Ritengo che non si sia prestata la dovuta attenzione alla nuova proposta di cultura scientifica avanzata da Margherita Hack quando ha detto che spiegherà ai bambini il Big Bang come una grande scorreggia dell’universo da cui è nato tutto quel che vediamo. L’analogia pone un sottile problema epistemologico derivante dal fatto che la scorreggia è contenuta nell’intestino. Perciò siamo qui di fronte al caso paradossale del contenente che diventa contenuto. L’universo prima del Big Bang era estremamente compresso, praticamente puntiforme (quasi come il punto di Euclide, “ciò che non ha parti”) e da questa entità atomica è esplosa una colossale scorreggia che ha incluso l’“intestino” che l’aveva prodotta. Così il corpo umano è solo in apparenza solido, in realtà, è scorreggia espansa da un microintestino puntiforme e compresso. Del resto, come dice Hack, le stelle sono soltanto palle di gas, ovvero parti di scorreggia. Allo stesso modo, non c’è ragione di ritenere che il cervello sia altro che scorreggia che produce quelle piccole scorregge che sono i pensieri – inclusi quelli di Hack, non se avrà di certo a male, visto che lei stessa osserva che qualcuno «nelle stelle ci vede il romanticismo ma son tutte balle». Insomma, per parafrasare Sraffa, il pensiero è produzione di scorregge a mezzo di scorregge.
Nasce però un altro problema, oltre a quello della puzza che però tralasciamo perché troppo complesso: ovvero, l’universo puzza oppure no? trattasi di una scorreggia a base di metano o a base di anidride solforosa? Difficile stabilirlo dall’interno, si rischia di restare impigliati in qualche paradosso logico. Il problema sollevato dalla teoria della scorreggia è simile a quello dell’uovo e della gallina: cosa c’era prima del Big Bang? Secondo Ilya Prigogine prima v’era un altro universo talmente espanso da collassare in un punto per dar luogo a un nuovo Big Bang, per cui il processo cosmico sarebbe una sequenza di collassamenti ed esplosioni separati dai punti di singolarità in cui avviene il Big Bang. Ora la visione della Hack (in onore della quale proponiamo di chiamare quei punti di singolarità “punti di Hack”) permette di vedere concretamente il processo cosmico come una sequenza di scorregge che si espandono fino a collassare in modo puntiforme per aprire la strada a sempre nuove e immense scorregge. E via scorreggiando.
Apprendiamo che Francis Fukuyama (specialista in “morti” che non avvengono mai) dopo la fine della storia ha decretato la fine dell’umano. Il saggista americano David Broooks nel suo The Social Animal ha decretato la fine della teologia e della filosofia. A sua volta Stephen Hawking decreta che «la filosofia è morta, non ci resta che la fisica». Alexandre Koyré sosteneva che senza una metafisica influente la scienza è morta. Smettiamola con questo pessimismo. Non c’è da temere: ora sappiamo che della filosofia la scienza non ha davvero più bisogno. Essa d’ora in poi poggerà sulle solide basi della cosmopetologia.
(Il Foglio, 6 aprile 2011)
Post scriptum — Dopo attenta riflessione va, al contrario, osservato che con la cosmopetologia ha luogo una grande rivincita della filosofia, anzi della metafisica, e precisamente di quella tanto cara al prof. Emanuele Severino. Difatti, potremmo dire che risulta ristabilita la visione di Parmenide secondo cui l'essere, unico e indivisibile, è assolutamente immutabile dietro la multiforme apparenza del cambiamento, in quanto eterna e immutabile scorreggia.
17 commenti:
Caro Professore, come sta? Spero bene.
Mi dica solo che e' un pesce di Aprile con nove giorni di ritardo. La prego.
Che intende con pesce d'aprile? Della Hack? No, l'ha detto prima del 1° aprile e mai smentito.
Il discorso è più serio di quanto sembra. Ora un teologo potrebbe sostenere, con qualche ragione, che chi rifiuta l'escatologia finisce nella scatologia.
Egr.Prof.G.Israel,
La ringrazio per lo spirito adeguato per tali affermazioni.Soprattutto per chi si vuole accattivare simpatie utilizzando un discutibile "umorismo", dimostrando di non aver compreso umilmente una dimensione che di per sè non ha "dimensione".
Salvatore.
molto piu' bella la storia del Big Bang di Italo Calvino nelle sue Cosmicomiche ... l'universo che nasce per la necessita' di far spazio alla Signora che vuole stendere le lasagne, questo si' un atto d'amore!
Andrea
Almeno Stephen Hawking è coerente con la sua filosofia, chiedo scusa, con la sua fisica del pessimismo! Ma l'astronoma Hach non riesce ad essere coerente neanche con la sua diabolica "trombetta".
Questa "bellissima" teoria della Hack sarà stata eleborata insieme ad Odifreddi...
E' inevitabile fare dell'ironia ma di un genere molto amaro. L'illustre scienziata crede davvero di guadagnarsi l'interesse dei bambini verso la scienza desacralizzando l'oggetto della sua ricerca? Ma perché mai un bambino dovrebbe appassionarsi a un universo fatto di cacca? Fa molto più dannno alla scuola una uscita del genere che altri dieci tagli lineari stile Tremonti-Gelmini.
Sto leggendo “Memorie di un malato di nervi” di Daniel Paul Schreber, tra malessere e divertimento, disposizione ambigua, come di fronte al segno della follia, come alla lettura del Don Chisciotte.
