lunedì 30 maggio 2011

Il secondo libro su Gesù di Nazaret di Benedetto XVI

11 commenti:

GiovaneDiLungoCorso ha detto...

Grazie, articolo bellissimo.
Nelle preghiere che i preti ed i religiosi cattolici devono recitare ogni giorno, il cosiddetto "ufficio", vi sono testi che cambiano quotidianamente, ma tutte le mattine è sempre fisso, in qualsiasi data dell'anno, il ringraziomento, riportato nel vangelo di Luca, fatto da Zaccaria quando recupera la "parola" che comicia con
"Benedetto il Signore Dio d' Israele".
Cioè i religiosi cattolici ogni mattina pregano invocando il "Dio d'Israele."
Forse molti ebrei ignorano questo particolare e molti religiosi cattolici... hanno memoria corta, ma speriamo di no.

Gianfranco Massi ha detto...

Pur rimanendo all’interno della sua comunità, con il giusto orgoglio di appartenervi per convinzione e per discendenza, Lei non disdegna di avvicinarsi il più possibile a quell’ideale frontiera storica al di là della quale trova, con i Pontefici del post−Concilio, interlocutori rispettosi del comandamento di Gesù: ”chi osserva i miei comandamenti, costui mi ama”. L’auspicio è che, pur rimanendo separati da quella frontiera, da ambo le parti i dialoganti divengano sempre più numerosi.

agapetòs ha detto...

Grazie!

Angus Walters ha detto...

Condivido appieno le idee espresse in questo mirabile sunto del Professor Israel sulle relazioni giudeo-cristiane trattate da Papa Benedetto XVI nei due volumi su Gesu' di Nazaret.

Angus Walters

Myosotis ha detto...

Chiedo scusa, prof. Israel, se avesse già risposto ad analoga domanda.
Questa sua apertura mentale, questo dialogo interreligioso che mi pare non le dispiaccia affatto, il pubblicare articoli sul quotidiano vaticano, le hanno mai attirato critiche malevoli o creato problemi da parte dei suoi correligionari?
(Ovviamente non me la prendo se mi cestina, è un suo diritto).

Giorgio Israel ha detto...

Se è per questo, mi hanno provocato critiche malevoli da ogni parte, anche da parte di colleghi universitari che hanno proposto una petizione per farmi trasferire in un'università cattolica, considerandomi un leccapiedi del Papa....

Gianfranco Massi ha detto...

Le critiche di colleghi, se militanti atei tra quelli che si rifiutarono di ascoltare papa Ratzinger, erano scontate: per essi la religione non appartiene alla cultura

Myosotis ha detto...

Ecco, questa è l'intolleranza che imperversa nel nostro paese. Retaggio del '68? In Facebook sulla questione referendaria pullulano giudizi che si possono riassumere col solito "Se non la pensi come me o sei un cretino o sei un venduto".

paolo casuscelli ha detto...

Prof. Israel,
innanzitutto, vorrei esprimerle il mio compiacimento per questo articolo e per la collocazione tra le pagine dell'Osservatore romano, scelta che dimostra ancora una volta la libertà del suo impegno intellettuale che, in barba al politicamente corretto, va dritto all'essenziale. E cosa c'è di più essenziale del dialogo tra due religioni che hanno una comune radice e una comune visione universale del religioso?
Vorrei quindi segnalarle un libretto che potrebbe interessarle, anzi, che la interesserà senz'altro, se già non lo conosce: René Girard, “La pietra scartata. Antigiudaismo cristiano e antropologia evangelica”, Edizioni Qiqajon. Comunità di Bose, 2000.
Il libro contiene due saggi, “La maledizione contro i Farisei e la rivelazione evangelica” e “C'è antisemitismo nei Vangeli?”, e un'intervista a Girard dell'ebreo Jean-Luc Allouche, “Il sovvertimento giudeo-cristiano”, apparsa nel 1979 su “Arche. Le mensuel du Judaisme francais”.
Il tema di fondo di Girard (sin dai primi anni Settanta) è che tra Vecchio e Nuovo testamento v'è una continuità fondata sul riconoscimento dell'innocenza della vittima nei meccanismi sacrificali che sostanziano il religioso.
Nel libro c'è anche una bella Introduzione del curatore, Alberto Signorini, che collega, tra l'altro, il pensiero girardiano alle tematiche, che va ricucendo, di un libro del 1987, a cura di A. Cagiati, “La salvezza viene dagli ebrei. Prospettive cristiane di dialogo”, Carucci, Roma.
(Al solito, mi scuso se i titoli sono tra virgolette, per incapacità personale di inserire nel blog il corsivo).

GiuseppeR ha detto...

Da circa un anno ho intrapreso la lettura dell'Antico Testamento. Meglio tardi che mai. E' una esperienza ricca, densa e coinvolgente. Fra le tante sensazioni provocate da questa lettura, l'articolo del professore fa riemergere quel senso di partecipazione ad un cammino, di condivisione di un destino. La sorpresa di sentirsi "cristiano" e, nello stesso tempo, di non essere "a fianco" ma "dentro" la storia di quel popolo.

Caroli ha detto...

Qualcuno dirà: toh, chi si rivede. Ma io ho sempre letto. In silenzio. Grazie, professore.