mercoledì 22 agosto 2012

DIRIGISMO MINISTERIALE E INTERESSI PRECOSTITUITI: ECCO IL DISASTRO DELLA SCUOLA


Questa non è una geremiade ma la denuncia del sabotaggio di successo del tentativo di fare, con le lauree magistrali per la formazione degli insegnanti e il TFA (Tirocinio Formativo Attivo) qualcosa di innovativo, che aprisse ai giovani le porte dell’insegnamento; un sabotaggio culminato nella tragicommedia dei test d’accesso, ennesima messa in scena dell’incompetenza.
Cosa si voleva creare con quel tentativo? Un meccanismo agile, ridotto a un anno, con più spazio per il tirocinio attivo in classe, più enfasi sulle discipline e un (modesto) ridimensionamento del didattichese, una struttura non autoreferenziale come le SSIS bensì frutto di un rapporto e di un coinvolgimento diretto di università e scuole, sottratta alle solite conventicole inamovibili, un meccanismo che garantisse un numero realistico di abilitazioni, per aprire una via ai giovani insegnanti, senza fabbricare precari.
Si poteva fare? Certo che si poteva. Ne abbiamo la prova tangibile. È la nuova laurea abilitante per la formazione primaria, l’unica che già funziona (le altre sono state bloccate). Come mai? Perché i pedagogisti – e lo dice chi li ha criticati in più occasioni – hanno mostrato sensibilità per l’interesse pubblico. Ricordo la riunione con la conferenza dei presidi di scienze della formazione: non tutti erano contenti del dimagrimento delle materie pedagogiche e del maggiore spazio dato alle discipline, ma prevalse il senso di responsabilità. Con qualche ragionevole mediazione la nuova struttura fu accettata e l’impegno a implementarla è stato perseguito con determinazione. Per merito – va detto – anche dell’allora presidente della conferenza, il professor Francesco Susi.
Altra musica sugli altri fronti scolastici. Ricordo i sorrisini con cui fu accolta la pretesa di un gruppetto di professori coordinato da un personaggio estraneo all’apparato di ottenere un risultato vanamente inseguito da sette anni; sorrisini poi spenti dallo stupore di veder varato il progetto in tre mesi. Venne allora la fase dei ghigni, come quello di un boss d’apparato: «Troppa strada avete da fare. I tanti pareri … E poi i decreti attuativi… Eeehh…». E infatti, dal gennaio 2009 iniziò un triennio simile alla cavalcata della diligenza di Ombre Rosse. Però quella, sia pure con danni, era giunta alla meta. Qui alla meta è giunta una gran beffa. Furono in tanti a lanciare frecce sulla diligenza: coloro che vedevano con orrore un meccanismo capace di togliere spazio alle immissioni ope legis (il solito asse tra dirigenza ministeriale e sindacati); le consorterie che temevano nuovi ingressi nel loro orticello riservato, associazioni e personaggi altolocati che (vergognosamente) ora si stracciano le vesti per il futuro rubato ai giovani e che fecero e scrissero di tutto per bloccare il nuovo regolamento e rubare ai giovani tre anni. E va detto che, in questa vicenda, il ministro di certo non diede prova di decisionismo.
Si auspicava un rapporto agile e diretto tra università e scuole: è finita col mettere tutto in mano alle conferenze dei rettori e alle dirigenze scolastiche regionali. Si voleva che i TFA fossero parte del carico didattico universitario, e invece (almeno in certe università) sono diventati costosissimi. I test d’accesso dovevano essere un filtro minimale per scremare gli incompetenti e sono diventati l’ennesima esibizione di incompetenza, con domande sbagliate o impossibili, che hanno prodotto un’ecatombe probabilmente voluta. Del resto, il ministero era in trincea da mesi per abbassare il numero dei posti disponibili.
Di fronte a questo disastro la tentazione è di dire: lasciamo alle scuole la libertà totale di assumere gli insegnanti e poi ciascuno risponderà delle sue scelte. Si trascura il dettaglio che non siamo negli USA, che questo è un sistema prevalentemente statale e che esiste il valore legale del titolo di studio. Abolirlo? Facile a dirsi, difficilissimo a farsi. Il valore legale dei titoli non è un articolo di legge che si abolisce con un tratto di penna ma è profondamente intrecciato nella legislazione. Occorrerebbe un processo di delegificazione di anni, senza contare che il valore legale dei titoli di studio è richiesto dalla normativa europea (“l’Europa lo chiede”…).
Certo, liberalizzare si può, ma in un sistema pubblico e prevalentemente statale occorrerebbe introdurre un efficace sistema di valutazione. E qui si apre il vaso di Pandora. Il peso di ideologie consolidate per decenni dall’egemonia culturale comunista e da una cultura cattolica di sinistra – si chiamava “cattocomunismo”, ma è morto davvero? –, e l’assenza di un autentico pensiero liberale, trasformano automaticamente ogni processo di valutazione in un dirigismo di stato da far invidia alla tradizione sovietica. Un buon processo di valutazione è tale se stimola una crescita culturale all’interno del settore coinvolto. Quindi non può che essere basato su procedimenti ispettivi all’interno del mondo degli insegnanti. Simili procedimenti possono essere strutturati in dettaglio: qui non è possibile, ma chi scrive l’ha fatto. Ricordo una riunione ministeriale in cui se ne parlò. La sentenza fu: va bene, purché i membri delle commissioni ispettive abbiano un patentino. La domanda ovvia è: chi darà i patentini? La risposta è altrettanto ovvia. Sarà il ministero, che si avvarrà delle “competenze” del solito nugolo di “esperti” e professori “amici”, sempre i soliti che vengono mobilitati per preparare qualsiasi test, con quali risultati si è visto. Né va dimenticato che la coriacea consistenza di questo nugolo è cementata dai compensi tutt’altro che trascurabili che vengono conferiti per tanto valide prestazioni, una situazione incresciosa per non dire scandalosa, perché ormai siamo di fronte a una casta di intoccabili. Difatti, come si è visto, le critiche di contenuto dei test, lungi dall’essere prese in considerazione, come parte di un giudizio delle capacità dei valutatori, vengono ignorate con la tipica arroganza del potere.
In conclusione, se si chiede cosa servirebbe concretamente per smantellare questa miscela di dirigismo e di interessi precostituiti la risposta generale è: un ministro autorevole e deciso, capace di ricondurre il ministero entro i confini di un ruolo discreto di supporto. Basta con le continue direttive metodologiche; basta con gli interventi sul modo con cui si deve insegnare e addirittura sulla questione se dare o no i compiti a casa, basta con l’imposizione di tecniche didattiche (incluse quelle informatiche); basta con le pressioni per promuovere tutti; basta con l’alluvione di certificazioni e moduli da imbrattare. Occorrerebbe un ministro capace di spezzare l’asse consolidato dirigenza-sindacati, di far prevalere l’interesse pubblico sugli interessi particolari, di sgretolare il prepotere delle conventicole. Occorrerebbe un ministero capace di rivolgersi al mondo dell’istruzione nel suo complesso, affinché emergano da esso le competenze adatte a passaggi cruciali (come è stato quello dei TFA) ponendo termine all’indecente favola per cui il parere di un esperto di “economia della scuola” o di uno statistico varrebbe più di quello di un insegnante. Sarebbe qualcosa di infinitamente più concreto dei blateramenti demagogici da cui siamo alluvionati e realizzabile senza nuove leggi. Purtroppo, allo stato, è soltanto un sogno.

