Nella discussione sull’introduzione dell’ora di religione islamica, Massimo D’Alema ha definito le posizioni di chi è contrario “primitive” e ha aggiunto che su quel fronte si sono uditi soltanto “suoni gutturali”. Un atteggiamento davvero raffinato, non c’è che dire, per chi è da molti inspiegabilmente considerato come una persona molto intelligente con cui è possibile dialogare. Se questo è un atteggiamento dialogante figuriamoci cosa fa D’Alema quando si arrabbia… Lasciamo il grand’uomo ai suoi vertici di pensiero e proviamo a fare qualche ragionamento “gutturale”.
Quel che appare imbarazzante, in questo periodo, è il ricorso disinvolto alla storia – e non soltanto a proposito del problema in oggetto – per sostenere delle tesi politiche. Leggiamo sui giornali che il ministro Pisanu, pur esprimendo qualche perplessità di ordine pratico, si è mostrato aperto nei confronti dell’ipotesi dell’introduzione dell’ora di religione islamica sostenendo che bisogna ricostruire un rapporto tra occidente e islam, perché quest’ultimo ha dato un apporto formidabile alla cultura del primo con le traduzioni dei classici greci. Il rapporto si è interrotto – ha aggiunto – perché l’islam è stato schiacciato dal colonialismo occidentale.
Ora, si possono apprezzare le buone intenzioni che animano queste affermazioni – volersi bene è sempre una bella cosa, purché l’amore sia ricambiato – ma non bisogna esagerare. Che l’islam abbia dato un grande apporto alla formazione della cultura europea è indubbio. Anzi si può aggiungere che per alcuni secoli l’islam conobbe una fioritura straordinaria, che può ben essere considerata come un autentico Rinascimento, mentre l’Europa occidentale era immersa in uno stato di arretratezza. L’islam trasmise l’eredità classica che aveva dapprima rifiutata e contribuito a cancellare con il rogo della Biblioteca di Alessandria (640 d.C.) e altre distruzioni che privarono il mondo per sempre di tanti testi originali ellenici ed ellenistici. Dall’ottavo secolo, l’islam elaborò in forme originali la cultura antica che aveva riscoperta, nel campo scientifico (matematico, in particolare, trasmettendo anche il sistema numerico indiano) e filosofico. Poi però, dal dodicesimo secolo, il mondo musulmano ripudiò questa tradizione, sia per effetto di una reazione violenta dell’ortodossia islamica contro la scienza e la filosofia – che diede luogo a un “caso Averroé” molti secoli prima del “caso Galileo” – sia per le invasioni barbare, turche e mongole che radicalizzarono questa trasformazione in senso integralista. Gli storici più attenti, anche in ambito musulmano, insistono sul fatto che da, quel momento, l’islam si è separato dalla modernità e che questa frattura non è stata mai ricomposta ed è anzi alla radice dei drammi e conflitti che stiamo vivendo. In tutto questo il colonialismo – che è un fenomeno molto più recente – non c’entra nulla. L’islam si è ritirato dallo sviluppo della cultura europea molto prima. Anche sulle traduzioni bisogna intendersi: l’assimilazione dei testi dell’antichità classica – su cui si sono sviluppati l’Umanesimo, il Rinascimento e poi la rivoluzione scientifica del Seicento – è avvenuta nelle grandi scuole di traduzione dal greco e dall’arabo che erano gestite quasi esclusivamente da cristiani ed ebrei nei territori spagnoli della “reconquista”.
Si tratta di questioni storiografiche complesse che non si prestano ad essere usate in modo disinvolto in funzione di progetti politici. Obama, con il discorso del Cairo, ha dato un pessimo esempio in questa direzione recitando un panegirico agiografico disseminato di castronerie. Non è il caso di imitarlo. (Tempi, 4 novembre 2009)
22 commenti:
L'aspetto più curioso di queste "sviste" storiche è che molti si dimenticano che per SECOLI siamo stati noi quelli inferiori sul piano militare e spesso sottomessi, dalla Spagna alle Repubbliche marinare. La dominazione europea è durata molto meno dell'oppressione dei vari califfati islamici.
A me risulta che dobbiamo la conoscenza che abbiamo della classicità al lavoro degli amanuensi. Che erano monaci cristiani. Sull'islam come sorgente di civiltà ho parecchi dubbi. Cominciando da quelli suscitati dal rogo di Alessandria, per finire a quelli che vengono dalle "fatwe" nei confronti di Salman Rushdie e di Magdi Cristiano Allam. Ed all'ipocrisia di un Tarik Ramadan. Quanto a D'Alema, ho ricordi poco simpatici legati al suo incarico di ministro degli esteri.
