lunedì 17 marzo 2008

Dal sito web di Francesco Alberoni

DISASTRO EDUCATIVO

Consiglio a tutti di leggere i primi capitoli del libro di Giorgio Israel " Chi sono i nemici della scienza? " perche illustrano, come non ho mai visto fare da nessun altro i catastrofici errori dei pedagogisti consulenti dei ministri che hanno influenzato tutte le rirorme scolastiche degli ultimi anni. Sono loro i veri responsabili della ignoranza dei nostri figli, della loro incapacità di pensare logicamente, di argomentare. Tutti coloro che possono, promuovano un dibattito sui giornali, in televisione su questa pedagogia perche solo se ce ne liberiamo potremo avere di nuovo una scuola adatta ai nuovi difficili tempi.

6 commenti:

Gianfranco Massi ha detto...

Egregio professore,il fatto innegabile è che sono più di quaranta anni che, a cominciare dalle università, la scuola italiana si è ammalata di ideologia,ugualitarismo e rovesciamento delle gerarchie. Gli attuali docenti erano ancora sui banchi delle scuole medie.
Può sembrare un delirio nostalgico o forse una proposta disperata, ma restano solo una manciata di anni per invertire la deriva catastrofica in atto: occorre mobilitare tutti i docenti pensionati,di ogni ordine e grado, e chiedere loro di "dare una mano" ad aiutare il malato a risollevarsi. E senza dibattiti!
Sscusandomi della perentorietà dell'intervento, rispettosamente la saluto.
Gianfranco Massi

Giorgio Israel ha detto...

Sono d'accordo al cento per cento. Purtroppo il problema è la politica, che è cieca e sorda. Mi permetto di dare il link a un mio altro intervento, che tanto non servirà a niente: http://www.loccidentale.it/node/14907
La prossima settimana vi sarà una conferenza stampa su un documento trasversale firmato da nomi importanti per la salvezza della scuola. Anche se pure questo non servirà a niente, almeno salviamo l'anima. Ne darò informazione precisa entro qualche giorno.

Vincenzo ha detto...

Egregio Professore,
sto leggendo il Suo libro 'Chi sono i nemici della scienza?'. E' un bellissimo libro, scritto con stile chiaro ed elegante.
Vorrei sapere qual è la Sua opinione sulla recentissima dicharazione del ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni il quale ha proposto l'abolizione dei compiti a casa per i ragazzi.
Mi sembra una ennesima 'cavolata' che si potrebbe ascrivere di diritto tra le (tante) perle che Lei ha bellamente descritto nel Suo libro per il quale Le rinnovo i complimenti.
Spero di rivederLa presto ad un incontro kesher a Milano.
Cordialità,
Vincenzo

Giorgio Israel ha detto...

Che cosa ne penso? Che la demagogia in periodo elettorale non ha limiti. Purtroppo, però, non è da aspettarsi che dopo le elezioni le cose cambino. Che si tratti di Fioroni o di altri, temo che ci penseranno i sindacati a far rigare diritto il prossimo ministro e a imporgli la linea più lassista e irresponsabile. Con il solito contorno di pedagogisti e burocrazia ministeriale.
Frattanto dedichiamo al ministro un passo di un articolo di Massimo Piattelli Palmarini pubblicato sul Corriere della Sera (16 novembre 2007):

«Il caso della matematica è esemplare. Dopo aver tentato di tutto per renderla più accessibile ed intuitiva, compresa la sciagurata riforma chiamata New Math, nella quale tutto si basava sulle nozioni (supposte) elementari dell'insiemistica, e dopo aver introdotto nella classe di matematica bilancette, palloni gonfiabili, forbici e cartone (la tanto incensata manualità), si è dovuto constatare che i risultati erano modesti. Allora si pensò di espellere completamente le operazioni aritmetiche e far leva sulle calcolatrici tascabili. Ne uscivano ragazzi schiavi dell'elettronica e incapaci di ragionare in astratto. Molte piccole e grandi riforme ne sono seguite, ma si constata ancora oggi, nei principali dipartimenti universitari di matematica, la strapresenza di giovani studiosi provenienti dall'India, Giappone e Corea. Più della metà dei dottorati superiori in matematica nelle università americane vengono conseguiti da cittadini di altri Paesi, in prevalenza del lontano Oriente. Durante una mia recente visita a Seul ho constatato che ragazzi e ragazze di dieci o dodici anni trovano perfettamente normale stare a tavolino cinque o sei ore al giorno, dopo la scuola, per fare i compiti. Da noi e negli Stati Uniti, invece, è emerso il concetto che non bisogna mettere mai un ragazzo di fronte a un insuccesso. La resa di conti, inevitabile, viene rimandata a sempre più tardi, magari agli inizi della professione. Anche nei nostri porti si accumulano i container e forse qualche matematico inventerà un modo costruttivo di utilizzarli. L’alternativa a un vasto e vigoroso impegno, infatti, è quella di rassegnarci ad essere consumatori di prodotti inventati in Occidente e fabbricati in Oriente. Fino a quando anche l'invenzione non passerà di mano. Fino a quando quei brillanti scolari dagli occhi a mandorla raggiungeranno l'età per essere progettisti».

Unknown ha detto...

La scuola attuale e' il riflesso della societa' materialistica in cui e' immersa. Mascherata sotto un acritico buonismo, una volta spesso unica possibilita' per elevarsi
per chi proveniva da ambienti poveri e senza molti mezzi per fruire facilmente di stimoli culturali, ora non assolve piu', mi sembra, al compito sopraindicato. la differenza probabilmente sara' fatta dal denaro del papa' danaroso che paga il supermaster a diverse migliaia di euro l'anno...
Una curiosita': dove vanno a scuola i figli dei governanti?

Giorgio Israel ha detto...

http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/post/1893875.html