(Tempi, 22 agosto 2012)

martedì 21 agosto 2012

Cari lettori di Orizzonte Scuola, lasciate perdere l’ideologia


Quando ho un po’ di tempo vado a guardare cosa si dice su altri blog e ho constatato che molti lettori di Orizzonte Scuola hanno commentato il mio precedente post. Non è quindi per “tigna”, ma per il rispetto che si deve ai lettori di un sito rispettabile come Orizzonte scuola che mi permetto qualche commento.
Leggo che vi si scrive: «Chi, Israel, uno dei professori che scrisse la bozza dei TFA?», «Israel, il consulente della Gelmini?», «Non riesco a capire certe posizioni di Israel. Ma il TFA in pratica non l’ha inventato lui?», «Vuol prendere le distanze, magari si vergogna», secondo alcuni avrei denunciato la revisione ma, «per lui niente da dire sui livelli di demenza dei test iniziali», però «se la prende con i test che reputa demenziali e nozionistici non con la revisione; ed è «mai possibile che neanche lui sappia i nomi dei responsabili dei quiz».
C’è una certa contraddizione in questi commenti, e un comun denominatore: un tono ostile.
Vi prego, cari lettori di Orizzonte Scuola, non siate ideologici.
Conosco la mia (pretesa) colpa: essere stato il “consulente” della Gelmini… Dico (e ripeto) che io non sono mai stato il “consulente” di nessuno. I consulenti sono retribuiti e io non ho mai preso un centesimo dal ministero. Se mai li ho persi. Offro la mia competenza se riesco a fare quello in cui credo. Altrimenti me ne vado, come è stato con la Gelmini: qualcuno provi a chiederle cosa pensa di me… Ho fatto parte di una commissione del ministero Fioroni, quindi non c’è né ideologia, né schieramento politico.
Vergognarmi? E di che? La bozza scritta dalla commissione per il TFA e le lauree magistrali (di cui nessuno parla più) e che ho presieduto, e la prima versione del regolamento sono così diverse dal pateracchio che è venuto fuori dopo un triennio di stravolgimenti, che non soltanto non ho nulla da vergognarmi, ma rivendico in toto il lavoro fatto e ho le mani libere per condannare lo scempio compiuto.
La storia di questo scempio l’ho fatta in un’intervista al Sussidiario. Chi avesse la pazienza di leggerla può trovarla anche in questo blog e capirà che tutto mi si può rimproverare salvo di avere una posizione contraddittoria e incomprensibile. La distanza l’ho presa da tempo immemorabile.
Conduco una battaglia contro i quiz pure da tempo immemorabile: anche su questo si trovano i documenti qui. Non ho criticato i primi quiz e solo la revisione, o viceversa? Suvvia. Considero tutta l’operazione una vergogna e sono stato uno dei primi a dirlo, e molto più forte di altri.
È del tutto legittimo dissentire da quanto penso e dico, e certamente di trovarmi antipatico e detestabile. Ma, per favore, per ragioni vere, e non per antipatia ideologica preconcetta. È tanto impensabile che esistano persone che pensano e agiscono con la propria testa e in modo indipendente? E non è possibile vivere senza dividerci in guelfi e ghibellini?
Un’ultima osservazione: sì, “neppure io” so i nomi di coloro che hanno redatto quei quiz demenziali, e neppure dei 48 che hanno accettato di fare l’impossibile revisione di una porcheria. Perché il Ministero li tiene accuratamente nascosti e si guarda bene dal chiamarli a rendere conto del loro operato e ancora non sono riuscito a trovare qualcuno che li conosca. Evidentemente ho buone frequentazioni…

E prossimamente occupiamoci delle mediane per le abilitazioni universitarie, ennesimo scempio del sistema dell'istruzione italiano.

