Non si sa cosa pensare quando si viene chiaramente citati in modo obliquo, evitando di nominarti. Personalmente ne sono sempre gratificato: è come una manifestazione di fragilità e di timore del confronto.
Esce sul Corriere della Sera di oggi un articolo di Gustavo Pietropolli Charmet (psichiatra e psicologo) dal titolo “Gli adolescenti e il sesso vissuto solo come collaudo di sé”; sottotitolo “Il bisogno di sperimentare il potere della nuova corporeità”; occhiello ancor più significativo: “Consigli ai genitori, Dimenticate il mito dell’amore romantico e aiutateli con intelligenza”.
Vi leggo questa frase che pare direttamente indirizzata al mio articolo sul Messaggero (vedi il post precedente) e alla proposizione di una ripresa dell’”educazione sentimentale” (non ho letto altri che l’avessero fatto in questa settimana):
«Gli adulti, genitori ed educatori, dovrebbero provvedere alla elaborazione di una rinnovata educazione sentimentale che tenga presente i rischi attuali e lasci perdere i miti e le leggende dell’amore romantico, per dedicarsi con intelligenza e competenza reale a garantire alle adolescenti attuali un sostegno nella lunga fatica e nelle peripezie rischiose dedicate a verificare il potere della nuova corporeità».
È una replica nello stile della “razionalità disincantata”: parliamo pure di “educazione sentimentale” purché sia “nuova” - l’aggettivo “nuovo” è il passe-partout per dire qualcosa che appaia accettabile e non il relitto di miti passatisti.
Gettiamo quindi alle ortiche miti e leggende dell’amore romantico: eravamo tutti una massa di deficienti quando ci innamoravamo e portavamo regalini alla persona desiderata, sognando di starle sempre accanto, ecc. ecc. Immaturi e tonti.
Ora siamo nell’era dell’intelligenza e della “competenza reale” – “competenza” è l’altro termine d’ordinanza nei paradigmi della burocrazia psicopedagogica dominante ("nuova", manco a dirlo).
Quindi, la questione è tutta e soltanto di “corporeità”. I sentimenti sono un epifenomeno della corporeità, in questo caso della “nuova corporeità”.
Facciamo grazia del fatto che qui con “nuovo” non s’intende una forma di corporeità che sarebbe emersa negli ultimi anni… anche nell’abuso del nuovismo talvolta c’è un senso del limite… È la corporeità che emerge nell’adolescenza.
Ma quella non l’abbiamo avuta tutti, noi e centinaia, migliaia di generazioni passate? Non dico che ce la siamo (se la sono) cavati sempre bene, ricorrendo ai sentimenti ai miti dell’amore romantico; ma di certo non tanto peggio – e talora meglio – di ora, quando l’esaltazione della centralità del corporeo sta producendo i fenomeni cui assistiamo e l’assenza di reazioni affettive (sentimentali, in senso classico) facilità l’accettazione dell’uso del proprio corpo come merce.
Ma a che giova questo pragmatismo travestito da razionalità scientifica? Che ne facciamo di ricette espresse in un linguaggio – «esplorare simbolicamente le cavità generative e sessuali» – che dimostrano che la vigilanza contro il ridicolo opera da una parte sola? Opera contro i sentimenti che però, non dispiaccia, al nostro specialista, esistono come tali, non sono faccenda soltanto corporea: comprimerli o decretarli un mito, invece di esaltarli e farli maturare, questo sì che è ridurre i nostri adolescenti ad animali in calore.
5 commenti:
In riferimento al suo articolo, ho scritto un post sul mio blog. Se avesse tempo, mi piacerebbe lo leggesse. :-) http://valentinatrenta.blogspot.it
Ottimo articolo, grazie ancora di battersi contro il dilagare della volgarità. (Perchè tale per me è questa "roba")
A tutti, me per primo, chiedo di giudicare con misericordia la mia generazione di giovani: questi purtroppo spesso sono stati i nostri maestri.
Peraltro, leggendo l'intervento in questione di questo "esperto di menti" (?), o sono duro di cervice io o c'è una cosa che mi pare manchi: una concreta alternativa.
L'autore mette di fila una lunga serie di paroloni e fraseggi sulle questioni più antiche dell'umanità (crescita, affettività, ecc) che paiono lì più che altro per confermare che si tratta di qualcuno di molto preparato, ma una volta cassato il "mito" dell'amore romantico non riesco proprio a capire con cosa vorrebbe che lo si sostituisse.
L'unico e lungo periodo al riguardo "Gli adulti, genitori ed educatori, dovrebbero provvedere alla elaborazione di una rinnovata educazione sentimentale che tenga presenti i rischi attuali e lasci perdere i miti e le leggende dell’amore romantico, per dedicarsi con intelligenza e competenza reale a garantire alle adolescenti attuali un sostegno nella lunga fatica e nelle peripezie rischiose dedicate a verificare il potere della nuova corporeità." può essere semplicemente riassunto con "Gli adulti dovrebbero fare la cosa giusta, purchè non si tratti di insegnare l'amore romantico."
Illuminante davvero.
Cara Valentina, grazie.
E' che questi psicoesperti ormai devono giustificare la loro esistenza: inventano problemi che vengono chiamati a risolvere. Chissà come ha fatto il mondo ad andare avanti senza di loro fino a qualche decennio fa ...
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