Contro il disprezzo dei sentimenti
Nello
sgomento di fronte all’esplodere dei casi di baby-prostituzione, si rincorrono
le solite diagnosi tra cui campeggia quella della crisi della famiglia. Siccome
nessuno ha la più pallida idea di come si dovrebbe curare la crisi di questa
istituzione – la cui natura, oltretutto, assume contorni sempre più sfuggenti –
la proposta più banale, come un rifugio disperato, è affidare la terapia alla
scuola. Come se non sapessimo da anni che anche qui germinano i semi della mala
pianta, nelle prime forme di baby-sesso nei bagni, con il contorno efferato di
filmini ripresi con il cellulare e diffusi in rete. Del resto, quale ipocrisia
pensare che un problema del genere possa essere risolto da un’istituzione esausta,
stremata che, con mezzi sempre più modesti, è chiamata a far fronte a tutti i
mali sociali, sempre anteposti all’esercizio della sua funzione istituzionale,
l’istruzione! Eppure, tra le varie ricette è circolata persino quella di
introdurre nella scuola nuovi corsi di una materia che dovrebbe fornire gli
elementi di un corretto comportamento – diciamo così – “morale”.
Il
carattere sgangherato e irresponsabile – nel senso testuale della parola, ovvero
della fuga dalle responsabilità – di queste proposte suggerisce che siamo
ancora molto lontani dall’aver fatto una diagnosi accurata dei mali che
affliggono i nostri giovani e, soprattutto, i principali responsabili: gli
adulti, che dovrebbero educarli. Non è certo possibile fare questa diagnosi in
un articolo di giornale ma, visto che impazza la mania dei test, ne proporremo
uno molto semplice e che a qualcuno potrà apparire buffo. Si prenda un giovane,
e anche i loro genitori, e si proponga loro la lettura di una poesia (meglio se
molto commovente), o un brano letterario intenso, o un brano musicale, non
necessariamente classico, anche una bella canzone; e si veda cosa succede. Se
spunterà un sorrisino di sufficienza, o di noia, o ancor peggio la smorfia
sarcastica di chi la sa lunga e non ha da perdere tempo dietro alle
romanticherie, la diagnosi è fatta. La timidezza e il pudore dei sentimenti
sono una caratteristica adolescenziale, ma quando sono esaltati da un clima
generale di disprezzo dei sentimenti – roba da perditempo o da rimbecilliti –
tracimano rapidamente nel cinismo. Ed è proprio questo il male che dilaga per
responsabilità degli adulti: il cinismo, che si manifesta nel proporre come
modello il furbo, colui che la sa lunga e va all’essenziale e al “pratico”, e
non ha tempo da perdere dietro ai “sentimenti”. Purtroppo, facendo il nostro
test, è da scommettere che si constaterà che pochi reagiranno con
partecipazione e commozione, i più con un risolino annoiato e sardonico. Del
resto, come potrebbe essere diversamente? Quale educazione sentimentale può
trasmettere un adulto che a un funerale commenta che la soluzione migliore
sarebbe buttare tutti i morti nella discarica? Cosa può discendere da
orientamenti educativi che hanno ridotto le antologie dispensate nelle scuole
non a raccolta di testi letterari, bensì di “testi informativi” che, quando contengono
qualche concetto, si tratta per lo più o di incitare all’emancipazione da ogni
forma di autorità o di propinare lezioni di politicamente corretto improntate
al più arido ideologismo? I sentimenti no, da quelli meglio tenersi alla larga,
quasi fossero un segnale di immaturità. Tuttavia, la scuola non è la principale
responsabile di un male che pervade tutta la società. È il veleno quotidiano
che incita al successo e al consumismo, e tratta le persone come mero “capitale
umano” da “ottimizzare”. Come se una società potesse progredire sulle spalle di
persone senza ideali, senza aspirazioni, senza emozioni, senza cultura. E come
se la formazione di persone autonome e capaci di rigenerare la società si
potesse fare imbeccandole con manuali d’istruzioni per l’uso, come se fossero macchine.