mercoledì 15 agosto 2012

BUON FERRAGOSTO CON QUIZ E MEDIANE


Pochi giorni fa ho pubblicato un articolo sulla incresciosa vicenda dei test per il Tirocinio Formativo Attivo, la nuova procedura perché i giovani neo laureati possano accedere all’insegnamento nelle scuole.
È stato uno scandalo inaudito, analogo ma forse peggiore di quello del concorso per dirigente scolastico. Uno scandalo cui il ministero ha “posto rimedio” in pochi giorni, con l’ausilio di una commissione compiacente, che ha applicato criteri che hanno una sola logica: quella di evitare ricorsi e, al contempo, confermare i numeri che il ministero auspica per le varie classi concorsuali, particolarmente ristretti per quelle classi che si vorrebbe sopprimere. Un pasticcio irreparabile è stato aggiustato confermando il proverbio, declinato in vari dialetti, secondo cui è peggio la toppa del buco.
Se si pensa a questa catastrofe, a quella del concorso per dirigenti scolastici, alle tante buffonate nate attorno ai quiz di accesso all’università, ai discutibilissimi test Invalsi, un ministero degno di questo nome avrebbe dovuto concedersi un minimo di resipiscenza, almeno di riflessione.
Al contrario, ci informano che presto tutte le scuole saranno valutate con metodo Invalsi. Si parla di ispezioni, ma si tratta di qualcosa di radicalmente diverso, se non di opposto a quel sistema di ispezioni che avevamo auspicato e anche descritto. Si tratterebbe di commissioni composte da un ispettore ministeriale e due “tecnici” dell’Invalsi. Chi sceglie costoro, chi li “valuta”, con quali credenziali si arrogherebbero il diritto di valutare gli insegnanti? Abbiamo una risposta chiara dai fatti: sono scelti nella corte della dirigenza ministeriale, tra gli “amici degli amici”, il loro livello di competenza è dimostrato da tutte le succitate vicende e la loro forza sta nello scudo con cui vengono protetti qualunque cosa facciano. A proposito perché continuano a non dirci chi sono i responsabili dei quiz errati per il TFA e quanti quattrini hanno preso? E perché non li hanno restituiti? Tanto in ossequio alla “spending review” (revisione della spesa).
Frattanto l'Anvur ci ha dato buon Ferragosto pubblicando quella ineffabile e tragicomica sceneggiata che sono le "mediane" per l'abilitazione nazionale universitaria.

Riporto qui all’appresso il mio articolo e le lettere inviatemi da due lettori, che sono particolarmente istruttive e rappresentative della situazione.

(Pubblicato su Il Giornale 8 agosto 2012)

Non varrebbe la pena di tornare sull’incresciosa vicenda dei quiz ministeriali per accedere agli esami per il Tirocinio Formativo Attivo, se non per una ragione che diremo tra poco. Intanto, chiunque abbia un po’ di tempo per “divertirsi” (ammesso che vi sia qualcosa di divertente in una vicenda che coinvolge il futuro di migliaia di giovani) dovrebbe andarsi a leggere i quesiti perché lo scandalo non può essere seppellito confidando nei giorni che passano. Difatti, quel che è stupefacente non sono solo i quesiti sbagliati denunciati da tanti, singoli e associazioni, ma l’incredibile accozzaglia di domande difficili, domande demenziali (che sembrano uscite dalla penna dell’ispettore Clouseau) e domande nozionistiche. Si ripete continuamente che è ora di finirla col nozionismo, e poi si pretende che un architetto ricordi a memoria la pendenza massima per una rampa percorribile con una sedia a ruote secondo il D.M. 236/1989 (ma non può consultarla quando ne avrà bisogno?), o un laureato in materie scientifiche l’anno esatto in cui comparve il primo volume della Histoire naturelle di Buffon; o un laureato in matematica quale tra quattro matematici italiani ha ricevuto la Medaglia Fields. Si propongono problemi e calcoli di matematica e di fisica pesanti, talora molto pesanti, si chiede di determinare in un minuto l’altezza cui giungerà un ascensore di date caratteristiche fisiche e poi si vira improvvisamente nel demenziale chiedendo (nella sezione di Educazione fisica) qual è il tratto caratteristico di uno stile di insegnamento deduttivo o addirittura la definizione di “atteggiamento”. Come se non bastasse, vengono proposti brani su cui verificare la capacità di comprensione. Così ai futuri professori di matematica si pongono domande su un articolo di Sergio Romano su ”Le vittime italiane di Kindu e la tragedia del Congo” e ai futuri professori di fisica su a un articolo di Sergio Luzzatto “Nelle contrade del Bel Paese dove il sì suona”, dove alla domanda perché bisogna partire dal formaggio per parlare dell’Italia la risposta è “perché un formaggio si chiama Bel Paese”.
È noto che l’esito di questa sceneggiata è stato un’ecatombe e qualcuno (forse l’autore di questi quesiti) ha avuto il coraggio di dire che la prova ha rispecchiato il grado di preparazione dei candidati. Il Ministero, per parte sua, comunica di aver convocato un’assise di “accademici” per valutare il contenuto delle prove e medita il da farsi, comunque da definire in autunno. In tanti ci siamo posti il senso di quanto accaduto: è stato un tentativo di bloccare l’accesso dei giovani all’insegnamento, in coerenza con la lunga guerra di trincea condotta dal ministero e dai sindacati contro il TFA, oppure un’esibizione di incompetenza incosciente quanto arrogante, in linea con una tendenza dilagante? Oppure il combinato disposto di entrambe le cose? Difatti, che incompetenza e mancanza di serietà vi sia stata è indiscutibile – lo dicono le carte – mentre l’altra componente attiene a un’opinabile valutazione politica.
Ora cala una notizia che è la ragione principale per cui la questione va riaperta edè una notizia che fornisce una risposta alla domanda precedente. Si apprende difatti che, con un’efficienza da paese nordico, entro il 31 agosto saranno assunti 21.112 nuovi docenti, i quali saranno addirittura operativi dal 1° settembre. I sindacati plaudono e annunciano di aver vinto un lungo braccio di ferro col Ministero, ottenendo di aver fatto accantonare le “esternazioni mediatiche sul concorso” per utilizzare, ai fini dell’immissione in ruolo, le “vecchie graduatorie”, quelle a esaurimento che comprendono supplenti e precari e quelle degli ultimi concorsi a cattedra del 1990 e del 1999. 
Qui non si tratta certo di dire che, nell’enorme bacino dei precari e supplenti, non vi siano delle persone che hanno diritti rispettabili e che sono state sfruttate dalle politiche sconsiderate perpetrate da decenni. Ma esiste anche la necessità di lasciare una porta aperta ai giovani, sia per un elementare diritto, sia perché una scuola che non si rinnovi con nuovi apporti è destinata a morire. Le due esigenze andavano contemperate con saggezza ed equilibrio, sciogliendo man mano l’eredità del passato senza compromettere il futuro. Vediamo che si è preferito invece chiudere definitivamente ogni prospettiva ai giovani, sull’altare del rapporto inossidabile tra dirigenza ministeriale e sindacati. Per un anno è stata condotta una guerriglia sui numeri del TFA cercando di ridurli in ogni modo. Poiché non si è ottenuto quanto si voleva, è subentrata la bastonata dei quiz, in cui è entrato in scena il peggio che il ministero è capace di mobilitare nell’esercito di “consulenti” che coltiva da tempo immemorabile. Anche questa è una tragica sconfitta per chi sperava e spera in un rinnovamento del paese.
                                                                                                Giorgio Israel