Schreber, che diventerà un caso clinico di Freud, costruisce una cosmogonia sulla base di una personificazione della propria patologia:
“Dio è fin dagli inizi soltanto nervo, non corpo, e perciò qualcosa di affine all'anima umana. I nervi di Dio tuttavia non sono, come nel corpo umano, presenti solo in numero limitato, bensì infiniti o eterni. Essi possiedono le qualità insite nei nervi umani, ma potenziate in modo che supera ogni concetto umano. In particolare essi hanno la capacità di trasferirsi in tutte le cose possibili del mondo creato; in questa funzione si chiamano raggi; in ciò risiede l'essenza del creare divino. Tra Dio e il firmamento sussiste un rapporto intimo”(Adelphi, 2007, p.29).
Ogni rappresentazione cosmologica potrebbe essere soggetta a diventare un caso clinico. Poi, quando c'è di mezzo una sovraesposizione della fase anale, l'altarino dell'inconscio è bell'e scoperto.
Tuttavia non mi sembra che questo teatrino della Hack archepetico potrebbe crear danni, come teme Attento, più gravi di quelli, infami, dei tagli Gelmini-Tremonti, a narrarlo ai bambini: non scherziamo. I bambini e i ragazzini si divertirebbero, si divertono a sentir nominare ex cathedra paroline come peto, cacca e pipì. Vogliamo negar loro una risata? Un momentino e poi si passa a cose più serie. Si sa come sono i bambini: anche il piccolo Dioniso rise a crepapelle difronte all'oscenità di Baubò. Poi, però, si guardò allo specchio che andò in frantumi e dai molteplici pezzi nacque l'universo. Mi pare, se non ricordo male, “Frammenti orfici”.
Posso essere d'accordo con quello che dici, Junco, i piccoli astanti della Hack potrebbero interrogarsi sulla provenienza di quel gigantesco peto e abbozzare una prima idea della Creazione. A quel punto vorrei vedere la faccia della Hack.
Non ho parole! Posso solo rammaricarmi del fatto che nel nostro paese si dia tanto spazio ad una persona così "ordinaria" come la Margherita Hack.
Vi faccio due esempi verificabili:
nel libro "L'universo nel terzo millennio", la Hack scrive che il laboratorio Fermi (il famoso Fermilab che ospita il Tevatron) si trova a Berkeley (California), quando invece è a Batavia (Illinois).
Peggio, scrive che il mediatore delle interazioni forti (il gluone) ha carica elettrica 1/3; bestialità che configurerebbe una inusitata particella a massa zero e carica non zero, con conseguenze dinamiche piuttosto notevoli e nefaste per la stabilità della materia.
Che sia a causa di quest'errore che l'esimia ha visto intorno a noi solo flatulenza?
Cari saluti
Andrea Viceré
Prof. Israel,
sto leggendo David Jou, “Riscrivere la Genesi. Dalla gloria di Dio al sabotaggio dell'universo. Alla ricerca della formula matematica della creazione”, Elliot, 2009. Purtroppo, benché il titolo spagnolo sia “Rescribiendo el Génesis”, c'è questa traduzione al femminile, incongruente rispetto al contenuto stesso del testo.
Volevo chiederle se lo conosce e se ritiene che gli aspetti scientifici, matematici, presenti in questo libro, siano attendibili, nonostante siano più domande che risposte, secondo un procedimento che a me, lettore di ambito umanistico, sembrava prerogativa del pensiero filosofico.
Ho trovato la prima parte, sul “caos primordiale”, molto suggestiva. C'è anche un capitolo sulle sephirot della Cabala.
Non lo conosco, ma il titolo mi fa venire l'orticaria e siccome ci sono tante cose interessanti da leggere non credo che lo leggerò... La formula matematica della creazione... bah...
A proposito di cultura scientifica, al Prof. Roberto De Mattei vengono chieste le impronte cerebrali non delle sue affermazioni (ovviamente anche criticabili) ma addirittura dei principi in base ai quali prende decisioni in ambito CNR. Gli si chiede che le sue scelte "siano scevre dal pregiudizio fondamentalista (letteralmente, “che si rifà ai fondamenti originali delle sacre scritture”)"
http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/04/23/in-missione-per-conto-di-dio/
Questo mi sembra eccessivo: chiedere una specie di "patente" da parte della "polizia scientifica". Ritengo che l'argomento meriterebbe una Sua delucidazione e chiarimento: da una parte la scienza richiede liberta' di spirito e di ricerca dall'altra l'etica e le convinzioni religiose/ideologiche dei singoli possono sovrapporsi e magari distorcere.
Grazie.
Danilo Fossati - Monza
Dopo l'universo elegante di Brian Greene ecco l'universo "canalizzato" della Hack
Marius
Caro professore, com'è che scrive articoli su un'innocente metafora dell'atea Hack e mai una riga sulle sciocchezze di un Zichichi? Io le apprezzerei volentieri.
Gentile Banziflor, quanto si sbaglia... Ma una una riga? Anni fa pubblicai su Repubblica una presa in giro feroce del prof. Zichichi su Repubblica. E pensi che l'ha ripubblicata proprio Odifreddi... Guardi che io ho certamente moltissimi difetti, e ne conosco anche diversi, ma chi pensa di prendermi in castagna come un asservito a qualcuno perde il suo tempo. Ho pagato abbastanza prezzi nella mia vita e carriera per aver detto sempre e comunque quel che penso.
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