Il carattere si forgia creando interesse, suscitando la passione ad apprendere,
scoprire e fare, trasmettendo l’idea che la cosa più importante di tutte è costruire
con tenacia, giorno dopo giorno, un senso per la propria esistenza. Chi scrive
ha una formazione scientifica ed è convinto che anche il modo con cui si
apprendono le scienze e le tecniche può e deve essere orientato in senso
umanistico, eppure è arrivato a pensare che sia tale il livello di
disumanizzazione cui stiamo giungendo che la prima azione di emergenza deve
essere ricominciare a leggere poesie. Qualcuno ridacchierà di fronte a questa
affermazione: dovrebbe piuttosto chiedersi se egli non sia un triste esito
positivo del test, un esempio del declino della capacità di avere sentimenti ed
empatie. Occorrerebbe parafrasare il famoso invito di Martin Luther King “vi
supplico di indignarvi”, nella forma “vi supplico di commuovervi”. Difatti, la
sorgente del disastro è l’incapacità di commuoversi, la corazza di
indifferenza, scetticismo e cinismo che stiamo elevando attorno a noi e
trasmettendo ai nostri figli. Il farmaco da impartire è una massiccia
“educazione sentimentale”. Ma – sia ben chiaro a scanso di equivoci – questo è
l’esatto contrario di un invito a inventare qualche corso di “educazione
sentimentale” da far impartire agli “specialisti”. Ricominciamo piuttosto a
leggere poesie nelle scuole ed anche a casa.
(Il Messaggero, 19 novembre 2013)
20 commenti:
Non so se ho capito bene il suo ragionamento, ma mi sembra di cogliere in esso uno sgomento, quasi un senso di angoscia di fronte alla bruttezza morale e alla stupidità che sembra circondarci, che invece capisco perfettamente. La poesia, la musica, la bellezza in genere (quanto ha insistito sulla bellezza e sul suo potere salvifico papa Benedetto è noto a tutti...) forse possono toccare cuori induriti e smuovere in essi sentimenti sopiti, ispirare una ritrovata moralità, l'amore per la civiltà, la coscienza del legame profondo che ci unisce agli altri esseri umani. Mi associo al suo invito alla commozione.
Non so però se il test che lei propone sarebbe efficace. Conosco varie persone non ciniche, portate a evitare in modo sistematico il coinvolgimento emotivo davanti alla malattia, alla morte e a ogni altro fatto fondamentale della vita umana, capaci, per sdrammatizzarla, di banalizzare ogni cosa. A mio avviso per desiderio di rimozione, persino di negazione di tutto ciò che, in mancanza di riferimenti alla trascendenza, appare inquietante, ingestibile ed eccessivamente ansiogeno.
Ma gli adolescenti sono un caso a parte. Il modo in cui molti di essi vivono le relazioni sentimentali o sessuali affonda le sue radici nella rivoluzione sessuale del '68 e in tutti i suoi derivati. Non intendo avventurarmi in analisi sociologiche, desidero solo osservare che oggi molti, forse la maggioranza, degli adolescenti hanno subito abusi sessuali, non in senso fisico ma psicologico, fin dalla più tenera età, a causa della multiforme oscenità dilagante in ogni recesso della nostra vita e dell'incapacità dei genitori di difenderli, per insipienza o per pigrizia (so perfettamente quanto sia faticoso vigilare continuamente e remare contro).
Il risultato è che sono fragilissimi, psicologicamente e emotivamente, spesso sessualmente precocissimi e con una percezione completamente distorta di sè e del proprio corpo, con un'idea della sessualità ormai totalmente sganciata da ogni parvenza di rapporto affettivo.
P.S. Una compagna di scuola di mia figlia, una bambina rom di dodici anni (oggi in una casa di accoglienza per minori) si prostituiva e, grazie alle notizie circolate sulla stampa locale tutti i compagni di scuola ne sono venuti a conoscenza.