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Gentile Prof. Israel,
sono un'aspirante prof non sopravissuta allo sterminio dei test preselettivi del TFA. Ho letto con grande interesse il suo articolo pubblicato su "Il Giornale" qualche giorno fa in merito all'incresciosa vicenda dei TFA. Purtroppo al pasticcio dei test troppo nozionistici e sbagliati ora si è aggiunta la beffa della revisione delle domande e la pubblicazione delle nuove graduatorie degli ammessi alla seconda prova sul sito https://tfa.cineca.it/pubb_compiti.php, il risultato penoso di questa revisione è che chi aveva sbagliato più domande si ritrova ammesso alla seconda prova! io stessa se avessi sbagliato due domande in più starei dentro. Professore parlo a nome della mia categoria, di noi giovani aspiranti prof alla ricerca disperata di qualcuno che ci stia a sentire e che ci aiuti ad avere la giusta visibilità in un paese in cui, è sempre più evidente da quello che accade, non c'è giustizia e soprattutto non c'è speranza! come posso continuare a credere in questo paese se lo stato italiano permette tali abomini. l'unica cosa sensata per ottenere un briciolo di giustizia sarebbe l'annullamento dei test! Professore può consigliarci in qualche modo? c'è qualcosa che noi poveri aspiranti prof. possiamo fare da qua giù per farci sentire? per ottenere l'annullamento dei test e la messa al bando di nuove prove preselettive?
grazie per il suo cortese ascolto
distinti saluti
Valeria Talitro
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TFA ATTO SECONDO: FINALMENTE ARRIVA IL MEDICO. E AMMAZZA IL MALATO.

Gentilissimo Professor Israel, non sono un Suo studente, sono più che altro un Suo lettore/estimatore. Mi permetto tuttavia di “provare a disturbarLa” sul Suo indirizzo di posta elettronica dell’università, dal momento che sul sito internet de il Giornale non ho reperito un altro contatto, né ritrovato una sezione del tipo “scrivi a…”. Mio padre legge quotidianamente, da parecchi lustri, il Giornale, ed ogni qualvolta mi trovi a sfogliarne una copia contente un Suo articolo ne rimango sempre piacevolmente colpito, per via della chiarezza delle argomentazioni, del buon senso delle considerazioni e della qualità delle analisi. Dopo la maturità classica, ho conseguito una laurea in giurisprudenza, e tutt’oggi, a poco più di due anni due anni dalla fine dell’università, continuo a studiare “diritto”: nonostante la mia formazione lato sensu giuridica, mi sono sempre appassionato alle questioni della Scuola e dell’Università. In questo senso, i Suoi articoli sempre “illuminanti” sono per me di grande interesse, e mi trovano pressoché sempre totalmente concorde.
Riguardo a queste tematiche, mi è spesso parso difficile trovare un giornalismo che voglia “entrare (davvero) nel merito” delle questioni, e che cerchi di affrontarle in profondità: da questo punto di vista, per me Lei rimane un punto di riferimento. Per questo, ho deciso di rivolgere proprio a Lei questo mio, peraltro inutile, sfogo. Uno sfogo che forse risulterà troppo lungo e prolisso, me ne rendo conto.
Oggetto delle mie considerazioni, gli ultimi test per l’accesso ai cc.dd. “TFA” (Tirocini formativi attivi): una vicenda che Lei ben conosce, e circa la quale non mi sarei mai permesso di disturbarLa, se non avessi letto i Suoi ultimi articoli di questi giorni.  Come Le anticipavo, questi famigerati “TFA” non mi riguardano direttamente: sono proiettato verso tutt’altre esperienze e settori lavorativi. Sono tuttavia al corrente e piuttosto ben informato a riguardo poiché la mia ragazza, brillantemente laureatasi presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’università Statale di Milano, ha (suo malgrado, verrebbe da dire di questi tempi…) il desiderio di insegnare italiano, latino, storia e geografia presso una scuola media o superiore (scuole secondarie di I e II grado). Visto quello che sta “passando” la ragazza in questione, ho deciso, per una volta, di prendere carta e penna e scrivere a qualcuno di “autorevole” come Lei. Mi permetto ancora un’ultima premessa, prima di entrare nel “vivo” della vicenda: la ragazza di cui Le sto parlando si è laureata due anni e mezzo fa col massimo dei voti (110 e lode), e nel libretto universitario, a parte un 29 ed un “disdicevole” 28, ha saputo collezionare “solamente” 30 e 30 e lode. Da più di due anni attendeva con ansia questa occasione, perché, come Lei sa meglio di me, oggi non è possibile accedere stabilmente alla professione di insegnante senza la “patente” dell’abilitazione. Non sto certo a ripeterLe le incertezze, le confusioni, i “numeri” che il MIUR ha “dato”, fornito, smentito, ricalcolato, rimangiato, negli ultimi mesi (per non dire anni); né Le riproporrò le lamentele (peraltro sacrosante!) riguardanti l’assurdità delle domande proposte nei test di preselezione appena conclusi.
Lo “scandalo” dei test preliminari appena conclusi è ormai assurto (anche grazie a commenti autorevoli come i Suoi) agli onori delle cronache nazionali, tanto da costringere il Ministero ad un’imbarazzata corsa ai ripari, con tanto di pubbliche scuse, attraverso l’immediata costituzione di una “Commissione Speciale” che avrebbe dovuto porre rimedio alle ingiustizie ed agli errori che avevano ormai “tragicamente” caratterizzato i test di moltissime classi di concorso. Una Commissione “tecnica” di alta competenza, composta da eminenti esperti delle materie concorsuali, il cui compito, insomma, sarebbe stato quello di “raddrizzare”, per il bene dei candidati, del buon senso e della giustizia, le prove appena svoltesi, col preciso compito di espungere dai test tutte quelle domande palesemente errate, manifestamente irragionevoli, stupidamente nozionistiche, ambigue o del tutto fuori tema rispetto alle materie (che avrebbero dovuto essere!!) oggetto d’esame.

