L’affermazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno secondo cui le leggi razziali fasciste furono il “male assoluto” ma il fascismo fu un fenomeno complesso, non ha nulla di scandaloso ma è viziata per due motivi. Non è scandalosa perché sostenere che il fascismo fu un fenomeno variegato che, per vari aspetti, si colloca in una zona grigia rispetto all’orrore senza attenuanti del nazismo, è la tesi di molti storici rispettabili e certamente non filofascisti, a cominciare da Renzo De Felice. Ciò detto, la categoria del “male assoluto” è una categoria metafisica che trascina su un terreno fumoso e scivoloso. Inoltre, nel discorso di Alemanno mancava un punto fermo opportunamente messo in luce dal Presidente della Camera Gianfranco Fini: con tutta la comprensione per chi ha agito sinceramente, la ragione stava da una parte – quella di chi combatteva per la libertà e la democrazia contro il fascismo – e il torto dall’altra parte. Questo vale per tutti i regimi totalitari dell’epoca (e per i presenti!). Poi si apre un’analisi storiografica comparativa tra nazismo, fascismo italiano, franchismo, vari regimi comunisti, ecc. ed è indubbio che, sotto questo profilo, il fascismo si presta a valutazioni più complesse e sfumate del nazismo. L’affermazione di Alemanno sarebbe stata quindi ineccepibile se si fosse accompagnata alla pregiudiziale posta da Fini, la quale, a sua volta, si è accompagnata dall’osservazione che non tutti coloro che combattevano dalla parte giusta avevano intenzioni trasparenti e corrette per quanto riguarda la democrazia.
Difatti, non è vietato esprimere giudizi se si è “post” – postfascista o postcomunista – a condizione che si sia molto netti e chiari sulla questione della libertà e della democrazia. Molti di coloro che combatterono sul fronte antifascista non erano affatto limpidi in merito e avevano un progetto che con la democrazia liberale aveva poco a che fare. Perciò, la chiarezza che è stata richiesta ad Alemanno va pretesa anche da chi si è stracciato le vesti di fronte alla sua affermazione e, pur proclamando di essersi distaccato in modo definitivo dal proprio passato comunista, continua a rifiutarsi di condannare il carattere liberticida del comunismo e a cavillare sul fatto che i comunisti sarebbero stati sempre sul fronte della democrazia in quanto antifascisti. Questo è inaccettabile. Se si chiede a giusto titolo di dire che il fascismo è stato dalla “parte sbagliata”, è inammissibile che non si riservi lo stesso giudizio a un regime che ha basato il proprio potere sul crimine di stato, sul Gulag, sul lavoro forzato, sulla collettivizzazione delle campagne imposta mediante la deportazione e lo sterminio di milioni di persone, sull’omicidio sistematico degli oppositori politici.
In un’ottantina di anni di storia gran parte degli italiani (di noi…) sono stati sul fronte dei totalitarismi di destra e di destra, sono stati fascisti o comunisti. Quando si parla di stabilire un minimo comun denominatore politico (non una “memoria condivisa”, che è un’emerita baggianata) non s’intende parlare di abiure e ceneri sul capo: s’intende condividere il giudizio che queste esperienze politiche sono state contrarie ai principi di democrazia e libertà su cui vogliamo che la nostra società continui a fondarsi. Se questo giudizio viene accolto in modo ambiguo, con due pesi e due misure, chiedendo che si stabilisca che il fascismo era la parte sbagliata e poi rifiutandosi di farlo nel caso del comunismo, non ci siamo proprio. L’antifascismo può essere un valore condiviso a condizione che se ne dichiari la totale contraddittorietà con il totalitarismo comunista.
(Tempi, 25 Settembre 2008)
6 commenti:
Sul piano storico, per ora ma speriamo per sempre,fascismo e comunismo stanno entrambi ai lati opposti del grande campo di gioco della democrazia. Al di fuori della rete di protezione dalle invasioni di campo.
Gian
Ma il comunismo viene da tante parti lasciato in un'area sfumata (da alcuni addirittura celebrato:" ah, la grande idea tradita... "). Magari ritorna buono, e allora... eccoci di nuovo qui!
Condivido in pieno la posizione espressa, ma sono costretto a prendere atto che, nei confronti del comunismo,
nelle coscienze la condanna è ancora tiepida, è al più una "posizione" di condanna, un po' astratta, ma priva del "sentimento" di condanna
che è invece l'ingrediente irrinunciabile per il formarsi di un quadro politico e morale sedimentato. La revisione amara di quelle vicende, con ciò che comporta in termini di coscienze individuale e collettiva, non è ancora stata affrontata. Si è andati avanti con rimozioni, nascondimenti, balzi in avanti ... ma senza venire al punto con le proprie coscienze politiche. Quando sentiremo dire del comunismo come "male assoluto"? [per quanto non credo che sia effettivamente un concetto ben posto o o effettivamente utilizzabile, ma questo è un altro conto...]
caro francini, ciò che lei auspica non avverrà mai, credo. Il nostro territorio nazionale non è stato( per nostra fortuna) tagliato in due dal "Sipario di ferro", come invece è avvenuto in Germania con il Muro.
Noi non abbiamo mai toccato con mano la durezza totalitaria del comunismo reale, esperienza che invece abbiamo patito col fascismo.
Gian
Mia madre afferma che non bisogna martellarsi un dito per affermare che fa male (non credo che mia madre sia l'unica a dirlo!)
Condividoin parte quel che dice gianfrango massi: son d'accordo che il sentimento non può nascere da fatti concreti, da memorie storiche provate sulla nostra pelle italiana, ma è anche vero che se fosse solamente così, allora fra 50 anni saremo nuovamente sotto il fascismo.
Perchè la memoria (che in Italia è cortissima) sarà ormai svanita.
Credo che sarebbe buono invece insegnare concretamente che fascismo e comunismo non sono da condannare solo per le loro azioni, ma anche e soprattutto per il loro pensiero liberticida.
Unico problema è trovare chi sia capace di insegnarlo...
Ancora una volta, professore, sono assolutamente d'accordo con la Sua opinione.
TUTTI i regimi totalitari sono da condannare quando fanno della repressione il proprio strumento principale d'azione.
Anche quando dice che non tutti quelli che stavano dalla "parte giusta" erano in buona fede ha ragione da vendere. Mia nonna soleva raccontarmi episodi poco edificanti riguardanti i partigiani: in particolare quando rischiarono di far fucilare tutta la popolazione di un paese per rappresaglia contro un attentato ad un gerarca nazista...rimanendo ben rintanati nel frattempo!
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