Abbiamo parlato
molto della valutazione bibliometrica, delle sue falle, del dibattito che si
svolge all’estero, dell’oltranzismo ideologico con cui viene invece introdotta
nel nostro paese.
Abbiamo
deplorato la divisione in due della cultura, in settori “bibliometrici” e
settori “non bibliometrici”
Per non
perdere il controllo su questi ultimi l’Anvur, alquanto alla chetichella, ha
creato un “Gruppo di lavoro per le procedure per la abilitazione scientifica
nazionale nei settori non bibliometrici” (GLSNB), il quale ha il compito di
decidere quali libri e quali riviste sono da considerare “scientifici” e di
classificare le riviste. Su che basi di competenza sono stati scelti i membri
cooptati come membri del GLSBN è il solito mistero della fede. Ma lasciamo
perdere. Un membro di tale gruppo, prof. Giovanni Federico, in un post a un
blog (per maggiori dettagli e le polemiche che si sono aperte si veda http://www.roars.it/online/)
si è espresso in questo modo (in contrasto con il codice etico che si è dato lo
stesso Anvur):
«Facciamo mobbing su quelli giovani ma mediocri o peggio per farli
andare in pensione (p. es. tagliamoli fuori dalle commissioni di concorso e
facciamone degli zombies). Quando poi i nostri colleghi avranno imparato ed il
clima sarà cambiato, allora i soldi saranno ben spesi. In questo processo ci
saranno delle ingiustizie? Purtroppo sì».
Alcune semplici domande:
–
Ma chi è questo signore per parlare in questo modo e permettersi tanta
arroganza condita di un linguaggio tanto volgare? È forse un Keynes o uno Schumpeter
redivivo? Perché non prova intanto a convincere il prossimo, con modestia, di
non essere un qualsiasi “don Nadie” tanto irrilevante quanto prepotente?
–
“Zombies”, “mobbing”?... Ma qualsiasi siano i torti di un docente, con
quale diritto si pensa di poter trasformare un concorso nazionale in un mobbing
tale da ridurre una persona in uno zombie? Si tornerà alla normalità quando i colleghi avranno
“imparato”?... Che cosa? Il sapore dell’olio di ricino? E si ha persino la
spudoratezza di parlare di inevitabili “ingiustizie”? Davvero una persona che
pensa così ha l’equilibrio e l’oggettività adatta al compito smisurato che gli
è stato conferito (con tanta leggerezza, diciamolo pure)?
–
Siamo alle solite. Il male di questo paese è l’ideologia. Tutto deve
diventare un confronto tra il bene e il male, una palingenesi del mondo
“corrotto”. In altri termini, l’unico modo di porsi è quello totalitario. Nella
sua autodifesa dalle critiche che gli sono piombate addosso questo signore
rimprovera chi critica la bibliometria di aiutare “oggettivamente” l’accademia
reazionaria… Non è lecito alcun dibattito di merito sulla bibliometria: si è
deciso (da parte di chi tiene ora il bastone in mano) che da un lato sta il bene e dall’altro il male…
Diceva il noto dirigente comunista
Giancarlo Pajetta: «Tra la verità e la rivoluzione, scelgo la rivoluzione».
Periscano degli innocenti, purché trionfi la rivoluzione. L’Anvur dovrebbe
ritrovare la via per non essere ricordata in futuro come un’avanguardia
rivoluzionaria che muove una guerra palingenetica da vincere a ogni costo,
anche lasciando sul terreno degli “innocenti”, ovvero delle persone competenti
trattate a suon di “mobbing”, perché “imparino” la lezione, fino a ridurle a “zombie”;
per non essere ricordata come una tragicomica Lubianka accademica.
Ma forse, più banalmente (ma non meno dolorosamente), tutto si
risolverà con il prevalere di nuove cordate accademiche che approfitteranno
della bandiera delle “valutazioni oggettive” per sostituire il loro potere con
quello dei “vecchi reazionari”.
8 commenti:
Non ho più spazi per sorpresa e meraviglia dopo aver goduto dell'eloquio (e non solo di quello, ma ora tralascio) scolasticamente irrilevante addirittura di un primo ministro, il quale - pur cavato fuori, per qualche suo buon aggancio e in modi opachi, da una sobria seppur ben remunerata marginalità - vanta curriculum accademico burocratico che dà nell'occhio.
Sottolineo - forse non ce n'è bisogno - la iattanza, la maligna volontà impositiva e il disprezzo altrui palesati senza ritegno né decenza da quest'altro professor Giovanni Federico. Tutto ciò mi ricorda certi atteggiamenti in periodi foschi e in circostanze gravide di minaccia non troppo lontane, tempi che ho personalmente vissuto. Mala tempora: sarà bene aver chiaro che subendo e comportandosi passivamente si innesca un processo infido di prevaricazioni via via più arduo da arginare, e con potenziali sviluppi tristi e accelerati.
Ho un minimo di curiosità per sapere come si fa ad arrivare lì dove Giovanni Federico è arrivato, e anche come mai sia così burbanzoso. Ma al momento mi piacerebbe soprattutto sapere come potrebbe andarsene.
E' una cosa agghiacciante.