La mia ragazza ha sostenuto due dei test “incriminati”, precisamente quelli relativi alle classi di concorso A043/A050 e A051: sostanzialmente allibita dal tenore e dall’assurdità dei test cui si era sottoposta, confidava molto nell’attività di questa seconda Commissione “speciale”, dal momento che in entrambe le prove aveva totalizzato un punteggio di 19, piuttosto vicino alla soglia (21) necessaria per l’accesso alle prove scritte.Vista la manifesta irragionevolezza di numerosissime domande contenute nei test (già ampiamente sottolineata dalla stampa specializzata) si attendeva che venisse finalmente fatta giustizia.
La sorpresa è stata grande, grandissima, non appena la Commissione “speciale” ha annunziato la fine ed il risultato dei propri lavori, con un tempismo, a mio modo di vedere, degno del più veloce centometrista giamaicano che abbiamo potuto ammirare alle recenti Olimpiadi londinesi: la commissione avrebbe dovuto riunirsi il giorno 8 agosto, ed il Ministro Profumo aveva promesso responsi definitivi “entro il 20 agosto”. Come sia stato possibile per la Commissione “speciale” “correggere” in meno di due giorni tutte le domande “scorrette” di 37 test (ciascuno dei quali composto da 60 domande) rimane per me un mistero: nemmeno se tutti i commissari fossero arrivati con le idee già chiare ci sarebbe stato il tempo di discutere, e di scandagliare, trovare, e valutare le domande meritevoli di annullamento. Soprattutto per il fatto che i criteri cui la Commissione “speciale” si sarebbe ispirata, a detta dei suoi ideatori, non sarebbero stati ispirati dal mero fine di annullare le domande “sbagliate” tout court, bensì dalla volontà (davvero encomiabile!) di riconsiderare tutte quelle domande magari formalmente corrette, ma del tutto irragionevoli per svariati motivi (mancata inerenza coi programmi oggetto di studio, eccessivo nozionismo, stupido tuziorismo, ambiguità, assurdità, etc…). Ebbene, a mio modesto parere, lo “scandalo” dei test TFA, lungi dall’esser stato risolto da questa seconda Commissione “speciale”, è stato, se possibile, reso ancor più grottesco, tragicamente ridicolo, e perversamente ingiusto dall’intervento di questo nuovo plotone di “esperti”, i quali, incredibilmente, sono riusciti a fare peggio dei loro predecessori, ossia di coloro che avevano concepito quelle domande talmente assurde (che avrebbero dovuto essere!!) oggetto della correzione da parte della nuova Commissione. In altre parole: anziché “mettere una pezza”, la nuova commissione ha creato un “buco” ancor più grande e vergognoso del primo. E la cosa ha davvero dell’incredibile, perché questa “correzione lampo” appare, a voler entrare nel merito, non soltanto del tutto inspiegabile, ma addirittura del tutto contraria ai principi sui quali avrebbe dovuto fondarsi. Mi riferisco, ovviamente, soltanto alle “correzioni” delle domande inerenti le classi di concorso A051 e A043/A050, correzioni di cui ho potuto avere conoscenza “diretta” tramite la mia ragazza, candidata, come anticipato, ad entrambe le classi. Non appena ha appreso quali fossero state le domande oggetto di questa presunta “correzione” la mia morosa era letteralmente esterrefatta. E non posso davvero darle torto. Per dirla chiaramente, la Commissione “speciale” ha agito in questo modo: da una parte, ha abbuonato a tutti i candidati alcune domande (precisamente, 6 nella classe A051 ed 11 nella classe A043/A050) in verità del tutto corrette, inerenti al programma, per nulla ambigue…insomma, del tutto coerenti con le materie oggetto dei test; dall’altra parte, la commissione ha, ciò che è assai più grave, completamente ignorato tutte quelle domande che rappresentavano il motivo stesso della sua repentina istituzione, ossia tutte quelle domande che avevano destato scandalo fra i candidati e fra l’opinione pubblica, poiché del tutto “assurde”, totalmente incoerenti con le materie oggetto d’esame, o esageratamente nozionistiche. Di tutte queste -numerosissime!- domande (le quali sì avrebbero dovuto essere oggetto di un’attenta “revisione”!!) la Commissione “speciale” si è del tutto disinteressata!! Questo modo di procedere ha prodotto effetti a mio modo di vedere perversamente ingiusti. Infatti, “dare per buone” le domande che sono state effettivamente abbuonate significa fare un doppio, imperdonabile, errore. Da una parte avvantaggiare ingiustamente i candidati meno preparati, poiché tutte quelle domande erano “alla portata” di chiunque si fosse approcciato al test con la giusta serietà e preparazione, e di chiunque avesse una buona capacità di analisi dei testi. Insomma: sono state abbuonate proprio le domande che avrebbero potuto più correttamente valutare la preparazione dei candidati. Dall’altra parte, in questo modo, si è finito col penalizzare ulteriormente tutti quelli che, come la mia ragazza, avevano risposto correttamente a queste domande non grazie al fato od al caso, ma grazie ad una preparazione coerente coi programmi d’esame: costoro infatti non hanno tratto alcun beneficio da questo “bonus”, anzi, è probabile che in alcuni casi si vedano “passare davanti” candidati meno preparati che non avevano saputo rispondere esattamente a domande corrette, coerenti ed appropriate. Al contrario, delle domande scorrette, incoerenti ed insensate, la commissione “speciale”, inspiegabilmente, non si è nemmeno interessata. Questa è una beffa nella beffa!!
Per scendere ancor più nel concreto, occorre, inevitabilmente, entrare nel merito. Vorrei dunque, ammesso che abbia avuto il tempo e la voglia di giungere fino a questo punto con la lettura, orientare la Sua attenzione verso le domande specificamente oggetto delle mie considerazioni.
Tra le domande abbuonate nella classe A043/A050 vi sono le seguenti:
-        domanda n. 7: si tratta, stando a quanto mi dice la mia ragazza, di una delle poche citazioni famose. I Sepolcri di Foscolo!
-        domanda n. 22: domanda basata sulla metonimia (si cita l’espressione “bere un bicchiere”), figura retorica che dovrebbe essere conosciuta perfettamente da chiunque aspiri a candidarsi all’insegnamento dell’italiano;
-        domanda n. 36: è forse l’unica domanda di storia lontana dal mero nozionismo: Diocleziano e la tetrarchia.
-        domande n. 51, 53, 55, 56 e 59: ben cinque domande sui testi da analizzare, alle quali poteva rispondere correttamente chiunque leggesse con attenzione il testo.
Dare “per buone” queste domande risulta davvero insensato proprio perché esse figurano tra le poche del test prettamente inerenti ed in linea con i programmi di insegnamento.