Caro prof. Israel, qui negli USA, da dove scrivo, impazza una curiosa discussione derivata dall'invito del Presidente Obama ad evitare conclusioni frettolose ("let's not jump to conclusions") circa l'intento criminale del maggiore Hasan, che ha ammazzato e ferito decine di colleghi in una base militare texana.
Per ore o giorni i media hanno elegantemente danzato attorno all'evidenza: nome arabo, religione mussulmana, aperte dichiarazioni di condanna di due guerre americane "contro l'Islam", ora - pare - pure tentativi di contattare Al Qaeda.
Di fronte a tutto cio' l'invito a non affrettare le conclusioni appare davvero il suo opposto: rifiutarsi di considerare l'evidenza.
In America si chiama "profiling" l'operazione politically-incorrect di giudicare una persona in base al suo background etnico-religioso.
Peccato che in questo caso, il rigiuto di fare "profiling" sia costato la vita ad almeno 13 persone.
Reality bites (la realta' morde) si dice da queste parti. Spesso spara pure...
L'inchino di Obama al satrapo saudita sta lì, con tutta la sua sempre più inquietante evidenza.
Qualcuno, in Europa, concluderebbe magari che si tratta di "concorso esterno" (una formula in giuridichese usata in Italia relativamente alla mafia) ad Al-Qaida. O forse no: fosse di destra, diciamo un repubblicano, un Bush, magari... E questo qualcuno magari scriverebbe in un giornale che io di recente, e Sandro Curzi una quindicina d'anni fa, avevamo suggerito di boicottare...
Non posso che concordare con lei caro professore, purtroppo abbiamo in Italia una certa tendenza ad ignorare i fatti.
E non credo che vada bene difendere l'ora di religione islamica o d'induismo o di chissà quale altra religione, lo stato sia imparziale e insegni i fatti, alla religione ci pensino i religiosi.
cordialmente, Fabio Milito Pagliara
Egregio Professore, come si confà ad uno studioso, Lei approccia mille questioni con la dovuta vis polemica, ma con l'impegno - sì, talvolta arduo - della misura, dell'equilibrio, della logica e con la concretezza dell'argomentazione, nel solco di studi percorsi in serietà e consistenza (è possibile che D'alema, come tanti di noi, abbia dovuto limitarsi a studi di primitiva elementarità), certamente non con suoni gutturali o con la sola provocazione.
A questo proposito, da debitori e tributari altrui quali siamo - come ci rammenta Giuseppe Pisanu - a me viene invece da chiedere nuovamente e gutturalmente: a quando le ore differenziate di Letteratura (oppure Letterature) e di Filosofie e di Storia delle Storie? E magari anche di Geografie, almeno di Geografie politiche? Voci di corridoio riferiscono che in ambienti vicini alla Fondazione Italianieuropei circoli l'opinione, tutt'altro che primitiva, che certe carte geografiche che riportano certi Stati possano turbare certe menti.
Vanni, certe città sovietiche non apparivano nelle carte geografiche; certe altre c'erano ma era come se non ci fossero (Gorkij, ad esempio: qualcuno si ricorda l'uso "carcerario" che ne fece Breznev nel 1980, durante le Olimpiadi?).
E la storia? Quanti siamo a sostenere che a Lepanto abbiamo avuto ragione della barbarie e che, non appena la barbarie ha rialzato la testa, ne abbiamo viste le conseguenze?
non capisco esattamente il senso di questo post. Si inizia affermando "Che l’islam abbia dato un grande apporto alla formazione della cultura europea è indubbio". Bene, se e' indubbio, perche' la lunga serie di distinguo successivi?
soprattutto il "...grandi scuole di traduzione dal greco e dall’arabo che erano gestite quasi esclusivamente da cristiani ed ebrei nei territori spagnoli della “reconquista”. E quindi? In che misura il fatto che i traduttori siano stati cristiani o ebrei sminuisce l'eventuale influenza della cultura islamica, visto che i testi originali erano "anche" arabi? E quelli in greco, erano ancora le pergamene classiche, o testi a loro volta ricopiati da amanuensi arabi?