Si, certo. Ma se il Federico si fosse espresso in termini
Civili forse gli si poteva anche dar ragione. Vedi
http://cnu.cineca.it/docum06/storia-conc.pdf
Cordialmente, Lucio Demeio
I rivoluzionari sono spesso capaci di esercitare brillantemente l'arma della critica. Pero' spesso quando passano alla critica delle armi (marxianamente parlando) mostrano un volto efferato. E allora tutto viene sporcato e perde qualsiasi credibilità. E poi chi e' questo signore per darsi tante arie? Mai sentito nominare? Esibisca i suoi titoli prima di ripromettersi di ridurre gli altri a zombie. In verità, uno che parla così non ha la maturità per essere un insegnante e uno studioso ed e' un tipico esempio di un avanzamento di carriera discutibile.
Non c'entra molto ma, trattandosi di consonanza fra modo di esprimersi e ruolo ricoperto, ed essendo io fra i sobri estimatori del signor preside, non reggo alla tentazione di proporre questo scampolo di prosa - tratto da una nota di precisazione successiva a una intervista a “der Spiegel” - esemplare del nitore tacitiano di eloquio del nostro sempre più errabondo primo ministro.
Ecco dunque:''Ho unicamente voluto sottolineare la necessità al fine di compiere passi avanti nell'integrazione europea che si mantenga un costante e sistematico dialogo fra governo e parlamento. Infatti, nel corso dei negoziati tra governi a livello di Unione europea, può rivelarsi necessaria una certa flessibilità per giungere ad un accordo, da esercitarsi sempre nel solco di scelte condivise con il proprio parlamento. In questa ottica, ritengo che ogni governo abbia il dovere di spiegarsi e interagire in modo dinamico, trasparente ed efficace con il Parlamento, in maniera da individuare soluzioni, ove opportuno anche innovative e coraggiose, verso un comune obiettivo europeo''.
Larga larghissima condivisione soprattutto per le interazioni dinamiche ed efficaci (non sistematiche però, badate ragazzi) e per le soluzioni innovative e coraggiose, beninteso ove opportuno.
Sono convinto che, pur non essendo io aduso alle cose di scuola, farei un figurone se venissi catapultato in un Consiglio di classe e intervenissi di brutto con la seguente:''Ho unicamente voluto sottolineare la necessità al fine di compiere passi avanti nell'integrazione scolastica che si mantenga un costante e sistematico dialogo fra docente e Consiglio di classe. Infatti, nel corso dei negoziati tra docenti a livello di Consiglio di classe, può rivelarsi necessaria una certa flessibilità per giungere ad un accordo, da esercitarsi sempre nel solco di scelte condivise con il proprio Consiglio. In questa ottica, ritengo che ogni docente abbia il dovere di spiegarsi e interagire in modo dinamico, trasparente ed efficace con il Consiglio, in maniera da individuare soluzioni, ove opportuno anche innovative e coraggiose, verso un comune obiettivo scolastico''.
Mica male; del resto scommetto che, come se niente fosse, da un momento all'altro, il primo ministro sarebbe capace di trasmutarsi magicamente in docente.
Tutti possiamo patire gli scherzi del caldo.
Vanni (8/07/2012 05:00:00 p.)
pare proprio un insegnante impegnato e... al passo con i tempi!
“Comment? Vous vous rappelez encore ce choses?”
“M’avez-vous demandé de les oublier?”“Non: mais il est des oublis qui sont, peut-être, des elegances....
“Oh Madame! Que d’elégances me sont interdites....”
Albéric Cahuet
Mi laureai oltre trent’anni orsono.
Il Docente con il quale avevo fatto la tesi era particolarmente soddisfatto per il lavoro svolto, che portò al massimo dei voti, lode e bacio accademico, per cui mi permisi di chiedergli se, su base assolutamente volontaria e gratuita, avrei potuto continuare a frequentare il suo corso.
“Certamente no” fu la la risposta ”sa, l’Università non può essere autoreferenziale...... è bene che ognuno di voi cerchi la propria strada nel mondo del lavoro......”
Due o tre mesi dopo si laureò un Collega della sua stessa parte politica, il PSIUP o giù di lì, il quale.... ovviamente iniziò a fare immediatamente l’Assistente volontario.
Qualche settimana dopo venni avvicinato da un’altra Docente con la quale avevo sostenuto brillantemente un altro esame.
“Sa” mi disse “ho visto che Lei ha tutte le caratteristiche per fare il Docente universitario. Si è laureato brillantemente, scrive bene in italiano, sa parlare alcune lingue straniere.....
Se Lei mi farà da assistente volontario a titolo gratuito ..... sa, le farò fare una serie di pubblicazioni dove dovrò comparire io come Autore principale.... il suo nome comparirà talvolta come collaboratore ..... ecco dopo una decina d’anni potremo fare un concorso......Ahnnn naturalmente..... per il concorso dovrà assolutamente cercarsi uno sponsor politico.....sa come vanno le cose qui in Italia...........”
Ho cercato altre strade fuori dall’Università.
Come il famoso personaggio di Borges, morirò di troppa memoria.
Ovviamente la morale è che il reclutamento universitario è come la democrazia.
Come disse un famoso Statista: "La democrazia è il peggior sistema per governare una nazione.
Peccato però che non ce ne siano altri...."
Posta un commento