Insomma: uno strano, inspiegabile, insensato (ed ingiusto) metodo di “correzione” ha fatto sì che fossero abbuonate le uniche domande degne di essere “salvate”!
Il che produce effetti, come anticipavo, perversi e se possibile sempre più ingiusti: coloro che, non essendo stati in grado di rispondere correttamente a queste domande, per così dire, “sensate e fattibili”, probabilmente non avevano una preparazione adeguata, e ciononostante hanno potuto usufruire di un bonus non indifferente, pari ad 11 domande (5,5 punti); coloro che, invece, erano molto preparati, e pertanto avevano risposto correttamente almeno a quelle poche domande “sensate e fattibili”, non hanno tratto alcun beneficio da questo bonus, anzi, rischiano di vedersi “scavalcati” da qualcuno meno preparato di loro.
È esattamente ciò che è accaduto alla mia ragazza: è passata, in entrambi i test che ha sostenuto, da 19 a 20 punti, proprio perché aveva già risposto correttamente a quasi tutte le domande che sono state abbuonate, dal momento che erano tra le poche domande non “assurde” e non impossibili.
Come lei, la maggior parte degli altri candidati, se è vero come è vero che le graduatorie delle classi di concorso A051 e A043/A050 hanno visto un lievissimo, oserei dire trascurabile, incremento degli “ammessi”. Ed è facile comprendere il perché: sono state abbuonate le domande più “normali”, alle quali quasi tutti avevano risposto correttamente.
Mi domando: abbuonare 11 domande “corrette”, o comunque “non sbagliate”, senza concedere alcun “bonus” ai candidati che a queste domande avevano saputo rispondere correttamente non significa fare un grave torto ai candidati più meritevoli?! Possibile che i “super-esperti” della Commissione “speciale” non si siano posti questo problema?!
Ancor più “scandalosa” la decisione di non intervenire su tutte quelle domande completamente assurde, prive di senso, fuori luogo, e meramente nozionistiche di cui purtroppo questi test erano “infarciti”. E la cosa appare agli occhi dei candidati davvero stupefacente, dal momento che nei giorni scorsi tutte queste domande sono state poste, con grande enfasi, sotto i riflettori dell’opinione pubblica, dei mass media, degli operatori specializzati e di chiunque si sia in qualche modo interessato allo “scandalo test TFA”. Come di queste domande la nuova commissione abbia potuto non interessarsi resta un mistero inspiegabile. Eccone alcune, relative alla classe A043/A050:
-        domanda n. 1: citazione di Cardarelli (che per altro non si studia a scuola) mai sentita;
-        domanda n. 14: citazione di Montale impossibile da ricordare e per di più proveniente da un’opera di importanza minoritaria;
-        domanda n. 16: l’autore della commedia “La nemica”;
-        domanda n. 19: l’autore del “Cardillo addolorato”;
-        domanda n. 23: è puro nozionismo sapere la data di edizione del “Sentimento del Tempo” di Ungaretti, ed in questo caso, oltretutto, la mia morosa tiene a precisare che il volume di letteratura italiana sul quale si è preparata riporta una data (1932) che non era nemmeno tra le risposte;
-        domanda n. 24: quanti possono conoscere l’autore del “Manuale di poesia sperimentale”?!;
-        domanda n. 25: sempre stando a quanto mi riferisce la mia ragazza, non mi risulta che la conoscenza dell’opera “Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi” sia così imprescindibile per poter insegnare alla scuola secondaria di I grado, e neppure in quella di II grado!
-        domanda n. 33: tra tutte le battaglie napoleoniche la domanda verte su quella di Ulm, pressoché sconosciuta, comunque irrilevante, e per di più non riportata nella maggior parte dei volumi di storia;
-        domanda n. 37: la mia ragazza si chiede se sia necessario sapere se la famosa Lunga Marcia si sia tenuta nel 1934-35 o nel 1936-37 o nel 1938-39;
-        domanda n. 45: sembra sia di vitale importanza, ai fini dell’insegnamento, sapere dove si trovi la famosissima città di Porto Fuad!
-        domanda n. 50: come non sapere i confini dello Zambia!
E questi sono solo pochi esempi. La Commissione “speciale”, che, insediatasi l’8 agosto, la sera del 10 aveva già chiuso i battenti e congedato i super-commissari affinché godessero del meritato riposo vacanziero, non ha evidentemente “avuto il tempo” di occuparsi di queste domande a dir poco vergognose.
Passando alla classe A051, la musica non cambia: anche in questo caso sono state date “per buone” domande che quasi nessuno aveva sbagliato, di per sé corrette e perfettamente inerenti alle materie di insegnamento oggetto del test:
-        domanda n. 16: cos’è il monologo interiore (tutti i docenti della scuola secondaria di I grado lo insegnano ai ragazzini delle medie!);
-        domanda n. 46: citazione: chi ha studiato Tacito conosce il suo pensiero, e comunque il senso della citazione poteva essere dedotto dal passo riportato;
-        domande n. 51 e 58: domande sul testo a cui tutti potevano arrivare con il ragionamento.
Viceversa, ça va sans dire, la Commissione “speciale”, manifestando evidenti problemi di miopia, non “vedeva”, non si accorgeva, o comunque tralasciava, molte altre, vergognose, domande, già fatte oggetto di ampia critica su tutti i mass media ed in tutti i canali specializzati. Eccone alcune:
-        domanda n. 2: chi conosce l’autore dell’opera “Diceria dell’untore”?
-        domanda n. 4: chi mai ricorda l’anno della prima edizione dell’ “Adelchi”?
-        domanda n. 11: citazione mai sentita;
-        domanda n. 14: chi conosce l’autore dell’opera “Le cene”?;
-        domanda n. 17: stando alle mie fonti, l’unica opera di Saba che si studia a scuola sarebbe “Il Canzoniere”, mentre le raccolte citate nella domanda in questione sono del tutto marginali;
-        domanda n. 18: quanti conoscono la raccolta “Stella variabile”?
-        domanda n. 24: vagamente ambigua, specie se diretta ad aspiranti insegnanti di italiano (e non di diritto comparato!), la domanda circa l’ “entrata in vigore” della Costituzione Americana, la quale creava inevitabili confusioni con le date di approvazione e promulgazione!
-        domanda n. 30: chi conosce perfettamente i confini del Mali?
-        domanda n. 31: e i confini del Colorado?
-        domanda n. 39: “tutti” conoscono (così mi dicono gli addetti ai lavori, perché io ne so men che nulla) la storia della Matrona di Efeso contenuta nel Satyricon di Petronio, ma, ovviamente, pressoché nessuno conosce le altre versioni minoritarie!