Il riferimento poi ai territori spagnoli della riconquista mi sembra abbastanza infelice, visto che ne' gli ebrei, ne' i musulmani hanno avuto sorte felice dopo la "conquista" (come sarebbe giusto chiamarla). Cosi' come non l'hanno avuta gli ebrei ed i musulmani di Sicilia pochi decenni dopo la conquista normanna e le varie crociate interne.
A me sembra che lei voglia cacciar fuori dalla finestra cio' che non puo' fare a meno di far entrare dalla porta, e cioe' che il mondo islamico, nel suo periodo classico - e 4 secoli sono tanti - abbia contribuito alla conservazione del sapere antico, e alla sua rielaborazione in forme originali.
Il commento sul discorso di Obama poi mi sembra piuttosto pedante. E' ovvio che la natura di quel discorso fosse politica, un primo tentativo di riavvicinare gli Stati Uniti al mondo islamico dopo 8 anni di "scontro di civilta'", e diversi decenni di incomprensione, e non credo che lo staff presidenziale avesse in mente una lezione filologicamente esatta.
Sarebbe inoltre gentile e corretto da parte sua citare qualche esempio di castroneria, magari citando un passo in particolare. Voglio credere alle sue affermazioni ma da professore, sara' certamente consapevole dell'importanza della documentazione.
cordialmente,
Alfredo Giani
Lei da il classico esempio del malcostume che è possibile soltanto su internet. Lei visibilmente non ha alcuna conoscenza dei temi in oggetto e tuttavia si permette di fare la predica anche con aggettivi spiacevoli (sarei pedante, non gentile, scorretto, infelice) a una persona che è uno storico della scienza professionale. Dovrei risponderle? Che l'islam abbia dato un contributo fino a XII secolo e poi sia caduto nella barbarie e nell'integralismo e allo sviluppo della civiltà europea non abbia partecipato non è un distinguo.Io non caccio niente dalla finestra, ma riconduco il contributo alle sue giuste proporzioni. Della vicenda dei testi antichi lei non sa niente chiaramente e quindi perché pontifica? Ignora anche la storia degli ebrei di Spagna, altrimenti saprebbe che i re cristiani hanno protetto gli ebrei, a differenza dei musulmani, e la tragedia è iniziata con l'arrivo dell'Inquisizione. Le castronerie del discorso di Obama sono evidenti e tuttavia ho anche scritto un articolo in cui ne ho esemplificato alcune clamorose. Sta anche su questo blog.
Sono già stato fin troppo cortese a rispondere a una persona che non riesce a parlare se non con l'uso di epiteti offensivi e senza vergognarsi di esibire la propria ignoranza.
e va bene, ma se lei accetta commenti critici solo da persone con una cultura specifica, e critica il "malcostume di internet", peche' poi si prende la briga di gestire un blog? Il concedere il diritto di critica a persone con preparazione e cultura diseguale e' intrinseco nel mezzo stesso. Se non ha la pazienza necessaria, puo' sempre tornare in cattedra o nel mondo delle riviste referenziate dove avra' modo di interagire solo con i suoi pari, oppure semplicemente limitarsi ad un diario telematico.
Forse avrebbe dovuto dire nell'intestazione "gli ignoranti sono ben accetti solo se adulanti".
dispiace si sia offeso, ma la sua risposta - e la sua violenza verbale e arroganza professorale nel definirmi un ignorante fin dall'inizio, e nel continuare a non referenziare le sue affermazioni se non con l'ipse dixit del "cosa crede, sono un professore io" non e' certo da meno.
PS Sarebbe potuto essere cosi' gentile da aggiungere almeno un link al suo commento al discorso di Obama. Non tratti i suoi critici come degli scolaretti a cui dire "vattelo a cercare sul libro".
No, guardi, lei fa finta di non capire.
Non è certo un problema di discutere soltanto con chi ha una cultura specifica. È un problema di educazione, di stile e di etica della discussione.
Lei ha fatto una serie di commenti con un tono professorale da chi mette il segno blu, conditi da una sfliza di epiteti offensivi che in genere si evitano anche con gli alunni delle elementari: pedante, scorretto, infelice, non gentile.
Questo è il punto e non cambi discorso.
Se uno vuol agire così faccia pure, ma poi non si lamenti se riceve la pariglia.
Provi a riscrivere il suo commento in tono cortese e calmo, facendo critiche senza epiteti: è perfettamente possibile. Avrebbe avuto una risposta nel merito, come è accaduto a tantissime persone dissenzienti (guardare nel blog per convincersene).
