mercoledì 2 luglio 2014

RIDATECI IL SILENZIO. Contro la distruzione della quiete pubblica, contro la musica imposta

RIDATECI IL SILENZIO
Contro la distruzione della quiete pubblica, contro la musica imposta
Appello al Governo, al Parlamento, alle amministrazioni regionali e comunali,
alle polizie municipali, ai prefetti, alle forze dell’ordine

Esiste ancora la difesa della quiete pubblica? A noi pare di no. Da anni si sono infatti  affermate abitudini e convinzioni che negano in radice il diritto a riposare tranquillamente all’ora che si preferisce, a concentrarsi nella lettura, ad ascoltare musica di propria scelta, a godere la tranquillità e la bellezza di un parco o di una spiaggia.
Già può risultare fastidiosa la musica imposta in quasi ogni locale o esercizio dove si metta piede. Ma è a maggior ragione inammissibile che soprattutto nella buona stagione imperversi ovunque la musica ad alto o altissimo volume, che da chioschi, stabilimenti balneari, piazze si propaga anche a grandi distanze.
Inoltre molti quartieri cittadini sono tormentati dagli schiamazzi della cosiddetta “movida”, mentre le notti bianche o blu si trasformano troppo spesso in un vero e proprio incubo per i loro abitanti.
In questo quadro desolante manca quasi del tutto un’incisiva azione di prevenzione e di contrasto basata su norme chiare, severe ed efficaci; anzi, il più delle volte dobbiamo constatare l’insensibilità e la tolleranza di chi dovrebbe proteggere la tranquillità e il riposo dei cittadini, le cui richieste di intervento rimangono quasi sempre inascoltate. Alle proteste si risponde spesso che si tratta di conciliare interessi diversi. Ma questo non può certo voler dire che in determinati orari si possa sospendere un sacrosanto diritto dei cittadini.
È arrivato il momento di  opporsi con determinazione a tutto questo. Ci rivolgiamo quindi al Governo, al Parlamento, alle amministrazioni regionali e comunali, alle polizie municipali, ai prefetti, alle forze dell’ordine chiedendo loro di provvedere con la massima urgenza, ciascuno nel suo àmbito, a far sì che venga ovunque garantita con fermezza e tempestività la quiete pubblica, anche attraverso norme più restrittive di quelle attuali, mettendo così fine a una situazione divenuta ormai non solo intollerabile per i cittadini, ma anche gravemente lesiva ai loro occhi della credibilità delle Istituzioni.
Invitiamo tutti coloro che condividono questo appello a farlo conoscere e a rivolgersi insieme a noi alle autorità e istituzioni competenti, affinché si decidano a tutelare la quiete pubblica sia di giorno che di notte. Il diritto al silenzio e al riposo non può diventare sempre più un privilegio riservato  soltanto a chi, per caso o per possibilità economiche, si trova  a vivere in luoghi immuni da questa piaga .
Siamo sicuri che questo appello esprima uno stato d’animo comune a moltissimi italiani. Speriamo davvero che non rimanga inascoltato.
Salvatore Accardo, Niccolò Ammaniti, Alessandro Barbero, Sergio Belardinelli, Remo Bodei, Dino Cofrancesco, Paolo Crepet, Elio Franzini, Carlo Fusaro, Giorgio Israel, Paolo Ermini, Roberto Esposito, Giulio Ferroni, Ernesto Galli Della Loggia, Silvio Garattini, Fulco Lanchester, Giacomo Marramao, Paola Mastrocola, Alberto Oliverio, Anna Oliverio Ferraris, Lucio Russo, Aldo Schiavone, Luca Serianni, Sebastiano Vassalli, Michele Zappella. 

     Iniziativa promossa dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità

4 commenti:

Flo ha detto...

Io, nel mio piccolo, mi accontenterei che la nettezza urbana smettesse di svuotare i cassonetti tutti i giorni alle 5:30 del mattino, senza nulla togliere al sacrosanto diritto al silenzio.

C. ha detto...

IO, nel mio piccolo, mi acconteterei che la nettezza urbana svuotasse i cassonetti tutti i giorni.
Perchè anche questo serve alla tranquillità dei cittadini ed alla bellezza delle città.
E comunque, davvero, appello sacrosanto!
C.

pupipupi ha detto...

Nulla da dire sulla causa, ma forse sarebbe meglio far partire una campagna contro le scuole che chiudono il sabato perché la Provincia liquidanda non paga più il riscaldamento e costringe i ragazzi a fare orari massacranti. Come dico spesso, stiamo diventando un paese di poveracci in cui la scuola rotola all'ultimo posto dell'interesse comune.

Papik.f ha detto...

Ho firmato l'appello che trovo sacrosanto. Per quanto riguarda la chiusura del sabato, nella mia scuola la provincia ancora pagava il riscaldamento, ma i ragazzi si accorciavano la settimana da soli. Stare al lavoro fino alle 14.00 di sabato con in classe la metà degli alunni era per me e per molti colleghi tutt'altro che piacevole, soprattutto quando si doveva preparare la classe per l'esame, quindi abbiamo optato per la settimana corta. Certo l'orario su cinque giorni è pesante, ma l'orario su sei giorni in uno dei quali non si va sistematicamente a scuola (o si chiede di uscire anticipatamente) è forse troppo leggero.