Questi sono solamente alcuni esempi: probabilmente noiosi -mi rendo conto- ma necessari per entrare, come è d’uopo in questi casi, profondamente nel merito. Mi sono permesso di esporli a Lei, confidando nella Sua tendenza, più volte riscontrata, ad approfondire le “faccende” e le problematiche.Come sia stato possibile tutto questo, lo ripeto, ai miei occhi appare tuttora inspiegabile. Come abbia potuto questa Commissione “speciale” fare (nettamente e clamorosamente) peggio dei suoi predecessori rimane per me un mistero. Anzi, per dirla tutta, una motivazione riesco a trovarla, ma è decisamente la più triste e vergognosa che si possa immaginare: come recita un vecchio detto, “a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina”… Ed in effetti, una spiegazione, in fin dei conti, me la sono data. Nasce dal confronto con quanto operato dalla Commissione “speciale” con riguardo ad altre classi di concorso: ebbene, in alcune di esse, specialmente in quelle nelle quali i test si sono rivelati talmente “assurdi” da non far passare, in prima battuta, pressoché nessun candidato, o comunque pochissimi candidati, sono state abbuonate addirittura più di 25 domande. Come sia possibile ritenere ancora valido e non annullare un test in cui vengono abbuonate 25 domande su 60 sarebbe un interessante tema di dibattito. Ma il “combinato disposto” di questi vari interventi, per così dire stravaganti, della Commissione “speciale” mi induce a pensare che il “vero” criterio delle correzioni sia stato in realtà il seguente: nelle classi di concorso dove in concreto era stato ammesso un numero irrisorio di candidati (rispetto ai posti messi in palio) si è proceduto con un abbassamento drastico del livello della sufficienza, in modo da far rientrare molti candidati in precedenza esclusi; al contrario, nelle classi di concorso più ambite, nelle quali il numero di candidati è più elevato e nelle quali pertanto il numero dei soggetti “ammessi”, nonostante l’assurdità dei test, era comunque già considerevole, si è preferito “far finta” di abbuonare alcune domande, in realtà scegliendole tra quelle più “normali” e si è deciso di tralasciare del tutto quelle veramente meritevoli di una “revisione”.
Fra queste classi di concorso, ovviamente, figurano quelle di italiano, latino, storia e geografia per medie e licei, che da sempre rappresentano, tradizionalmente, il più grande bacino di aspiranti Professori: la mia ragazza, per sua sfortuna, concorreva esattamente in queste.
Con questo secondo escamotage il MIUR ha fatto la “figura” di intervenire, ha fornito ai sindacati un pretesto per sventolare la bandiera della vittoria, ma ha al contempo lasciato i problemi dei “poveri” candidati del tutti irrisolti, giacché pochissimi di loro (ed oltretutto quelli che, per i motivi sopra evidenziati, probabilmente non lo meritavano) hanno tratto vantaggio da quest’intervento. Mi rendo conto della gravità di quanto sto asserendo, e non ho prove a riguardo: ma è fin troppo evidente che nelle classi di concorso in cui, causa assurdità dei test, gli ammessi erano “quattro gatti” vi sia stata una sostanziosa e sostanziale “sanatoria” (la quale ha, evidentemente, suscitato l’ira di quei pochi che erano già stati “ammessi” in prima battuta), mentre al contrario nelle classi di concorso in cui, nonostante l’assurdità dei test, vi erano comunque parecchi ammessi, si sia provveduto ad attuare “correzioni” marginali, ininfluenti sui numeri totali degli ammessi, tralasciando del tutto le domande fonte dello scandalo.
La sensazione che il Ministero, anziché andare alla ricerca delle domande realmente meritevoli di essere cassate, abbia preferito fare i giochi col pallottoliere, seguendo, più che criteri di giustizia sostanziale, esigenze numeriche prefissate per ogni classe di concorso, è assai forte. E tale sensazione è ancor più avvalorata dal fatto che in questi mesi, dalle parti del Ministero, sono sembrati interessarsi assai di più dei profili “numerici” di questi TFA che degli aspetti sostanziali di contenuto: con i tragici risultati che consociamo tutti. Ho consigliato alla mia ragazza di non darsi per vinta, e di continuare a credere in quello che sta facendo: prima o poi, continuo a dirle, arriverà qualcuno che metta al centro il “merito”. Quello vero. Quello che avrebbe dovuto portare in dote questo governo dei “tecnici” e degli “esperti”, che non ha mai esitato a sventolare la bandiera del “merito” come il vessillo più caratterizzante la propria opera. Nella vicenda di questi TFA, purtroppo, questa bandiera è stata “tragicamente” ammainata. E con la farsa di queste correzioni non si è fatto altro che rigirare il coltello nella piaga. Ora il Ministro reputa chiusa la questione e la pratica archiviata: i mezzi d’informazione paiono insufficienti per far venire a galla questa brutta verità. Ben consapevole del fatto che, molto probabilmente, non avrà avuto né il tempo né la voglia di leggere questo mio lungo sfogo, cionondimeno affido a Lei queste considerazioni: può anche darsi che non sia per nulla d’accordo con me. Non mi resta che scusarmi per il disturbo e ringraziarLa, se del caso, dell’immeritata attenzione.