C'è invece una categoria di internauti che ormai conosco a menadito i quali ti segnano con la matita blu a suon di insulti, e in tal caso il fatto che non abbiano le competenze che motivino tanta arroganza salta agli occhi. E poi si offendono pure se rispondi a tono. Difatti pretendono di poter fustigare a piacimento e che l'interlocutore risponda remissivo a testa china.
Ci vuole una faccia di bronzo o un'incoscienza senza limiti a parlare di violenza verbale e di arroganza professorale dopo avermi svillaneggiato definendomi scorretto e infelice mentre mi impartiva la lezioncina.
Comportamenti come questi sono il paradigma del perché l'istruzione è allo sfacelo.
guardi, non ho mai preteso che lei chinasse il capo ai miei "insulti"
ed il sottolineare con la matita blu e' inevitabile in ogni critica, credo. Lei d'altra parte non e' da meno, sia in termini di offese, che in termini di matita blu, quindi direi che il pareggio ci sta tutto. Ma riformuliamo senza offese (spero!):
perche' sente il bisogno di specificare che che le scuole di traduzione siano state cristiano-ebraiche, se poi i testi originali erano comunque arabi e, se greci, trascritti da autori arabi?
dopo il XII secolo l'islam cade nella barbarie. Quale barbarie? i roghi? la tortura per gli eretici? Le guerre di religione che hanno devastato l'Europa? O un "semplice" cadere nell'ortodossia rigida, e nella stasi culturale? (che difficilmente possono essere descritti, a mio modesto parere, come barbarie) se anche fosse vero, 4-5 secoli felici, seppure non allineati alla storia europea, non le sembrano sufficienti?
Certamente la leggenda di un islam gioioso e tollerante e' una leggenda (ma chi lo dice?). Fatto sta che la grecia, la serbia, la romania, l'armenia, ed altre nazioni che hanno vissuto il giogo ottomano, sono rimaste cristiane (e con il senno di poi, non e' stato un grande affare per i bosniaci). Cio' non si puo' dire per i musulmani (e gli ebrei) di spagna, portogallo e sicilia. sto dicendo una castroneria? Ovviamente escludo dal novero il XX secolo, con il nazionalismo turco ed i nazionalismi arabi, la "questione mediorientale", e sicuramente la nascita di un antisemitismo islamico.
il discorso di Obama: che senso ha fare la critica filologica ad un discorso con altre finalita'? Cosa avrebbe dovuto dire, "riconosciamo il vostro contributo, ma dal XII secolo siete diventati dei rozzi barbari"? Continua a sembrarmi un mettere i "puntini sulle i" nei confronti di un tentativo, magari ingenuo, di stendere un ponte tra la maggior potenza occidentale ed un mondo religioso che, volente o nolente, rappresenta piu' del 20% della popolazione mondiale.
non ho nulla a che fare con l'istruzione pubblica italiana, non vivo nemmeno in italia se e' per questo, ed ho frequentato la scuola quando ancora era "Gentiliana". Ho insegnato,per alcuni anni elaborazione numerica delle immagini all'universita' inglese ed italiana, argomento sul quale, per fortuna o purtroppo, c'e' poco da discutere. Ed avrei anche da dissentire sui motivi dello sfascio dell'istruzione... ma magari un'altra volta.
ecco, spero di non averla offesa questa volta, ed aver esercitato in maniera consona il mio diritto di critica.
gentili saluti,
Alfredo Giani
In questo momento non posso rispondere in dettaglio perché sto lavorando, ma voglio comunque fornire materiali di risposta.
Su Obama vedi il post dell'8 giugno 2009 "Così Obama ha svelato..."
Un riferimento importante è l'articolo:F. F. Charfi, “Islamismo e progresso tecnologico”, Prometeo, vol. 14, giugno 1996, pp. 52-57.
Riporto qui appresso un brano preso da un mio scritto precedente:
Veniamo all’Islam, in cui - si dice - non ci sarebbe mai stato alcun caso Galileo. Lasciamo perdere Maimonide, che per salvare la pelle dalla persecuzione dei principi Almohades dovette tagliar la corda in tutta fretta e tanti altri episodi analoghi di intolleranza. Parliamo piuttosto di Averroé che dal 1195 fu bandito e perseguitato nell’ambito del suo mondo musulmano per le sue idee filosofico-scientifiche. Non risulta che sia stato vittima della Santa Inquisizione. I suoi libri furono dati alle fiamme e, anche se negli ultimi anni ebbe un po’ di pace, il suo insegnamento fu cancellato nel mondo islamico e venne tramandato piuttosto nell’Occidente cristiano, dove le sue opere vennero tradotte in latino e in ebraico. Sul tema è stato fatto pure un film (Il destino di Youssef Chahine).