Sono del tutto d'accordo con la descrizione. Non credo però che si tratti di casi a parte. Il rifiuto degli adulti al coinvolgimento emotivo ha le stesse radici ed è la causa principale del fatto che gli adolescenti sono così. Non penso che ogni adulto che "rimuove" sia soggettivamente cinico, ma lo è oggettivamente: chiunque sia malato o debole si rende conto dell'orrore di questa assenza e rigetto, che è oggettivamente cinismo, quel veleno circolante di cui parlo nell'articolo. Non mi imbarco neppure io in analisi storico-sociologiche (sebbene delle idee in merito le abbia), ma di che stupirsi che una simile generazione di adulti abbia prodotto degli adolescenti fragili del tipo che lei bene descrive? Le cose sono strettamente collegate. In tal senso, il mio test funziona. E non sono ottimista, ma se non riusciamo in un modo o nell'altro ad attivare un'educazione sentimentale (di tutti) siamo finiti. (L'orrore della malattia e della morte è uno dei mali più atroci delle società contemporanee occidentali e da lì nasce tutta la mancanza di pietà, di empatia, di solidarietà, e il cinismo. Vale solo la vita sana e trionfante: è un'illusione tragica che nelle menti fragili degli adolescenti può avere conseguenze devastanti).
Mi trova d'accordo con le sue considerazioni.
Mi guardo in giro e noto che non esiste più l'educazione al bello, al sentimento, alla solidarietà. Tutti pronti a farti lo sgambetto, a scavalcarti, a non prestare attenzione. Nel mezzo ci sono gli adolescenti, fragili ma capaci di assorbire tutto come spugne. Non gli è stato insegnato il valore della dignità e del rispetto, specialmente alle ragazze. Diventare donna è un processo complicato, difficile. Serve consapevolezza e dignità. C'è bisohno di mani pronte ad aiutare, orecchie in grado di ascoltare, occhi che vogliono vedere. Solo la famiglia ha questo compito e dovrebbe rispettarlo.
Ma perché non si insegna ai giovanissimi il valore di un bacio, il fare l'amore invece del sesso in discoteca, o nei bagni della scuola, come nimali in fase di accoppiamento? Perché nessuno ascolta cosa hanno da dire? La scuola potrebbe inserire un'ora di pensiero lbero. Diventare grandi significa esprimersi e comprendere.
C'è menefrghismo in giro, perciò non aspettiamoci granché da questi giovani..
Sì, il test della bellezza è un test significativo: persino un bel paesaggio naturale può svolgerne la funzione, oltre naturalmente alla letteratura, a ogni forma di arte, ma anche alla bellezza del pensiero logico, filosofico, religioso, scientifico. Tuttavia, la tendenza mi sembra opposta: visto che la partita è ormai persa, abbassiamo sempre più l'età in cui i rapporti sessuali vengono considerati accettabili, impartiamo istruzioni soltanto per evitare effetti indesiderati (malattie e gravidanze, fondamentalmente), senza curarci della delicatezza dei giovani e della complessità della persona umana, che non può essere ridotta alla sua funzione sessuale. Ma educare richiede fatica da parte dell'educatore e, si sa, la fatica non gode di grande simpatia nella nostra società. Mi trovo proprio in questi giorni alle prese con un problema molto più piccolo, ma credo significativo. A mia figlia, in terza media, sono stati consigliati 6 testi narrativi da leggere durante l'anno, senza alcuna considerazione del loro valore letterario (in alcuni casi inesistente), né dell'opportunità di esporre ragazzi giovanissimi a scene di violenza e sesso estremo. Libri, inoltre, sono in gran parte senza speranza, pessimisti, cupi, presentano molte delle crudezze della vita degli adulti, senza uno spiraglio di speranza, qualche indicazione per venirne a capo. Tra un'ora sarò dall'insegnante a chiedere spiegazioni in merito, ma sarò, come sempre, l'unica: tutti gli altri genitori non hanno ritenuto necessario leggere quel che la scuola consiglia per i loro figli, né riflettere su quello che entra nelle loro menti (in un periodo, mi sia concesso, in cui la tempesta ormonale fa già la sua parte nelle vite di questi ragazzi). Una mamma con cui ho parlato ha avuto delle perplessità, ma poi ha deciso che avrebbe lasciato che sua figlia facesse questa "esperienza", dimostrando, secondo me, un'attenzione nei confronti di quel che entra nell'anima della figlia molto inferiore a quanta non ne abbia nei confronti del cibo che entra nel suo corpo. Ma questa docente, consigliando questi libri, cosa voleva ottenere? Perché ha pensato di perdere l'occasione di fornire qualcosa di bello, di grande, a favore di tutta questa mediocrità? Un educatore, per quanto segnato dalla vita, può permettersi di essere cinico?