Alberto Achille Strati

giovedì 2 agosto 2012

Per chi ancora coltiva illusioni sulla valutazione “oggettiva” mediante la bibliometria


Abbiamo parlato molto della valutazione bibliometrica, delle sue falle, del dibattito che si svolge all’estero, dell’oltranzismo ideologico con cui viene invece introdotta nel nostro paese.
Abbiamo deplorato la divisione in due della cultura, in settori “bibliometrici” e settori “non bibliometrici”
Per non perdere il controllo su questi ultimi l’Anvur, alquanto alla chetichella, ha creato un “Gruppo di lavoro per le procedure per la abilitazione scientifica nazionale nei settori non bibliometrici” (GLSNB), il quale ha il compito di decidere quali libri e quali riviste sono da considerare “scientifici” e di classificare le riviste. Su che basi di competenza sono stati scelti i membri cooptati come membri del GLSBN è il solito mistero della fede. Ma lasciamo perdere. Un membro di tale gruppo, prof. Giovanni Federico, in un post a un blog (per maggiori dettagli e le polemiche che si sono aperte si veda http://www.roars.it/online/) si è espresso in questo modo (in contrasto con il codice etico che si è dato lo stesso Anvur):
«Facciamo mobbing su quelli giovani ma mediocri o peggio per farli andare in pensione (p. es. tagliamoli fuori dalle commissioni di concorso e facciamone degli zombies). Quando poi i nostri colleghi avranno imparato ed il clima sarà cambiato, allora i soldi saranno ben spesi. In questo processo ci saranno delle ingiustizie? Purtroppo sì».

Alcune semplici domande:
     Ma chi è questo signore per parlare in questo modo e permettersi tanta arroganza condita di un linguaggio tanto volgare? È forse un Keynes o uno Schumpeter redivivo? Perché non prova intanto a convincere il prossimo, con modestia, di non essere un qualsiasi “don Nadie” tanto irrilevante quanto prepotente?
     “Zombies”, “mobbing”?... Ma qualsiasi siano i torti di un docente, con quale diritto si pensa di poter trasformare un concorso nazionale in un mobbing tale da ridurre una persona in uno zombie? Si tornerà alla normalità quando i colleghi avranno “imparato”?... Che cosa? Il sapore dell’olio di ricino? E si ha persino la spudoratezza di parlare di inevitabili “ingiustizie”? Davvero una persona che pensa così ha l’equilibrio e l’oggettività adatta al compito smisurato che gli è stato conferito (con tanta leggerezza, diciamolo pure)?
     Siamo alle solite. Il male di questo paese è l’ideologia. Tutto deve diventare un confronto tra il bene e il male, una palingenesi del mondo “corrotto”. In altri termini, l’unico modo di porsi è quello totalitario. Nella sua autodifesa dalle critiche che gli sono piombate addosso questo signore rimprovera chi critica la bibliometria di aiutare “oggettivamente” l’accademia reazionaria… Non è lecito alcun dibattito di merito sulla bibliometria: si è deciso (da parte di chi tiene ora il bastone in mano) che da un lato sta il bene e dall’altro il male…

Diceva il noto dirigente comunista Giancarlo Pajetta: «Tra la verità e la rivoluzione, scelgo la rivoluzione». Periscano degli innocenti, purché trionfi la rivoluzione. L’Anvur dovrebbe ritrovare la via per non essere ricordata in futuro come un’avanguardia rivoluzionaria che muove una guerra palingenetica da vincere a ogni costo, anche lasciando sul terreno degli “innocenti”, ovvero delle persone competenti trattate a suon di “mobbing”, perché “imparino” la lezione, fino a ridurle a “zombie”; per non essere ricordata come una tragicomica Lubianka accademica.
Ma forse, più banalmente (ma non meno dolorosamente), tutto si risolverà con il prevalere di nuove cordate accademiche che approfitteranno della bandiera delle “valutazioni oggettive” per sostituire il loro potere con quello dei “vecchi reazionari”.