(segue)
Il caso Averroé come il caso Galileo? Peggio. Perché, se Galileo è stato riabilitato nel mondo occidentale – e molto molto prima della riabilitazione ufficiale da parte della Chiesa –, la vicenda di Averroé rappresenta una sorta di pietra miliare del divorzio dell’Islam dalla modernità perché uno dei capisaldi del pensiero integralista islamico è il rifiuto del razionalismo di cui era intriso il pensiero averroistico. Senza andar troppo sul sofisticato, consiglierei la lettura dell’articolo di una studiosa musulmana, Farida Faouzia Charfi, comparso nel 1996, in tempi in cui ancora non si rischiava una fatwa per scrivere certe cose. Charfi richiamava la figura di Averroé in quanto, a suo avviso, «riattingere alle idee dei pensatori più illuminati rappresenta una possibilità di apertura per le società musulmane», e ne ricordava la tesi secondo cui «niente prova la saggezza divina meglio dell’ordine del cosmo. L’ordine del cosmo può essere provato dalla ragione. Negare la causalità è negare la saggezza divina […] e colui che nega la causalità nega e disconosce la scienza e la conoscenza». Parole scritte nel testo Autodistruzione dell’autodistruzione, in risposta all’Autodistruzione dei filosofi di Ghazali (profeta ante litteram dell’integralismo islamico, vissuto nel XI secolo). Ghazali sosteneva che «il cosmo è volontario. È creazione permanente di Dio e non obbedisce ad alcuna norma. […] la natura è al servizio dell’Onnipotente: essa non agisce in modo autonomo, ma è utilizzata al servizio del suo creatore. […]
(segue)
Benché non abbiano rapporto con la religione, le scienze matematiche sono alla base delle altre scienze, dai cui vizi lo studioso rischia di rimanere contagiato. Sono pochi coloro che se ne occupano senza sottrarsi al pericolo di perdere la fede».
Si può dire, in sintesi, che il mondo islamico ha finito col scegliere Ghazali contro Averroé e, in tal modo, si è autoescluso dal processo fondante del pensiero scientifico moderno, rifiutandone radicalmente l’idea portante e cioè il concetto di “legge naturale”. Nessuno può seriamente contestare l'apporto del mondo musulmano alla nascita della scienza moderna, sia per il contributo alla riscoperta dei classici greci, sia per gli originali apporti alla matematica, all’astronomia e alla tecnica. Ma tale contributo, per quanto importante, non fu decisivo perché – come osserva Charfi – «gli Arabi non hanno proposto nuovi modelli di rappresentazione del mondo, non hanno rimesso in discussione il modello tolemaico: il loro contributo all’evoluzione della scienza del cosmo si è dunque mantenuto modesto». E Charfi prosegue osservando che «un modo di reagire a questa lacuna consiste nel dare un eccessivo rilievo all’apporto degli Arabi in campo scientifico e nel manifestare riserve circa il reale contributo degli occidentali ai progressi della scienza».
Per ragioni politiche fin troppo evidenti siamo in piena esplosione di questo tipo di campagna propagandistica, contro cui occorrerebbe ricordare l’osservazione del celebre storico della scienza Alexandre Koyré, secondo cui la rivoluzione scientifica è avvenuta nell’Occidente cristiano, e non altrove, e il mondo musulmano si è semplicemente ritirato ed estraniato da questo sviluppo. E non si venga a dire che questo è avvenuto perché l’Europa cristiana ha espulso i musulmani. Ben peggio avvenne per gli ebrei, i quali tuttavia non hanno mai smesso di intrattenere il loro rapporto preferenziale con l’Europa cristiana, per quanto esso fosse drammaticamente difficile. I grandi sviluppi della mistica ebraica medioevale si sono avuti principalmente nel mondo cristiano, in Provenza, in Spagna, in Italia e nell’Europa dell’Est, e anche gli sviluppi avvenuti in terra palestinese risentirono in modo assai meno significativo di un influsso o rapporto col mondo musulmano circostante. Del resto, è opportuno notare che le interazioni più proficue tra le tre culture nella Spagna medioevale si sono avuti soprattutto nelle terre amministrate dai re cristiani, che a lungo hanno difeso un regime di tolleranza, anche resistendo alle pressioni dell’Inquisizione. È in questo contesto, e non in altri, che si sono sviluppate le celebri scuole di traduzioni, come quella di Toledo, che hanno trasmesso i testi dell’antichità greca alla nascente Europa moderna.
