, il Manifesto degli Insegnanti www.manifestoinsegnanti.it
Eppure all'estero la scuola privata sembra funzionare decisamente meglio di quella pubblica. Un collega mi raccontava che nel suo paese proprio per il fatto di dover pagare, i ragazzi subiscono una fortissima pressione al rendimento. Una bocciatura significherebbe per i genitori aver sperperato l'investimento. Sicché si ottiene che la scuola privata possiede gli insegnanti e le strutture didattiche migliori. L'alta qualità della didattica unita alla forte motivazione dello studente determina così un ciclo virtuoso.
A Dubai, dove ora mi trovo, le migliori scuole private hanno addirittura degli accordi con le migliori università del mondo al fine di preparare lo studente agli impegni che tali università esigeranno da loro.
Chiaramente non sto elogiando la scuola privata. Anzi, io sono proprio della posizione opposta. Solamente colpisce il fatto che solo in Italia la scuola privata sia sinonimo di "diplomificio", mentre all'estero la competizione si gioca sulla qualità della didattica. Almeno così mi è sembrato sulla base di quanto mi è stato raccontato.
Cordialmente.
Luigi Sammartino.
La scuola italiana non statale è stata voluta così dal laicismo nostrano. Altrove (in Belgio, per fare solo un esempio che conosco) gli insegnanti ricevono tutti lo stesso stipendio,a parità di livello, che lavorino per una scuola statale o non. E le scuole non statali hanno spesso uno standard qualitativo più alto degli istituti statali.
Germania: condannati 35 genitori perché contrari all'educazione sessuale
www.zenit.org
No comment!
(Da noi non è ancora successo? Nessun dubbio, è solo questione di tempo, ci penserà la dittatura educativa della cultura dominante, in nome della democrazia e del "progressismo", ovviamente)
Salve sono un disegnatore di fumetti e invio questo messaggio email per segnalarvi che è nato un blog, da me realizzato dove sono alla ricerca di storie vere da trasformare in fumetto per poi renderle pubbliche. Le storie che cerco trattano delle disavventure che i cittadini subiscono causa trasporti pubblici, malasanità ecc. insomma un po tutto ciò che rende la vita sgradevole nel nostro bel paese. Il blog è questo http://mritalio.blogspot.it/
Grazie
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