Condivido in toto. Anch'io avrei da dirne tante sulle esperienze di mio figlio in terza media...
Ricominciamo magari a leggere favole ai bambini.
Fa bene D. a vagliare con attenzione ciò che la scuola propone a sua figlia: la scuola in questa come nelle altre cose è lo specchio fedele dalla società in cui viviamo e molti colleghi aderiscono senza grande spirito crtitico a molte pseudoproposte culturali, cavalcano l'onda e, se i ragazzi gradiscono, riscuotendo il pauso dei genitori.
Ma perché qui siamo tutti d'accordo e là fuori ciascuno di noi si sente una mosca bianca?
Ben detto, Nonhotempo...
I bambini sono naturalmente portati al bello e bisognerebbe coltivarlo sin dalle elementari: abbiamo una splendida tradizione letteraria. la sostituiamo con testi orrendi, tradotti da chissachì, senza uno straccio di metrica, stile, proprietà linguistica.
Caro Professore,
test impietoso il suo, per una società incallita come la nostra: basta leggere i commenti agli articoli sul Corriere per inorridire.
Ma bisogna scommettere sui giovani: condivido completamente la proposta di nonhotempo di leggere le fiabe ai bambini! Sono d'accordo con Unknown sulla naturale inclinazione dei bimbi al bello.
Aggiungo che per i più grandicelli bisogna riscoprire la letteratura per ragazzi, che accanto ai classici offre opere più moderne davvero splendide, apprezzabili anche dal lettore adulto: niente di meglio, per introdurre i figli alla lettura, che leggere ogni sera qualche pagina con loro.
Con mio figlio maggiore ho scoperto con gioia la fantasia di Walter Moers e la profondità di Michael Ende e ho trovato geniali i romanzi "storici" di Michael Morpurgo; ho riletto Tolkien con commozione, e Timothée de Fombelle mi ha colpito.
Ma anche la poesia: sono rimasto sorpreso dal constatare quanto mio figlio abbia amato Dante (declamato da Benigni), oppure Il piccolo principe.
E ancora il buon cinema: bisogna ad esempio condurre i ragazzi a vedere Hayao Miyazaki, spingerli a rivedere Chaplin.
E la musica, il teatro, le arti figurative!
Ci sono mille occasioni per esporre i nostri figli a creazioni belle e buone, e bisogna incoraggiarli a creare loro stessi qualcosa di bello e totalmente inutile, servirà da antidoto contro l'utilitarismo dilagante.
Cordialmente
Andrea Viceré
Io provo con Pascoli, qualcosa di Leopardi, i disegni di Leonardo. Apprezzatissimi quelli in cui il bambino gioca con un gatto! La sera storie di mitologia per favorire il sonno. Non insistere, ma proporre qualcosa per formare il gusto.