Gentile Professore,
la ringrazio del suggerimento non conoscevo la scienziata e scrittrice Farida Faouzia Charfi ho trovato molto interessante quest'articolo: http://www.digitalnpq.org/archive/2002_winter/charfi.html
Grazie a lei.
Non conoscevo questo articolo più recente che, da quel che vedo, è nello stesso spirito del precedente.
Egregio Israel, mmmmmm, la scienza che si sviluppa nel mondo cristiano, precisamente, Cattolico, mi pare da discutere.
E' vero, la cultura Cattolica è piena dei principi di Aristotele più o meno variati, e si sa quanto essi abbiano contribuito alla nascita della scienza avente come base metodologica l'osservazione.
Però il mondo Cattolico è pieno anche dei principi di Platone e si sa come fosse platonico lo stesso Galileo Galilei.
Eppure la scienza a me pare, a ben guardare, di origine totalmente diversa dal mondo Cattolico.
Tale mondo, pur nei contributi dati alla cultura come conservazione dei manoscritti dei Monasteri, come filosofia scolastica, eccetera, tale mondo è alieno dallo spirito scientifico che si basa tra i tanti su un fondamento imprescindibile: l'autonomia della ragione.
Già il carattere dottrinario della mediazione tra l'uomo e Dio ne fa un deciso avversario.
E' vero che il detto di Gesù "Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" ha creato un terreno fertile per la separazione del potere, ha impedito ogni forma di teocrazia, ha fatto nascere un umanesimo dello spirito, però il Cattolicesimo ha indurito sempre di più le sue posizioni e mai ha approvato un vero e profondo umanesimo.
Più equivocato, specie da storici e filosofi, il contributo del mondo Protestante alla nascita della scienza.
Il libero esame di Lutero è sì uno spodestamento di ogni mediazione della Chiesa Cattolica, ma solo per rendere l'uomo totalmente recettivo verso l'onnipotenza di Dio che dall'eternità decreta chi sarà salvato con libera grazia al di là di ogni opera che l'uomo può svolgere.
Stesso discorso Giovanni Calvino, anzi lui sosterrà che anche la dannazione è già decisa dall'eternità da Dio al di là ovviamente delle opere.
Poi i luterani e i calvinisti hanno formato una bella Chiesa anch'essi, contraddicendosi, e hanno detto che i santi erano tra loro e i reprobi fuori.
Però l'autonomia dell'uomo è una bestemmia ai loro occhi.
E allora perché la scienza è nata nel mondo Cattolico e Protestante?
Un po'legandosi all'umanesimo spirituale di Gesù ma molto approfittando della separazione tra i due poteri, quello spirituale e quello temporale, che di fatto impediva un mondo monolitico e quindi permetteva oserei dire loro malgrado, un umanesimo della scienza e dell'autonomia della ragione.
Non le pare il caso di evitare "brevi cenni dell'universo" in formato post?
Siamo tutti monadi che per prendere un po' d'aria e far entrare la luce abbiamo bisogno di aprire le finestre!
Sì, Rizzitiello, però lei, nella foga di "aprire le finestre" ci ha lasciato un dito in mezzo e ce le ha sbattute in testa!
Rizzitiellide
Malmostoso dee coglier ei sì fior di beffardi rimandi insinuati
fra le righe de' stentorei emistichi di pugno da noialtri vergati!
Riottoso a siffatto affronto indulger duolgli,
in idilliaci trionfi d'erudita loquacitade
proromper suolgli,
stendend'a iosa lenzoli di vanitade.
Giammai chererne il lavaggio:
saria invero un inusitato oltraggio!
Seco appresso un'irrefrenabile furia avvezzo a portar,
traboccante al punto tal sovresso il lasso di turno da riversar!
A cotanta beltade stilistica,ch'eo biasmo e laudo, daendo aulicamente sfoggio,
sì che d'un'inesorabile morsa di mellifluità,di cui suol imbertonarsi,in balìa lo veggio!
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