mercoledì 28 dicembre 2011

Sperperi europei


Chi può contestare l'opportunità di tagliare le spese della politica italiana? È un'esigenza talmente nota, discussa e condivisa che appare superfluo aggiungere una sola parola per difenderla. Ma perché non si parla mai delle spese folli e degli sperperi della immensa baracca buro-tecnocratica dell'Unione Europea? Alla fin fine, si tratta di costi che gravano sui bilanci dei singoli stati e non sono sostenuti da un intervento divino.
Una sommaria passeggiata sul portale dell'UE è sufficiente a provocare il capogiro: un numero incredibile di istituzioni, uffici e agenzie. Le sole agenzie settoriali sono 24, dall'agenzia per il controllo della pesca a quella per l'uguaglianza di genere, dall'ufficio delle varietà vegetali a quello per i diritti fondamentali. Chi voglia compilare il Curriculum in formato europeo rischia di perdere la testa tra le tante opzioni di Europass e può dilettarsi con le schede di autovalutazione. È facile immaginare quale impiego di personale abbia comportato mettere in piedi questo barocco marchingegno. Si può anche scoprire che accanto al più noto programma Erasmus di istruzione e formazione ve ne sono molti altri: Leonardo da Vinci, Comenius, Grundtvig, Jean Monnet, Tempus, Erasmus Mundus. Molte notizie si possono trovare anche sull'"Official Journal of the European Union", il quale - si badi bene – è redatto in 22 lingue.
Già, perché il problema delle lingue è uno dei più onerosi dell'UE. Gli ingenui immaginavano che si sarebbe progressivamente andati verso la prevalenza delle lingue principali, senza fare tante assurde ipocrisie: mettere tutte le lingue sullo stesso piano non è una cosa seria e sarebbe stato ragionevole chiedere che i cittadini europei, nel corso dei decenni, si sottoponessero allo sforzo di riferirsi ad alcune delle lingue più importanti. Ma l'UE è il regno del politicamente corretto e tutto va messo sullo stesso piano: casomai è da attendersi che alle lingue ufficiali se ne aggiungano altre, come il catalano e il basco, per poi aprire la strada ai dialetti. Poiché le lingue sono quasi quante sono i paesi aderenti, un semplice conto mostra che sono necessari quasi 350 traduttori, uno per ogni coppia del tipo "polacco-spagnolo", "portoghese-lituano", "italiano-ungherese", "olandese-greco", "romeno-francese", ecc. Ma di traduttori ne servono alcuni multipli di 350, se non altro per diversità di mansioni e turni di lavoro. Di qui un capitolo di spesa folle e lautamente remunerato, come tutti gli stipendi e i contratti dell'Unione, che rappresentano una pacchia ambitissima per ogni comune mortale.
V'è poi il capitolo sprechi legato alla pesantezza delle procedure burocratiche. Chi ottenga un finanziamento europeo per la ricerca scientifica è meglio che vi rinunci se non ha uffici di supporto. Dovrà impiegare buona parte del tempo in adempimenti formali e in viaggi per rendicontare l'attività; il tutto secondo il principio delirante per cui invece di valutare l'esito finale dell'attività, la si controlla continuamente, col risultato che invece di far ricerca ci si occupa di farsi monitorare.
A ciò si aggiungano gli sprechi dovuti alle lotte indispensabili contro le scelte demenziali e i soprusi dell'eurocrazia, dal tentativo di vietare la pizza a legna, di equiparare il parmigiano al "parmesan", alla chiusura delle malghe montane per assenza di piastrelle di dimensione prestabilita, alla politiche agricole che hanno massacrato l'ambiente agricolo del continente.
Soltanto gli imbecilli possono considerare che sia euroscetticismo chiedere un robusto ridimensionamento di questo apparato di stile sovietico: i nemici dell'Europa sono a Bruxelles.
(Tempi, 30 dicembre 2011)

4 commenti:

Myosotis ha detto...

E' paradossale e scandaloso che chi ci chiede austerità e riduzione di spesa pubblica non guardi in casa propria. Se fossimo governati da gente "con le palle" e non da zerbini, ad ogni diktat degli euroburocrati risponderemmo: "Dateci prima voi il buon esempio, poi noi seguiremo ed eseguiremo". Invece siamo sempre pronti a svolgere i "compiti per casa".

vanni ha detto...

Egregio Professore, vuole insinuare che la torre di Babele sia un lavoretto da dilettanti?
Quale cittadino elettore (che il voto continui a contare è una ipotesi di lavoro) guardo perplesso la teoria sterminata di livelli burocratici con le loro diramazioni e circonvoluzioni. Partendo dalle comunità montane nazionali e salendo fino su su su ai vertici europei, quanti saranno?
Un fabbricato bello greve, una bella massa bulimica a garanzia di conservazione del privilegio. Certo pesa, e le schiene giù in basso in basso sudano e scricchiolano.
Un bel dilemma: meglio provocare il cedimento (come fare?) al più presto provando a controllarlo, o attendere di essere inesorabilmente spappolati con il suo spontaneo collasso?
Fa comunque piacere vedere gli ex sovietici - un tempo ben contro l'Europa Unita - in prima fila fra gli eurosupporter.

Gianfranco Massi ha detto...

Quanta verità in queste sue parole!L'EU è diventata paurosamente grandiosa e vuota come un castello incantato. Le fondamenta di questo castello sono ancorate sulla roccia dell'utopia. Purtroppo il suo stile, che trovo più faraonico che sovietico, ricorda lo stile di tutti gli imperi del passato.
Al suo confronto la Casa Bianca sembra una villetta di campagna, ma le fondamenta di questa poggiano su una rivolta di gente che bramava la libertà.

Luigi Sammartino ha detto...

Totalmente d'accordo.
E giusto per parlare dei guai di casa nostra, io continuo a non trovare nessun articolo che parli di riduzione dei costi della burocrazia italiana. E' solo aumentata la pressione fiscale...con l'effetto di un nuovo crollo della borsa italiana e il ritorno di questo benedetto spread a livelli critici.