Non vorrei fare il guastafeste, ma ho l' impressione che tutti gli interventi precedenti sulle letture e le fiabe che si potrebbero usare per (ri)cominciare ad educare al bello, ai sentimenti, ecc. sia bambini che adolescenti, trascurino un aspetto tutt' altro che secondario dell' immenso problema educativo con cui abbiamo a che fare. Beninteso, io li condivido in pieno, ma che cosa succede quando il bambino o il ragazzo in questione vive in mezzo ai suoi coetanei e si inserisce nei discorsi sugli argomenti più tipici, accende la televisione o (peggio) va su internet? Basta pensare a programmi tv anche in prima serata con interviste non solo a trans o prostitute, ma anche a registe bulgare sul tema delle preferenze sessuali di certa gente. E per tacere delle serie televisive che spopolano su internet, ognuna con l' immancabile gay o trans che fa la propria comparsa in qualche episodio (se non è un personaggio principale). Storie: sempre le stesse; carattere dei personaggi: sempre lo stesso: individui socialmente emancipati, privi di ogni vincolo di sorta, la cui intera esistenza pare incentrata esclusivamente sull' avere il maggior numero possibile di rapporti sessuali, meglio ancora se con persone diverse e senza coinvolgimento emotivo. Inutile dire che tutto questo non è privo di influenze sulla vita delle persone. Lo capisco immediatamente quando sento parlare qualcuno di argomenti come divorzio, famiglie "allargate" (un termine che mi dà il voltastomaco...), aborto, fedeltà matrimoniale, comprensione e perdono degli altri. Ecco, se qualcuno ha una proposta su come affrontare quest' aspetto dell' emergenza educativa... beh, questo è il momento di farla.
«Ma perché qui siamo tutti d'accordo e là fuori ciascuno di noi si sente una mosca bianca?», si chiede Grazia Dei. Forse perché là fuori è pieno di gente a cui tutto ciò non interessa, che pensa che non sia un problema o che magari lo trova perfettamente normale perché, in fondo, "i tempi sono cambiati".
Mia figlia di 9 anni ama molto leggere. Sicuramente saranno serviti l’esempio, il rito del sabato in biblioteca una volta al mese, le favole … ma nulla è stato più incentivante della tv spenta. Ogni sera prima di addormentarsi, ma anche quando è un po’ stanca oppure annoiata da altre attività, si dedica alla lettura. In questo momento sta leggendo Il Piccolo Lord; iniziato senza molto entusiasmo perché ritenuto troppo “sentimentale”, ora se ne sta appassionando. Sono quasi certa che
che se avesse la tv sempre a disposizione, come ce l’hanno tanti dei suoi amichetti, il piccolo Lord lo avrebbe già relegato in un angolo. Purtroppo nessun libro può competere con gli stimoli immediati ed il fascino che la tv esercita sulla mente di un bambino.
Oggi è sufficiente mettere una password ed il gioco è fatto, ma quando sarà più grande sarà impensabile un controllo del genere e sarà pressoché impossibile tenerla lontana da internet, facebook ecc.. Mi unisco perciò all’appello di Alessandro Marinelli: “se qualcuno ha una proposta su come affrontare quest' aspetto dell' emergenza educativa... beh, questo è il momento di farla”.
Mio figlio è in quinta elementare.
Durante le ore di lezione con la LIM vengono inviati spot in classe dalla medesima! Tra cui alcuni che invitano a guadagnare soldi facili con internet. Sono orripilata e intendo denunciare formalmente la cosa se non sarà posto un freno entro pochi giorni.
Faccia uno scandalo. Fino a scrivere al ministro.
Non la passeranno liscia. Sono stufa. Aldous Huxley è stato superato ...
Posso metterlo nel sito della mia associazione?
Buona giornata
Questo è il sito: http://www.zyme.mi.it
Certamente
Altro che poesie! Ecco la messa in pratica delle nuove linee guida dell'OMS:
http://www.ticinolibero.ch/?p=85348
Vi prego di guardare con attenzione anche le immagini ripugnanti e destinate a dei bambini di 4/5 anni. Lo scenario prossimo venturo è lo sdoganamento della pedofilia: le baby prostitute non saranno più un problema, perché semplicemente rientreranno sotto la voce "libertà di scelta". Una libertà che, molto democraticamente, verrà imposta anche a chi ne farebbe volentieri a meno.
Poi sarebbero i preti quelli ossessionati dal sesso...
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